Ci risiamo xD
Ormai sono fissata con le one-shot, ma prometto che prima o poi continuerò “Il
diario segreto”! :D Ma questa è una promessa
che ho fatto e che volevo mantenere. E’ tutta per Marta, che ha atteso e sperato che io concludessi questa shot per
almeno un paio di settimane. Ma ora è qui: finita, corretta e pronta ad essere
letta <3
La canzone è “Miele” di Valerio Scanu e, come al
solito, i Jonas Brothers non mi appartengono, né voglio dare rappresentazione
veritiera dei loro caratteri originali. Tra l’atro, la storia non è scritta a
fini di lucro v.v ormai sembro una segreteria quando lo dico. ò.o Ah, il banner
l’ho fatto io x3 quindi, non mi resta che augurarvi buona lettura e sperare
nelle vostre recensioni <3
Alla mia Ta, che ora potrà mettere
una nuova canzone in cima alla lista. <3
×××
Miele ♥
Miele, chi lo sa?
Forse ci eravamo già incontrati
Sfiorati per caso sulla riva del mare
Stava lì, seduto sulla sabbia. Le onde del mare erano
calme, sembravano non avere fretta di scagliarsi contro gli scogli. Qualche
gabbiano, poco in là, spiccava il volo verso il cielo limpido, senza una nuvola e un sole cocente. Una barca si avventurava più a largo, seguita da
qualche surfista deluso dall’ennesimo fallo delle previsioni meteo: quel
pomeriggio niente onde grandi.
-Sai, non è fissando il mare che rimarrai in forma.-
gli fece notare il suo personal trainer con una risata.
Joe alzò lo sguardo, per incontrare quello dell’uomo
in piedi accanto a lui, -Dai… ci alleniamo da due ore ormai.- sbuffò e affondò
le mani nella sabbia, poco dietro la schiena, sorreggendosi sulle braccia.
-Lo so, ma mancano ancora gli addominali.- con uno
sbuffo divertito afferrò la bottiglietta d’acqua che l’altro gli aveva passato
e balzò in piedi. Svitò il tappo e chiuse gli occhi, per inspirare un attimo
l’aria piena di salsedine. Bevve un sorso e la richiuse, per poi stirare le
braccia sopra alla testa, lasciando che la maglietta nera che indossava si
sollevasse un poco, tendendosi lungo la linea dell’addome.
-Pronto!- esclamò con un sorriso che andava da un
orecchio all’altro.
L’amico alzò gli occhi al cielo, fintamente rassegnato
e lo precedette su per la spiaggia, per raggiungere l’erba. Joe rimase qualche
passo indietro, voleva cercare un po’ di riposo prima di iniziare la sessione
di addominali. Si passò una mano fra i
capelli corti e neri e, mentre fissava ancora il mare, non si accorse di
un gruppetto di ragazze che arrivano dall’altra parte della spiaggia. Finì per
scontrarsi con una di loro, che accusò il colpo con un “ahi” soffocato, a
malapena udibile.
-Oh, scusa!- balbettò immediatamente Joe, voltandosi
appena per controllare di non aver fatto cadere nessuno come suo solito. Non
sentì nemmeno la risposta della ragazza, poiché si ritrovò incatenato a due
occhi azzurri, limpidi e profondi, come non ne aveva mai visti, -Ti sei fatta
male?- chiese ancora, scuotendo appena la testa per scacciare via la sensazione
che quello sguardo aveva provocato in lui.
-No, no.- lo rassicurò la ragazza e agitò le mani
davanti al viso: il cantante si accorse subito del fatto che era visibilmente
arrossita, chiaro segno del suo imbarazzo.
-Bene.- Joe le lanciò ancora uno sguardo, come a
studiarla meglio, e si allontanò per raggiungere l’amico, che l’aspettava poco
più in là, fermo da quando si era accorto che lui non l’aveva seguito. Mentre
si allontanava sentì distintamente una frase che non riuscì a capire, poiché
non pronunciata in lingua inglese, e voltandosi vide una ragazza dai capelli
scuri rimproverare l’amica bionda, mentre la terza alzava gli occhi al cielo.
Scosse piano la testa, in modo da ignorare ancora una volta quella sensazione,
e procedette avanti.
Miele, chi lo sa?
Forse ci eravamo già guardati
Sempre in silenzio, senza parlare
-Ci vediamo domattina.- salutò Joe, separandosi dal
personal trainer. Si caricò sulla spalla il borsone nero e si avviò verso il
parcheggio, mentre giocava con le chiavi della macchina. Le fece passare tra le
dita, agilmente, perlustrando però il parcheggio con lo sguardo: un gruppetto
di surfisti stava caricando le loro tavole su un vecchio pick-up, una signora
sistemava la spesa e poi lo vide. Un paparazzo.
Strinse le labbra in una smorfia rassegnata, ma si lasciò poi andare ad un
sorriso, mentre l’uomo gli scattava delle foto. Non si sarebbe mai abituato a quella vita. Quando
arrivò alla sua macchina caricò il borsone nei sedili posteriori e si voltò di
scatto, verso alcune voci femminili. Dalla parte opposta c’erano le tre ragazze
con cui si era scontrato appena mezz’ora prima. Avrebbe dovuto distogliere lo
sguardo, salire in macchina e partire verso casa, ma non lo fece. Rimase a
fissare la chioma bionda di una di loro, la ragazza con cui si era effettivamente scontrato. Stava
appoggiata alla macchina, tra le mani un milk-shake, sul cui bicchiere spuntava
un ghirigoro giallo e fucsia. Spostò la cannuccia dalle labbra e si voltò verso
di lui, in viso un’espressione confusa.
Beccato, pensò automaticamente
quando incrociò di nuovo i suoi occhi color cielo.
La ragazza deviò lo sguardo, arrossendo ancora una
volta. Joe fece lo stesso ed aprì la portiera, per salire in macchina. Appena
sistemò lo specchietto retrovisore si concesse un ultimo sguardo verso di
lei, che si era passata una mano fra i capelli ricci, mentre torturava con i
denti la cannuccia fucsia del milk-shake. Piantò le mani sul volante,
stringendolo tra le dita e pestando il piede sulla retromarcia. La misteriosa ragazza ora dava le spalle
alla sua automobile, anche se, non appena si fu lasciato indietro il
parcheggio, lanciò un nuovo sguardo indietro, ancora una volta tramite lo
specchietto. Lei si era voltata per
fissare la macchina non appena aveva svoltato l’angolo, con un sorriso vago
sulle labbra, prima di tornare a parlare con le amiche.
Magari per strada in
mezzo alla gente
Fra un milione di facce che non contano niente
-Mi sto chiedendo seriamente se era davvero il caso di comprare quella
sciarpa.- rise Nick.
Joe si appoggiò sulla spalla destra la sciarpa rossa,
con i motivi di Snoopy, -Certo che
sì! È stupenda!- ribatté, fiero del suo acquisto, -Non lo pensi anche tu, Kev?-
domandò al fratello maggiore, che stava in mezzo ai due, sul marciapiede della
via più trafficata della città.
-E’ estate. A cosa ti serviva una sciarpa?- chiese
Kevin e bevve un sorso del suo caffè. Joe gli restituì uno sguardo pieno di
stupore, un’espressione che fece scoppiare a ridere Kevin e Nick, tanto era
buffo in quel momento.
-Faccio scorta per l’inverno, no?- replicò, come se la
sua teoria fosse giusta.
-Hai… davvero il coraggio di indossarla?- si sorprese
Kevin e sgranò un po’ gli occhi, come a focalizzare bene ciò che Joe lasciava
intendere con le sue parole. Joe annuì, sollevando entrambe le sopracciglia,
-Ok, io non parlo, forse è meglio.- decise, quindi ritornò a studiare i
passanti, gli occhiali ben calcati sul naso, come i suoi fratelli. Nick si
fermò improvvisamente davanti ad una vetrina e i due alzarono gli occhi al
cielo: un pianoforte bianco, con rifiniture color oro, brillava da dentro al
negozio di strumenti musicali. Nick appoggiò un dito sul vetro, voltandosi
supplicante verso i due fratelli maggiori, -Ok, dieci minuti.- concesse Kevin.
Nick sorrise radioso ed entrò nel negozio, lasciando
che il campanello trillasse, un suono che si disperse tra le voci dei passanti,
-Venite?- domandò.
Kevin annuì e fece per seguirlo, ma Joe rimase
appoggiato al muro accanto all’entrata, -Non entri?- chiese confuso.
-Fa troppo caldo, rimango fuori.- lo tranquillizzò
Joe, così Kevin sorrise e seguì Nick dentro al negozio. Lui rimase appoggiato
al muro e tirò fuori dalla tasca l’iPhone,
mentre beveva con la cannuccia verde il frullato che teneva nell’altra mano. In
realtà non aveva niente da fare con il telefono, quindi lo rimise quasi subito
nella tasca dei jeans e sollevò lo sguardo, osservando le persone che facevano
avanti e indietro sul marciapiede con i loro acquisti. Assorto, ripensò
all’incontro del giorno prima: ci aveva pensato tutta sera e anche quella
mattina, quando era sceso di nuovo in spiaggia per i soliti allenamenti. Lei non c’era, ma era rimasto tutto il
tempo a guardarsi in giro, aspettando – e sperando – di vedere da un momento
all’altro quella morbida cascata di capelli biondi sfilargli davanti. Sospirò e
voltò lo sguardo verso l’entrata del negozio, dove il campanello aveva trillato
ancora una volta: pensava fossero i suoi fratelli, ma sbarrò gli occhi da
dietro le lenti scure degli occhiali da sole, quando riconobbe chi aveva
davanti.
Che fosse uscita dai
suoi pensieri?
La ragazza si accorse di lui immediatamente: era da
sola, questa volta, e si stupì di vedersela davanti di nuovo. Lei rimase un
attimo perplessa, incatenata dal sorriso che si era impossessato per chissà
quale motivo delle labbra di Joe.
-Ciao.- salutò.
La bionda spalancò appena gli occhi, lo fissò
profondamente, le labbra schiuse per l’incertezza, -Ciao.- salutò a sua volta.
Nessuno dei due sapeva bene cosa dire, quando lei decise di spezzare il
silenzio, -Dovevo sapere che c’eri anche
tu.- mormorò la ragazza, ricordando che dentro c’erano Nick e Kevin, in una
lingua che Joe non riconobbe all’istante. Poi si accorse della stampa blu sulla
maglietta bianca che indossava, insieme ai dei jeans semplici: Milano. Era italiana.
-Sei italiana?- chiese, spezzando in quel modo il
silenzio.
Lei abbassò lo sguardo sulla sua maglietta, per poi
annuire, -Sì… Milano, appunto.- sorrise timidamente.
-Mi piace l’Italia.- la ragazza non ebbe modo di
ribattere, poiché la porta si aprì nuovamente e ne uscirono questa volta i due
fratelli di Joe, Nick teneva tra le mani alcuni depliant, -Ah, eccovi. Pensavo
vi foste persi!- li prese in giro con una risata.
-Io… devo andare.- disse la bionda, prima di dare le
spalle ai tre ragazzi e correre via. Joe non riuscì nemmeno a chiederle di fermarsi,
poiché in pochi secondi era scappata via e poi velocemente sparita nella folla.
Si alzò sulla punta dei piedi, per cercarla tra le tante teste, ma non ci
riuscì.
-Chi era?- chiese Nick con aria confusa.
Joe sospirò, -Milano.-
Adesso perché è tutto
diverso
E sfortunato chi ti ha persa
Che non può averti quando vuole
E non saprà mai com’è dolce il miele
-Milano!-
Joe alzò lo sguardo di scatto, quando sentì quella
parola. Kevin, seduto al tavolino del bar, davanti una coppa gelato a due
gusti, lo fissò con l’aria di chi ha capito tutto, -Come?- chiese, tentando
vanamente di venir fuori dall’ennesima di quelle tipiche situazioni in cui
Kevin entrava nel ruolo “sono tuo
fratello maggiore e quindi ti conosco come le mie tasche”.
-Milano,
Joseph.- ripeté Kevin, con un sorriso divertito, -Stai pensando ancora a quella
ragazza, vero? Hai la tipica espressione che ti vediamo sul viso da almeno una
settimana!-
-Non è vero!- negò Joe immediatamente. Kevin gli
restituì uno sguardo carico di significato, -Non guardarmi così! Non stavo…-
-Joe.- lo interruppe con un sospiro il maggiore, -E’
passata una settimana. Non sai qual è il suo nome e, per di più, è italiana.
Questo vuol dire che è qui in vacanza e che, molto probabilmente, ha già preso
un aereo ed è tornata a Milano.-
Joe fece una smorfia, -Grazie dell’incoraggiamento, Paul.- lo ammonì.
-Non hai bisogno di incoraggiamento!- ribatté
seccamente Kevin, -Ti fai i film mentali, in questi casi. Perché sei così
fissato? Cosa ti ha colpito di quella ragazza?-
-Onestamente?- Kevin annuì, risoluto e affondò il
cucchiaino nella sua coppa gelato, -I suoi occhi. E i capelli. E poi… la sua
espressione imbarazzata. E la sua voce. Mi ricorda… mi ricorda il miele.- ridacchiò. Kevin si bloccò con
il cucchiaino a mezz’aria e corrugò le sopracciglia. Joe sorrise. Aveva visto
poche volte quel sorriso.
-Oh mio Dio.- biascicò sorpreso: sapeva perché sorrideva in quel modo.
-Già.-
Miele, chi lo sa?
Forse ci eravamo già incrociati
Magari dentro a un bar, di fianco a un
caffè.
-Vado a pagare.- balzò in piedi Joe. Kevin non gli
diede modo di fermarsi, poiché lui era già scappato all’interno del bar. Scappava, sì. Dagli occhi stupiti del
fratello più grande, che aveva compreso tutto. Sbuffò e si avvicinò alla cassa,
prese il portafogli dai jeans e rimuginò sull’espressione sconcertata di Kevin:
in fondo non c’era da stupirsi. Un colpo
di fulmine. Non gli era mai capitato, -Due coppe gelato.- disse alla
cassiera, non appena quella fu davanti a lui. Pagò e fu fuori dal bar in meno
di due minuti. Kevin stava ora in piedi, gli dava le spalle e parlava con
qualcuno. Suppose fossero delle fans, visto che il fratello stava siglando
alcuni foglietti che le ragazze gli porgevano. Si stampò in faccia il suo
miglior sorriso e si affiancò a lui, -Eccomi.-
-Proprio tu!- sorrise Kevin, -Firma questi e poi offri
un caffè a Marta.- ordinò.
Joe lo fissò confuso e nello stesso tempo afferrò i
foglietti e la penna, sfilandoli dalle mani del più grande. Si voltò verso le
ragazze e il suo sguardo venne incatenato ancora una volta da quello ormai così
familiare della ragazza bionda della settimana prima. Sorrise, un sorriso
spontaneo, che gli illuminò il volto, -Marta.-
ripeté, come se conoscesse quel nome da sempre, -Finalmente so come ti chiami.-
siglò i foglietti con la sua inconfondibile firma e li porse alla ragazza, che
annuì.
-Già.-
-Beh… Mar, noi andiamo.- le fece l’occhiolino una
delle due amiche.
-Vi accompagno alla macchina.- si offrì Kevin. Le due
ragazze annuirono quasi a sincrono, -Ci vediamo dopo, Joe.- lo guardò
eloquentemente e si mise fra le due castane, allontanandosi lungo il
marciapiede con loro, fino a sparire dai loro occhi. Marta e Joe si fissarono
un attimo, poi Joe allungò un braccio, per indicare l’entrata del bar. Marta lo
superò ed entrò per prima, seguita dallo sguardo perforante del ragazzo,
puntato sulla sua schiena. Si sedettero ad un tavolo un poco in disparte e
ordinarono due caffè, con due dolci di pasta frolla. Per tutto il tempo non si
erano rivolti la parola. Marta fissava la bustina di zucchero che teneva tra
due dita, per agitarla un poco. Joe picchiettava con il cucchiaino sul piattino
di ceramica bianco, rimuginando su cosa dire: per la prima volta non riusciva a
spiccicare parola di fronte ad una ragazza. Forse perché, in effetti, lei era
diversa.
-Scusa Kevin.- esordì improvvisamente, quasi facendo
sobbalzare la bionda, -Ti ha costretto a prendere un caffè con me,
probabilmente non vorresti nemmeno stare qui.-
Marta sbatté le palpebre un paio di volte, -Non… non
mi ha costretta, tranquillo. E… beh, allora tu devi scusare le mie amiche.-
disse, nascondendo il viso con i riccioli biondi. La voce le s’incrinò
leggermente: era in imbarazzo. Doveva fare qualcosa per sciogliere il ghiaccio.
Miele, io lo so
Non ti avevo vista no
Perché di sicuro, lo sai, mi sarei accorto di te
Anche per strada in mezzo alla gente
Fra un milione di facce che non contano niente
-Dunque… come mai sei qui, in California?- si
incuriosì Joe.
-Vacanze estive.- rispose lei, quasi incespicando tra
le parole per la fretta in cui diede la sua risposta, -Io e le mie amiche
abbiamo deciso di fare un viaggio on the
road.-
-Intendi… viaggiare in macchina?- domandò il cantante
stupito: aveva immaginato fosse in vacanza, ma non che si muovesse in macchina
per gli Stati Uniti.
-Sì.- annuì Marta, le dita torturavano ancora la
bustina di zucchero. Poi finalmente ne strappò un’estremità e lo versò nella
tazzina: ogni movimento non sfuggì al ragazzo, che la seguiva come a studiare
ogni espressione del viso e del corpo. Marta se ne accorse e un delicato
rossore si impossessò ancora una volta delle sue guance, -E’ una cosa che sognavamo
da molto e, appena abbiamo potuto, abbiamo colto l’occasione al volo.- spiegò,
per sviare l’imbarazzo su una qualche conversazione costruttiva.
-Ammetto che sarebbe una bella esperienza.- ridacchiò
Joe, -Viaggiare senza una destinazione e senza limiti… è da fare almeno una
volta nella vita.- annuì, per poi prendere un sorso del suo caffè.
-Non ne hai bisogno.- quelle parole sfuggirono a
Marta, che si affrettò a rimanere in silenzio dopo la sua affermazione. Joe
infatti si era voltato di scatto verso di lei, confuso, ma con l’espressione
seria, così differente da quel sorriso coinvolgente in cui si era imbattuta
giorni prima.
-Viaggiare senza meta, è diverso da viaggiare entro i
limiti imposti da altre persone.- fece notare. Il sorriso tornò sovrano:
sembrava non riuscire fare a meno di sorridere quando Marta gli stava di
fronte. Anche in quel momento, dove lei era ancora più imbarazzata di prima,
-Ora si spiega perché non ti ho mai vista prima.- lei gli lanciò uno sguardo di
sbieco, -Ti avrei riconosciuta tra un milione di facce, ne sono certo.-
Adesso perché è tutto
diverso
E sfortunato è chi ti ha persa
Che non può averti quando vuole
E non saprà mai com’è dolce il miele
-Quando riparti?-
L’aria divenne improvvisamente pesante da respirare.
Marta finì il suo caffè e poi lo guardò negli occhi, -Stasera.- rispose
brevemente, come se improvvisamente qualcuno le avesse strappato un sogno dalle
mani. Per Joe fu lo stesso: era stata lì una settimana e lui l’aveva rivista
proprio l’ultimo giorno della sua
permanenza.
-Così presto?- nella sua testa la domanda risuonò
beffardamente sciocca.
-Sono stata qui una settimana.- fece notare con un
sorriso, proprio come si era soffermato a pensare lui pochi secondi prima.
Joe annuì, -Avrei voluto avere più tempo per
conoscerti.- la informò. Marta sorrise, mascherando tra le ciglia uno sguardo
imbarazzato. Il cantante sospirò, -Magari… potreste tornare, no? O rimanere
qualche altro giorno.-
-Se rimaniamo ancora, non avremo la possibilità di
vedere altre città.- spiegò pazientemente Marta, quando il cameriere portò loro
finalmente le paste che avevano
ordinato con i caffè. Quella di Joe era senza alcun tipo di confettura, mentre
quella di Marta al miele. Marta
spezzò una porzione del suo dolce,
-Diciamo… che abbiamo stilato un piccolo itinerario dei posti da visitare.-
-Così si perde il gusto del viaggio “on the road”.-
fece notare Joe con una risata.
Marta scoppiò a ridere a sua volta, -Forse.- concesse,
-Ma le mie amiche… l’hanno fatto per me.- continuò, -Perché potessi… vivere qualsiasi esperienza possibile,
dopo tutte le delusioni che ho avuto.-
-Beh… un’esperienza la stai facendo.- ridacchiò Joe,
-Stai bevendo un caffè con me, ti
sembra poco?- si pavoneggiò. Marta trattenne un’ulteriore risata, mentre anche
lui iniziava a mangiare la sua pasta. E Joe si ritrovò a pensare che chiunque
l’avesse delusa… doveva essere davvero uno stupido per non essersi reso conto
di quant’era dolce e come il miele di quella pasta assomigliasse a lei.
Anche per strada in
mezzo alla gente
Fra un milione di facce che non contano niente
-Qual è la prossima tappa?-
-Sai che non ne ho idea?- Joe sollevò un sopracciglio.
Passeggiavano tranquillamente sul marciapiede, per accompagnarla nel motel in
cui alloggiava con le amiche. Si era rifiutato di usare la macchina: il tempo
con lei si sarebbe irrimediabilmente accorciato e lui voleva che i secondi
passassero il più lentamente possibile. Marta colse la sua occhiata fugace,
quasi confusa, -Le mie amiche hanno fatto un itinerario, è vero, ma si sono
rifiutate di mostrarmelo. Vogliono che sia una sorpresa.-
Ora che avevano sciolto il ghiaccio e che l’imbarazzo
di Marta era diminuito, Joe poteva finalmente sentire la sua voce farsi più
ferma, ancora incredibilmente dolce, ma quasi sicura. Gli occhi lasciavano
trasparire, però, quel senso di distacco che le impediva di lasciarsi andare
completamente.
-Allora dovrò contrattare con loro.- affermò con tono
sicuro Joe. Marta lo osservò in cerca di spiegazioni, -Per farvi tornare qui al
più presto.-
Adesso perché è tutto
diverso e sfortunato è chi ti ha persa
Che non può averti quando vuole
E non saprà mai com’è dolce il miele
Marta si fermò.
Joe seguì il suo esempio, rimanendo qualche passo più
avanti. Si voltò lentamente verso la ragazza e inclinò appena il capo a destra,
come a capire il motivo per il quale si era fermata.
Lei si morse un labbro, -Perché vuoi rivedermi?- si interessò,
-Io… sono italiana, tu abiti qui. Non potrebbe mai funzionare… e poi sono
abbastanza comune, non mi si riconosce fra la gente. Cosa ti ha colpito di me? Perché?- disse d’un fiato. Era da quando
lui l’aveva invitata dentro al bar che si chiedeva il motivo per cui Joe Jonas
volesse avere a che fare con lei. Da inguaribile ottimista e sognatrice
qual’era, per lei era come un sogno che stava diventando realtà. Ma ciò non
toglieva che i suoi “perché” non riuscivano a trovare risposta.
Sì, anche per strada
in mezzo alla gente
Fra un milione di facce che non contano niente
Adesso perché è tutto diverso e sfortunato è chi ti ha persa
Joe si guardò intorno: troppe persone si voltavano
verso di loro, incuriositi. Troppa gente avrebbe visto ciò che aveva intenzione
di fare. Le si avvicinò e la prese per una mano, per tirarla verso l’entrata
del motel. Si guardò ancora una volta in giro, ma non c’era nessuno, -Che stai
facendo?- si informò Marta accigliata.
Lui sorrise, -Ho intenzione di dare una risposta ai
tuoi perché.- senza possibilità di
ribattere si chinò su di lei, per incontrare le sue labbra. La sentì
irrigidirsi, così portò una mano sulla sua guancia, per accarezzare con le dita
la sua pelle liscia. Marta iniziò a sciogliersi e ricambiò il bacio, premendo
le sue labbra contro quelle di lui, che portò la mano dalla guancia ai riccioli
biondi. Prima di separarsi da Marta le diede un altro breve bacio a stampo,
come ad accertarsi che per lei fosse chiaro ciò che l’aveva spinto a passare
quelle ore con lei. Riaprì gli occhi, scontrandosi contro quelli azzurri di
Marta, -E’ abbastanza come risposta?- domandò con un sorriso malizioso in volto
che la fece arrossire.
-Sì… sì, direi di sì.- balbettò Marta, prima che Joe
premesse di nuovo le labbra sulle sue.
Un profumo che non aveva colto immediatamente invase
Joe, il quale sorrise contro il sorriso imbarazzato e felice di Marta: era il
profumo del miele.
Che non può averti
quando vuole
E non saprà mai com’è dolce il miele