Personaggi: Lovino Vargas (Sud Italia), Feliciano Vargas (Nord Italia) + nominati Vaticano (OC!Stato della Chiesa), Roma (OC!Città di Roma)
Rating: PG
Conteggio Parole: 100 + 100 + 100 + 18 + 70 = 388 (Word ). Le ultime due parti sono rispettivamente di 18 e 70 parole per omaggiare la data della presa di Roma, per l'appunto avvenuta nel 20 settembre 1870.
Riassunto: E' il 20 settembre 1870 e tutto si compie.
Note: Scritta per la seconda settimana del F3.U.CK.S Fest di fanfic_italia con il prompt Breccia della community fuoco_dal_cielo .
Ambientata poco dopo la presa di Roma e la breccia di porta Pia. [Approfondimento]
Mattina d'autunno
Roma si ergeva ai suoi piedi bellissima come sempre e finalmente sua, completamente sua, anzi loro.
Sapeva che Feliciano lo stava seguendo a pochi passi di distanza con la divisa ancora addosso e un sorriso - quand'era che non sorrideva il suo stupido fratellino? - e anche se non era nel suo stile - era pur sempre quello arrabbiato dei due come sapeva bene Antonio - anche lui aveva una gran voglia di essere felice e di mostrarlo al mondo.
Roma, la figlia prediletta del loro amato nonno, era finalmente, nuovamente, con loro e non c'era nulla di più perfetto.
Era stato facile, così straordinariamente facile che nel vedere le mura aprirsi con una breccia sottile si era quasi sentito defraudato della sua vittoria: anni - secoli - di guerre, litigi e stupidi francesi impiccioni e tutto ciò che affrontava era un centinaio di uomini poco armati e ancora meno motivati?
Idioti, come si poteva lasciare andare una gemma simile senza del sangue e dei morti a giustificare la fuga?
Era stato bello, però, così maledettamente perfetto e non gli importava affatto se era giusto o no, se Dio lo voleva o no, perchè Roma era sua e questo bastava.
Vaticano, il borioso che gli aveva impedito così a lungo di raggiungere suo fratello, si era rinchiuso offeso in uno di quei palazzi opulenti costruiti con le offerte dei miseri e, sinceramente, Lovino non provava nemmeno un po' dispiace per la sua situazione.
Sapeva che nel suo essere un buon cattolico avrebbe dovuto sentirsi colpevole, in fondo si era appena opposto al divino dominio della Chiesa, ma ciò non accadeva.
Vaticano non era Dio, era solo una Nazione, e neppure il suo capo lo era, era un effimero umano come ce ne erano stati e ce ne sarebbero stati sempre.
Il 20 settembre 1870, Lovino stravaccato su i gradini di San Pietro ride e quando Feliciano lo apostrofa con un divertito "Italia Romano" non può fare a meno di ricordare che ora è vero, che non si sta più appropriando di un titolo che non gli appartiene e che, anzi, è giusto così : Roma è sua - loro, non fa alcuna differenza - e lui è finalmente Italia Romano.]