A Mimi,
perché me lo ha
chiesto lei.
Metti
in circolo il tuo amore
[…]
perché sei viva, viva per quella che sei
sempre
pronta, sempre ingorda,
sempre
solo come vuoi […]
_Viva,
Luciano Ligabue_
1
• Satoshi/Kasumi
Osservava sbalordito la
sagoma nera dell’Umbreon del suo avversario steso a terra privo di sensi, senza
però vederlo veramente.
Aveva
battuto Shigeru.
Le urla di eccitazione
della folla che lo acclamava riempivano l’arena di un rumore assordante, ma a
lui giungevano come echi lontani, quasi impercettibili.
Aveva
vinto.
Takeshi, dietro di lui,
abbracciava felice Pikachu, ridendo sguaiatamente e ballando chissà quale
strana danza della vittoria.
Era…
«Satoshi!»
Quella voce – la sua voce – ebbe il potere di
risvegliarlo dallo stato di trance in cui era piombato.
Spostò la sua attenzione verso le prime file degli spalti,
intravedendo la figura snella di una ragazza dai buffi capelli arancioni.
«Kasumi» mormorò, mentre un sorriso di vittoria cominciava
a disegnarsi sulle sue labbra.
Ignorando bellamente gli sguradi incuriositi della gente,
Kasumi scavalcò la ringhiera di protezione degli spalti, atterrando senza
problemi sul terreno polveroso del campo e correndo verso la figura del moro.
«Bravissimo» urlò lei felice nel suo orecchio, non appena
gli ebbe buttato le braccia intorno al collo.
Satoshi si scostò leggermente, quel tanto che bastava per
poter osservare il viso di Kasumi e riuscire a scorgere un lampo di orgoglio in
quegli occhi verdi.
«Sapevo che ce l’avresti fatta.»
Non seppe spiegare cosa lo spinse ad avvicinare le sue
labbra a quelle invitanti di lei - forse l’eccitazione della vittoria gli aveva
fatto perdere quel minimo di lucidità che possedeva – ma, senza dubbio, il
fatto che Kasumi non l’avesse respinto e che addirittura lo avesse invitato ad
approfondire quel bacio, lo rendeva non poco euforico.
Si sentì stringere maggiormente da quelle esili braccia
che possedevano una forza inaudita, ritrovandosi la lingua di lei che lo
stuzzicava giocosa e divertita.
«Kasumi,» mormorò
imbarazzato, tentando di scansare il corpo della giovane da sé «siamo nel bel
mezzo di un’arena piena di gente.»
Per tutta risposta,
l’allenatrice di pokémon d’acqua emise un chiaro verso di menefreghismo totale.
«Sciocchezze» proclamò
risoluta avvicinando di nuovo le labbra a quelle del ragazzo «ho aspettato
cinque anni che ti decidessi a baciarmi, ora che l’hai fatto credi che mi
importi di tutta questa gente?!»
[…] io e te ne abbiam vista qualcuna,
vissuta
qualcuna
ed
abbiamo capito per bene
Il
termine insieme […]
_L’amore
Conta, Luciano Ligabue_
2
• Wataru/Kotone
«Cyndaquil, ritorna!»
Un lampo di luce rossa si sprigionò dalla poké-ball,
andando a colpire il piccolo pokémon blu e bianco steso a terra, esausto.
«Ho vinto» la voce divertita dell’uomo davanti a lei ebbe
il potere di farle storcere il viso in un espressione deliziosamente imbronciata.
«Fortuna» proclamò risoluta, incrociando le braccia al
petto.
«Ho vinto anche ieri» continuò quello, avvicinandosi di un
passo a lei.
«Caso.»
«E il giormo prima ancora.»
Era sempre più vicino, ma lei non osava indietreggiare.
«Sono un po’ distratta in questi giorni» si giustificò,
scrollando le spalle con indifferenza.
Wataru alzò gli occhi al cielo, spazientito.
La solita mocciosa.
Riportò la sua attenzione sulla figura della giovane
allenatrice davanti a lui, soffermandosi maggiormente sui suoi codini bizzarri
che avevano il potere di farlo sorridere.
«Forse hai bisogno di più allenamento» puntò i suoi occhi
magnetici in quelli azzurri della compagna «e meno distrazioni.»
Kotone fece una smorfia, lasciando poi cadere le braccia
lungo i finachi.
«Con te è impossibile avere meno distrazioni, Wataru.»
[…] io non so se è proprio amore
faccio
ancora confusione,
so
che sei la più brava a non andarsene via […]
_L’odore
del Sesso, Luciano Ligabue_
3
• Shu/Haruka
La osservava assorto,
mentre con gesti lenti e calcolati raccoglieva i suoi indumenti – gettati
malamente per terra qualche ora prima – e se li infilava, coprendo quel corpo
così maledettamente conosciuto. Cosi maledettamente conosciuto da lui.
Le lenzuola che
profumavano ancora di lei sembravano stringerlo all’altezza dello stomaco,
mentre il suo cervello appurava che se ne sarebbe andata in pochi minuti,
lasciandolo con un nauseante senso di vuoto.
Storse la bocca in una
smorfia di stizza.
Da quando aveva
cominciato a necessitare della sua presenza?
Da quando il pensiero
della sua mancanza, in quel letto, lo mandava in bestia?
Da quando il famigliare
profumo di fragole era così invitante?
Eppure, era stato lui a
mettere in chiaro fin dall’inizio che quella cosa tra loro fosse solo banale sesso.
Un’appagante, piacevole
ed eccitante storia di sesso.
Tornò a guardarla,
scoprendo che anche quei grandi occhi azzurri lo stavano scrutando con un
cipiglio leggermente incuriosito.
«Che c’è?» chiese, inarcando un sopracciglio.
«Niente» proclamò la giovane con una scrollatina di
spalle.
Con la coda dell’occhio la vide sedersi sul bordo del
letto e cominciare a giocherellare con un lembo di lenzuolo.
«Mi chiedevo, Shu» cominciò sorridendo maliziosa «se vuoi
veramente che me ne vada.»
Colpito.
Decise di non rispose, limitandosi a distogliere lo
sguardo dal quel viso grazioso e portando la sua attenzione a qualcosa che non
avesse il potere di eccitarlo in quel modo.
«Capisco» mormorò lei.
Fece per alzarsi e dirigersi verso la porta d’ingresso
della camera da letto, quando la voce profonda e roca di Shu la obbligò a
tornare sui suoi passi.
«Resta, Haruka.»
Inutile dire che, lei, non se lo fece ripetere due volte.
[…] porta la tua vita,
che
vediamo che succede
a
mescolarle un po’ […]
_Questa
è la mia vita, Luciano Ligabue_
4
• Jun/Hikari
Un gemito di puro
piacere le sfuggì dalle belle labbra piene, sentendo le mani di Jun
accarezzarle ogni centimetro di pelle nuda, insaziabili.
Inarcò la schiena,
invitandolo ad aumentare quei piacevoli tocchi che avevano il potere di farla
impazzire.
«Jun…»
Il suo nome, mormorato nell’ennesimo spasmo di piacere,
fece sorridere divertito il biondo che abbandonò il seno – con cui stava
giocando poco prima – della ragazza, per portare il viso all’altezza del suo.
«Dimmi, Hikari» mormorò con voce roca, lambendole il
labbro inferiore con la lingua «cosa vuoi?»
La giovane ansimò, inarcando di nuovo il bacino per fargli
intendere cosa lei effettivamente
volesse.
«No. Voglio che me lo dici chiaramente.»
Deciso a non darle ciò che lei desiderava fino a che non
glielo avesse chiesto esplicitamente, Jun si sfilò dal collo la sua famosissima
sciarpa.
«Ma che…?!» la confusione sul volto di Hikari fece
ridacchare il biondo.
Con un gesto rapido e calcolato le afferrò un braccio,
portandolo vicino al suo e legandoli
insieme con la sciarpa all’altezza del polso.
«Ti rifaccio la domanda» con la mano libera accarezzò
volutamente la morbida pelle del suo interno coscia «cosa vuoi?»
Hikari sospirò
pesantemente, sentendo il tocco del ragazzo salire verso il centro della sua
femminilità.
«Voglio te» si arresa alla fine, gemendo impaziente al
pensiero di lui dentro di lei.
Jun sorrise soddisfatto.
Per una volta aveva vinto lui.
***
Spazio
Autrice
E dopo ben un anno
passato a non scrivere un bel niente – chiamiamolo anno sabbatico [Ma
vaffanculo! NDMimi] – eccomi di nuovo in circolazione con una “raccolta” sulle
quattro coppie più belle di Pokémon.
Lo confesso: all’inizio
ho guardato per tre ore la pagina bianca di Word, non sapendo come iniziare e
che cosa scrivere, disperandomi e gridando come una pazza “Basta! La mia vita
da scrittrice si conclude qui”.
Ma, sotto minaccia di
Mimi, sono riuscita a far fare gli straordinari a Charlotte – il mio amato
neurone – e a scrivere qualcosa che mi soddisfacesse almeno un po’.
Dovete ringraziare - o
maledire, fate voi – Mimi per questo.
Hilly