Autore:
Meli_mao
Titolo: Beautiful
Madness
Fandom: Vampire Knight
Personaggi/Pairing: Rido Kuran con
riferimenti a Juri e Haruka
Kuran
Genere:
Introspettivo,
Sentimentale, Malinconico.
Rating: Giallo
Titolo del turno: “My
worst childhood memory...”
Note dell’autore: Il
rating giallo è dovuto alla scena del corpo sul letto, ho
pensato fosse meglio
segnalarlo anche se non si tratta di nulla di scandaloso.
Allora, due
o tre cosette: prima di tutto so perfettamente che Rido
non muore così, ma
ci stava bene e mi
piaceva immaginarmelo solo e sconfitto nella vecchia casa di famiglia.
Vorrei
precisare che lui non rimpiange proprio niente, anzi ne è
orgoglioso però i
ricordi fanno male a tutti, no?
Due, la
collocazione sarebbe la vecchia stanza della sorella, in cui lui ora
sta per
ricordarsi di lei.
Tre, la
filastrocca citata dalla figura del loro padre era una di quelle da
utilizzare
e ci stava bene, quindi l’ho un po’ interpretata
nel loro mondo, in modo che
sembri avere il
significato di una
vecchio consiglio: (ridotto in sintesi) colui che parla, seppur ucciso
dalla
madre, mangiato dal padre, seppellito dalla sorella, è
ancora vivo, quindi ha
in se il potere di tutti i
suoi parenti…
che è poi quello che voleva Rido per essere il
più forte.
Avendo tu
seguito
le serie e il manga penso sia inutile dirti altro, se non solo che
sinceramente
non è trattato così bene come personaggio da
permettere di essere compreso del
tutto, quindi non sono mai scesa in dettagli particolari per evitare di
diventare OCC.
Il termine
“principessa”
ovviamente è usato per indicare Yuki, e la frase
“urlava il suo nome, il nome
di colui che amava” si riferisce al fatto che Juri urlava il
nome di Haruka
quando lui la morse per il suo sangue.
Grazie
dell’attenzione e spero ti piaccia.
Beautiful
Madness
Provava
ripugnanza. Semplice e
genuina ripugnanza nel solo guardarlo.
Non si
pose nemmeno il problema se una cosa del genere
fosse normale, non se l’era poi mai chiesto in tutta la sua
lunga esistenza.
Già,
non pensava alla sua vita, ma
parlava di esistenza, con noia ed inedia.
Appoggiò
malamente un vecchio pugnale intriso di sangue
sul tavolino e continuò a concentrarsi sullo spettacolo che
godeva dalla
finestra.
Il letto
poco distante era sfatto, con le lenzuola di
un rosso purpureo tendente al nero per l’intensità
del colore e il sangue che
vi aveva versato sopra.
C’era
una ragazzina, appoggiata senza pudore
sull’angolo. Non poteva più muoversi, lui
l’aveva prosciugata!
L’odore
nauseabondo di quella che lui definiva: “la
bibita di sottomarca” aleggiava
in ogni
angolo di quella stanza e, ne era sicuro, anche dell’intera
residenza. Ma poco
importava, vista la sua completa solitudine.
Tenne lo
sguardo puntato verso il giardino, ormai
composto solo da natura morta e vecchie macerie, desolato e sterile. Un
tempo
non era così… un tempo era verde, lussureggiante,
fiorito. Un tempo ci vedeva
Juri giocare, correre, ridere. La vedeva proprio da lì, da
quella stessa
finestra, semi nascosto dietro ad una tenda scura.
Riposava
con lei, quando la vedeva sedersi sulle radici
del ginepro in un angolo semi nascosto dal sole. Rideva con lei, quando
la
vedeva cadere durante un gioco o vincere. Piangeva con lei, quando la
vedeva
farsi male o perdere.
Ma lo
faceva in silenzio, nell’invidia che lo divorava,
nella gelosia che lo faceva impazzire.
“Juri…
il tuo sangue…” mormorava eccitato, sentendone
l’odore dai vetri sottili. E, come sempre, si arrendeva alla
sconfitta.
Provava
ripugnanza. Semplice e genuina ripugnanza nel solo guardarlo.
Era suo
fratello a soccorrerla; era suo fratello
a farla ridere; era suo fratello a curarla; era suo fratello a sedere
accanto a
lei… Haruka.
Storse il
naso, leccandosi le labbra in uno scatto
veloce, nel momento in cui la sua mente ripeté quel nome. La
bocca si aprì in
un sorriso distorto, consapevole della strana perversione del suo
padrone. I
canini, appena visibili, brillarono per un frangente al riflesso della
luce
dell’alba. Gli occhi sembravano fissare il tutto con tono
canzonatorio.
Lanciò
un’occhiata vuota verso il fragile cadavere sul
suo baldacchino poi, nella serietà più totale, il
suo sguardo si accese di una
luce diversa, agghiacciante, e quell’esile essere senza nome
né volto sparì,
come sospinto via da una folata di vento.
Fece per
dire qualcosa, interrompendo però il
proposito… chi lo avrebbe sentito? Chi gli avrebbe risposto?
Sfiorò
una ciocca di capelli, troppo lunghi ormai,
emettendo un versetto stridulo, del tutto inopportuno in quel momento.
Poi
avanzò con passo strascicato verso una vecchia poltrona in
pelle, lasciandocisi
andare sopra, con apparente rilassatezza.
Osservò
incurante una vecchia mensola impolverata,
coperta per ogni centimetro da vecchi porta foto in argento. Non
c’era nessuna
foto sua, nemmeno una… non che gli sembrasse strano, se lo
aspettava eccome.
Però, ripensando al periodo in cui quelle fotografie furono
scattate, si chiese
il perché. La risposta lo colse impreparato.
Guardava
lui
anche se era dietro di te.
Rise,
forte, ripetendo ad alta voce quella frase. Era
divertito, divertito da un pensiero tanto deprimente e insopportabile.
Ha sempre
detto
tutto solo a lui, tu sapevi i suoi affari perché la spiavi.
Rise di
nuovo, per il secondo pensiero, con maggior
vigore di prima.
Urlava il
suo nome,
il nome di colui che amava.
Ma a
quello non trovò nulla di divertente.
“A
l’amore… che cosa effimera! Sei morta per una cosa
veramente frivola, futile, irrisoria, veniale…”
elencò
infastidito, stringendo a pugno la mano e
osservandone le rughe particolarmente visibili.
La
camicia, di seta francese, era lasciata volutamente
aperta e, con quella stessa mano, andò ad accarezzarsi il
torace, sfregiato.
Strana
sorte, gli aveva dato il suo destino, davvero
strana sorte.
Leccò
una goccia di sangue che gli scivolò sulle dita,
dopo che ebbe toccato il taglio profondo all’altezza del
cuore.
Rise di
nuovo, trovando una sottile ironia in tutto
quello: Haruka, tanto detestato, aveva trovato la morte per una stessa
ferita,
ma in un modo più eroico; la sua Juri dei ricordi di un
tempo, solo ora l’aveva
realizzato, non aveva mai amato nessun altro se non l’altro
fratello; quella
principessa… nemmeno
lei non era mai
stata sua.
Allungò
la mano sporca verso la mensola, afferrando una
foto, non dando importanza a quale fosse.
Juri
indossava una divisa scolastica nuova di zecca, e
sorrideva, con una treccia voluminosa pendente dalla spalla sinistra e
una
cartella nera fra le mani.
“Juri…”
soffiò stancamente, senza fiato.
Rimise il
ritaglio al suo posto, sostituendolo con un
altro, in cui la sorella era nella culla, ancora troppo piccola.
Haruka la
fissava estasiato, con un sorriso sornione
sul volto.
Quella
cosa non riusciva più nemmeno a infastidirlo.
No,
proprio no,
l’ho superato, nel giro di qualche minuto.
C’è voluto così poco…
Rise di
nuovo, ormai trovandola l’unica cosa da fare.
Rammentò
una frase, detta da suo padre, quando ancora
era un bambino capriccioso:
“Mia
madre mi
ammazzò.
Mio padre mi mangiò.
Mia sorella Milena le mie ossa tutte raduna.
Nella seta le ha legate,
sotto il ginepro le ha celate”.
“Sai
cosa significa,
Rido?” gli aveva chiesto poco dopo.
“Dovrei?”
fu la
risposta scocciata.
“Ogni
vampiro ha
una natura malsana in sé, ognuno di noi sarà la
causa della morte di qualcun
altro!” disse mesto l’uomo, soffiando via del fumo
dalla sua pipa.
“Come
se fosse
una cosa nuova…” lo canzonò il
ragazzino, ormai adolescente.
“Già…
il fatto è
che noi pochi rimasti dobbiamo essere più intelligenti di
queste stupide
filastrocche, ed evitare di ridurci
all’estinzione!” pronunciò quelle parole
con una nota di preoccupazione.
“Estinzione”
ripeté Rido, pensieroso. Il padre rise, volgendo la testa
verso un bambino
elegante appena entrato dalla porta.
“A
Haruka… stavo
giusto dicendo a tuo fratello della precarietà della nostra
esistenza!”
Quello
sorrise
appena, tristemente, lanciando uno sguardo indecifrabile al maggiore.
“L’ultimo
dei
vampiri… colui che avrà il sangue di tutti i
purosangue! Non le trovi
barzellette, fratellino?” chiese Rido, con una strana
intonazione eccitata.
“Esattamente,
bravo! Era proprio questo… colui che resisterà
alla caducità del suo corpo
causata da altri potrà dirsi invincibile, perché
ha in sé il potere vitale dei
parenti!” rispose orgoglioso il padre, fissando il
primogenito con
soddisfazione.
Haruka non
capiva
molto della cosa, tuttavia, nell’esatto istante in cui Rido
gli rivolse
un’occhiata veloce, capì che qualcosa era
definitivamente cambiata, senza
possibilità di ritorno.
“L’ultimo
dei purosangue…” ripeté rimarcando con
enfasi
il termine finale.
Haruka
aveva già capito tutto, da quel suo semplice
sguardo, come sempre. In fondo non si stupì quando gli
comunicarono che Juri
sarebbe toccata a lui.
Loro padre
sapeva bene che l’affetto sincero che
provava per la sorella si era trasformato col tempo in ossessione
morbosa,
portandolo alla pazzia.
Il caro
fratellino invece amava con innocenza e
sincerità, senza follia, la sorellina.
Mentre lui
aveva in qualche modo collegato quella
vecchia filastrocca a lei, considerandola lo strumento per continuare
nella sua
lotta e, sapere che gli era stata portata via, l’aveva solo
innervosito,
portandolo ad un inevitabile morte.
“Il
ginepro…” ripeté cocciuto,
immaginandosela di nuovo
seduta e accaldata sotto quella pianta.
Poi
socchiuse gli occhi, affaticato, tornando ad
osservare la ferita sanguinante.
Si doveva
arrendere e basta… doveva fare solo quello…
in fondo non era una cosa così difficile per i codardi
psicopatici come lui.
Ripose la
foto al suo posto, scorrendo con lo sguardo
le altre e infine lanciò un’ultima occhiata
all’intera stanza.
“Riesco
ancora a sentire il tuo odore… Juri…”
E insieme
a lui, anche il vecchio albero di ginepro
appassito, si dissolse in un pioggerellina brillante.
Note:
Questa
storia è
stata scritta per un contest che non ha ancora visto la conclusione,
né ha
speranze di continuare. Quindi, dopo mesi e mesi di attesa, ho deciso
di
pubblicare comunque la fanfic, che mi aveva impegnato molto e a cui
sono tutt’ora
molto affezionata.
Voglio
solo dire
che mi dispiace, perché mi sarebbe piaciuto avere un
commento in merito, quindi
confido nei lettori e nella loro disponibilità se volessero
solo farmi sapere
cosa ne pensano.
Grazie
grazie in
anticipo. Un bacio. Meli_mao