«
Anna, Anna svegliati…ti prego, ti prego, non puoi
abbandonarmi, non puoi. Cazzo Anna reagisci! » gridavo
singhiozzando a un centimetro dalle sue labbra. La mia
Anna, la mia ragione di esistere in questo mondo di merda, non poteva
andarsene così. No! Le sfiorai
delicatamente le labbra e poi mi appoggia su di lei bagnandole il volto
di lacrime. Paura,vuoto. Rabbia,
angoscia.
« Luca, Luca, Luca » la sua voce flebile
e stentata mi arrivò all’orecchio come una dolce
melodia. Aveva ancora gli occhi chiusa e con le mani cercava il mio
viso.
« Anna sono qui. » dissi calmo asciugandomi le
lacrime che mi rigavano il volto. Sorridendo appena aprì gli
occhi e mi butto le braccia al collo ma se ne pentì subito
poiché la ferita che aveva alla pancia pulsò di
dolore.
« Ahi cazzo! » gridò portandosi le
braccia alla pancia. Sorrisi e poi la cullai fra le mie braccia.
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« Cazzo Anna sei ferita, non puoi andartene subito
dall’ospedale! » la sgridai.
« Sei sempre il solito stronzo! » disse con una
voce da bambina piccola.
« Grazie. » dissi portando le braccia al petto. Ci
guardammo negli occhi e poi scoppiammo a ridere entrambi. Tutta la
tensione dell’affare della mafia russa era finito e lei era
tornata la solita Anna. Forse più fragile, forse
più debole, forse più forte, forse più
pronta. Era la mia Anna. Prese a guardare fuori
dalla finestra triste.
« Luca… » disse poi.
« Si? » chiesi io osservando il suo profilo.
« Noi…cosa siamo? » chiese diretta
torturandosi le mani. Cosa siamo?! Luca
e Anna.. Anna e luca.
« Amici.. » risposi io sospirando e
inarcando le sopracciglia.
« Sai..a me non basta. » sentenziò lei
nervosa. Piantò il suo sguardo sul mio inchiodandomi. Mi
persi nel color nocciola dei suoi occhi.
« Come? » riuscii a dire solo questo.
« Luca o mi ami o è inutile stare qui a parlare.
» disse decisa. Un colpo al cuore. Amare,
amare…paura. Troppa!
« Anna io.. »
« Se questa è la tua risposta, se davvero vuoi
questo, allora quella è la porta. » disse
indicandola. Mi senti la terra scivolare la terra sotto i piedi. Non
ebbi la forza di dire niente, feci solo quello che mi aveva chiesto, me
ne andai.
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Davanti all’ennesimo film poliziesco, spaparanzato sul divano
sgranocchiavo un po’ di patatine…la mia cena di
quella, maledetta sera.
Sentii la serratura della porta scattare e la figura di Anna mi
comparve davanti.
« Ciao. » disse velocemente e poi andò
in cucina. Vivevamo nella stessa casa, lavoravamo insieme ma insieme
nel vero senso della parole non esisteva più. Indifferenza,
solitudine. Buio, sofferenza.
« Cazzo Luca agisci. » ripetevo a me
stesso dandomi dei piccoli pugni sulla fronte. Mi alzai levandomi di
dosso le briciole e mi avviai in cucina. Varcata la soglia il mio cuore
si fermò. Tutto intorno a me si fermò. Paura,
maledetta paura.
« Dai Luca sono solo due parole, non muori mica.
» pensai facendo un altro, piccolo, minuscolo passo verso di
LEI. Ti amo. Cazzo se ti amo Anna.
« Anna… » dissi ma dalla mia
bocca uscii solo aria. La voce mi si era bloccata in gola, era
congelata.
« Anna… » ci riprovai e questa volta la
mia voce uscii anche se rotta e rauca.
Si girò fissandomi e appoggiando un braccio su una sedia.
« Che c’è? » chiese nervosa
sospirando rumorosamente.
« Senti, lo so sono stato un coglione…ma non
possiamo andare avanti così! Cazzo Anna sono due mesi che
viviamo sotto lo stesso tetto, lavoriamo pure insieme ma non riusciamo
più a parlarci! » dissi scandendo ogni parola ed
ad alta voce.
« Non sono io quella che ha rovinato tutto. » disse
accusandomi. Poi si voltò verso il lavandino e prese a
lavare gli ultimi piatti rimasti non curandosi di me.
« Scusa ma ho altro da fare Luca. » concluse poi.
Rimasi impietrito a fissare le sue spalle. Mi aveva disintegrato
completamente, le sue parole mia avevano colpito come mille pugnali
dritti al cuore. Un cuore che ormai sta scomparendo per le troppe
ferite.
« Ora o mai più Luca. » quasi ordinai a
me stesso.
« Ti amo Anna. » non so come me ma la mia voce non
si congelò un'altra volta e neanche si ruppe, ma le mie
parole furono calde e gentili. Senti il suo respiro fermarsi per un
attimo. Mi avvicinai a lei e quando il mio respirò caldo le
arrivò al collo la sentii sobbalzare. Si girò
verso di me senza guardarmi. Le alzai il mento costringendola a
guardarmi.
« Luca.. » la sua voce era un sussurro a un
centimetro dalle mie labbra.
« Shh… » dissi poggiandole un dito sulle
labbra.
Poi la baciai dolcemente poggiando le mie labbra sulle sue.
All’inizio non rispose al bacio poi dischiuse le labbra e il
suo respiro caldo inondò di calore le mie labbra. Desiderio,
agitazione. Ti voglio Anna, cazzo se ti voglio Anna. Con le
mani le accarezzai le spalle scendendo dolcemente fino alla vita. Le
sue invece rimasero inermi lungo i fianchi. Scesi a baciarle il collo e
a ogni bacio la sentivo sospirare sempre di più. Mise le sue
braccia intorno al mio collo accarezzandomi i capelli e di risposta
facendo presa sul lavandino la presi in braccio intrecciando le sue
gambe intorno alla mia vita. La portai in camera da letto e dopo
essersi stirata sul letto mi tirò per la camicia facendomi
stirare su di lei. I nostri corpi, aderendo uno contro
l’altro si muovevano allo stesso ritmo. Sembrava anche che il
ritmo dei nostri cuori fosse lo stesso. Infialai la mia mano sotto la
sue maglietta e quando la sue pelle fredda
s’incontrò con la mia mano calda sentì
la sua schiena inarcarsi. Le slacciai il reggiseno e le tolsi la
maglietta. Lei mi sfilò la maglia e prese a mordermi le
labbra. Le nostre lingue si cercavano, trovavano e si bramavano di
desiderio. Le mie mani si muovevano lungo il percorso della sua schiena
nuda e le sue mani esploravano ogni centimetro del mio petto. Mi
abbassai e baciarle il collo e poi pian piano scesi a baciarle i seni
nudi e la pancia dove una grande cicatrice segnava sulla sua pelle il
ricordo di Dorian mentre che lei cercava di sbottonarmi i pantaloni. Ci
riuscì e come tutti gli altri vestiti i miei pantaloni
finirono sul pavimento. Cambiando i ruoli mi fece andare sotto di lei e
prese a baciarmi l’addome. Poi si sfilò la gonna e
velocemente anche tutti gli altri indumenti finirono chissà
dove. Facendo presa sulla sua schiena mi alzai, la abbracciai e con una
leggera spinta entrai dolcemente in lei. Appoggiai delicatamente la mia
testa fra i suoi capelli e la strinsi di più a me cullandola
fra le mie braccia. I nostri gemiti erano una melodia così
dolce, così soave. All’unisono ci unimmo in una
sola anima.
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Guardarla dormire beata fra le mie braccia era la cosa più
bella del Mondo. Il suo viso era appoggiato sul mio petto, il respiro
regolare si posava sulle mie labbra e quell’aria da bambina
tutta da proteggere la faceva sembrare una angelo dai capelli color
corvino. Amore mio, Anna…ti amo.
« Si
hai ragione, avevo rovinato tutto e sono stato davvero un coglione
» sussurrai al suo orecchio.
« Si Luca, lo sei stato » disse ridendo.
La sua voce così debole, così dolce mi sciolse il
cuore.
« Allora non dormivi furbacchiona » dissi
e presi e farle il solletico. Si agitava, scalciava come una bambina. E
mi piaceva.
« Ti prego basta, Luca, BASTA! » Mi
pregò ancora ridendo fra le lacrime.
« Va bene, va bene »
« Ora vieni qui » e le feci segno di
avvicinarsi.
« Ti amo anch’io Luca. » disse
prima di baciarmi la fronte. Ci abbracciamo dolcemente, teneramente e
fra le braccia di entrambi Morfeo ci prese sotto la sua
responsabilità.