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Autore: NeverThink    22/04/2010    10 recensioni
Il dolce profumo della sua pelle, le labbra dischiuse, il respiro regolare, il suo cuore che scandiva il tempo che passava velocemente. Guardando i suoi occhi, tutto mi era chiaro. Tutte le mie scelte, i miei errori, le decisioni ragionevoli, avevano un fine: mi avevano portata a… lui, il mio angolo di paradiso.
[...] -Laira. – Dissi porgendoli una mano.
-Robert. – La sua mano calda strinse la mia. Sorrisi, prima di spegnere la sigaretta oramai finita.
-Ti ho vista prima. – Incrocia le braccia al petto e lo guardai incuriosita. –Nella sala. – Mi guardai un momento intorno.
-Non guardavo te. – Mi affrettai a rispondere. Come mi aspettavo. Tutti troppo pieni di sè stessi, per guardare realmente il mondo e le persone che gli circondavano. Le mie tesi ero fondate.
-Lo so. – Posai ancora gli occhi su di lui e fu come se il suo sguardo mi penetrasse, come se arrivasse a me, come se vedesse Laira, non una cameriera. Uno sguardo troppo intenso da poter essere retto. Rimasi sorpresa da tale risposta. Qualcosa che non aspettavo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 21


Tutto il resto è un rumore lontano
una stella che esplode ai confini del cielo…
… la tua vera natura, la giustizia del mondo
che punisce chi ha le ali e non vola…
… voglio stare con te
invecchiare con te
stare soli io e te sulla luna…
… coincidenze, destino…
… l’amore che detta ogni legge…
Jovanotti, Baciami Ancora.



Liberatici dei cappotti, ci dirigemmo all’interno del grande teatro tappezzato di stoffe rosse   e lunghi pannelli in legno scuro. Con la grande stola a coprirmi le spalle nude, mi chiesi se non avessi esagerato, ma guardandomi intorno e vedendo l’eleganza delle signore di mezza’età, mi resi conto che forse avrei potuto fare di meglio.
Fremetti quando Robert poggiò la mano sulla parte lombare della mia schiena. «Da questa parte.» mormorò al mio orecchio, conducendomi verso sinistra, una volta entrati nel grande teatro.
«Dove siamo?» chiesi.
«Parte centrale. Ottimi posti.» disse facendo scivolare la mano, fino a che non fu più in contatto con la mia schiena.
«Fico!» sussurrai eccitata. Robert rise. Rossa in volto, mi passai una mano sul collo. «Magnifico.» aggiunsi. «Credo mi faccia risultare più… elegante.» ridacchiai.
«Lo sei comunque.» rispose senza guardarmi, prima di farmi un cenno con la testa ed avanzare fra le poltrone di velluto rosso.
Sentivo la pelle del viso accaldata, come se stesse per prendere fuco. Posai una mano su una guancia… e scottava. Se ci avessi posato sopra della cera, si sarebbe potuta sciogliere. Feci un respiro profondo e Robert si voltò a guardarmi.
«Qui.» disse sedendosi  e indicandomi la poltrona rossa alla sua sinistra. Sorrisi e mi sedette. Guardandomi intorno mi accorsi che eravamo quasi al centro della grande struttura e non potei fare a meno di sentirmi dannatamente piccola.
«Bello, vero?» disse.
«Bello è riduttivo.» sussurrai osservando l’alto soffitto in legno, prima di tornare a guardarlo.
«Forse.» rispose e i suoi occhi lampeggiarono di una strana luce. Disarmata dall’incredibile sua bellezza, faticai a trovare la concentrazione adatta per parlare e deglutii rumorosamente sentendomi la bocca dello stomaco stringersi.
«Ehm… devi farmi sentire…» farfuglia, poi scossi il capo, come per riprendermi. «Vorrei sentirti suonare.» balbettai con un minimo di concentrazione in più.
Un sorriso sghembo comparve sul suo viso. «Sarei felicissimo di farlo per te. Soprattutto dopo la tua grande disponibilità per… il muro.» disse raggiante.
Scossi il capo sorridente. «Lo faccio con enorme piacere, non devi sentirti in debito con me.» dissi prima di tornare a guardarlo.
Annuì col capo. «Lo so.» mormorò.
Ridacchiai. «Sei strano, Pattinson.», e mi persi nuovamente nel verdazzurro dei suoi occhi.
Rise. «Sei strana, Jones.» mormorò lui prima che la stanza fosse gettata nel buio.

Le meravigliose voci dei cantanti si diffondevano nella grande stanza. Le luci illuminavano il palco, i drappeggi rossi e dorati.
Era esattamente come l’avevo immaginato, sin da bambina. Un teatro di quelle dimensioni, quel prestigio non era mai stato alla mia portata e ringraziai in cuor mio Robert, lui che silenzioso era giunto nella mia vita, scombussolandola, agitando mari e venti nell’ormai troppo tranquillo paesaggio del mio animo. Era arrivato ed, ora, tutto il mondo non appariva grigio, ogni singolo colore era vivido, inteso, forte o chiaro, ai miei occhi . Come se i raggi del sole avessero ripreso a riscaldare il mio cuore congelato e per quanto mi terrorizzasse, non potevo che sorridere, felice che lui fosse lì, accanto a me. Era strano ciò che provavo, diverso dal fuoco vivo che mi bruciava quando Derek mi era accanto. I miei sentimenti, le mie emozioni, erano simile a lava, che lenta colava lungo il mio corpo, devastandomi sin all’interno, sconvolgendomi e bruciandomi l’animo.
Non riuscii a trattenere un sorriso, semplicemente perché non volevo trattenerlo, e sospirai, passandomi una mano sul collo.
«Perché ridi?» mi domandò Robert, avvicinando le labbra al mio orecchio. Il suo respirò mi solleticò la pelle, causandomi brividi.
«Nulla… meditavo.» sussurrai voltandomi appena, per poterlo guardare negli occhi. Il suo viso, così vicino al mio, mi mozzò il fiato.
«Su cosa?» mi chiese con occhi ardenti.
Deglutii. «Ecco… al… teatro. E’ bellissimo.»
Mi parve di cogliere una punta di delusione sul suo viso d’angelo.
«Sì, è vero.» mormorò senza staccare gli occhi dai miei. Il suo respirò mi colpii in pieno viso e fremetti, mentre le guance mi avvampavano di rossore.
Se avesse continuato a starmi così vicino, probabilmente avrei dato di matto.
Un angolo della mia bocca si sollevò verso l’alto, prima che imbarazzata tornassi a guardare il palco.
I minuti passavano lenti ed inesorabili. Rivolgevo di tanto in tanto un’occhiata al libretto, per capire ciò che gli artisti cantavano. Quando finalmente riuscii ad assumere il controllo di me stessa e a concentrarmi sull’opera, Robert, silenzioso e nascosto dalla semi oscurità, mi sfiorò il dorso della mano con le dita, prima di intrecciarle alle mie. I miei tentativi di assumere un comportamento conoscono, decoroso, ma soprattutto da intellettuale concentrata su un’opera d’arte, furono vanificati.
«Ti ci sei messo d’impegno, eh?» sussurrai voltandomi verso lui.
Lui scosse il capo, quasi con aria afflitta, prima di sciogliere le nostre dita.
«Ehi, che fai?» soffiai sentendo le mani bruciarmi.
Lui si voltò verso me e corrugò la fronte. Accennai un sorriso e presi la sua mano. Questa volta fui io ad intrecciare le mie dita alle sue.
Robert rise sommessamente ed io sentii le guance prendere fuoco.
«Dicevi?» chiese mostrandomi un sorriso sghembo.
«Che… che… ti ci stai mettendo d’impegno.» farfugliai in un sussurro.
«Posso sapere a far cosa?»
«Deconcentrarmi.» ammisi, dopo un attimo di esitazione. Ecco, mi stavo esponendo. Me ne sarei pentita, ne ero conscia, eppure non riuscii a fermare la valanga di parole.
«Ti deconcentro?» chiese, e una strana luce gli lampeggiò negli occhi chiari.
Annuii col capo, incapace di proferire parola, ignara dell’imminente futuro.
«Interessante.» mormorò al mio orecchio. Con la punta del naso mi carezzò la mascella, disegnando linee immaginarie, lasciando sulla mia pelle puro magma. Poi scese lungo il collo e le sue labbra lo sfiorarono, prima di posare un delicato bacio sul suo incavo.
Deglutii e sentii la bocca odiosamente secca.
«Io…» soffiai con respirò corto.
«Tu?» chiese baciandomi il mento.
«Io…»
«Tu?», e mi baciò la punta del naso.
«Tu…»
«Non era io?» chiese baciandomi una guancia.
«No...», chiusi gli occhi imprimendo nella mente la sensazione delle sue labbra sulla mia pelle.
«No?»
«Cioè… sì…» farfugliai mentre mi baciava l’angolo della bocca.
Sghignazzò sommessamente e strofinò piano la sua guancia sulla mia. Deglutii e non potei fermare le parole, che uscirono dalla mia bocca nell’esatto momento in cui le pensai.
«Capisco che è buio qui… ma non mi sembra tanto difficile centrare le mie labbra.» soffiai con il torace che si muoveva troppo velocemente per essere controllato, eco del mio cuore.
«Non aspettavo altro, Laira.» mormorò al mio orecchio. Poi, in attimo che mi parvero infiniti, le sue labbra premettero dolci sulle mie. A quel punto, dimenticai non solo dove mi trovassi, e perché fossi lì, ma anche il mio nome, cosa molto preoccupante.
Una sua mano mi carezzò l’incavo del collo, con estrema lentezza e delicatezza, mentre il suo pollice carezzava il dorso della mia mano, ancora stretta alla mia. Irradiata dalle fiamme, trascinata dalle onde di lava, dischiusi le labbra baciando avidamente le sue, incrociando le dita dell’altra mano ai suoi capelli setosi.
Era quello, in momento che tanto avevo atteso, e lo capii solo allora. Le cose nella vita avvengono sempre per una ragione, e quella ragione, ora, la stringevo a me. Non era un bacio, dato per attrazione fisica, se così fosse stato sarebbe accaduto tutto molto tempo prima. No, era una bacio dettato dal cuore, il culmine di una conoscenza dettata dalla voglia di comprendere per davvero e a fondo l’altro. Dettato da congetture, dalla consapevolezza che il passato era passato e che ciò che contava era il presente, e cogliere ogni attimo, assaporarne la dolcezza e l’amaro, sulla lingua, bella o brutta che sia l’esperienza che ti si prostra davanti.
Le sue labbra, molto più morbide di quanto immaginassi, si mossero assieme alle mie.
C’ero io, e c’era lui. Soltanto noi. Almeno così credevo.
Mentre mi sporgevo verso la sua poltroncina, desiderosa della sue labbra e di accarezzare con la mano quel viso che aveva prepotentemente occupato la mia mente nei giorni precedenti, qualcuno tossì.
Mi voltai di scatto e dietro di noi un uomo di mezza età, assieme ad una donna dai capelli biondo platino, ci osservavano torvi.
«Scusateci.» mormorai, tornando a sedere. Il cuore martellava contro il mio petto e il respiro era dannatamente corto.
Robert rise. Mi voltai a guardarlo. «Non ridere.»
«Okay.» rispose con espressione maliziosa.
Scossi il capo. «Ti ho già detto che sei strana?»
Annuii energicamente. «Sì. E io? Non ricordo più dopo…» con una mano indicai prima me e lui, e il sangue fluii ancora sul mio viso.
Scosse il capo e si avvicinò ancora a me. «Sì.» mormorò sulla mie labbra che vi posasse ancora un tenero bacio.
L’uomo e la donna dietro di noi tossirono. Io e Robert ridemmo, sommessamente, poi si allontanò.
Cercai di tornare a guardare il palco, cercando di concentrarmi sull’opera, con grande insuccesso… e le sue dita ancora intrecciate alle mie.


«E’ stato bello.» dissi alzandomi dalla poltrona di velluto rosso.
«Per quel che ti è stato possibile vedere.» osservò Robert mentre mi camminavo lunga la fila di poltrone.
«Ah-ah. Divertente.»
«Sincero.»
Scossi il capo, ridacchiando.
«Illuso.»
«Presuntuosa.»
«Sciocca.»
Mi voltai a guardarlo, usciti dalle file di poltroncine. «Idiota.»
«Uhm...». si accarezzò il mento. «Lodevole.»
«Ma questo è un complimento.» dissi alzando un sopracciglio.
«Sì, lo so.» ridacchiò.
Scossi il capo. «Mi sa che non solo io la sciocca.»
«Forse sì, forse no.»
Uscimmo dal grande teatro per andare a riprendere i nostri cappotti.
Il ricordo delle labbra di Robert sulle mie era ancora vivido e sentivo le guance avvampare di rossore ogni volta che il suo sguardo  incrociava il mio. Fremevo e tremavo dalla felicità, dall’allegria di quel contatto. Era accaduto, ed io mi ero lasciata governare dai sensi, ma soprattutto dal cuore, che pieno d’affetto palpitava con la velocità d’un colibrì. Ma ciò che più mi lasciò scosse e confusa fu che, in quel momento, non provavo rimorsi. No. L’avrei fatto altre cento, mille volte. Ignorare, oramai ciò che cantava il mio cuore, era impossibile.
Sospirai, dopo che indossammo i cappotti e ci dirigemmo all’esterno del teatro, dritti all’auto.
Il mio cuore incespicò quando Robert strinse la mia mano. Potei sentire il calore che la sua mano irradiava avvolgermi il cuore. Sorrisi, felice.
«A cosa stai pensando?» chiese accorgendosene.
«Nulla.»
«Pessima bugiarda. A meno che tu non sia afflitta da qualche problema psichico. E non credo sia così.»
Roteai gli occhi e sospirai. «Ecco.. ripensavo a… prima.. sì, insomma, in teatro…»
Si fermò davanti l’auto e, posizionandosi di fronte a me, inclinò il capo, corrugando la fronte.
«Mi spiace, Laira, ma non ricordo.» disse facendo spallucce. Mi irrigidii, ma utomaticamente mi rilassai quando notai una traccia di malizia guizzargli negli occhi. «Aiutami a ricordare.» fece avvicinandosi piano. Il suo viso fu a poche spanne dal mio.
«E se io non volessi?» chiesi abbozzando un sorriso.
«Non ti forzerei.» mormorò sfiorandomi una guancia con i polpastrelli.
Sorrisi e catturai le sue labbra fra le mie.
«Ora ricordo.» mormorò su di esse e la sua voce era una lieve carezza. Poggiò la sua fronte sulla mia.
«Reputami folle, mia bella… ma ho atteso questo momento da non sai quanto.» disse ingabbiandomi il viso fra le mani.
Cercai di fare un respiro fremendo. «Perché non l’hai fatto prima?» chiesi, e le nostre labbra appena si sfioravano.
«Non volevo metterti fretta. Non volevo essere avventato, o precipitoso. Volevo avere la conferma che provassi per me qualcosa che andava al di là della semplice amicizia. Volevo che fossi… pronta, che non tremassi più.» mormorò e, davanti a quella confessione, sentii le gambe molli, tanto che dovetti gettare la bracci al suo collo, per non crollare.
Aprii gli occhi ed incontrai il suo sguardo limpido. «Grazie di aver aspettato.» dissi con voce gonfia d’emozione.
«Grazie a te, per avermi mostrato chi sei.»
«E per essere qui.» soffiai accennando un timido sorriso. Poi, mi baciò.

 

*                                                                                          

Ringraziamenti.

Sognatirce85: ciao, Marghe! Oh, che piacere! Sono contenta ti sia piaciuto il capitolo, davvero! Spero di non averti delusa con questo… è decisamente importante. A presto, cara, davvero grazie. Di cuore.
lazzari: ciao, Lory! Ce l’ho fatta, sono riuscita a postare! Fiù, avevo il terrore che il pezzo del laboratorio fosse sciocco e… idiota. Sono contenta non risulti, così, davvero! Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo… in fondo, non lo attendevi da tempo? Grazie, grazie davvero.
mathi: ciao! *-* esatto, il mio intento era quello di ricreare un primo e “comunissimo” primo appuntamento. Sono contenta ti sia piaciuto, sul serio! Era un introduzione a questo, e spero di non essere stata troppo sdolcinata o cose del genere. Grazie mille per al recensione!
Nessie93: ciao, Chià! Beh, il capitolo è arrivato e spero non sia come te lo immaginavi XD  Sono contenta ti sia piaciuto il capitolo scorso, davvero, ci tengo a sapere cosa ne pensi. Sempre. Riesco a stupirti ogni volta? *-* okay, ora gongolo. Sei sempre così gentile, cara, leggere le tue recensioni è sempre un piacere. Grazie, di cuore. Ti voglio bene.
Piccola Ketty: mio amor, ciao! *-* okay, ora sto gongolando. Non puoi scrivermi certe cose! Non so che farei sena il tuo aiuto, davvero. Sapere che sono riuscita ad… “emozionarti”, non sai quanto mi renda felice, davvero! Sono contenta di averti conosciuta e sono contenta di leggere tue creazioni, cosa che, a quanto pare, vale anche per te. Grazie Ketty, davvero, di cuore. Ti voglio bene.
cris91: ciao! *-* ooooh, davvero ti piace? Sono contenta che i personaggi ti piacciano! Grazia per la recensioni, mi ha reso felicissima, davvero! Sapere che ciò che scrivo viene gradito… per me è davvero importante. A presto!
ginevrapotter: ciao! *-* okay, troppe recensioni carine… mi sto gongolando troppo. Sono felice ti sia piaciuta, davvero! Spero di non averti delusa con questo capitolo! Grazie, grazie mille!
cloddy_94: ciao! Oddio, da quanto tempo! Mi ha fatto molto piacere leggere la tua recensione, davvero! Grazie! Sono contenta di sapere che i capitoli precedenti sono stati di tuo gradimento. Spero di non averti delusa con questo, magari… magari ti ho anche sorpresa un po’ (lasciami illudere XD). Grazie mille per la recensione!
Ello: ciao! *-* Sul serio ti è piaciuta la frase finale? Avevo paura lasciasse un po’… non so, come se il tutto fosse incompleto. Sono contenta ti piaccia la mia storia, davvero! Spero che questo capitolo non sia stato da meno. Riuscita ad emozionarti? Okay, il mio fragile cuore non può contenere tanta gioia. Grazie! Di cuore, davvero!


A voi, con immenso affetto,
                                      Panda.

   
 
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