CAPITOLO 21
Tutto il resto
è un rumore lontano
una stella che
esplode ai confini del cielo…
… la
tua vera natura, la giustizia del mondo
che punisce chi ha
le ali e non vola…
…
voglio stare con te
invecchiare con te
stare soli io e te
sulla luna…
…
coincidenze, destino…
…
l’amore che detta ogni legge…
Jovanotti,
Baciami Ancora.
Liberatici dei
cappotti, ci dirigemmo all’interno del grande teatro
tappezzato
di stoffe rosse e lunghi pannelli in
legno scuro. Con la grande stola a coprirmi le spalle nude, mi chiesi
se non
avessi esagerato, ma guardandomi intorno e vedendo l’eleganza
delle signore di
mezza’età, mi resi conto che forse avrei potuto
fare di meglio.
Fremetti quando Robert
poggiò la mano sulla parte lombare della mia schiena.
«Da questa parte.» mormorò al mio
orecchio, conducendomi verso sinistra, una
volta entrati nel grande teatro.
«Dove
siamo?» chiesi.
«Parte
centrale. Ottimi posti.» disse facendo scivolare la mano,
fino a che non
fu più in contatto con la mia schiena.
«Fico!»
sussurrai eccitata. Robert rise. Rossa in volto, mi passai una mano sul
collo. «Magnifico.» aggiunsi. «Credo mi
faccia risultare più… elegante.»
ridacchiai.
«Lo sei
comunque.» rispose senza guardarmi, prima di farmi un cenno
con la
testa ed avanzare fra le poltrone di velluto rosso.
Sentivo la pelle del
viso accaldata, come se stesse per prendere fuco. Posai
una mano su una guancia… e scottava. Se ci avessi posato
sopra della cera, si
sarebbe potuta sciogliere. Feci un respiro profondo e Robert si
voltò a
guardarmi.
«Qui.»
disse sedendosi e indicandomi la
poltrona rossa alla sua sinistra. Sorrisi e mi sedette. Guardandomi
intorno mi
accorsi che eravamo quasi al centro della grande struttura e non potei
fare a
meno di sentirmi dannatamente piccola.
«Bello,
vero?» disse.
«Bello
è riduttivo.» sussurrai osservando
l’alto soffitto in legno, prima di
tornare a guardarlo.
«Forse.»
rispose e i suoi occhi lampeggiarono di una strana luce. Disarmata
dall’incredibile sua bellezza, faticai a trovare la
concentrazione adatta per
parlare e deglutii rumorosamente sentendomi la bocca dello stomaco
stringersi.
«Ehm…
devi farmi sentire…» farfuglia, poi scossi il
capo, come per riprendermi.
«Vorrei sentirti suonare.» balbettai con un minimo
di concentrazione in più.
Un sorriso sghembo
comparve sul suo viso. «Sarei felicissimo di farlo per te.
Soprattutto dopo la tua grande disponibilità per…
il muro.» disse raggiante.
Scossi il capo
sorridente. «Lo faccio con enorme piacere, non devi sentirti
in
debito con me.» dissi prima di tornare a guardarlo.
Annuì col
capo. «Lo so.» mormorò.
Ridacchiai.
«Sei strano, Pattinson.», e mi persi nuovamente nel
verdazzurro dei
suoi occhi.
Rise. «Sei
strana, Jones.» mormorò lui prima che la stanza
fosse gettata nel
buio.
Le meravigliose
voci dei
cantanti si diffondevano nella grande stanza. Le luci illuminavano il
palco, i
drappeggi rossi e dorati.
Era esattamente come l’avevo immaginato, sin da bambina. Un
teatro di quelle
dimensioni, quel prestigio non era mai stato alla mia portata e
ringraziai in
cuor mio Robert, lui che silenzioso era giunto nella mia vita,
scombussolandola,
agitando mari e venti nell’ormai troppo tranquillo paesaggio
del mio animo. Era
arrivato ed, ora, tutto il mondo non appariva grigio, ogni singolo
colore era
vivido, inteso, forte o chiaro, ai miei occhi . Come se i raggi del
sole
avessero ripreso a riscaldare il mio cuore congelato e per quanto mi
terrorizzasse, non potevo che sorridere, felice che lui fosse
lì, accanto a me.
Era strano ciò che provavo, diverso dal fuoco vivo che mi
bruciava quando Derek
mi era accanto. I miei sentimenti, le mie emozioni, erano simile a
lava, che
lenta colava lungo il mio corpo, devastandomi sin
all’interno, sconvolgendomi e
bruciandomi l’animo.
Non riuscii a trattenere un sorriso, semplicemente perché
non volevo
trattenerlo, e sospirai, passandomi una mano sul collo.
«Perché ridi?» mi domandò
Robert, avvicinando le labbra al mio orecchio. Il suo
respirò mi solleticò la pelle, causandomi brividi.
«Nulla… meditavo.» sussurrai voltandomi
appena, per poterlo guardare negli
occhi. Il suo viso, così vicino al mio, mi mozzò
il fiato.
«Su cosa?» mi chiese con occhi ardenti.
Deglutii. «Ecco… al… teatro.
E’ bellissimo.»
Mi parve di cogliere una punta di delusione sul suo viso
d’angelo.
«Sì, è vero.»
mormorò senza staccare gli occhi dai miei. Il suo
respirò mi
colpii in pieno viso e fremetti, mentre le guance mi avvampavano di
rossore.
Se avesse continuato a starmi così vicino, probabilmente
avrei dato di matto.
Un angolo della mia bocca si sollevò verso l’alto,
prima che imbarazzata
tornassi a guardare il palco.
I minuti passavano lenti ed inesorabili. Rivolgevo di tanto in tanto
un’occhiata al libretto, per capire ciò che gli
artisti cantavano. Quando
finalmente riuscii ad assumere il controllo di me stessa e a
concentrarmi
sull’opera, Robert, silenzioso e nascosto dalla semi
oscurità, mi sfiorò il
dorso della mano con le dita, prima di intrecciarle alle mie. I miei
tentativi
di assumere un comportamento conoscono, decoroso, ma soprattutto da
intellettuale concentrata su un’opera d’arte,
furono vanificati.
«Ti ci sei messo d’impegno, eh?»
sussurrai voltandomi verso lui.
Lui scosse il capo, quasi con aria afflitta, prima di sciogliere le
nostre
dita.
«Ehi, che fai?» soffiai sentendo le mani bruciarmi.
Lui si voltò verso me e corrugò la fronte.
Accennai un sorriso e presi la sua
mano. Questa volta fui io ad intrecciare le mie dita alle sue.
Robert rise sommessamente ed io sentii le guance prendere fuoco.
«Dicevi?» chiese mostrandomi un sorriso sghembo.
«Che… che… ti ci stai mettendo
d’impegno.» farfugliai in un sussurro.
«Posso sapere a far cosa?»
«Deconcentrarmi.» ammisi, dopo un attimo di
esitazione. Ecco, mi stavo
esponendo. Me ne sarei pentita, ne ero conscia, eppure non riuscii a
fermare la
valanga di parole.
«Ti deconcentro?» chiese, e una strana luce gli
lampeggiò negli occhi chiari.
Annuii col capo, incapace di proferire parola, ignara
dell’imminente futuro.
«Interessante.» mormorò al mio orecchio.
Con la punta del naso mi carezzò la
mascella, disegnando linee immaginarie, lasciando sulla mia pelle puro
magma.
Poi scese lungo il collo e le sue labbra lo sfiorarono, prima di posare
un
delicato bacio sul suo incavo.
Deglutii e sentii la bocca odiosamente secca.
«Io…» soffiai con respirò
corto.
«Tu?» chiese baciandomi il mento.
«Io…»
«Tu?», e mi baciò la punta del naso.
«Tu…»
«Non era io?» chiese baciandomi una guancia.
«No...», chiusi gli occhi imprimendo nella mente la
sensazione delle sue labbra
sulla mia pelle.
«No?»
«Cioè…
sì…» farfugliai mentre mi baciava
l’angolo della bocca.
Sghignazzò sommessamente e strofinò piano la sua
guancia sulla mia. Deglutii e
non potei fermare le parole, che uscirono dalla mia bocca
nell’esatto momento
in cui le pensai.
«Capisco che è buio qui… ma non mi
sembra tanto difficile centrare le mie
labbra.» soffiai con il torace che si muoveva troppo
velocemente per essere
controllato, eco del mio cuore.
«Non aspettavo altro, Laira.» mormorò al
mio orecchio. Poi, in attimo che mi
parvero infiniti, le sue labbra premettero dolci sulle mie. A quel
punto,
dimenticai non solo dove mi trovassi, e perché fossi
lì, ma anche il mio nome,
cosa molto preoccupante.
Una sua mano mi carezzò l’incavo del collo, con
estrema lentezza e delicatezza,
mentre il suo pollice carezzava il dorso della mia mano, ancora stretta
alla
mia. Irradiata dalle fiamme, trascinata dalle onde di lava, dischiusi
le labbra
baciando avidamente le sue, incrociando le dita dell’altra
mano ai suoi capelli
setosi.
Era quello, in momento che tanto avevo atteso, e lo capii solo allora.
Le cose
nella vita avvengono sempre per una ragione, e quella ragione, ora, la
stringevo
a me. Non era un bacio, dato per attrazione fisica, se così
fosse stato sarebbe
accaduto tutto molto tempo prima. No, era una bacio dettato dal cuore,
il
culmine di una conoscenza dettata dalla voglia di comprendere per
davvero e
a fondo l’altro. Dettato da congetture, dalla consapevolezza
che il passato era
passato e che ciò che contava era il presente, e cogliere
ogni attimo,
assaporarne la dolcezza e l’amaro, sulla lingua, bella o
brutta che sia
l’esperienza che ti si prostra davanti.
Le sue labbra, molto più morbide di quanto immaginassi, si
mossero assieme alle
mie.
C’ero io, e c’era lui. Soltanto noi. Almeno
così credevo.
Mentre mi sporgevo verso la sua poltroncina, desiderosa della sue
labbra e di
accarezzare con la mano quel viso che aveva prepotentemente occupato la
mia
mente nei giorni precedenti, qualcuno tossì.
Mi voltai di scatto e dietro di noi un uomo di mezza età,
assieme ad una donna
dai capelli biondo platino, ci osservavano torvi.
«Scusateci.» mormorai, tornando a sedere. Il cuore
martellava contro il mio
petto e il respiro era dannatamente corto.
Robert rise. Mi voltai a guardarlo. «Non ridere.»
«Okay.» rispose con espressione maliziosa.
Scossi il capo. «Ti ho già detto che sei
strana?»
Annuii energicamente. «Sì. E io? Non ricordo
più dopo…» con una mano indicai
prima me e lui, e il sangue fluii ancora sul mio viso.
Scosse il capo e si avvicinò ancora a me.
«Sì.» mormorò sulla mie
labbra che vi
posasse ancora un tenero bacio.
L’uomo e la donna dietro di noi tossirono. Io e Robert
ridemmo, sommessamente,
poi si allontanò.
Cercai di tornare a guardare il palco, cercando di concentrarmi
sull’opera, con
grande insuccesso… e le sue dita ancora intrecciate alle mie.
«E’
stato bello.» dissi
alzandomi dalla poltrona di velluto rosso.
«Per quel che ti è stato possibile
vedere.» osservò Robert mentre mi camminavo
lunga la fila di poltrone.
«Ah-ah. Divertente.»
«Sincero.»
Scossi il capo, ridacchiando.
«Illuso.»
«Presuntuosa.»
«Sciocca.»
Mi voltai a guardarlo, usciti dalle file di poltroncine.
«Idiota.»
«Uhm...». si accarezzò il mento.
«Lodevole.»
«Ma questo è un complimento.» dissi
alzando un sopracciglio.
«Sì, lo so.» ridacchiò.
Scossi il capo. «Mi sa che non solo io la sciocca.»
«Forse sì, forse no.»
Uscimmo dal grande teatro per andare a riprendere i nostri cappotti.
Il ricordo delle labbra di Robert sulle mie era ancora vivido e sentivo
le
guance avvampare di rossore ogni volta che il suo sguardo incrociava il mio. Fremevo
e tremavo dalla
felicità, dall’allegria di quel contatto. Era
accaduto, ed io mi ero lasciata
governare dai sensi, ma soprattutto dal cuore, che pieno
d’affetto palpitava
con la velocità d’un colibrì. Ma
ciò che più mi lasciò scosse e confusa
fu che,
in quel momento, non provavo rimorsi. No. L’avrei fatto altre
cento, mille
volte. Ignorare, oramai ciò che cantava il mio cuore, era
impossibile.
Sospirai, dopo che indossammo i cappotti e ci dirigemmo
all’esterno del teatro,
dritti all’auto.
Il mio cuore incespicò quando Robert strinse la mia mano.
Potei sentire il
calore che la sua mano irradiava avvolgermi il cuore. Sorrisi, felice.
«A cosa stai pensando?» chiese accorgendosene.
«Nulla.»
«Pessima bugiarda. A meno che tu non sia afflitta da qualche
problema psichico.
E non credo sia così.»
Roteai gli occhi e sospirai. «Ecco.. ripensavo a…
prima.. sì, insomma, in
teatro…»
Si fermò davanti l’auto e, posizionandosi di
fronte a me, inclinò il capo,
corrugando la fronte.
«Mi spiace, Laira, ma non ricordo.» disse facendo
spallucce. Mi irrigidii, ma utomaticamente
mi rilassai quando notai una traccia di malizia guizzargli negli occhi.
«Aiutami a ricordare.» fece avvicinandosi piano. Il
suo viso fu a poche spanne
dal mio.
«E se io non volessi?» chiesi abbozzando un sorriso.
«Non ti forzerei.» mormorò sfiorandomi
una guancia con i polpastrelli.
Sorrisi e catturai le sue labbra fra le mie.
«Ora ricordo.» mormorò su di esse e la
sua voce era una lieve carezza. Poggiò
la sua fronte sulla mia.
«Reputami folle, mia bella… ma ho atteso questo
momento da non sai quanto.»
disse ingabbiandomi il viso fra le mani.
Cercai di fare un respiro fremendo. «Perché non
l’hai fatto prima?» chiesi, e
le nostre labbra appena si sfioravano.
«Non volevo metterti fretta. Non volevo essere avventato, o
precipitoso. Volevo
avere la conferma che provassi per me qualcosa che andava al di
là della
semplice amicizia. Volevo che fossi… pronta, che non
tremassi più.» mormorò e,
davanti a quella confessione, sentii le gambe molli, tanto che dovetti
gettare
la bracci al suo collo, per non crollare.
Aprii gli occhi ed incontrai il suo sguardo limpido. «Grazie
di aver
aspettato.» dissi con voce gonfia d’emozione.
«Grazie a te, per avermi mostrato chi sei.»
«E per essere qui.» soffiai accennando un timido
sorriso. Poi, mi baciò.
*
Ringraziamenti.
Sognatirce85: ciao, Marghe! Oh, che
piacere! Sono contenta ti sia piaciuto il capitolo, davvero! Spero di
non
averti delusa con questo… è decisamente
importante. A presto, cara, davvero
grazie. Di cuore.
lazzari: ciao, Lory! Ce l’ho
fatta,
sono riuscita a postare! Fiù, avevo il terrore che il pezzo
del laboratorio
fosse sciocco e… idiota. Sono contenta non risulti,
così, davvero! Spero ti sia
piaciuto anche questo capitolo… in fondo, non lo attendevi
da tempo? Grazie,
grazie davvero.
mathi: ciao! *-* esatto, il mio
intento era quello di ricreare un primo e
“comunissimo” primo appuntamento.
Sono contenta ti sia piaciuto, sul serio! Era un introduzione a questo,
e spero
di non essere stata troppo sdolcinata o cose del genere. Grazie mille
per al recensione!
Nessie93: ciao, Chià! Beh,
il
capitolo è arrivato e spero non sia come te lo immaginavi XD
Sono contenta ti sia piaciuto il capitolo
scorso, davvero, ci tengo a sapere cosa ne pensi. Sempre. Riesco a
stupirti
ogni volta? *-* okay, ora gongolo. Sei sempre così gentile,
cara, leggere le
tue recensioni è sempre un piacere. Grazie, di cuore. Ti
voglio bene.
Piccola Ketty: mio amor, ciao! *-*
okay, ora sto gongolando. Non puoi scrivermi certe cose! Non so che
farei sena
il tuo aiuto, davvero. Sapere che sono riuscita ad…
“emozionarti”, non sai
quanto mi renda felice, davvero! Sono contenta di averti conosciuta e
sono
contenta di leggere tue creazioni, cosa che, a quanto pare, vale anche
per te.
Grazie Ketty, davvero, di cuore. Ti voglio bene.
cris91: ciao! *-* ooooh, davvero ti
piace? Sono contenta che i personaggi ti piacciano! Grazia per la
recensioni,
mi ha reso felicissima, davvero! Sapere che ciò che scrivo
viene gradito… per
me è davvero importante. A presto!
ginevrapotter: ciao! *-* okay, troppe
recensioni carine… mi sto gongolando troppo. Sono felice ti
sia piaciuta,
davvero! Spero di non averti delusa con questo capitolo! Grazie, grazie
mille!
cloddy_94: ciao! Oddio, da quanto
tempo! Mi ha fatto molto piacere leggere la tua recensione, davvero!
Grazie!
Sono contenta di sapere che i capitoli precedenti sono stati di tuo
gradimento.
Spero di non averti delusa con questo, magari… magari ti ho
anche sorpresa un po’
(lasciami illudere XD). Grazie mille per la recensione!
Ello: ciao! *-* Sul serio ti
è
piaciuta la frase finale? Avevo paura lasciasse un
po’… non so, come se il
tutto fosse incompleto. Sono contenta ti piaccia la mia storia,
davvero! Spero
che questo capitolo non sia stato da meno. Riuscita ad emozionarti?
Okay, il
mio fragile cuore non può contenere tanta gioia. Grazie! Di
cuore, davvero!
A voi, con immenso
affetto,
Panda.