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Autore: Ed1505    09/11/2003    12 recensioni
Shinichi ha recuperato il suo aspetto originario ed il piccolo Conan è sparito per sempre. Ora il giovane detective può ricominciare la sua vita normale. Ma se un giorno arrivasse una ragazza in grado di mutare i suoi sentimenti? NON E' UNA SHINICHI/RAN!!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LOVE SONG

 

Premessa: partendo dal presupposto che non ho la più pallida idea di cosa accadrà in futuro nel fumetto, facciamo finta che Shinichi/Conan sia tornato al suo aspetto originario e che abbia ricominciato la sua vita di tutti i giorni come liceale. Il piccolo Conan ha giustificato la sua sparizione con la scusa di ricongiungersi ai suoi genitori all’estero. E se Shinichi incontrasse qualcuno che mette in discussione il suo amore per Ran?

 

In una grande villa situata nel quartiere di Beika, un giovane liceale diciassettenne stava facendo colazione, quando, all’improvviso, suonò il campanello.

“Cavolo, è già qua! Ma che ha, una sveglia incorporata?”
Andò all’ingresso borbottando ed aprì di malavoglia. Si trovò davanti la sua amica d’infanzia Ran Mohri, sua coetanea.

“Shinichi, ancora non sei pronto? Dovevo passare a prenderti alle 10.00 e sono già le 10.05!”

“Un attimo, lasciami finire di fare colazione! Vorrei sapere perché dobbiamo uscire proprio di mattina…Per una volta che la scuola è chiusa e non dobbiamo alzarci presto…”

“Te l’ho già spiegato! Il museo a cui dobbiamo andare è molto famoso e di pomeriggio si riempie di visitatori provenienti da tutte le parti del Giappone. Andarci di mattina è l’unico modo per poterlo visitare con calma e poter vedere le opere esposte senza problemi!”

“Va bene, ho capito…Andiamo, andiamo…”

Afferrò le chiavi di casa e, dopo aver chiuso la porta, s’incamminò al fianco di Ran.

Shinichi Kudo, 17 anni, studente/detective di professione, indossava un paio di jeans, una maglietta a maniche lunghe ed una camicia a maniche corte, aperta, sopra. La sua accompagnatrice portava anch’essa un paio di jeans ed una camicetta con le maniche a tre quarti. Mentre passeggiavano per la città, continuavano a bisticciare ed a punzecchiarsi. Il loro rapporto era sempre stato così, nonostante entrambi si piacessero molto. Circa un anno e mezzo prima, Shinichi era stato visto mentre spiava alcuni delinquenti invischiati in loschi traffici ed era stato costretto ad ingerire un composto che l’aveva fatto tornare ragazzino. Sotto le mentite spoglie di Conan Edogawa si era stabilito a casa di Ran per cercare di scoprire qualcosa sui delinquenti e poter tornare normale. Poi, circa due mesi prima, aveva ottenuto ciò che desiderava ed era tornato ad essere Shinichi, dicendo a Ran che il piccolo Conan era tornato all’estero assieme ai suoi genitori e che non sarebbe più tornato in Giappone. La ragazza era rimasta davvero dispiaciuta per quel fatto, visto che ormai il piccolo Conan era diventato come un fratellino, per lei. Ma la gioia per avere di nuovo Shinichi al suo fianco attenuava il dolore.

I due visitarono la mostra, senza incontrare troppi visitatori fastidiosi. Una volta usciti, decisero di andare a bere qualcosa e s’incamminarono, mentre Ran ripeteva a Shinichi che era solo per merito suo se non avevano trovato troppa gente. Ad un certo punto, qualcuno chiamò la ragazza per nome ed i due si voltarono per vedere di chi si trattasse. Una giovane donna con un berretto in testa ed un paio di occhiali da sole, si dirigeva verso di loro a passo spedito.

“Ran, che bello, è un pezzo che non ci si vedeva!”

Così dicendo abbassò leggermente gli occhiali, per farsi riconoscere.

“Minami! Ciao!”

Shinichi sussultò. Era Minami Takayama, la cantante dei Two Mix, un gruppo molto famoso. Conan l’aveva aiutata a risolvere un caso in cui era invischiata e così erano diventati grandi amici. Dopo quel giorno, Minami era andata spesso all’agenzia Mohri, per incontrare il ragazzino, così aveva fatto amicizia con Ran. Mentre le due ragazze chiacchieravano, Shinichi se ne stava ad ascoltare annoiato. Ad un certo punto, Minami si voltò verso di lui.

“E lui chi è? Mi pare di averlo già visto da qualche parte…forse su qualche giornale…”

“E’ probabile. Lui è un mio compagno di classe, nonché amico d’infanzia. Shinichi Kudo, il famoso studente/detective.”

“Ah, sì! Ho sentito parlare di te! Beh, ora capisco da chi ha preso il piccolo Conan! A proposito, come sta? Non lo vedo da moltissimo tempo, avrei una voglia di incontrarlo…”

Ran si fece triste.

“Ecco, a dire il vero…Conan è partito. Ha raggiunto i suoi genitori all’estero e non tornerà più qui in Giappone.”

“Cosa? Dai, dici sul serio, Ran?”
Anche Minami era diventata triste. Era davvero affezionata al piccolo, gli voleva un mondo di bene. Qualche volta le era capitato di andare a prenderlo all’agenzia Mohri e di portarlo in giro con sé. Era come avere un fratellino.

“Mi dispiace davvero tanto. Gli volevo bene, a quel piccolo sbruffone. Quando stavo con lui non mi sembrava di essere in compagnia di un bambino, ma di qualcuno di ben più grande. Come con un mio coetaneo. Riuscivo a parlargli senza problemi di qualsiasi cosa, tanto sapevo che lui avrebbe sicuramente capito. Mi mancherà moltissimo…”

Intanto Shinichi la guardava, un po’ intristito. Anche lui le voleva molto bene. Si era davvero affezionato e lei gli piaceva addirittura un po’ più del normale. Tuttavia non poteva farci nulla e rimase in silenzio ad osservarla.

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Poi, Minami si voltò nuovamente verso di lui. Lo osservò con maggiore attenzione, facendosi più seria.

“Senti, ma per caso sei un suo parente, tu?”
“Eh? Di chi, scusi?”
“Bah, lascia perdere quel lei! Ho solo un paio d’anni più di te, in fondo! Parlo di Conan. Siete parenti?”
“Sì, a dire il vero sì. Shinichi e Conan sono parenti, ma molto alla lontana.”

“Sul serio? No, perché si somigliano moltissimo…”

“Sì, l’avevo notato anch’io. E non solo d’aspetto fisico, ma anche di carattere. Quando ero con il piccolo Conan mi sembrava di essere con lui!”

Decisero di andare a bere qualcosa insieme e quando si separarono, circa un’ora dopo, anche Shinichi era diventato amico di Minami, nonostante fosse stato attento a non scoprirsi troppo.

Mentre tornavano a casa, Ran raccontò a Shinichi di come avevano conosciuto Minami e di tante altre cose di cui lui, in realtà, era già a conoscenza. Arrivati davanti all’agenzia investigativa Mohri, Shinichi si congedò dall’amica.

“Ok, Ran. Eccoti a casa. Io vado, allora. Ci vediamo domani.”
“Sì, va bene. A proposito…ieri mi ha telefonato Kazuha…ha chiesto quando andiamo a trovare lei e Hattori.”

“Sì, lo so. Anch’io ho sentito Heiji. Gli ho detto che presto ci faremo vivi. E, comunque, potete anche incontrarvi da sole…sia io che lui concordiamo sul fatto che non abbiamo nessuna voglia di accompagnarvi a fare shopping per farvi da portaborse!”

“Siete due antipatici, ecco cosa siete! Non mi stupisce affatto che andiate tanto d’accordo.”

“Sì, sì. A domani, ciao.”
“Ciao.”

E tornò a casa sua, ripensando a Minami ed al fatto che a vederla con la prospettiva di un diciassettenne era ancora più carina.

 

Circa una settimana dopo, Shinichi stava uscendo dallo spogliatoio del club di calcio. Non appena era tornato se stesso, si era iscritto al club. Gli era mancato poter giocare a quei livelli.

Ran era già tornata a casa, così, quando uscì dai cancelli della scuola, era solo. In quel momento, notò una figura familiare appoggiata al muro. Una ragazza con un cappello da baseball calcato sugli occhi già coperti dagli occhiali da sole. Si avvicinò sorridendo ed esclamò:

“Se continui ad usare lo stesso travestimento, la gente ti riconoscerà ugualmente, sai?”
Lei lo guardò e sorrise.

“Per il momento sono ancora a posto. Quando non funzionerà più, lo cambierò.”

“Beh, che ci fai qui fuori? Se stai aspettando Ran, sprechi il tuo tempo. E’ già tornata a casa.”

“Veramente aspettavo te.”

“Me? E perché?”
“Così, volevo scambiare quattro chiacchiere. E’ un problema, per te?”
“No, assolutamente.”

“Allora andiamo a bere qualcosa, dai.”

Si recarono in un piccolo bar poco frequentato, dove Minami non corresse troppi rischi di essere scoperta. Parlarono a lungo, di svariate cose. Minami volle sapere molte cose sulla vita di Shinichi ed anche sul suo mestiere di studente/detective. Lui rispondeva con circospezione a tutte le domande, cercando di non tradirsi. Comunque passarono un bel pomeriggio ed entrambi rimasero molto contenti di quella chiacchierata. Avevano imparato a conoscersi meglio.

Da quel giorno, accadde spesso che i due si incontrassero, a volte anche in compagnia di Ran. Tuttavia entrambi si resero conto che si sentivano più a loro agio da soli. Minami si divertiva in compagnia di Shinichi ed era lei a proporre di uscire, la maggior parte delle volte. In realtà, però, aveva anche un secondo fine.

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Un giorno, mentre era in sua compagnia, Minami decise di fare maggior chiarezza chiedendo direttamente a lui.

“Sai, Shinichi…è davvero strano. Tu e il piccolo Conan sembrate due fratelli. Il fatto è che quando sono con te, mi sembra davvero di essere con lui. Non mi è mai capitata prima una cosa del genere. E’ quasi come se foste la stessa persona!”

Minami rise, ma Shinichi non la imitò. Era impallidito di colpo.

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“Ehi, ci sei? Comunque, volevo sapere…non è che, dietro a questa faccenda, c’è qualcosa che non so?”
“Non capisco di che parli…Senti, Minami…Ora devo andare. Devo incontrare una persona per un lavoretto. Ti dispiace?”
“No, figurati. Vai a svolgere il tuo lavoro, detective! Noi ci vediamo un’altra volta.”

“Allora ciao!”

Lasciò i soldi per la consumazione sul tavolino e corse via, pensando:

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E così fu. Per circa un mese non rispose alle sue chiamate ed evitò di incontrarla. Un paio di volte la vide appostata vicino a scuola, ma in quelle occasioni usava le uscite posteriori, o scavalcava il muro in altri punti.

La cosa, invece di farla desistere, accrebbe il suo desiderio di scoprire la verità. Così, un giorno, si fece dire da Ran l’indirizzo di casa Kudo e vi si recò con la precisa intenzione di parlare con il suo amico.

Shinichi stava seduto alla scrivania dello studio di suo padre, rileggendo un vecchio romanzo, quando udì suonare il campanello. Chiedendosi chi potesse essere, guardò fuori dalla finestra e scorse Minami davanti al suo portone. Aveva trovato il cancello aperto ed era entrata in giardino.

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La ragazza continuò ad aspettare per circa dieci minuti. Poi si guardò un po’ intorno e si allontanò dal portone. Shinichi tirò un sospiro di sollievo, convinto che si fosse arresa, ma per poco non ci lasciò la pelle, vedendola entrare dalla finestra del salone, dimenticata aperta.

“Ero sicura che fossi in casa. Ora non puoi più sfuggirmi, carino.”
Shinichi sospirò, arrendendosi. Era vero, non aveva più alcun modo di sfuggire alle pressioni della cantante.

“Accidenti. Dai, vieni. Ti offro qualcosa. Ti va bene un the freddo?”
“Sì, sarà perfetto.”

Si recarono in cucina, dove Shinichi la fece accomodare su una delle sedie attorno al tavolo. Lui, invece, rimase in piedi, appoggiandosi alla parete.

“Allora. Hai fatto il possibile e l’impossibile per arrivare a parlarmi. Avanti, spara.”

Minami lo guardò con attenzione. Soprattutto in volto. Improvvisamente, le parole fuoriuscirono dalle sue labbra, senza che lei avesse nemmeno avuto il tempo di pensarle.

“Shinichi…tu sei Conan, vero?”
Il bicchiere cadde di mano al giovane, frantumandosi ai suoi piedi. Tuttavia non prestò la minima attenzione alla cosa. Rimase a fissare Minami con la bocca spalancata. Ci vollero almeno trenta secondi, perché lui riuscisse a parlare.

“M- ma che ti salta in mente? Come potrei essere Conan, scusa? Lui è un bambino di una decina d’anni neanche! Io invece ne ho quasi 18!”

“Perché non me lo dici tu? No, perché io ormai ne sono certa. Non ho idea di come sia possibile, ma so che tu ed il piccolo Conan siete la stessa persona.”

Una risata lievemente isterica uscì di gola a Shinichi, che fece qualche passo, scordandosi dei vetri sparsi ai suoi piedi. Così, immediatamente dopo, saltellava per la cucina imprecando e gemendo di dolore. Minami lo aiutò a sedersi sul divano, nel salone, e lo medicò con cura, senza aprire bocca.

“Ecco fatto. Certo che sei davvero tonto…Però era divertente vederti saltellare in quel modo, sai?”
“Grazie tante!”

Ed assunse la solita aria seccata. Lei lo fissò, tornando seria.

“Ecco, l’hai fatto di nuovo.”

“Fatto cosa?”
“Hai usato la stessa espressione di Conan! Sia il modo di parlare, che le smorfie…sono identiche. Non ho più nessun dubbio.”

“Sai che sei insistente? Spiegami come potrebbe essere possibile che un ragazzo di 17 anni ringiovanisca di almeno 9!?”
“Ah, quindi sei ringiovanito! Io questo non l’avevo detto!”
“Ah…oh, insomma! In tutto ciò manca completamente la logica!”

“Spiegami allora perché, da quando ti ho fatto notare la vostra grande somiglianza, hai cominciato ad evitarmi.”

“Così, perché mi andava! Non posso, forse?”
“Avanti, Shinichi! E’ inutile che continui a negare! Tanto io non mi sposterò mai dalla mia posizione. Ti conviene ammettere e finirla lì.”

“Mai. Se ti dico che non è così, vuol dire che non è così!”

“Sai che sei davvero cocciuto?”
“Senti chi parla, miss testarda e felice di esserlo!”

Continuarono a bisticciare per qualche minuto, con lei che insisteva e lui che negava. Ma Shinichi, man mano che il tempo passava, si dimostrava sempre meno convinto. Così, alla fine, dopo essersene stato per qualche minuto in silenzio, disse:
“E va bene. Hai vinto tu, Minami. Contenta? Ora ti dirò la verità. Ebbene, hai ragione. In realtà il piccolo Conan Edogawa non era che una versione ringiovanita del qui presente Shinichi Kudo.”

“Lo sapevo! Dai, raccontami tutto.”

Seppur controvoglia, Shinichi cominciò a raccontare e spiegò tutta la storia a Minami, che ascoltava rapita. Alla fine del racconto, esclamò:

“Wow! Certo che ne hai vissute di avventure! Devo farti i miei complimenti, non molti sarebbero riusciti a resistere così tanto.”

“Già. Ma io non ero solo, ho avuto il sostegno di molte persone, in fondo. Innanzitutto, il professor Agasa. Inoltre anche Heiji mi ha aiutato ed è diventato il mio migliore amico. E poi, anche se indirettamente, anche Ran, suo padre, Sonoko, e persino quelle tre pesti di Ayumi, Genta e Mitsuhiko mi sono stati di grande aiuto. Devo ringraziare loro.”

“Uhm…sì…credo di capire. Ad ogni modo, Shinichi…Posso ben comprendere il motivo per cui tu eri così reticente a dirmi la verità. Ma ti assicuro che ciò che ho sentito oggi rimarrà un segreto tra te e me. Non lo dirò a nessuno, te lo giuro.”

“Lo so. Non è che non mi fidassi di te, sai. E’ solo che per me è ancora difficile raccontarlo. Finora sono stato costretto a farlo solo con Heiji.”

“Molto bene! Ora sono davvero contenta!”

“Contenta?”
“Oh, sì! Per molte ragioni. Innanzitutto, ora la smetterai di ignorarmi e potremo ricominciare a vederci!”

A quelle parole il giovane arrossì leggermente e Minami ridacchiò.

“Inoltre ora mi sento più vicina a te. Sono davvero una tua amica speciale!”

“Effettivamente, è proprio così!”

Risero un po’, poi decisero di cenare insieme. Quindi, Shinichi la riaccompagnò a casa, da perfetto cavaliere.

Da quel giorno i due ricominciarono a frequentarsi assiduamente, anche più di prima. Ran si era resa conto che la situazione le stava sfuggendo di mano. Shinichi passava più tempo con Minami che con lei e la cosa le dispiaceva molto. Tuttavia, non s’intrometteva più del necessario nella vita dell’amico. Dal canto suo, Shinichi era confuso. Fin da bambini, Ran gli era sempre piaciuta, ma ora Minami gli faceva provare delle emozioni completamente nuove. La cantante passava praticamente ogni suo minuto libero con lui e la cosa lo riempiva di gioia. Ed alla fine si vide costretto ad ammettere che Minami lo attraeva molto più di Ran. Ciò che non riusciva a capire era se si trattasse solo di attrazione fisica e se in realtà il suo cuore stesse covando qualcosa di molto più profondo.

 

Un giorno, mentre erano seduti ad un bar, Minami esclamò:

“Devo dirti una cosa! Tra due settimane parto.”

“Parti? E per dove?”
“Non c’è un luogo preciso. Si tratta di una tournée dei Two Mix. Gireremo tutto il Giappone e terremo concerti nelle città più importanti e anche in alcune di più piccole.”

“Wow! Ormai siete proprio famosi, eh? Immagino dovrete stare via per parecchio tempo…”
“Già. Non meno di tre mesi, a quanto pare.”

“Così tanto?! Cavolo…non ci potremo vedere per un bel po’…”

“Mi dispiace. Anche noi l’abbiamo saputo solo all’ultimo momento.”

“Pazienza. Vorrà dire che ci sentiremo per telefono. E poi, amica più, amica meno…che vuoi che cambi?”
“Ah, è così! Non ti fa nessuna differenza se ci sono o no! Ma che mascalzone!”

“Scema!”

Scoppiarono a ridere, divertiti dalle loro stesse scenette. A vederli dall’esterno sembravano una tipica coppia di innamorati.

Le due settimane passarono in fretta ed il giorno prima della partenza Minami andò a casa di Shinichi, per salutarlo. Trascorsero il pomeriggio a chiacchierare e guardare film alla televisione, poi cenarono in tranquillità. Infine Shinichi riaccompagnò Minami a casa.

“E così da domani non ci vedremo per ben tre mesi. Certo che non sono proprio pochi, eh?”
“Non sono pochi no. Tre mesi equivalgono ad un quarto di anno. In tre mesi può accadere di tutto…”
“D’altronde, che ci si può fare? Il lavoro è lavoro!”

“Già…Un lavoro che può risultare piuttosto fastidioso, però…”

Il tono con cui Shinichi aveva pronunciato quella frase non era scherzoso né amichevole. Sembrava quasi seccato.

“Che vorresti dire, scusa?”
“Insomma, non una volta che tu riesca ad uscire senza doverti travestire da maschiaccio…non una volta che si possa andare in giro senza avere mille occhi attenti a non farsi riconoscere…e poi impegni lavorativi a non finire ed addirittura una tournée di tre mesi in giro per il Giappone! Direi che questo lavoro ti allontana da tutto e tutti.”
“Si può sapere che ti prende, Shinichi? Perché parli in questo modo?”
A Minami non piaceva il tono di Shinichi, mentre lui stava per perdere la pazienza. Era davvero seccato per essere costretto a separarsi da lei per ben tre mesi. Lei gli piaceva davvero, ma non potevano uscire come una coppia normale, altrimenti sarebbe scoppiato il finimondo. Il lavoro della ragazza lo infastidiva non poco e la cosa stava venendo fuori solo in quel momento. I volti contriti di entrambi non promettevano nulla di buono.

“Che c’è di male? Sto solo dicendo quello che penso. Che il tuo è un lavoro troppo impegnativo. Se poi può essere definito lavoro…cantare…”

Quell’osservazione fece saltare i nervi di Minami.

“Senti un po’, bello! Io amo il mio lavoro, ci metto l’anima ed il cuore! Quando canto dono tutta me stessa al pubblico e loro mi ricambiano! Per quanto mi riguarda, il mio è il lavoro più gratificante che possa esistere! Lo stesso non si può dire per il tuo…Tutto il tempo a stretto contatto con il crimine…Anche quando sei con gli amici ti atteggi a grande detective, esperto di qualsiasi materia…Non ti rendi nemmeno conto di quanto odioso riesci ad essere, a volte.”

“Cosa? Io sarei odioso? Ma stai scherzando?”
“No! Dico davvero, Shinichi! Con il tuo atteggiamento da bravo studentello “so tutto io”, fai saltare i nervi a chi ti sta attorno!”

“Senti chi parla! Perché, secondo te è divertente stare ad ascoltare te che dopo ogni due parole ti metti a canticchiare brani di canzoni?”
“Di sicuro il mio atteggiamento risulta meno sgradevole del tuo!”

“Che ci posso fare se sono più intelligente della media e conosco molte cose che gli altri ignorano? Seppellirmi?”
“Sarebbe un’idea…così forse non ti monteresti più così tanto la testa, mister modestia!”

“Senti, Minami…io non sopporto che mi si prenda in giro per queste cose!”

“Ed io non sopporto che si sottovaluti il mio lavoro! Cosa dovrei fare, secondo te? Smettere di cantare solo perché un mio amico si sente triste e solo senza di me?”
“E chi ha mai detto che mi sento triste e solo senza di te? Sappi che quando non ti vedo sto cento volte meglio di quando ti ho tra i piedi, scema!”

“Stesso vale per me! Anzi, sai una cosa? Potrei chiedere a Shiina di prolungare la tournée, così non sarei costretta rivederti troppo presto!”

“Liberissima di farlo! Per quel che me ne importa!”

Erano arrivati davanti a casa della ragazza e la discussione era ormai degenerata.

“Beh, se non te ne importa niente, vattene via, razza d’idiota!”

“Era proprio ciò che intendevo fare! Solo volevo essere sicuro che tu non decidessi di restare! Parti e vattene dove cavolo ti pare con quella tua assurda band! Così potrò starmene un po’ in pace, finalmente!”

“Nessuno ti ha mai obbligato a farmi compagnia, stupido insensibile!”

Detto, anzi urlato, questo, Minami corse in casa sua senza nemmeno salutarlo. Ancora infuriato, Shinichi si diresse sulla strada di casa, con passo deciso.
Soltanto il giorno dopo, quando ormai Minami era già partita, Shinichi si rese conto di quanto stupido fosse stato il suo comportamento. Tuttavia era troppo orgoglioso per ammetterlo, quindi continuò ad essere imbronciato e ad ostinarsi a non chiamarla. In quella situazione passarono due mesi, senza che lui avesse più avuto notizie della ragazza. Ran aveva messo da parte la sofferenza e cercava di stargli vicina come amica, ma con scarsi risultati. Shinichi apprezzava l’aiuto, ma non appena sentiva nominare Minami o i Two Mix diventava intrattabile.

Un giorno, quasi tre mesi dopo la partenza di Minami, a casa Kudo suonò il campanello. Quel giorno Shinichi era particolarmente depresso e non aveva voglia di vedere nessuno. Tuttavia andò a vedere di chi si trattava. E rimase molto stupito nel ritrovarsi davanti il suo migliore amico. O meglio, il suo unico amico maschio.

“Heiji!!”

“Ehilà, Shin! Come ti butta?”
Il giovane Kudo fece accomodare l’amico in salone, poi gli offrì un caffè.

“Sei solo, Heiji? Kazuha dove l’hai lasciata?”
“Oh, lei è da Ran. Prima siamo passati da lei che mi ha detto che ultimamente le cose non ti vanno troppo bene. Così ho lasciato loro due a chiacchierare e sono venuto a trovarti.”

“Ti ringrazio.”
“Allora, spara! Qual è il problema?”
“Mah, non è che…”
“Andiamo, Shinichi! Sono un detective come te, ma anche se non lo fossi, vedrei lo stesso che sei terribilmente giù di morale. Si tratta di un qualche caso?”
“Magari…questa volta il “caso” mi riguarda personalmente.”

“Di che si tratta? Dai, lo sai che con me puoi parlarne!”

“Sì, lo so. Ecco, vedi…tu hai mai sentito parlare dei Two Mix?”
“Come no! E’ una band molto famosa! Di recente hanno anche fatto un concerto ad Osaka, durante una tournée. Ho dovuto accompagnare Kazuha a vederlo…”

“Ecco, hai centrato in pieno il problema. La tournée.”

“Che? Cosa c’entra la tournée dei Two Mix con te?”
“C’entra eccome. Perché il mio problema è Minami Takayama, la cantante.”

“Vuoi dire che conosci quel gran pezzo di ragazza? Personalmente?”
“Fin troppo…Vedi, l’ho conosciuta ancora quando ero nei panni del piccolo Conan…l’aiutai a risolvere un caso di ricatto. Diventammo ottimi amici, o meglio…lei e Conan divennero ottimi amici. Veniva spesso a trovarmi all’agenzia Mohri. Tuttavia, accadde che non ci sentissimo per un lungo periodo.”

“Ed in quel lungo periodo sei tornato ad essere Shinichi, giusto?”
“Esatto. L’ho rivista qualche mese fa, un giorno, mentre ero con Ran. Ovviamente lei si è fermata a parlare con Ran e poi si è presentata. Ha iniziato ad interessarsi a me ed è venuta a cercarmi anche a scuola. Così siamo ridiventati amici. Solo che è fin troppo intelligente, come ragazza.”

“Ed ha capito che tu e Conan eravate la stessa persona.”

“Precisamente. Quando ha cominciato ad avere dei sospetti ho cercato di evitarla, ma lei in quel modo si è convinta ancora di più. Ed alla fine sono stato costretto a confessarle tutto.”

“Non dirmi che ora ha intenzione di spifferare la verità su di te!”

“Ma no! Il problema è di tutt’altro genere! Vedi, dopo ciò che è accaduto, siamo diventati ancora più amici ed abbiamo cominciato a frequentarci assiduamente. E così è successo…beh, mi sono innamorato di lei!”

Heiji lo guardò come se avesse visto un alieno e Shinichi passò da un colorito leggermente rossiccio ad un rosso acceso.

“Questa, poi! Ti sei innamorato di una cantante famosa! E dire che io ero convinto che tu amassi Ran!”

“Ed era così, infatti. Però, da quando ho conosciuto meglio Minami…mi sono reso conto di provare qualcosa di molto profondo anche per lei. E mi dispiace, perché voglio bene a Ran da anni, ormai!”

“Capisco…dunque, il tuo problema è se dichiararti o meno a Minami…”
“Magari…se fosse così semplice non mi troverei in questo stato. Il fatto è che, prima che partisse per la tournée, abbiamo avuto una litigata tremenda. Io ero arrabbiato perché per colpa del suo lavoro non avrei potuto vederla per tre mesi e ho detto un sacco di stupidate, tipo che quello di cantare non è un mestiere.”
“Ahia!”

“Appunto. E così lei se l’è presa con me, giustamente d’altronde, e mi ha detto che sono un odioso, presuntuoso studentello “so tutto io”, che si atteggia a fare il detective e che si è montato la testa.”
A quelle parole Heiji scoppiò a ridere di gusto, tenendosi la pancia, e Shinichi lo fulminò con lo sguardo.

“S- scusa, amico! Ma una cosa del genere…Ah ah ah!!”

“Proprio un bell’amico!”
“Dai, stavo scherzando! Forza continua.”
“Non c’è molto altro da dire. Ci siamo salutati urlandoci a vicenda che stiamo molto meglio da soli e poi lei è partita. E’ da allora che non la sento.”
“Vuoi dire che tu non la senti da tre mesi? E che l’ultimo saluto che vi siete dati è stato un insulto?”
“Esatto.”
“Cavolo! Peggio di me e Kazuha!”

“Che posso fare, Heiji? Da un lato vorrei cercare di rappacificarmi con Minami, per capire se ho qualche possibilità con lei. Dall’altro, penso sarebbe meglio lasciarla perdere e mettermi con Ran. In fondo viviamo in due mondi completamente diversi. Lei è sempre così impegnata e anche quando è libera deve stare attenta a non farsi riconoscere da nessuno. Una relazione con lei sarebbe faticosissima da gestire.”

“…Io credo che dovresti provare a confessare i tuoi sentimenti a Minami. Se lei ti piace così tanto, non vedo perché dovresti rinunciare. In fondo una relazione la si gestisce in due. E poi, se lei ti rifiutasse, o ti accorgessi che proprio tra voi non va, potresti tornare da Ran. Più che altro, dichiararti ti aiuterebbe a far chiarezza nei tuoi sentimenti. Per capire se colei a cui vuoi veramente bene è Ran o Minami. Non credi?”
Shinichi stette un po’ a pensarci. Poi sospirò.

“Sì. Credo che tu abbia ragione.”

“E certo! Io ho sempre ragione!”

“Ma sentite che presuntuoso!”

Risero insieme. Shinichi era contento di essersi confidato con Heiji. Prima di lui non aveva mai avuto un amico del genere. Passarono un altro po’ di tempo a chiacchierare del più e del meno a casa Kudo, poi uscirono per raggiungere Ran e Kazuha.

Il giorno successivo, Shinichi decise di mettere in pratica il suggerimento di Heiji. Doveva parlare a Minami, ma per farlo doveva prima scoprire dove fosse. Così andò in una libreria e comprò tutte le riviste in cui parlavano della tournée dei Two Mix. In quel modo scoprì che il rientro del duo era previsto per quel fine settimana.

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I giorni passarono lenti, ma finalmente arrivò sabato, il giorno in cui Minami sarebbe dovuta tornare. Siccome non sapeva l’ora di rientro della ragazza, Shinichi si recò a casa sua di primo mattino, saltando scuola. Si guardò un po’ intorno, dopodiché si tolse giacca e cravatta della divisa, rimanendo in camicia. Quindi si appoggiò al muro, pronto per l’attesa.

Quel giorno, Shinichi rimase per moltissime ore appoggiato al muro di casa di Minami. Verso le 17.00, quando ancora stava aspettando dopo aver fatto due sole pause per mangiare qualcosa, dal cielo tinto di grigio cominciò a cadere, lentamente ma inesorabilmente, la pioggia. Quella che sembrava qualche goccia, dovuta ad una nuvola passeggera, si trasformò presto in un vero e proprio acquazzone. La gente scappava coprendosi la testa come poteva, ma Shinichi rimaneva lì, sotto la pioggia, ad aspettare una ragazza che non arrivava. Verso le 20.30, si mosse nuovamente, per andare a comprare qualcosa con cui cenare. Quando entrò nel minimarket, si accorse che tutti lo guardavano male. Era comprensibile. Un liceale, in camicia, bagnato fino nelle ossa, con l’aspetto di uno spettro, che andava a comprarsi qualche cibo precotto per cena. Uscì in fretta e tornò alla sua postazione. Consumò il pasto freddo e si riappoggiò al muretto, senza pensare a nulla. Era distrutto, sapeva che non sarebbe riuscito a resistere ancora per molto. Tuttavia non rinunciava. Aveva giurato a se stesso di aspettarla lì, e l’avrebbe fatto. Fosse anche dovuto rimanerci per tutta la notte ed il giorno seguenti.

All’incirca verso le 22.00, Shinichi era ormai l’ombra di se stesso. La pioggia non accennava a smettere e lui stava in piedi, appoggiato al muro, con le mani in tasca e la testa china. Gli occhi erano chiusi, come se stesse dormendo. In realtà stava facendo appello a tutte le energie rimastigli, ben poche, per la verità. All’improvviso, sentì una forte luce illuminargli il volto. Cercò di aprire gli occhi, ma la luminosità non gli permetteva di vedere nulla. Poi la luce si spense e Shinichi si rese conto che si trattava dei fari di una macchina. Due figure scesero dalla vettura, fissandolo incredule.

“S- Shinichi?”
Erano Minami e Shiina.

“Santo cielo! Da quanto tempo sarà qui? E’ completamente fradicio, guardagli la camicia!”

Minami non rispose. Lo fissava, sconvolta. Shiina la guardò, sorrise, poi disse:

“Beh, io vado dentro. E, visto che ci sono, preparo anche un the caldo, per Shinichi. Mi pare che ne abbia proprio bisogno.”

Minami annuì. Chiuse lo sportello della macchina e, anch’essa incurante della pioggia, si avvicinò al giovane, mentre Shiina entrava in casa.

“Da quanto sei qui?”
Il tono della voce di Minami era debole, faceva trasparire la sua preoccupazione nel vederlo in quello stato. Shinichi non rispose. La guardava, con gli occhi semichiusi, un po’ per la stanchezza, un po’ per l’acqua che gli correva sul volto. Fissandola negli occhi, disse:

“State insieme?”
Il volto di Minami era sconcertato. Shinichi lesse lo smarrimento nei suoi occhi e specificò:

“Tu e Shiina.”

“Ma che diavolo…? Shinichi, ti pare il momento? Guardati, sei completamente fradicio! Dai, entriamo! Hai bisogno di bere qualcosa di caldo!”

“No! Io non mi muovo da qui finché non rispondi alla mia domanda!!”

Il giovane Kudo aveva alzato la voce e Minami lo guardò sconvolta. Quindi sospirò.

“E va bene. No. Io e Shiina non stiamo insieme. Anche volendo, non potremmo. Ecco, secondo me è assurdo parlarne in questo momento, sotto la pioggia, ma visto che insisti tanto…Devi sapere che io e lui siamo fratelli. Anche se nessuno è a conoscenza di questo fatto.”

Silenzio, da parte di Shinichi. Continuava a fissarla, come imbambolato.

“Bene. Ora che sai come stanno le cose, andiamo dentro? Ti prenderai una polmonite!”

Per tutta risposta, Shinichi sorrise. Un sorriso debole, che tuttavia fece sobbalzare Minami, che s’incantò. Il detective si scostò dal muro e, un po’ barcollante, le si avvicinò. Sempre tenendo le mani in tasca, con rivoli di pioggia che gli scendevano per tutto il volto, le si portò davanti. Quindi chiuse gli occhi e la baciò. Minami rimase nello stupore più completo per qualche secondo e non si mosse nemmeno quando le loro labbra si furono separate. Poi, Shinichi, sussurrò:

“Ti amo.”

In quel momento Minami si riprese. Fissò Shinichi con sguardo serio poi, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime ed uno splendido sorriso le si allargava sul volto, gli cinse il collo con le braccia, esclamando:

“Scemo!!”

Lui ricambiò sia il sorriso che l’abbraccio e lei, dopo avergli sussurrato “anch’io”, ricambiò il bacio, mentre su di loro continuava a scorrere, incessante, la pioggia.

 

FINE

  
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