Questa non è
la prima FF che scrivo su questo fandom, che sinceramente adoro con tutto il
cuore; penso che Artù e Merlino siano due amori, mah tornando a noi, come ho
già detto non è la prima FF che scrivo su di loro, quindi spero vivamente di
non deludervi.
Ammetto di
essere abbastanza soddisfatta di questa FF, e spero di ricevere dei commenti
che siano essi positivi o negativi non
ha importanza; le critiche servono sempre come i complimenti, perché aiutano
uno scrittore, anche il più mediocre ( Alza la manina.) , a darsi da fare il
doppio la prossima volta che deciderà di scrivere qualcosa.
Quindi
gentili lettori ( Oddio sembro una presentatrice della tv, che senso. xD )
lascio a voi il compito di giudicare questa mia piccola fantasia. ( Se così la
si può chiamare. xD )
Non vi
anticipo nulla. *3*
Buona
Lettura.
Era una
bellissima giornata a Camelot, gli uccellini cinguettavano felici nel cielo
azzurro e i tiepidi raggi del sole illuminavano le viette strette della città
bassa, regalando agli abitanti un’occasione in più per rilassarsi tra le varie
bancarelle del mercato.
Un ragazzo
dalla capigliatura nera indomabile si aggirava tra le suddette vie, cercando di
non farsi sovrastare dalla marea di gente che le popolava; bambini che
scorrazzavano investendo ogni tanto le
povere signore ferme ai lati delle bancarelle, intente a spettegolare del
malcapitato di turno, le urla dei contadini
che, con le loro merci preziose cercavano di attirare l’attenzione dei
passanti sperando in un buon affare.
Tutto a
Camelot esprimeva gioia e prosperità, ma quel ragazzo moro che cercava di non
farsi travolgere dalla folla non aveva
molto tempo a disposizione da trascorrere in mezzo alla gente, beandosi del
calore del sole; lui doveva recarsi a palazzo, il suo signore l’aveva mandato a
chiamare e non aveva un minuto da perdere, il suo asino reale diventava
intrattabile e ancora più arrogante del solito quando ad attendere era lui, al
posto degli altri.
Superò le
ultime bancarelle rimaste e, svoltato l’angolo si ritrovò davanti l’imponente
palazzo dei Pendragon, Sali le scale di corsa, rischiando di inciampare sui
suoi stessi piedi più di una volta; superò velocemente i vasti corridoi che lo
separavano dalla sua agognata meta, fermandosi brevemente a scambiare due
parole con delle servette che incontrò tra essi.
Ed infine
eccola, la sua agognata meta.
Aprii
lentamente la porta, dimenticandosi come sempre di bussare, cercando di fare il
minor rumore possibile e ci infilò dentro la testa per vedere la situazione;
l’interno della stanza era ampio e come al solito nel completo disordine, e
pensare che aveva pulito e messo in ordine gli effetti del principe solo 2
clessidre fa.
Il letto a
baldacchino troneggiava in mezzo alla stanza affiancato sul lato sinistro da
un’enorme armadio, i vestiti sparsi disordinatamente sul letto e sul pavimento
assieme all’armatura rendevano il pavimento della stessa un labirinto difficile
da superare; sul tavolo incombevano una moltitudine di pergamene sovrastate
alle volte da qualche libro sparso qua e la in modo scomposto, altre invece
erano sovrastate da delle possenti braccia che facevano da cuscino alla regal
testa dell’asino reale, che stravaccato, o per meglio dire “ seduto scompostamente” sulla regal sedia, ronfava .. oh
pardon, faceva riposare gli occhi dopo la stancante giornata.
Chiuse la porta dietro di sé senza fare il
minimo rumore e, sempre in completo silenzio iniziò a mettere un po’ in ordine;
avrebbe voluto usare la magia per pulire quel disastro, ma non era del tutto
certo che il principe non si fosse destato dai diversi rumori che essa avrebbe
provocato, quindi si rimboccò le maniche e sbuffando sonoramente per
l’ingiustizia si apprestò a compiere il suo dovere il più presto possibile.
Non era ben sicuro di sapere il motivo del
suo gesto, stava raccogliendo una maglietta da terra quando i suoi occhi
incontrarono per la milionesima volta la figura del principe, il suo corpo si
era mosso da solo, attratto da una forza invisibile; la maglietta gli doveva
essere anche scivolata di mano ma lui non se ne accorse neanche talmente era preso
a contemplare la figura del suo signore, colmò quella debole distanza che li
divideva e si chinò di più verso la faccia del principe ereditiero di Camelot.
La pelle, leggermente brunita sembrava
soffice e delicata nonostante il suo possessore fosse un forte e valoroso
guerriero, le ciglia bionde, spropositatamente lunghe per un uomo nascondevano
alla vista due occhi che facevano invidia anche alle acque più limpide; le
labbra rosse e carnose chiamavano al peccato anche il più santo tra gli uomini,
per non parlare del collo, che ispirava sesso e gemiti.
Tutto nel suo principe lo attraeva, e
sinceramente non poteva stupirsi della moltitudine di donne che facevano la
corte al giovane sovrano o che segretamente speravano di essere notate se non
ricambiate dall’aitante guerriero; anche lui segretamente amava il suo
principe, ma sapeva che il suo amore non corrisposto non lo avrebbe portato a
null’altro che alla morte, anche se ipoteticamente parlando, il principe
miracolosamente lo avesse ricambiato il sovrano non avrebbe mai ammesso che il
suo unico figlio si intrattenesse stabilmente con un uomo, figuriamoci
sposarlo!
Poi ovviamente, c’era da considerare la sua
magia, nessuno oltre a Gaius era a conoscenza della sua esistenza dentro il suo
fragile corpo, e non era del tutto sicuro che Artù avrebbe accettato se non
capito la sua importanza.
Era nato per proteggere Artù, per aiutarlo a
costruire Albion, un regno dove la magia non era bandita e tutte le creature
magiche e non avrebbero potuto vivere in pace, creando un mondo migliore; il
suo destino diceva che il suo posto era affianco ad Artù, ma non nel modo che
avrebbe voluto lui, lui doveva essere la
sua guida, il suo consigliere, non il suo amore. Doveva accettare questo suo destino, anche se il suo
cuore si fosse irrimediabilmente spezzato.
Mah… che male poteva fare, solo una volta,
una volta sola, poi avrebbe richiuso il suo cuore al mondo esterno fingendo che
quel sentimento non fosse mai esistito, nessuno l’avrebbe scoperto, già…
nessuno.
Avvicinò piano la sua faccia a quella del
principe, il suo odore tipicamente Artù lo stordì facendogli accelerare ancora
di più i battiti del suo già provato cuore.
- ………. – Sussurrò direttamente nel suo
orecchio, per poi depositare un casto bacio sulla guancia del suo bellissimo asino
reale.
Fece per allontanarsi dal corpo del suo innamorato,
quando sentii un leggero lamento provenire dal corpo dello stesso.
- Uhm… -
Preso dal
panico per l’imbarazzante posizione da lui assunta, per compiere quel piccolo
attimo di pazzia iniziò a guardarsi intorno alla ricerca di una possibile via
di fuga; doveva andarsene, voleva andarsene da quell’enorme stanza che era
diventata improvvisamente così stretta e soffocante, non aveva il coraggio di
guardare il suo principe negli occhi dopo quello che aveva fatto.
Scese velocemente
dal tavolo su cui era salito, e individuando prontamente la porta, la sua unica
via di fuga, si fiondò fuori da quella stanza soffocante il più velocemente
possibile, lontano dall’imbarazzo, lontano dal dolore e dall’amore.
Lontano dal
suo principe.
Fine primo
cap.
Inizialmente
pensavo ce questo piccolo sprazzo di fantasia si sarebbe concluso con il primo
capitolo; ma visto che mi sento particolarmente ispirata ho deciso di dividere
in due la ff.
Come avrete
ormai capito questo capitolo parla di Merlino, anche se io non ho mai accennato
al suo nome ma suppongo sia abbastanza ovvio. xD
Nel prossimo capitolo molto probabilmente a *
pensare/parlare etc..* sarà Artù il protagonista.
Fatemi sapere
se vi ho anche solo incuriosito con questa mia piccola pazzia.
Al prossimo
capitolo!!!
Ja nee ~