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Autore: Moonshade    28/04/2010    0 recensioni
Questa è una storia che fa veramente ribrezzo, almeno per me XD Parla di una ragazza tedesca che partecipa e scappa dalla Seconda Guerra Mondiale per andare ad abitare in America. Lì avviene un incontro inaspettato... è molto scontata come storia ed è corta tra l'altro... ma spero che possa piacere comunque... ^^
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era difficile riconquistare una donna tradita così procedemmo gradualmente. La bambina dei due stava male e doveva avere entrambi i genitori vicini. Così in quel momento non potevano procedere con la separazione. Cosa positiva. Cominciammo modificando il giardino curandolo e piantando proprio quei fiori che lei adorava. Ovviamente ci avrebbero messo svariati giorni per crescere quindi dovevamo aspettare. Intanto abbiamo lavato la casa, preparato una cena a lume di candela e abbiamo deciso che i bambini avrebbero passato con me la notte in ospedale. Gettammo alcuni petali di rose sul pavimento e io andai a prendere la donna all’ospedale. Le diedi un vestito a tubo con delle fantasie ondulate con sfumature diverse di blu. La gettai in macchina e la accompagnai fino a casa sua, impaziente di vedere la sua faccia stupita.
Ma perché hai tanta fretta di andare a casa mia? –
Lo vedrai Amelie! E cerca di comportarti gentilmente che in tutto questo c’entro anch’io!-
Scendemmo dalla macchina di gran corsa. Lei era bellissima, i suoi capelli acconciati in modo semplice e con un tocco di lacca davano un che di perfezione, i suoi occhi brillavano sotto il mascara che evidenziava le sopracciglia lunghe ed eleganti, l’ombretto leggero e il fard la rendevano ancora più elegante. Le scarpe con il tacco a spillo dove sembrava non reggersi in piedi svelavano il suo carattere impacciato ma che avrebbe fatto innamorare chiunque. Il rossetto rosso scarlatto evidenziavano un sorriso bianco e perfetto. Sembrava nervosa ma divertita dalla situazione. Appena arrivammo alla porta, bussammo al campanello e all’accoglienza c’era un Hansel elegante e perfetto quanto la moglie che in quel momento si sentiva confusa. La accompagnammo al tavolo.
Ora saremo soli…- sussurrò Hansel all’orecchio della moglie
Ma i bambini? Dove sono? – chiese lei un po’ preoccupata.
Non ti preoccupare, a loro penso io…- risposi prendendo i due per mano e portandoli fuori.
Divertitevi! – a quel punto uscimmo dalla casa e ci precipitammo all’ospedale dove la ragazzina era occupata a giocare con una bambola di pezza.
I due ragazzini si sedettero nelle sedie da un lato del letto e io mi misi dall’altro lato. Parlai un po’ con la bambina mentre gli altri due stavano giocando.
- Allora, tutto a posto? –
- Sì…- rispose in un primo momento
- Mamma e papà resteranno litigati per sempre?-
- No! Assolutamente no! Vedrai che si chiariranno… -
- Lo spero, zia… Non voglio che la nostra famiglia non viva bene… -
In quel momento la bambina mi pareva più matura dei genitori. Le sorrisi e le accarezzai la testa. Passai l’intera nottata a raccontarle favole che a mia volta mi avevano raccontato quando ero piccola. Si addormentò alla terza. Ormai si erano addormentati anche i due bambini così decisi di chiedere ad un’infermiera di controllarli mentre andavo a chiamare i due piccioncini. Mi assicurarono che era tutto a posto e mio fratello sembrava davvero felice. Avevo centrato nel segno. Mi recai in camera della ragazzina e mi sedetti. Le palpebre si facevano pesanti e, travolta dalla stanchezza, chiusi gli occhi sprofondando in un sonno movimentato.
La mattina seguente, mi trovai appoggiata nel letto della bambina. Attorno c’erano anche i due genitori che mi avevano portato la colazione. Finite le cibarie, rapii mio fratello per farmi raccontare come erano andate le cose. Diceva di aver trascorso una bellissima serata e che, dopo una notte di coccole con Amelie, sembrava essere tutto a posto, tornato come prima.
Eh, fratellone! Visto che avevo ragione? – chiesi con non poca modestia
Già sorellina. Dovresti cominciare a far funzionare le cose con quel belloccio che ti ha rapita…-
Spiritoso! –
Pensi che una cenetta al lume di candela funzioni anche con lui? –
Dopo un minuto di silenzio scoppiammo entrambi a ridere. Sebbene soffrivo per quel argomento, con Hansel riuscivo a trovare la forza di scherzarci su. Mi promise di aiutarmi a conquistarlo quando sarebbe stato il momento opportuno ma in quel momento dovevamo preoccuparci solo del suo matrimonio e della bambina malata. Non raccontai della sera prima dato che i due non dovevano sentire il peso del volere dei figli, dovevano ricongiungersi per loro scelta e non per agenti estranei alla loro storia. Passai la giornata a compiacermi del mio operato, ma ogni volta che li osservavo mi veniva in mente l’immagine di Adam. Chissà come stava. All’improvviso la bambina cominciò a sentirsi male. I medici la portarono in sala operatoria allontanando tutti. Ci dirigemmo tutti nella sala d’attesa. Amelie piangeva abbracciata ad Hansel e i due bambini guardavano preoccupati la sala. Mio fratello era ancora più preoccupato e aveva lo sguardo fisso nel vuoto, tipico in queste situazioni. Io ero dall’altro lato della sala, anch’io tentennante per questa situazione. Picchiettavo le dita sulle ginocchia in attesa di qualcuno che usciva dalla sala operatoria. Un uomo vestito in verde acqua, uscì dalla porta e disse qualcosa ai due che annuirono e firmarono una carta che gli porgeva l’uomo. Quando quest’ultimo si diresse verso la sala, mi precipitai verso mio fratello che mi disse che avevano appena autorizzato un’operazione per eliminare il cancro dal suo corpo. L’operazione andò a buon fine con grande sollievo di tutti.
Qualche giorno dopo la bambina era stata dimessa dall’ospedale e finalmente si poteva tornare a casa. I fiori con il messaggio per Amelie finalmente erano cresciuti ed erano pronti per essere mostrati alla donna. Quella sera raggiunsi la casa della coppia e intrattenni Amelie finché Hansel non ci invitò ad affacciarci fuori dalla finestra del piano di sopra. Andammo di sopra per vedere meglio e la donna cominciò a piangere dalla gioia. Un quantitativo di cento o forse più orchidee gialle splendevano alla luce della luna mostrando il messaggio “vuoi perdonarmi”. Amelie corse giù per abbracciare il marito. Finalmente la coppia era stata riunita felicemente. Restai fuori dalla finestra a guardare i due che continuavano ad accarezzarsi e a baciarsi. Ricordavo ancora il primo bacio con Adam. Magico, era l’unico modo di descriverlo. Forse era il primo bacio in assoluto che diedi. Sospirai e poi mi ritirai dentro casa. Avevo già compiuto il mio dovere. Scesi a complimentarmi con mio fratello e, con fare malinconico, mi diressi verso la macchina ancora presa dai miei ricordi. Ero troppo romantica e forse dovevo rinunciarci per sempre a quel amore. Forse non doveva avere un seguito.
Ariel!- Hansel mi fermò proprio quando stavo per entrare in macchina
Dimmi Hansel…- dissi con tono un po’ rassegnato
Mi ricordo ancora la mia promessa e ti giuro che la manterrò –
Sei molto dolce…- mi sforzai di sorridere.
Lo salutai e mi allontanai con la mia macchinina. Mi fiondai a letto un po’ triste, un po’ invidiosa, un po’ confusa. Affondai il mio volto pieno di lacrime sul cuscino e mi addormentai decisa di andare a chiudere con Adam una volta per tutte.
Il giorno dopo, la luce del sole mi svegliò alle 8:00. Corsi in bagno per lavarmi e vestirmi e mi precipitai in macchina. Ero decisa, quasi. Ma se lo amavo dovevo lasciarlo andare per la sua strada. Dopotutto non mi voleva più grazie a quel malinteso. Sospirando e con un blocco alla gola, mi avvicinai sempre di più alla prigione dove era rinchiuso lui. Entrando nell’edificio chiesi di lui e pochi minuti dopo me lo fecero incontrare dietro una di quelle cabine.
Ciao Adam… -
Ciao… -
Era ancora offeso però aveva uno sprizzo di felicità nel suo tono. Non era del tutto infelice di vedermi dopotutto. Guardavo i suoi occhi verdi che non erano più accesi come una volta, era un po’ trasandato e non era uno splendore ma ai miei occhi appariva sempre più bello, con quell’aspetto era stupendo più di prima.
C-come va…?- cominciai a balbettare. Sembrava intenerito.
Uno splendore…- rispose sarcastico e finalmente guardandomi negli occhi.
Sembra di stare in un hotel di lusso… Con tanto di uomini attaccabrighe… - sorrise, quel fantastico sorriso che mi era mancato terribilmente.
Beh… perché sei venuta qui?- chiese tornando serio.
Non ti ho trattato bene l’ultima volta… e non mi aspettavo di vederti…-
Sono venuta qui… perché…- non volevo continuare ma poi presi un grosso respiro e sorrisi con uno sforzo incredibile.
Volevo dirti… che se non mi volevi vedere più non importa… ti capisco benissimo. Per colpa mia sei qui… -
Non ti ho detto che non ti voglio più vedere, Ariel… -
Allora perché mi hai trattato in quel modo?- chiesi con le lacrime che cominciarono a scendermi.
Ariel, io… -
Tu cosa? Non sai nemmeno quello che ho sofferto vedendoti chiuso in prigione!-
Posso capirti, ma io… -
Niente ma! Ormai la cosa è decisa… - mi alzai dalla mia sedia ancora in lacrime
Staremo lontani l’uno dall’altra e così avremo risolto tutto… Addio Adam! –
Mi allontanai di corsa piangendo come una bambina piccola. Mi sentivo ancora i suoi occhi addosso. Il mio cuore si ruppe in piccoli pezzi. Tornai a casa con la vista annebbiata dalle lacrime. Non riuscivo a smettere finché non bussarono alla porta. Andai ad aprire e trovai mio fratello da solo. Mi asciugai le lacrime e lo feci entrare.
Ariel, che ti è successo?- mi chiese dopo essersi seduto
Niente Hansel… -
Non me la bevo… raccontami tutto!-
Così, tra un singhiozzo e l’altro, Hansel venne a sapere tutto quello che era accaduto. La mia decisione era irremovibile. Non volevo più intralciare Adam in qualunque caso. Il giorno dopo sarei tornata a lavoro e non avrei mai più pensato a lui. Mi levai il ciondolo e lo riposi in un cassetto.
Ariel…-
No, Hansel! Ormai ho deciso… -
Mio fratello non sembrava ancora convinto. Quando se ne andò da casa mia, sembrava avere qualcosa in mente. I suoi piani erano impossibili da capire così rinunciai completamente ad entrare nella sua mente. La giornata procedette tranquilla. Ricevetti alcune visite dalle mie colleghe che mi chiedevano in continuazione che cosa fosse successo. Si capiva così facilmente che avevo avuto una giornata storta? Non volevo dire niente a quelle donne che ne avrebbero fatto lo scandalo della settimana così rispondevo che andava tutto bene sorridendo ed atteggiandomi a gran donna.
La sera andai a cenare con loro in un ristorante di lusso. Li mi fecero conoscere tre uomini. Sembravano essere attratti da me. Tutta la sera la passai a ridere alle loro battute e a mostrarmi oca come le mie colleghe. Erano tre uomini stupendi ma mai come il mio Adam che ormai mi era sfuggito.
Tornai a casa felice di aver trascorso quella serata. Mi sciacquai il viso per eliminare il trucco, mi fissai allo specchio e mi sentii decisamente un mostro. Non potevo ancora dimenticare Adam e sentivo che non ero stata corretta con lui. Intanto non potevo più riparare. Mi cambiai e andai a letto cercando di dimenticarlo completamente ma non sapevo che cosa mi aspettasse la mattina seguente.
  
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