Another
Opportunity
CAPITOLO 3
Pensa, Cappellaio, pensa.
La morte l’aveva colto. E’ sicuro, ricordava perfettamente la fredda lama che gli aveva lacerato l’addome, trapassandolo.
Forza! Cosa è
successo?
Poteva rivedere chiaramente ogni singolo istante di ciò che era accaduto. Era in grado di riascoltare i suoi lievi respiri che sempre più l’avvicinavano all’altro mondo. Aveva percepito il suo cuore fermarsi.
Parole che iniziano con la
M…morte.
Per forza, non c’era un’altra spiegazione. Eppure…le cose non quadravano. E’ mai possibile che un morto possa ricordare i suoi ultimi momenti? E che, ancora, potesse riuscire a riflettere in quel modo? C’era qualcos’altro che sfuggiva al Cappellaio, qualcosa che intravedeva sfocatamene, un’azione, un gesto.
La mia bocca ha un sapore
zuccherino.
La lingua dell’uomo accarezzò dolcemente il palato, procurandosi una sensazione di piacevole dolcezza. Cominciò, in quell’oscurità immonda che lo circondava, a riottenere la sensibilità del suo corpo. Finalmente aveva smesso di fluttuare nel vuoto: le sue dita riuscirono a premere su quella che pareva una superficie piuttosto dura. Provò ad annusare l’aria, ma non ne ricavò molte informazioni, il suo naso sembrava che ancora non percepisse bene alcun tipo di odore o stimolo. Tuttavia, respirava. Oh, eccome se respirava! Poche volte ricordava di essersi sentito così in pace, così leggero, eppure…era certissimo di non essere morto! Quando infine si concentrò meglio sul sapore che addolciva la sua bocca, il Cappellaio sussultò.
…la pozione!
Ora rammentava! Era riuscito, per un soffio, a ingurgitare una goccia del filtro magico! Tuttavia, dopo aver bevuto la pozione, ricordava d’essersi spento, ne era sicuro. Ma allora…che funzionasse lo stesso? Che quel miracoloso liquido non avesse confini..? Quindi, se non era morto…
Tarrant.
Oh, quanto amava la sua Regina! Quanto poteva esser degna del suo trono!
Tarrant.
Questa volta non avrebbe sprecato la pozione, questa volta sarebbe stato attento ad ogni dettaglio.
Tarrant.
No, questa volta non se la sarebbe lasciata sfuggire…
-TARRANT!! Sei forse diventato sordo?!-
-Ah!!-
Gli occhi verde foglia del Cappellaio Matto si spalancarono di colpo, illuminando il piccolo spazio dove questi si trovava: una piccola cella, illuminata esclusivamente da una minuta finestrella che filtrava l’opaca luce mattutina. L’uomo si portò una mano su una tempia. Aveva un forte mal di testa, quei bizzarri viaggi temporali avevano la terribile capacità di far diventar diventare matto anche chi già lo era! Tarrant si guardò un po’ intorno, costringendo i suoi occhi a mettere a fuoco la visuale il prima possibile. Quando, dopo pochi secondi, riacquistò completamente la vista, riconobbe quel luogo. Gli era già capitata la disgrazia di trovarsi lì… ma quanto tempo era passato? Non lo sapeva, non era mai stato molto amico del Tempo.
-Buongiorno, bell’addormentato. E’ incredibile come riesci a vegetare anche in una situazione come questa.-
-Non saresti comunque d’aiuto, vero Stregatto?-
Il micione apparve accanto allo stravagante cappello del Cappellaio, poggiato a qualche centimetro di distanza dall’uomo. Il gatto giocherellò un po’ con il foulard rosa pesca che adornava quel buffo cilindro, gli occhi quasi stralunati.
-Come è bello il tuo cappello, Tarrant…-
-Smettila di toccare il mio cappello, Stregatto!-
Il Cappellaio afferrò il suo prezioso oggetto, stringendolo tra le braccia quasi come fosse un bimbo in fasce.
-Ti avevo promesso che te ne avrei fatto uno, o sbaglio?-
Lo Stregatto lo fissò, in uno dei suoi sguardi che pungevano quasi più dei suoi denti aguzzi. Il felino iniziò a sghignazzare nevroticamente.
-Hihihi…tu sei matto, Cappellaio…ma non mi dispiacerebbe di certo…hihihi…-
Uh, che sciocco che era! Naturale che lo Stregatto non ricordasse minimamente della sua promessa, il tutto ancora non era avvenuto. Ma allora, era in prigione…cosa sarebbe dovuto succedere?
-Sei venuto a salvarmi, Stregatto?-
-Sai, Tarrant, lo farei molto, molto volentieri, credimi, ma…in questi casi, preferisco…-
Svanì, l’immagine del suo sorriso folle era tutto cio che rimaneva di lui.
-…svignarmela.-
Il suo sorriso a mezzaluna scomparve
completamente, in una
nuba sottile e scura. Doveva immaginare che non gli sarebbe stato di
alcun
aiuto. Tuttavia, non gliene fece una colpa. In fondo, era un povero
gatto
matto.
-Ehi, tu!-
Una voce metallica fece distrarre il Cappellaio dai suoi pensieri. Alzò il capo, incontrando gli occhi di vetro di un Soldato Rosso della Regina di Cuori. La carta estrasse un mazzo di chiavi, ne infilò una nella serratura della cella e l’aprì. Il Cappellaio non fece in tempo a dire una parola che la lunga lancia del soldato sfiorò la sua gola.
-Avanti, alzati. La Regina Rossa ti ha convocato.-
-Oh, e perché dovrei venire?-
-Perché se non lo farai perderai la testa, idiota.-
-Pff!-
Il Cappellaio sbuffò divertito. Aveva capito di quando facessero parte i momenti che stava rivivendo. Questa volta, non si sarebbe lasciato sfuggire nulla. Questa volta, avrebbe sistemato le cose, avrebbe…avrebbe…ehm…
Cosa sono venuto a fare qui?
Il Cappellaio aggrottò la fronte perplesso. No, per favore no! Cosa ci faceva lì? Per quale motivo era tornato indietro?
-Ehi! Mi hai sentito?! Muoviti!-
Un dolore alla gola lo riportò alla realtà. Il soldato della Regina Rossa gli stava lacerando la pelle, con la punta della sua lancia acuminata.
-Ho capito! Ho capito, arrivo! Non c’è bisogno di essere così insistenti…-
Il Cappellaio s’alzò in piedi e seguì la Carta, che presto fu raggiunta da diversi altri soldati. Finalmente, dopo qualche minuto di sali e scendi, si ritrovarono davanti al grande portone della Sala della Regina. L’ingresso s’aprì, e il Cappellaio riebbe, per l’ennesima volta, una forte sensazione di dejà vu.
-Portatelo qui!-
L’uomo fu avvicinato al Trono sulla quale era seduta la Regina Rossa. La maledetta Regina Rossa, ancora conservava il potere che avrebbe potuto meritare anche uno scarafaggio, al suo posto. Ma lo sguardo del Cappellaio fu lesto a notare qualcos’altro. Qualcosa di meraviglioso, qualcosa di semplicemente perfetto.
-Lei è Ehm.-
La Regina presentò la sua
protetta al Cappellaio, il quale
non riusciva a percepire alcun genere di suono, in quella gigantesca
Sala…tutto
era ovattato, tutto era così angelico. Non si accorgeva, il
Cappellaio, che si
stava per decidere della sua esecuzione. Tutto si concentrava attorno a
lei. Lei.
-Ma insomma! Come osi! Non mi sta ascoltando! Guardie! Tagliategli la testa!!-
NO!
Non un altro errore, non di nuovo!
Rifletti, Cappellaio!
-Aspetti! Vostra maestà, ma Lei…ha una testa deplorevolmente grande…!-
La Regina Rossa osservò il Cappellaio con aria enigmatica. Dopo qualche istante d’esitazione, fece cenno col braccio ai suoi soldati, facendo mollare loro la presa sull’uomo.
-Continua...-
-Mi piacerebbe farLe un cappello.-
-Un cappello, dici?-
FINE CAPITOLO
Questo capitolo mi fa parecchio schifo O.o Lo so che è corto, non mangiatemi!! Ho pensato che fosse meglio tagliare, altrimenti diventava parecchio pesante da leggere ._. Ringrazio tantissimo chi segue la mia storia!!! E un grazie in particolare ai pochi (ma buoni *-*) che recensiscono! Sotto le mie risposte! ^^ Spero che vi piaccia anche questo capitolo, e che non vi abbia deluso…a me non piace, davvero! °A° Un grande abbraccio!!!
DolceRosellina
X ANGORIAN
Ti ringrazio molto della tua recensione! Non sai quanto mi faccia piacere sapere che la Fanfic è di tuo gradimento! *-* Spero che possa continuare a piacerti! =D
X SEVICHAN
Ma che onoreeee TwT Non so se merito
tale gesto! >.<
Fuori di me dalla gioia nel sapere che ti sta piacendo questa Fic!! Ti
mando un
grande bacio, e ti aspetto per andare a minacciare Tim! OwO