I due poliziotti giunsero davanti alla casa dove si era da
poco consumata la tragedia.
Era mezzanotte e trenta e la pioggia aveva cessato di cadere.
- Chi è la vittima?- domandò l’ispettore Carlo Reggeri, un
uomo alto con dieci anni di servizio alle spalle, al suo collega Andrea
Simoneti.
- Dylan Lareti, quattordici anni, signore- esclamò impacciato.
- Lareti, mi sembra di averlo già sentito da qualche parte.
Comunque chi è la ragazza che hanno appena portato in ospedale?- domandò.
- Mary David, sedici anni, signore.
Andrea Simoneti era un uomo alto e smilzo, era stato da poco
assunto e questa era la sua prima esperienza sul campo.
- Chi ha scoperto il corpo?
- I genitori della vittima quando sono tornati a casa,
signore.
- Chi è entrato nella casa?
- I due medici che hanno portato la ragazza all’ospedale e ora
c’è un’agente della scientifica, signore.
- Bene ma speriamo che i due medici non abbiano compromesso le
prove, dai entriamo; la famiglia la interrogheremo alla centrale. Ah, un’altra
cosa: non chiamarmi “ signore”.
- Sì signore!
- E dai con ‘sto signore!
I due entrarono nella casa, guardandosi intorno: tutto era in
ordine.
Andarono dunque direttamente alla stanza della vittima.
- Ricorda,- disse l’ispettore – guarda bene ogni cosa, ogni
particolare. Tieni, metti questi e buon lavoro – concluse porgendogli un paio
di guanti di lattice di gomma.
Nella stanza la luce era accesa e si vedeva chiaramente tutta
la scena.
L’ispettore si avvicinò al corpo della vittima: era appoggiato
con le braccia e la testa sulla scrivania, seduto su una sedia con le rotelle.
Dietro di lui, l’agente della scientifica Massimo Trini si
stava presentando ad Andrea.
- Piacere- rispose il poliziotto.
- Max,- chiamò l’ispettore – qual è la causa del decesso?-
domandò voltandosi.
- Ha ricevuto un forte colpo alla testa- disse indicando una
zona della testa insanguinata - successivamente è stato accoltellato al polmone
destro; l’assassino era alle sue spalle. Un colpo solo ed è andato- concluse
mostrando una grossa lacerazione all’altezza del polmone.
- La lacerazione è molto profonda, forse è stato accoltellato
con un coltello da cucina, di quelli lunghi e molto affilati.
- Come mai c’è del sangue sulla scrivania?
- Perdita di sangue dalla bocca. Dopo l’autopsia il medico
legale vi saprà dare più informazioni.
- Mi scusi ispettore- intervenne Andrea – l’assassino deve
essere per forza entrato dalla finestra di questa camera. Ci sono delle
impronte sporche di fango.
- Hai ragione, provengono da fuori. Inoltre ha smesso di
piovere da poco e il terreno è ancora fangoso- esclamò l’ispettore
avvicinandosi alle impronte.
- Max, prendi l’impronta- ordinò.
L’agente prese un foglio adesivo dalla valigetta e lo adagiò
sull’impronta.
Successivamente tirò fuori un tampone e prelevò un po’ di
fango dall’impronta sul pavimento.
- Ne prendo un campione da confrontare con quello del
giardino.
- Mi scusi nuovamente ispettore, ma la vittima avrebbe dovuto
accorgersene se qualcuno entrava dalla finestra, no? Quindi, secondo me, la
vittima conosceva il suo assassino- ipotizzò il giovane poliziotto.
- Già, ottima osservazione. Questo spiegherebbe il perché
della camera così in ordine, non c’è stata nessuna colluttazione. La vittima e
l’assassino si danno appuntamento qui; la vittima lo fa entrare dalla finestra
e si siede un attimo alla scrivania, l’assassino ne approfitta per colpirlo
alla testa e infine impugna il coltello e lo finisce. Potrebbe andare, ma per
ora sono solo supposizioni- esclamò concludendo la ricostruzione.
- Carl, vieni qui a dare un’occhiata!- chiamò Max
- Cosa c’è?
- L’assassino lo ha colpito alla testa con questa- disse
mostrando una mazza da baseball sporca di sangue.
Quella che Max reggeva in mano era la mazza con la quale Dylan
aveva vinto numerose partite e si era guadagnato il titolo di campione.
- Ora abbiamo la mazza, ma non il coltello- disse Andrea
camminando per la stanza.
Max prese un tampone e lo fece scorrere sulla macchia di
sangue sulla mazza.
- L’assassino può aver colpito anche la ragazza con questa-
disse Max – meglio prenderne un campione per verificare.
- Ispettore, guardi che cosa ho trovato!- esclamò Andrea
mostrando una gomma da masticare.
- Potrebbe essere
dell’assassino; puoi ricavarne il DNA Max- disse l’ispettore.
- Voi ora andate ad interrogare i genitori, qui ci penso io.
Perquisisco il resto della casa e faccio venire a prendere il
corpo in modo che il medico legale esegua l’autopsia al più presto. Buon
lavoro- concluse salutando Max.
La stanza degli interrogatori non era molto grande e
accogliente, c’era lo spazio per un palio di sedie e un tavolo.
Andrea e l’ispettore erano seduti su un lato del tavolo mentre
dall’altro vi erano la signora e il signor Lareti.
La signora singhiozzava mentre il marito cercava di calmarla
tenendole una mano sulla spalla.
- Voi dove vi trovavate al momento dell’omicidio?- cominciò
l’ispettore tenendo le braccia incrociate.
- Io e mia moglie eravamo al ristorante “ Moon e Star” e
stavamo festeggiando il nostro anniversario di matrimonio.
- Bene, così avete lasciato i bambini ad una baby-sitter di
nome Mary, giusto?
- Sì, Dylan doveva andare al cinema con dei suoi amici; c’è
andato in motorino.
- Aveva il motorino?
- Sì, da un po’ di tempo.
- Comunque, sapreste dirmi i nomi degli amici con cui è
uscito?
- Bhe… - sospirò il signor Lareti – non li conosco perché mio
figlio ormai è grande e sa com’è… non ce li presenta.
- Non le viene in mente nessun nome?
- Forse Daniela Frachi, la sua fidanzata. Esce spesso con lei.
- Grazie. Comunque aveva ricevuto minacce? Aveva dei nemici?
- No, tutti lo rispettano, ha un sacco di amici, è un… O mio
Dio, parlo come se fosse ancora vivo!- il signor Lareti non riuscì più a
trattenere le lacrime e si coprì il volto con le mani.
Andrea abbassò la testa mentre l’ispettore continuò ad
osservare la coppia che solo qualche ora prima stava festeggiando, mentre ora
era stravolta dal dolore per la perdita del figlio.
- La prego ispettore, trovi chi ha ucciso mio figlio-
intervenne la signora singhiozzando.
- Signora, troverò il colpevole. E’ una promessa.
I due poliziotti uscirono dalla stanza degli interrogatori.
- Tutto bene?- domandò l’ispettore.
- Sì- rispose Andrea sempre tenendo la testa bassa.
- Forza, dobbiamo rintracciare Daniela Frachi; domattina la
porteremo dentro per un interrogatorio.
- Senti, credi davvero che riusciremo a trovare il colpevole?-
domandò Andrea.