Questa
one-shot è opera di fantasia.
Nomi –più o meno-, luoghi e avvenimenti sono solo
frutto della mia inventiva.
Per te,
Honey.
Look right through me
~E
quando le nostre labbra si
incontrarono,
fui certo che avrei potuto vivere cent'anni
e visitare tutti i paesi del mondo,
ma che niente avrebbe eguagliato l'intensità di
quell'istante.~
La pioggia bagna
insistentemente il parabrezza. Violenta,
crudele, non lascia scampo.
L’oscurità l’avvolge e l’acqua
non le permette di guardare ad una spanna dal
suo viso.
Corre, nonostante sappia che è la cose peggiore da fare.
Quante possibilità ci sono che l’asfalto bagnata
la faccia finire fuori strada?
Tante, forse troppe. Ma non le importa. Deve arrivare il più
presto possibile
in quell’appartamento che, oramai, considera una seconda
casa. O, forse, non
più.
L’autoradio è spenta e nell’abitacolo
l’unico rumore udibile, oltre l’incessante
scroscio della pioggia, è il rumore del motore.
Sente l’urgenza delle sue parole spingere prepotentemente
sulle labbra serrate.
Deve arrivare lì il prima possibile. Deve poter guardare il
suo viso e poter
dire “sì, sei tu quello che cercavo”.
Non sa cosa accadrà dopo, non sa cosa succederà,
ma deve parlargli, potergli
dire che è stata una stupida, che non ha saputo interpretare
il linguaggio del
suo giovane cuore.
No, no, no. Diavolo, muoviti, stupida
macchina, continua a ripetere.
Anche le lacrime, dovute all’urgenza delle sue azioni e dei
suoi sentimenti, le
offuscano la vista.
Si asciuga gli occhi con il dorso della piccola mano.
Come ho potuto essere così idiota.
Come
ho fatto. Non dirmi che è troppo tardi, ti prego.
I suoi sentimenti lambiscono piano il suo animo, come fossero
fiamme. Il
cuore freme e le sue mani tremano.
Stava partendo senza lui, senza dirgli nulla. Stava partendo
abbandonando ciò
che, oramai, era troppo evidente, ciò che era la sua ragione
d’esistenza.
Sfreccia accanto alle auto senza curarsi di nulla. Deve arrivare da lui.
Mikey…
Nel solitario
salotto, Mikey Way, fissa il soffitto.
Le luci sono spente e la casa è immersa nel buio. A gettar
lunghe ombre sul
muro bianco è la luce argentea e spettrale della luna.
E’ steso sul grande divano. Un bottiglia di birra poggiata
sulle tavole di
legno invecchiato del pavimento, una sigaretta fra le lunghe ed
affusolate
dita.
Aspira del fumo, prima che si alzi in spirali nell’aria della
stanza.
Brucia. Fa male. Non c’è scampo al dolore causato
dalla sua assenza. Nemmeno il
sonno gli permette di fuggire, si staccare la spina. Il suo pensiero
è
costante, punge la sua mente, il suo animo, il suo cuore come fosse una
vespa.
I suoi pensieri, troppo caotici, hanno il fastidioso rumore di un
ronzio.
Chiude gli occhi, ma, quando sulla palpebra chiusa del suoi occhi
rivede il suo
viso, li riapre di scatto.
Chi sono diventato? In cosa mi sono
tramutato. Guardami, Ally, guarda cosa sono diventato.
Ancora una volta si porta la sigaretta alle labbra, prima di
bere un sorso
di birra.
Credeva che dirle la verità sarebbe bastato a farla rimanere
con sé. Credeva
che dicendole che l’amava non avrebbe lasciato New York per
tornare a Los
Angeles. Ma aveva rovinato tutto. Aveva rovinato la loro amicizia,
quell’amicizia
forse troppo genuina per Ally.
Sospira e nulla, in quel momento, gli sembrava tanto importante da
essere
vissuto.
L’auto si ferma davanti la casa dalla pareti di legno bianco.
Le gomme stridono sull’asfalto bagnata.
Mikey, volta il capo verso la finestra, ma la pioggia non gli permette
di scorgere
oltre il vetro. Violenta s’infrange contro esso.
Ally scende e
sente l’urgenza delle sue parole farsi sempre
più forte.
Corre lungo il vialetto, fino ad arrivate alla porta
d’ingresso.
Bussa con violenza su di essa, sperando lui
che sia in casa.
Mikey osserva la porta. Bussano con insistenza, ma non vuole vedere chi
sia.
Non vuole vedere nessuno. Vuole solo crogiolarsi nel suo dolore, nella
consapevolezza di averla persa.
Ma continuano crudelmente a bussare, a disturbare quell’oblio
fatto di dolore e
rancore.
Ti prego, ti prego, dimmi che ci sei.
Mikey sbuffa.
Spegne la sigaretta nel posacenere poggiato
sul tavolino di fronte il televisore e si dirige, con passo lento e
strisciato,
verso la porta.
Afferra la maniglia e l’apre.
Ed è strano ciò che
provo, ora. Credevo
che, non appena spalancata quella porta, le parole sarebbero uscite con
la
violenza di una cascata, dalle mie labbra. Invece, non è
così.
Continuo a fissare i tuoi occhi spalancati e sorpresi, cerchiati da
pensanti
occhiaie.
Non riesco a muovere un solo muscolo, non riesco ad emettere e
preferire
parola. Le parole sfiorarono la mia mente, poi sfuggono.
I tuoi occhi mi scrutano… impassibili.
Mikey la
osserva. I capelli bagnati color della pece le si
sono incollati al viso, le gocce d’acqua fra le lunghe ciglia
paiono perle
trasparenti. Ma non può notare le lacrime che solcano il suo
viso, confuse con
la pioggia.
La guarda, bella e statuaria come sempre, in quel suo piccolo corpo
esile.
«Non dovresti essere su un aereo?» chiede
d’un tratto, come riprendendosi dal
momento di ipnosi in cui era caduto.
Udendo la sua voce dura come il ghiaccio, Ally trema.
«Hai detto di amarmi, ieri sera.» geme.
«Era tutto vero?»
Mikey la guarda negli occhi e capisce che, nonostante il dolore e la
delusione,
lui l’ama.
Lui, in fondo, l’ama da sempre.
Sì, Ally.
Ma non risponde e non sa perché.
«Ti prego, rispondimi.» geme ancora. La voce le
trem, sente le gambe molli e la
testa pulsarle di dolore.
«Sì.» mormora il ragazzo. «Che ci fai
qui?»
chiede, e la sua voce stanca schiocca come una frusta.
«Io… io devo parlarti.» farfuglia Ally.
«Cosa c’è, ti senti in colpa?
Eh?» urla il ragazzo con tutto il rancore
presente nel suo giovane cuore.
Fa male, fa male perché lui l’ama. Fa male
perché sa che mai riuscirà a baciare
le sue labbra. Fa male perché non sarà mai alla
sua altezza. Fa male perché non
sarà lui a curare i suoi dolori.
«No!» mormora la ragazza e le lacrime aumentano sul
suo viso. «No!»
Mikey corruga la fronte. «Stai piangendo?»
«Sono stata una stupida. Sono stata
così… ceca.» geme Ally. «Ti
ho ferito e…»,
ma le parole le muoiono in gola.
Sì, era quello il momento.
Mikey, durante i mesi passati insieme, non aveva fatto che ricordarle
che se
vuoi qualcosa nella vita devi lottare per averla. Lui ha lottato ed, in
fondo,
non sa ancora di esserci riuscito.
Mikey la fissa ed attende una spiegazione.
Nel vederla così, il cuore gli si stringe in una morsa. Poi
tutto avviene così
velocemente ed inaspettatamente che non ha il tempo di codificare ogni
azione.
Le labbra di Ally, si posano con violenza sulle sue.
Ed è strano ciò che prova, l’improvviso
calore che lo attraversa in quell’istante.
Il dolore, il rancore cessano, mentre il suo cuore si riscalda.
Ally getta le braccia intorno al suo collo, stringendolo a
sé. E piano comincia
a muovere le sue labbra su quelle di Mikey.
E’ come se il suo abbraccio giungesse fino al cuore,
riscaldandolo, come se il
suo tocco giungesse sino alle ossa.
Risponde con lentezza al bacio, poi la passione gli travolge entrambi e
le
circonda la vita stretta con le braccia.
Ally si alza in punta di piedi, evitando così che Mikey si
chini troppo per
baciarla.
Poi avanza, spingendolo dentro casa e chiudendo la porta con un piede.
Mikey le stringe i fianchi, sollevandola da terra.
Lei incrocia le gambe affusolate ai fianchi di lui.
Gli prende il viso fra le meni, sfiorando la pelle delle guance,
intrecciando
poi le dita ai capelli morbidi e setosi del ragazzo che le ha rapito in
silenzio
il cuore.
Era innamorata e non se n’era mai accorta.
E Mikey a lungo aveva celato il suo amore. Ma, un sentimento tanto
grande e
potente, non può essere nascosto. Prima o poi sale a galla e
bussa prepotentemente,
desideroso di mostrasi.
Ally gli sfila ma la maglia,
carezzandogli con le mani la
nuda schiena.
E’ strano,
ma si sente stranamente ed irrazionalmente completa.
Forse è
proprio questo il bello dell’amore… irrazionale
felicità.
Mikey non fa che
baciare le sue labbra, prima di posarla sul divano.
Le bacia il collo, le
bacia l’incavo dei seni, le bacia il ventre piatto.
Ed i suoi baci
lasciano scie magmatiche sulla sua pelle chiara.
Gli passa una mano fra
i capelli, sospirando, mentre lui lascia invisibili
mappe fatte di sospiri.
«Mikey.»
mormora.
Il ragazzo alza il
capo, guardandola negli occhi e lei sa che nulla può essere
equiparato a quel momento.
Lei gli prende il viso
fra le mani, attirandolo a sé.
I loro corpi
aderiscono totalmente quando lui si stende su di lei, per poterla
guardare in volto.
«Io…»
esordisce lui credendo stupidamente di aver sbagliato…
ancora.
La paura lo percuote e
gli impedisce di allontanarsi.
«C’è
una cosa che devo dirti.» sussurra a pochi millimetri dalle
sue labbra.
Lui la guarda con aria
interrogativa.
«Ti amo. E
scusa se l’ho capito solo ora.» mormora, prima di
posare con
delicatezza le sue labbra su quelle del ragazzo.
«Ce ne hai
messo di tempo.» sorride lui senza dividere le loro labbra.
«Perdonami».
Ally lo disse, guardandolo negli occhi.
«Ora non ti
lascerò andar via.»
«Non ho
intenzione di farlo.»
Entrambi sorrisero
felici di quel folle momento.
Poi si amano, finalmente,
forgiando un patto che va al di là del conoscitivo
umano.
E la vita, in questo
momento, è giusta.
Si amano e nulla
più conta.
I loro respiri si
perdono nell’aria, mentre i loro animi si fondono.