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Autore: Ellens    01/05/2010    11 recensioni
Conto alla rovescia. Conto alla rovescia. Conto alla rovescia. Queste sono le tre sacre parole che accompagnano la quotidianità di un normalissimo, scleratissimo studente negli ultimi mesi di scuola.
Genere: Generale, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Conto alla rovescia

Countdown

 

Conto alla rovescia.

Conto alla rovescia.

Conto alla rovescia.

Queste sono le tre sacre parole che accompagnano la quotidianità di un normalissimo, scleratissimo studente negli ultimi mesi di scuola.

Si inizia in media verso fine febbraio, esausti e già stremati.

Si afferra convulsamente un calendario e si prende a contare i gironi che ci separano da quella fatidica campanella.

I primi tempi è solo un passatempo, una scusa per non impegnare ore adibite allo studio di Leopardi, magari, o di Omero, o semplicemente delle tabelline.

Poi s’inizia a fare sul serio.

Ci si ritrova alle sei della sera a contare quei numerini stampati su carta: la prova tangibile che i giorni passano.

Sì, gente, i giorni passano.

Ma lenti, lenti, incredibilmente lenti.

Ci trasciniamo così inermi verso i finesettimana inutili, carici di compiti.

E cosa c’è di meglio da fare, in un caldo sabato sera di fine aprile o inizio maggio, se non fare di nuovo il conto alla rovescia?

E quindi si ricomincia: -31, -30, -29, -28…

Ci ritroviamo, o almeno, il prototipo di studente, si ritrova a ridere da solo, scrivendo sulle pagine di diario numeri calcolati, o magari incidendo a caratteri cubitali “ è finita” sulla pagina del 10 giugno.

Questo è il primo segno di pazzia pre-fine scuola.

Il primo di tanti, sottolineerei.

Noi femmine, solitamente, prendiamo le sembianze di stressate, inacidite donne stitiche in menopausa a cui un bel giorno il ciclo torna a far visita, dicendo magari “Cucù!”

I maschi… be’ i maschi gettano la spugna solitamente il 15 di settembre, quindi il loro carattere non cambia.

Quindi arriva Maggio.

Maggio è come dire Morte, uguale, sputato.

Professori è come dire rivoltella, poi.

Noi studenti ci ritroviamo supplicanti a dir loro- Per favore, basta verifiche- abbandonando ogni minima particella di dignità, o per lo meno, ciò che di essa è rimasta, dopo un anno di preghiere.

Ma loro, macchine da guerra, spietati esseri androidi, hanno il coraggio di guardarci e dirci – Potrete mettervi l’anima in pace solo a giugno- sorridendo.

Sorridendo.

E quindi, che altro ci rimane, se non il calendario?

I genitori non fanno altro che ripeterci – Dai, un altro mese e poi è finita, coraggio-

Seeeee, l’importante è crederci, cari!

Maggio non è un mese normale, maggio è l’eternità: ci sono 1299 verifiche al giorno, 78 possibili interrogazioni, rientri, recuperi, pianti e disperazioni.

Sì, perché noi martiri, ormai privi di speranza, tendiamo a piangere isterici 33 volte in 24 ore, consumando pacchi di fazzoletti neanche fossimo affetti di suina, o aviaria, o mucca pazza, o qual si voglia malattia.

Ci ritroviamo a sperare in un meritatissimo 5 di inglese, o in un sudatissimo 6 --- di italiano.

Ci imbamboliamo fissando le venature del legno della scrivania, anzi che ripetere la duecentosessantaduesima guerra Romana contro chissà che inutile popolazione.

Andiamo a dormire pregando Sant’Antonio di non farci interrogare, tirando fuori suppliche insensate, sperando che facciano colpo in qualche anima pia lassù.

La mattina ci svegliamo, per modo di dire, più esausti di prima.

E’ scientificamente provato che più ci si riposa, più ci si stanca.

A scuola passiamo tre ore a dormire, due a sbadigliare, mezzora ad esultare come se avessimo vinto le Olimpiadi perché storia non ci ha beccati e i restanti trenta minuti a far la cartella, alla velocità di nostra nonna nel capire che Internet non è un nuovo piatto messicano.

Torniamo a casa distrutti, abbattuti e depressi, con un fardello da sopportare; siamo, tre volte al giorno, tentati dal balcone della nostra camera che ci sussurra “ Vieni piccolo mio, buttarsi non è poi tanto doloroso”.

E i gironi passano, intanto…

E le cose non cambiano. Sono mai cambiate?

Si arriva al 28 di maggio privati della forza di respirare.

Abbiamo verifiche da recuperare, interrogazioni di riparazione, scuse da inventare e la gelateria sotto casa che irrompe nella nostra immaginazione.

Addirittura, abbandoniamo l’impresa di odiare i professori: troppo impegnativo.

Quando ormai si aprono le porte di giugno, ci ritroviamo a trarre le somme dell’anno: nulla di concluso, gente che se ne va, gente che non è mai arrivata, professori che restano, figure scioccanti da dimenticare, baci perduti, baci che non si dovevano dare, lacrime versate per sciocchezze, calendari consumati dalle dita passate sulla loro carta 20 volte al giorno e poi…

E poi quasi quasi, il 10 giugno, entrando in classe, ci vien malinconia.

Siamo tentato di far una pazzia, chiuder l’anno in bellezza, giusto per ricordarlo, un’ultima volta.

Ed eccola.

La tanto, tantissimo desiderata campanella suona, quasi a voler dirti “ Ehi, scemo, è finita, è finita, E’ FINITA

E ti vien voglia di piangere, di spogliarti in mezzo al corridoio della scuola, cantare “We are the champions” in un inglese scorreggiuto, ridendo come un pazzo, scaraventarti giù dalla finestra del primo piano in mutande, intonare “ I believe I can fly” dando fuoco ai diari, abbracciare il bidello e dire alla professoressa di italiano che, nonostante tutto, non smetterai mai di sperare nella sua scomparsa.

Uscire in cortile sbraitando “ E’ FINITA, E’ FINITA, E’ FINITAAAAA, IL CIELO E’ AZZURRO SOPRA LA SCUOLA”.

E poi piangere, magari.

Istericamente, convulsamente, ridendo come poveri fessi, perché davvero è finita, davvero.

E ricordare quei momenti sarà come riviverli, tra qui a vent’anni, sorridendo magari alle foto orribili fatte, che raffigurano il tuo migliore amico sotto la fontana.

E ci rimarrà questo, alla fine.

Ci resterà questo maggio scioccante, questo mese devastante, questo 10 giugno d’adrenalina.

Quindi, gente, facciamo di ‘sto mese un periodo da ricordare.

A quel paese gli  stronzi che non ci meritano, i professori che non ci capiscono, i genitori che non ci fanno dormire.

Possiamo farcela, davvero, possiamo resistere, anche solo per poter dire, quel santissimo 10 giugno, è finita in bellezza.

Dobbiamo farcela.

 

 

 

Salve gente!

Prima storia che scrivo in questa sezione, spero vi piaccia.

L’ho fatta più che altro perr darmi pace… Lo ammetto! xD

Fatemi sapere che ne pensate e… Ricordate, amnca poco, ormai.

Forza e coraggio

 

Caramella_rosa_gommosa

   
 
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