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Autore: MintCar    02/05/2010    6 recensioni
E' uno dei titoli più brutti che abbia mai trovato ad una storia...
“Lascia che tutti sappiano, Veneziano, lascia che ti ami, senza paura."
Genere: Romantico, Triste, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Alla mia eta-beta, Giulia.

14 febbraio.

5.20 , apre gli occhi, non c’è nessuno accanto a lui. Appoggia cautamente un piede sul pavimento, rimanendo un secondo in equilibrio, per poi appoggiare l’altro.
Trattiene a stento uno sbadiglio, gonfiando sdegnosamente le guance, non è mai stato un uomo mattiniero, proprio no.
Questo è un giorno importante, pensa mentre si lava i denti, deve essere tutto perfetto.
Mezz’ora dopo è già vestito, pronto per fare una veloce colazione, a base di latte e cereali, rigorosamente al cioccolato.
Dunque, ora aspetta davanti alla porta, immobile, con la mano già posata sulla maniglia.
6.12, il campanello suona, apre la porta con un gesto rapido e nervoso.
Davanti a lui si para adesso uno sbigottito postino, dall’aria decisamente assonnata.
“Buongiorno signore, c’è un recapito a suo nome.”
“Lo so.”
L’ uomo tira fuori una ricevuta ed una penna dalla borsa, sperando di potersi allontanare prima possibile da quel ragazzino esageratamente sorridente.
“Metta una firma qui, e qui.”
Gli porge la penna, quasi infastidito dalla gaiezza del suo cliente.
Veneziano Vargas, questo era il nome che avrebbe letto sul giornale diversi giorni dopo, che ora guarda senza troppa cura.
Il ragazzo lo saluta, mentre la porta si chiude. Oggi è il quattordici febbraio, la festa degli innamorati, e lui giustamente, ha ricevuto un mazzo di fiori con un biglietto allegato, lo stesso da almeno quindici anni.
Apre la piccola busta purprea, e ne estrae un foglietto azzurro, assaporando ogni parola di bella calligraia di cui è pregnato.
"Ora lo so, per quanto sia insopportabile, tu per me sei importante” questo dice l’inchiostro, ormai avrebbe potute ripeterlo a memoria.
Si siede sul candido divano, stringendo il mazzo di fiori al cuore.
E’ un mazzo molto vario, come al solito, e ci sono tutti i suoi fiori preferiti. Cosa avrebbe dovuto apettarsi, in fondo, dalla persona che più amava al mondo?
E se qualcuno glielo chiedesse, gli risponderebbe di sì, lo ama anche più della pasta al ragù,forse anche più dell’ amatriciana, ma non ci allarghiamo.
Sfila il primo fiore dal bouquet, un garofano viola, che ha imparato a riconoscere come il simbolo dell’ iniziale astio fra loro due, quello che anche il biglietto decanta.
Ne ispira profondamente il profumo, poi lo appoggia sul tavolino. Il secondo, una rosa gialla, rappresenta il loro primo sguardo, nella mensa del liceo.
Una piccola violetta spunta fra gli altri giganti, il loro primo, innocente bacio.

“Ludwig, aspettami, mi sono fatto male!” piagnucolò l’italiano, mentre si lasciava cadere su di un masso particolarmente largo.
Un ragazzo alto, biondisimo, con grandi occhi cerulei, gli si sedette accanto, sbuffando scocciato.
Benchè fosse una persona spaventosamente paziente, nulla odiava di più che doversi fermare ogni pie’ sospinto durante un’ escursione alpinistica. “Veneziano, ci lasceranno indietro se non ci muoviamo, e siamo senza cartina.”
Vide i suoi occhi riempirsi di lacrime, e sbuffò di nuovo.
“Su, fammi vedere.”
Veneziano alzò la stoffa dei pantaloni, per scoprire una sbucciatura sul ginocchio.
“Dalla tua faccia avrei pensato qualcosa di peggio! Ora alzati, non è nulla...”
“Mi ci dai un bacino?”
L’altro si voltò di scatto, rosso in viso.
“No!” “Ti prego...” “No!” “Dai...” "NO!” “ Per fav-"
“VA BENE!”
Si chinò sulla ferita del ragazzo e gli schioccò un breve bacio.
“Sei contento ora?” “Sì, molto!”
E, issandosi sulle punte dei piedì, posò le sue labbra su quelle del tedesco, che, dopo essere rimasto una manciata di secondi immobile, volse lo sguardo altrove, imbarazzato a morte.
“A-andiamo, ti porto sulle spalle, così non perdiamo tempo.” “Yay!”


Sorride a quel dolce ricordo, riesumando dalla sua memoria il rassicurante odore di quei capelli biondi.
Lascia la violetta, per passare all’ azalea, il loro primo ed ultimo litigio.

“Perchè l’hai fatto?!” “Saresti morto. .”
“Avrei preferito cento volte morire, che vederti in un letto d’ospedale, con un trauma cranico!”
“Non è niente, e lo sai. Se tu avessi guardato, prima di attraversare la strada, non saresti qui a preocuparti per nulla.”
“ Lo so, ma, ma...”
Ludwig gli accarezzò la guancia, ora rigata dalle lacrime.
“Andrà tutto bene, domani sarò già a casa.”
“E’ colpa mia, è sempre colpa mia..”
Avvolgendolo in un caldo abbraccio, il biondo gli rispose:
“E’ colpa tua se sono un uomo felice.”


Quelle parole rimbombano nelle sue orecchie, intorno a lui si forma una nostalgica campana di vetro.
Continua con le camelie, i papaveri, i tulipani, tutti ricordi della loro storia.


8.36, stringe fra le mani l’ultimo fiore, senza guardarlo veramente.
Quello è sempre il momento peggiore.
La rosa rossa, quella che segnò la fine di tutto.

“Ludwig, ci vedranno...” “Non importa.” “Ma...”
Le parole vennero fermate dalle labbra frementi dell’altro.
“Lascia che tutti sappiano, Veneziano, lascia che ti ami, senza paura.”
Lo spinse delicatamente contro il muro, baciandolo con crescente trasporto.
“Amami Veneziano, ti prego...”
“ Perchè me lo chiedi, non ti dimostro abbastanza il mio amore?” rispose ammiccando.
Sul volto del biondo si allargò uno di quei sorrisi talmente rari, da sembrare finti.
Mentre le loro lingue danzavano, le loro menti viaggiavano verso un futuro pieno di quelle serate.
“Guarda là, due froci che si baciano!”
“Fate schifo!”
Sentì sotto le sue mani i muscoli di Ludwig irrigidirsi dalla rabbia.
“Chi di voi due è la puttana,sei forse tu, moretto?”
Indicandoli con una mazza, un ragazzo uscì dal gruppeto, lanciando sguardi di sfida nella loro direzione.
“Hai dei problemi con questo?”
“Il problema sei tu, finocchio! Vieni qui se hai le palle!”
Veneziano lo trattenne per un braccio.
“Per favore, andiamo via.”
L’altro gli prese il volto fra le mani, con dolcezza.
“Farò in un attimo.”
“Muoviti, schifoso, siete la vergogna della società!”
Immediatamente partì uno scambio di colpi rapidissimo, in cui sembrava che nessuno dei due dovesse prevalere sull’ avversario.
Con un movimento fluido, il tedesco buttò a terra il ragazzo, senza accorgersi che i rimanenti avevano accerchiato Veneziano.
“Ludwig, aiutami!”
In uno scatto d’ira, si buttò per salvralo , senza ovviamente guararsi le spalle.
Il dolore arrivò subitaneo, come una coltellata.
Ad essere precisi, come un proiettile.
Il teppista, nell’umiliazione della sconfitta, aveva tirato fuori una pistola di piccolo calibro, mirando al cuore del biondo, che si accasciò a terra, senza vita.
Spaventato dalle conseguenze,il gruppo era scappato subito dopo, lasciando Veneziano a piangere sul sangue dell’amato.
Il sangue che aveva versato per lui.
Era il giorno di San Valentino.



Così, una volta all’anno, concede alle lacrime di scorrere dai suoi occhi, solitamente ridenti.

Tre giorni dopo, il postino passa davanti alla casa di quel ragazzo che aveva visto parlare da solo, sorridere, e stringere a se qualcosa di evidentemente invisibile ad occhio umano.
Davanti alla porta c’è ora un foglio, con scritte queste parole: ‘Quest’ anno, San Valentino lo passeremo di nuovo insieme, ti cucinerò tanta di quella pasta che vorrai mangiare di nuovo i tuoi wurstel’

Il giornale del diciannove febbraio, reca la notizia di un suicidio, inspiegabile, da quanto dicono gli amici del morto.
Sono infatti sconosciute, arma, movente e circostanze.


Fine


Queste sono cose che, nella società civile e sviluppata in cui viviamo, succedono di contiuno.
Diciamo che questa fanfiction, oltre ad essere un tributo all'anime di Hetalia, lo è anche alle vittime delle barbarie dell' ignoranza.
E ora, torno nella mia caverna di yeti.
  
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