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Autore: CowgirlSara    10/11/2003    1 recensioni
Foglie rosse ed il mio cuore che batte di nuovo. Limpido ruscello, è il tuo canto nelle radure. Sole del mattino, è il tuo sorriso che mi scalda l'anima. Erba morbida, è la tua mano che mi sfiora. Fragranti frutti, sono le tue labbra che mi baciano... Perchè sei semplice e generosa, e la natura somiglia a te...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aragorn, Arwen, Legolas
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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3. Festeggiamenti a Gran Burrone

 

Entrati nella ricca sala da pranzo, Enid si ritrovò in mezzo a tutta la nobiltà elfica; stranamente attirò molto l'attenzione, nonostante il gruppetto di cui faceva parte fosse guidato dalla splendida coppia formata dal re di Gondor e dalla principessa Arwen. La ragazza si ritrovò centinaia di occhi addosso, sguardi supponenti e altezzosi, altri ammirati, altri sorpresi; lei attraversava la sala nel più completo imbarazzo, non sapeva dove guardare né cosa fare, cercava soltanto di sembrare bene educata. Ci si mise pure Legolas, a farla sentire ancor più a disagio, presentandole il re Elrond, padre della sposa, e suo padre Thranduil, che somigliava molto al figlio, pur con un'aria più saggia e matura; Enid sorrise e s'inchinò davanti ad entrambi i sovrani, sperando di non sbagliare nulla e di non far fare brutta figura al principe.

Durante la cena, però, Thranduil, con sguardo apprensivo, continuò ad osservare Legolas e Enid che, seduti vicini, perseveravano nello scambiarsi sguardi appassionati; ad un certo punto sentì una delicata pressione sul suo braccio. Chinando lo sguardo si accorse di una mano diafana posata sulla sua; alzò gli occhi sulla sua vicina di posto: Dama Galadriel, signora di Lothlòrien.

"Dimmi, Thranduil, chi è quella fanciulla seduta a fianco di tuo figlio?" Domandò la donna.

"Ella è l'allieva di Rodolenus, Enid del Bosco Rosso." Rispose il re, tornando sulle due giovani figure al tavolo di fronte.

"Ah... ha la fama di miglior guaritore elfico della Terra di Mezzo..." Commentò Galadriel. "E la sua allieva è degna di tale maestro?" Aggiunse poi.

"Ha salvato la vita di Legolas..." Affermò mormorando il sovrano di Bosco Atro.

"La gratitudine può unire gli animi molto profondamente." Dichiarò lei, spostando lo sguardo dal re ai due elfi ed alle loro dita che si sfioravano sul tavolo, quasi per caso.

"Ho paura che la gratitudine non sia la sola cosa che li unisce... e non posso fare a meno di preoccuparmi..." Disse Thranduil, abbassando gli occhi per bere un sorso di vino.

"Sai meglio di me che il cuore spesso non segue le ragioni della mente, ma le proprie." Gli mormorò dolcemente Galadriel. "E, in ogni caso, non è detto che le ragioni del cuore siano quelle sbagliate..."

"Se noi avessimo seguito il nostro cuore, cosa pensi che sarebbe successo?" Chiese sospirando l'uomo.

"Siamo stati tutti costretti a fare scelte dolorose, e per questo dovremmo fare il possibile per evitarle ai nostri figli. Non potremo proteggerli dalle difficili prove che la vita gli metterà di fronte, ma la loro felicità dovrebbe essere un obiettivo. L'amore è troppo importante, e quando lo si trova..." Indicò col capo Legolas e Enid. "...lo si dovrebbe preservare da qualsiasi attacco." Aggiunse, obbligando l'uomo a guardarla negl'occhi. "Credimi, io so cosa significa rinunciare."

"Io voglio solo che abbia una sposa degna di lui."

"E chi ti dice che non l'abbia già trovata?" Dopo quell'ultimo interrogativo, Galadriel tornò a dedicare la sua attenzione alla cena, mentre Thranduil continuava ad osservare il figlio e la sua dolce amica.

 

Dopo la cena tutti gli ospiti di re Elrond, compresa Enid, passarono nel salone da ballo dove, al suono di splendide melodie elfiche, molte persone cominciarono a ballare. Fu molto divertente vedere Merry e Pippin alle prese con due altezzose fanciulle elfiche, alte quasi il doppio di loro, mentre molto più tenero fu guardare il ballo di quella che Legolas le aveva indicato come Dama di Lothlòrien, con Gimli, il quale pareva quasi commosso. Arwen e Aragorn danzavano come se il mondo intorno a loro non esistesse; Enid li invidiò un po', ma, come per magia, tutto scomparve quando Legolas la invitò a ballare con lui.

La fanciulla adorava ogni forma per esprimere la gioia: ridere, cantare, ballare... per questo, mentre si spostavano al centro del salone, già si muoveva al ritmo della musica. Cominciarono a danzare insieme; stretta tra le sue braccia, gli sembrava leggera e armoniosa come una farfalla, quasi non sentiva il suo corpo, tanta era la grazia con cui si muoveva. Cambiò la musica e iniziò un ballo di gruppo; aiutata da Legolas, Arwen e Aragorn, Enid imparò subito i passi che non conosceva, ritrovandosi presto a danzare insieme agli altri, spesso lontana da Legolas, impegnata prima con Eomer, a spiegargli i passi che lei stessa aveva appena imparato, poi con Frodo e Sam, arrivando a mettersi in ginocchio, pur di danzare con loro. E sempre rideva e ballava, splendente come un piccolo sole che da vita alla sua piccola galassia, ed era impossibile non notarla, visti i suoi incredibili capelli rossi.

Durante uno dei vari scambi di coppia di quel ballo di gruppo, per fortuna, Enid ripiombò tra le braccia di Legolas; si sorrisero, lei sembrava affaticata, ma felice.

"Ti ho ritrovata." Affermò dolcemente lui.

"Era l'ora." Ribatté lei, stringendogli le mani; poi ricominciarono a ballare, effettuando dei finti scambi, per ritornare sempre l'uno tra le braccia dell'altra.

Danzando si ritrovarono vicino ad una delle uscite; se ne accorsero quando sentirono l'aria fresca della notte colpirli. Si guardarono negl'occhi, poi Legolas le fece un cenno col capo, invitandola ad uscire; lei lo interrogò con gli occhi, e lui confermò con un gesto più deciso, a quel punto Enid annuì e uscirono dal salone, ballando.

Fuori c'era una notte stupenda, il cielo era di un blu intenso, punteggiato da stelle splendenti, la luna era quasi piena e illuminava di tenue luce argentata le cascate di Gran Burrone; la brezza era leggermente pungente, ma quando la notte è tanto bella a volte non ci si fa caso.

Enid stringeva le braccia intorno al collo di Legolas, mentre lui la teneva quasi sollevata da terra; piroettarono lungo il ballatoio, fino a che non si trovarono appoggiati alla balconata, e sufficientemente lontani dalla festa. Ora si abbracciavano, senza preoccuparsi di essere visti da qualcuno; Legolas sprofondò il viso tra i suoi capelli, aspirando il profumo di bosco che portavano.

"Dimmi che questa volta abbiamo un po' di tempo..." Mormorò Enid col volto posato sulla sua spalla.

"Quanto mi sei mancata..." Sussurrò invece lui, continuando ad accarezzarle il capo; poi le baciò la fronte, quando lei la sollevò per guardarlo. "Sta ferma un attimo, non voglio farti male." Aggiunse poi l'elfo, mentre sollevava la mano con cui la stava abbracciando; con entrambe le mani libere cominciò a sciogliere la lunga treccia di Enid, liberando i suoi capelli ribelli.

Le sue lunghe dita eleganti, con poche mosse delicate, svolsero le ciocche intrecciate, mentre continuavano a fissarsi negl'occhi; quando ebbe finito gettò la chioma oltre le spalle di Enid e le carezzò la guancia, poi cominciò a passarle le mani tra i capelli. A quel tocco delicato e sensuale, la ragazza si adagiò contro la sua spalla, aspirando il suo profumo direttamente dal collo, mentre i capelli biondi le sfioravano il viso. Le mani di Legolas, lentamente, scesero lungo la sua schiena, restando immerse nei morbidi capelli rossi; lui abbassò il capo, sfiorandole la guancia con la sua. Enid sussultò leggermente, quando la strinse a se più forte, un braccio intorno alla vita, l'altro ad avvolgerle la schiena, e premette le labbra contro la pelle nuda del suo collo.

"Legolas..." Mormorò stentatamente Enid; le sensazioni che stava provando non la persuadevano, stavano facendosi trascinare dall'atmosfera. Il solo pensiero di aver la sua adorabile bocca sulla pelle la faceva sciogliere, e sentiva crescere una strana eccitazione.

"I tuoi capelli mi piacciono così..." Sussurrò lui, col volto immerso nei capelli di Enid e la bocca a sfiorare il suo collo; il suo fiato bagnò leggermente la pelle della ragazza.

"Legolas!" Esclamò allora lei, divincolandosi con grazia e facendo qualche elegante passo all'indietro; poi gli sorrise, riprendendo fiato.

"Senti anche tu il cuore batterti in gola?" Gli domandò, continuando a respirare forte la brezza primaverile.

"Sì." Annuì lui, che ancora ansimava.

"Mi sei mancato in modo insopportabile per questi mesi, ma ora che siamo di nuovo insieme non possiamo rovinare tutto correndo troppo, non credi?" Disse Enid, guardandolo dritto nelle iridi azzurre.

"Hai ragione, è solo che non eravamo ancora riusciti a stare da soli, e io mi sono fatto prendere dall'atmosfera della festa... forse." Rispose Legolas, rammaricato. "Scusa..."

"Non preoccuparti." Sorrise lei. "E poi che fretta c'è? Abbiamo tutta l'eternità..." Aggiunse voltandosi verso il balcone, posando le mani sul corrimano e sollevando il viso verso la luna. "Guarda che bello, è una notte da innamorati!" Affermò poi, inspirando il profumo della primavera.

Legolas si avvicinò a lei pensando che i tumulti del corpo a volte erano più difficili da dominare di quelli del cuore, se poi andavano di comune accordo, concentrandosi su una sola persona...

Si fermò accanto a lei, passandole un braccio intorno alle spalle; Enid gli sorrise con dolcezza, poi posò il capo sulla sua spalla.

"Non voglio sprecare nemmeno un minuto passato con te." Dichiarò l'elfo. "E mi farò bastare tutto ciò che vorrai concedermi." Aggiunse scostandole i capelli dal viso.

"Non so se io potrò fare altrettanto..." Mormorò maliziosa lei; Legolas le rivolse un'occhiata stupita, Enid cominciò a ridere con aria birichina.

"Piccola elfo combina guai!" Esclamò lui, scostandosi un poco. "Non puoi prenderti gioco così di me!"

"Ah no? Prova a prendermi!" Ribatté divertita lei, lasciandogli le mani e scappando lungo la balconata; Legolas la inseguì subito, con sulle labbra un sorriso gioioso.

 

Nella sala da ballo, nel frattempo, la frenesia delle danze era rallentata; anche Arwen e Aragorn si erano fermati, ed ora stavano rifocillandosi bevendo un sorso d'acqua. Si avvicinò a loro Thranduil, con espressione leggermente cupa.

"Avete visto mio figlio?" Domandò ai due fidanzati.

Elessar e Undòmiel si scambiarono un efficace sguardo, trovandosi immediatamente d'accordo, a livello telepatico, di non rivelare al re di aver visto Legolas uscire con Enid.

"No." Negò immediatamente Aragorn.

"Non lo vediamo dal ballo di gruppo, vero?" Intervenne lei, lanciando un'occhiata all'amato, che confermò annuendo.

"Mi chiedevo che fine ha fatto..."

"Ma l'ho visto io!" Esclamò Pippin, che si era avvicinato in quel momento al tavolo. "E' uscito sul balcone con Enid!" Aggiunse annuendo profondamente; il re di Gondor gli lanciò un'occhiata che avrebbe incenerito l'intera Contea, ma lui parve non farci caso.

"Vi ringrazio, a più tardi." Si congedò Thranduil, dirigendosi verso l'uscita più vicina.

"Prego!" Rispose Pippin, mentre afferrava qualcosina da mangiare dal tavolo ancora imbandito; ma lo spuntino gli si fermò di traverso, quando si sentì afferrare per il collo della camicia e sollevare in aria.

"Ma si può sapere cos'hai al posto del cervello? Un pezzo di lembas masticato?!" Lo rintronò la profonda voce di Aragorn.

"Ma cosa ho fatto?" Chiese intimorito e sorpreso lo hobbit.

"Lascialo stare." Lo pregò Arwen; il guerriero rimise giù il mezzo uomo, con una smorfia arresa. Pippin si allontanò immediatamente.

"Credi che dovremmo andare ad avvisarli?" Domandò alla principessa elfo.

"Ma no, vedrai che non stanno facendo nulla di male." Rispose lei; Aragorn sollevò un sopracciglio con espressione della serie ne siamo sicuri? "Eddai! Legolas non è come te, lui è un principe!" Scherzò Arwen, mentre lui l'abbracciava da dietro.

"E io che cosa sono?!"

"Un re!"

"Beh, dunque fa molta differenza!"

"Eh, sì!" Entrambi si misero a ridere, ricominciando a ballare piano.

Enid e Legolas, nel frattempo, si erano fermati in un patio, che era posto su un costone a strapiombo su una delle cascate del Gran Burrone; la fanciulla si era seduta su una bassa altalena, probabilmente il gioco di qualche bambino, le cui corde erano avvolte d'edera rampicante, lui le si era inginocchiato davanti. Ora si contemplavano a vicenda, illuminati dai raggi complici della luna; ogni tanto Enid si lasciava sfuggire una piccola risata gioiosa, a cui Legolas rispondeva con un sorriso o una carezza. Godevano l'uno della presenza dell'altra, mani nelle mani, totalmente inconsapevoli che qualcuno, nell'ombra, li stava osservando.

La ragazza ora, mentre l'elfo stava seduto a terra di fronte a lei, si dondolava lentamente sull'altalena; ogni volta che il movimento la riportava vicino a Legolas, le loro dita s'intrecciavano e, da lì, ripartiva una nuova spinta per dondolarsi ancora. I loro sguardi luminosi sembravano incollati. Durante una della spinte, a causa della dimensioni ridotte dell'altalena (certo non adatte per un adulto) e del dondolamento troppo forte, Enid scivolò [hembè, sì... ora si dice così... N.d.A.] dal sedile, cadendo delicatamente su Legolas. L'elfo cedette a quel dolce peso, stendendosi a terra; quando si fermarono contro il pavimento, lei si sollevò sulle braccia.

"Oh, scusa..." Mormorò Enid, con un piccolo sorriso.

"Scusa? A me sembra che tu lo abbia fatto un po' apposta..." Ribatté dolcemente lui; la ragazza sorrise in modo più birichino.

"Che ci posso fare, se le tue braccia mi attirano, come fanno i fiori con le api?" Domandò Enid, mentre le mani di Legolas le stringevano con delicatezza la vita.

"Il fiore più bello qui sei tu, mia profumata Rosa dei Boschi..." Rispose l'elfo, sfiorando il ciondolo che ora pendeva a pochi centimetri da suo viso; poi prese a carezzarle il viso, seguendo con le dita la linea del sopracciglio, la palpebra, le ciglia folte, il naso, passandole titubante sulle labbra, poi il mento e il collo dalla pelle liscia e morbida, la scollatura timida, coronata dal suo regalo... a quel punto la sentì piegarsi di più verso di lui, spostò lo sguardo dall'incavo alla base del collo agli occhi della fanciulla, leggendovi il suo stesso desiderio. Legolas, allora, passò la mano sulla nuca di Enid, facendole compiere l'ultimo avvicinamento, mentre con l'altro braccio la strinse a se; un ultimo sguardo, poi le loro labbra si unirono, e non per un delicato saluto come la prima volta...

Le labbra di Legolas erano sottili, fresche e deliziose come lei le aveva immaginate e fantasticate per tutto quel tempo. Le labbra di Enid erano dolci, carnose e morbide, e pensando a quante volte aveva desiderato baciarle sentiva aumentare l'ardore con cui lo faceva. Fu tutto meravigliosamente naturale, anche le loro lingue, quando si trovarono, sembrava si conoscessero, o si aspettassero, da sempre.

Continuarono a baciarsi per un tempo indefinito, cullati dai raggi della luna e protetti dalla cortina formata, intorno ai loro volti, dai lunghi capelli di Enid, color dell'autunno...

Fermo a diversi metri di distanza, celato nell'oscurità, Thranduil aveva visto e sentito tutto, grazie ai suoi sensi di elfo. Il re del Bosco Atro serrò le labbra sottili, sospirando; quello che, fino ad allora, aveva solo potuto immaginare ora si rivelava come vero: suo figlio era innamorato della guaritrice che gli aveva salvato la vita, e quello che sentiva era intenso, non un sentimento nato per gratitudine... Galadriel aveva ragione, l'amore era importante, ma il tempo di Legolas per essere re si stava avvicinando e lui aveva bisogno di una vera regina, e c'è differenza tra una donna nata per essere regina e una mezz'elfo cresciuta scalza tra i boschi. Domani avrebbe parlato a suo figlio.

 

Enid aprì gli occhi su uno splendente mattino, poi stiracchiò le braccia dietro la testa, sbadigliando; il sole filtrava attraverso le tende semitrasparenti del suo letto. La ragazza si girò su un fianco, rannicchiandosi, e sorrise.

Ricordava perfettamente tutto quello che era successo la sera prima; e come dimenticare le labbra di Legolas, i suoi capelli tra le dita, il suo profumo... Si erano salutati con un ultimo bacio, davanti alla porta, poi lei se l'era chiusa dietro le spalle; subito dopo l'aveva riaperta, per vederlo sparire lungo il corridoio, ma se lo era trovato ancora di fronte. Ridendo si erano dati un altro bacio veloce e si erano lasciati, davvero stavolta.

La ragazza rise, nascondendo le guance arrossite dietro le lenzuola; era felice, innamorata e felice. E, forse, un po' troppo ottimista. Fece un sospiro, poi si drizzò in ginocchio sul materasso, spalancando le tende del baldacchino; scese dal letto con un balzo e, sollevandosi la camicia da notte fino alle ginocchia, si avvicinò al balcone. Enid si affacciò, respirando a pieni polmoni la frizzante aria di quel mattino di primavera; sembrava che anche la natura fosse in festa, tutte le tonalità di verde degli alberi di Rivendell splendevano sotto il sole, i fiori si aprivano e gli uccelli cantavano. La ragazza non poté resistere, e si mise a cantare una canzone gioiosa.

Legolas, nello stesso momento, stava steso supino sul suo letto, gli occhi di zaffiro puntati sul soffitto ed un sorriso sognante sulle labbra. L'incontro con Enid, dopo le battaglie, la sofferenza, il dolore che aveva dovuto fronteggiare, gli aveva restituito una serenità che credeva di aver perduto per sempre; ora, il pensiero di dover affrontare l'immortalità, non era più così pesante, poteva avere lei accanto, sperava di averla accanto. Sorrise un po' di più, pensando a quanto intensa fosse stata quella notte. Baciare Enid era come immergersi nello spirito stesso di quella natura tanto amata degli elfi; era questa la sensazione che lui provava, ed era meraviglioso. Voltò il capo verso la finestra, avvertendo un suono melodioso e lontano raggiungere le sue orecchie da elfo... la sua voce... l'avrebbe riconosciuta tra mille, e pensò a quanto sarebbe stato bello un giorno, svegliarsi e, per prima cosa, vedere il volto di colei a cui apparteneva...

Su un altro balcone, nel frattempo, una fanciulla dai lunghi capelli scuri ascoltava rapita le dolci note provenienti da un'altra ala del palazzo, riconoscendo in quella canzone la gioia di un animo innamorato; Arwen sorrise pensandoci.

"E' Enid?" Domandò la calda voce di Elessar, giungendo dalle sue spalle; lei si voltò.

"Hum." Confermò annuendo.

"Sembra piuttosto allegra..." Commentò l'uomo.

"Io direi... felice." Lo corresse la principessa, mentre lui l'abbracciava.

"Hm... allora qualcosa è successo, ieri sera..." Ipotizzò maliziosamente Aragorn, baciandole il collo.

"Mi sa di sì..." Rispose lei. "Ahahah! Mi fai il solletico, smettila!" Rise poi, cercando di farlo smettere.

"Perché non dovrei continuare?" Domandò alzando un attimo il viso dalla sua scollatura. "Domani sarò tuo marito..."

"Se non la finisci ti dovrò sculacciare come quando eri bambino!" Esclamò Arwen, continuando a ridere.

"Non mi hai mai sculacciato." Affermò lui un po' stupito.

"Lo so." Confermò lei dolcemente. "Non avrei mai potuto farlo." Aggiunse carezzandogli con tenerezza i capelli castani. "Eri un bambino così bello..."

"Perché? Adesso sono brutto?" Chiese Aragorn, raddrizzandosi con fare nobile.

"No... Adesso non dovresti essere qui!" Lo rimproverò Undòmiel. "Lo sai che vedere la sposa prima delle nozze porta sfortuna?" Gli domandò poi; lui la guardò poco convinto, inarcando un sopracciglio.

"Dopo quello che abbiamo passato, pensi che questo possa fermarmi?"

"Spero di no..." Rispose lei allargando le braccia; Aragorn non si fece pregare e la strinse a se, poi si scambiarono un tenero bacio. 

 

La ragazza dai lunghi capelli rossi aveva appena finito di indossare un abito blu intenso, ed ora stava finendo di allacciare i nastri sulle maniche; bussarono alla porta, Enid si alzò ed andò ad aprire. Si trovò davanti Arwen, e non riuscì a trattenere una certa delusione, pensava di vedere Legolas.

"Mi spiace, non sono lui..." Si rammaricò la principessa.

"Oh, no... non..." Tentò di giustificarsi Enid, ma poi notò il sorriso della ragazza. "Scusa, sono inqualificabile... Buongiorno Arwen." Disse allora, sorridendo a sua volta.

"Buongiorno a te." Rispose l'altra.

"Che cosa posso fare per te?" Domandò poi Enid, incuriosita dalla sua presenza.

"So che forse non hai ancora fatto colazione, ma mi chiedevo se ti andava di accompagnarmi a prendere il vestito da sposa. Sai, non posso chiederlo a Estel, lui è già troppo nervoso..." Spiegò la fanciulla dai capelli scuri.

"Il vestito da sposa?!" Esclamò Enid entusiasta, mentre gli occhi le si illuminavano. "Vengo volentieri!" Aggiunse giungendo le mani.

"Benissimo." Rispose Arwen. "Allora andiamo."

"Devo sistemarmi i capelli..." Affermò però, titubante, spostando lo sguardo verso la specchiera.

"Ma ti stanno benissimo così!" Ribatté la principessa; Enid si girò verso di lei, illuminandosi.

"Davvero?!"

"Ma sì. Forza, o facciamo tardi." Continuò Arwen, prendendola per mano ed avviandosi lungo il corridoio; però si fermò dopo pochi passi. "Forse dovremmo avvertire Legolas, non vorrei che non trovandoti si mettesse in pensiero..."

"Eh, già... ma non so dov'è la sua camera..." Rispose Enid, facendo una smorfia.

"Non temere, lo so io, non dimenticare che questo è il palazzo di mio padre!" Intervenne Arwen sorridendo.

"Già, che stupida..." Si lamentò la fanciulla dai capelli rossi, mentre riprendevano a camminare.

"Ma no, è solo che non ci hai pensato." Disse Undòmiel comprensiva.

Arrivarono davanti alla stanza di Legolas un po' ansimanti, avevano camminato con una certa velocità; Arwen bussò, mentre entrambe riprendevano fiato, ma quando l'elfo aprì la porta il respiro si fermò proprio... Sia Enid che la principessa si raddrizzarono, cominciando ad osservarlo: era a torso nudo, indossava solo un paio di leggeri pantaloni grigi, i capelli biondi erano completamente sciolti sulle spalle e, quando respirava, la muscolatura perfetta, ma non eccessiva, del suo torace si muoveva piano ed in modo molto sensuale...

"Buongiorno Legolas..." Mormorò Arwen, lanciando un'occhiata d'intesa a Enid, che sorrise in risposta, tornando subito con gli occhi su di lui.

"Che... che cosa fate qui... insieme?" Domandò l'elfo; la curiosità aveva preso, evidentemente, il sopravvento sull'imbarazzo di presentarsi seminudo.

"Ah..." Enid prese un lungo respiro prima di parlare. "Arwen mi ha chiesto di andare con lei a prendere il vestito da sposa, volevamo solo avvertirti." Disse poi, senza riuscire a togliersi il sorriso malizioso dalle labbra.

"Ho capito..." Legolas continuava a passare lo sguardo dal viso di Enid a quello di Arwen, cogliendoci lo stesso luccichio da goloso davanti ad una fetta di torta...

"Beh, ora che abbiamo fatto il nostro dovere, ti lasciamo finire di vestirti..." Affermò la principessa, dando un ultimo sguardo soddisfatto al bellissimo corpo dell'elfo, poi si allontanò di qualche passo.

Enid era rimasta immobile, con gli occhi fissi in quelli di Legolas; lui le sorrideva, con la mano sull'anta aperta della porta.

"Enid, andiamo?!" La richiamò Arwen, sorridendo compiaciuta.

"Sì, eccomi!" Rispose la ragazza, allontanandosi dalla porta, ma continuando a fissare Legolas.

"Enid, aspetta!" La richiamò però lui, appena si fu voltata verso l'altra ragazza; lei si girò subito, poi diede uno sguardo ad Arwen, che annuì col capo.

"Dimmi." Rispose all'elfo, riavvicinandosi a lui.

"Fa' pure, io ti aspetto un po' più in là..." Affermò distrattamente la principessa, allontanandosi di qualche metro, per permettere ai due di parlarsi, o baciarsi, con tranquillità.

Enid era tornata vicino allo stipite della porta, incuriosita, ma non poté chiedere nulla, poiché lui la prese tra le braccia e la baciò appassionatamente; la ragazza non reagì subito, ma poi si lasciò andare, passandogli le mani tra i capelli biondi. Si staccarono dopo qualche secondo e si guardarono negl'occhi, sorridendo.

"Che bel buongiorno, mio Principe!" Esclamò Enid, risistemandogli i capelli che lei stessa gli aveva scompigliato.

"Non ho potuto resistere, sei bellissima..." Rispose Legolas, mentre la allontanava da se, per osservarla meglio.

"Oh, guarda..." Disse poi lei, chinando lo sguardo sul suo addome. "La tua cicatrice è quasi sparita..." Aggiunse, passando delicatamente l'indice su una lunga striscia di pelle di colore leggermente diverso. L'involontaria sensualità di quel gesto fece socchiudere gli occhi a Legolas, che dovette trattenersi per non trascinarla nella stanza, sbattendo la porta in faccia ad Arwen.

"Enid..." La voce della principessa la richiamò; lei alzò uno sguardo sorridente sull'elfo.

"Ciao." Lo salutò; Legolas non si trattenne dal rubarle un altro veloce bacio. "Basta... ciao..." Rise lei. Un altro bacetto. "Smettila..." La teneva per le mani e le diede un altro piccolo bacio...

Le due fanciulle camminavano da qualche minuto nel giardino, intente a raggiungere la casa di mastro Enis; ogni tanto Arwen lanciava un'occhiata di sbieco alla compagna, sorridendo della sua espressione beata.

"Allora, com'è?" Le chiese ad un certo punto; Enid si voltò verso di lei, con aria sorpresa.

"Cosa?" Ribatté stupita la ragazza, mentre continuavano a camminare.

"Legolas!" Rispose Arwen allegramente.

"Ah..." Mormorò l'altra, chinando il capo. "Ecco... è molto più audace di quello che pensavo..." Aggiunse con tono leggermente imbarazzato.

"In fondo è un guerriero, e molto coraggioso. Questo ti dispiace?"

"Oh, no!" Negò Enid scuotendo il capo. "E solo che io non sono molto resistente, quando si tratta di lui..."

"Ahahah!" Rise Arwen. "Sai che, vedendolo in quel modo, mi sono quasi pentita di aver rinunciato a sposarlo?!" Esclamò poi, ancora ridendo.

"Accidenti, io sono rimasta senza parole... ma quanto è bello?" Si domandò a voce alta Enid, come se non ci fossero parole per descrivere la bellezza di Legolas.

"Troppo, per un occhio umano..." Rispose la principessa. "Ma tu sei un elfo, per fortuna!"

"Eh, sì!" Affermò decisa l'altra. "Tu dovevi sposarlo?" Le chiese poi, Undòmiel annuì.

"Sì, ma abbiamo deciso di sposarci per amore." Disse la fanciulla dai capelli scuri. "C'è sempre stato grande affetto tra me e Legolas, ma più come fratelli che come amanti, pensavamo che era meglio sposarci noi due, almeno ci volevamo bene, di doverlo fare con qualcuno mai visto prima. Poi, però..."

"Tu ti sei innamorata di Aragorn." Suggerì Enid guardandola.

"E' così." Annuì la principessa. "Siamo arrivate."

 

"Il ricamo è venuto proprio come lo volevo io!" Esclamò Arwen da dietro la tenda dove si stava cambiando; Enid intanto fremeva d'impazienza.

La principessa, con una piccola risata vanitosa, uscì da dietro la tenda; l'amica spalancò gli occhi, rimanendo senza parole, dato lo splendore della fanciulla.

L'abito era rosso fuoco, con uno scollo a barca che andava da una spalla all'altra, lasciandole leggermente scoperte; i bordi dello scollo, delle maniche, della gonna e la cintura erano di una tonalità di rosso più scuro, decorati con un delicato motivo di foglie di mithril. Il mantello partiva dall'attaccatura delle maniche, scendendo fino a terra; le sottomaniche e la sottogonna erano di una stoffa lucida, che cangiava dal bianco al crema. Arwen era splendida, con un sorriso impagabile ed i lunghi capelli sciolti sulle spalle.

"Sei splendida..." Mormorò entusiasta Enid. "Questo colore ti dona tantissimo." Aggiunse avvicinandosi a lei.

"Dici che piacerà a Estel?" Domandò la principessa, con un piccolo broncio preoccupato.

"Gli verranno le gambe molli dall'emozione, credimi." Garantì l'altra ragazza; Arwen fece un sorriso felice.

"Se penso all'emozione che proverò domani, potrei svenire qui, adesso!" Esclamò poi, portandosi una mano al petto. "Ora sarà meglio che lo riponga, ho ancora tante di quelle cose da fare oggi..."

"E' davvero bellissimo questo colore..." Commentò ancora Enid. "E' quello delle spose di Gran Burrone, vero?"

"Hmhm." Rispose Undòmiel da dietro la tenda, mentre toglieva il vestito. "Per la ragazze di Lòrien, invece, c'è il bianco e l'oro, e per quelle del Bosco Atro..."

"Hm?" La incitò l'altra, tentando un tono disinteressato; Arwen fece spuntare la testa da dietro la tenda, lanciandole un'occhiata maliziosa.

"Il verde bosco, credo..." Rispose poi, ritornando dietro con un sorriso birichino.

"Ma come, non dovevi sposare Legolas?" Domandò divertita Enid, aveva capito il suo gioco.

"Beh, ma non eravamo arrivati così vicini alle nozze!" Rispose Arwen, ridendo. "Chissà, forse tu..."

"Non scherzare." Ribatté seria la ragazza dai capelli rossi. "Io non posso aspirare a tanto, sono solo una guaritrice..." Aggiunse tristemente; la principessa scostò la tenda e la guardò con aria preoccupata.

"Oh, Enid non dire così!" Le disse, con tono premuroso, avvicinandosi e prendendole le mani. "Lui ti vuole bene..."

"E anch'io gliene voglio, non sai quanto, ma siamo realisti... io non sono nobile..." Affermò abbassando gli occhi. "Cerco solo di non pensarci, e di godermi il poco che ho..." Arwen le carezzò la guancia, serrando le labbra con aria dispiaciuta.

"Ascoltami, avresti mai pensato che una principessa degli elfi avrebbe potuto sposare un Uomo?" Le chiese, lei negò col capo. "Eppure eccomi qui, tra poche ore sarò la sua sposa. Io ed Estel abbiamo dovuto fronteggiare molto più che l'ostilità di chi ci stava intorno, ma ce l'abbiamo fatta..." Continuò, costringendola a guardarla negli occhi. "Non rinunciare Enid, se lo ami continua a combattere." Le strinse di più le mani.

"Grazie..." Mormorò la fanciulla, rincuorata. "Devo aiutarti?" Domandò poi, vedendo che il vestito dell'amica era ancora slacciato sul dietro.

"Oh, si, ti ringrazio!" Rispose l'altra, voltandosi.

"Mi dispiace, ti sto facendo perdere un sacco di tempo." Affermò Enid, mentre le stringeva i lacci del vestito.

"Ma cosa dici." Protestò Arwen, girando appena il capo, per intravederla. "Quello usato per aiutare gli amici non è mai tempo sprecato."

"Dovevo immaginarlo, che le persone coinvolte nella faccenda dell'Unico Anello erano straordinarie..." Commentò la ragazza dai capelli rossi, sorridendo.

 

Legolas, seduto su una panchina di pietra, davanti al suggestivo panorama di Gran Burrone, tracciava qualcosa nella terra ai suoi piedi con la punta del suo pugnale elfico; Gimli si fermò davanti a lui, togliendogli la visuale.

"Che cosa stai facendo?" Gli domandò il nano.

"Hm, niente." Rispose l'elfo evasivo, cancellando col piede le scritte in sindarin che aveva tracciato a terra.

"Era il suo nome, vero?" Suggerì l'amico, issandosi sulla panchina a misura d'elfo; Legolas chinò il capo con un sorriso arreso.

"Sì." Ammise, mentre rinfoderava il pugnale.

"Hmmm..." Sospirò Gimli. "Questo è indice di grave..." L'elfo alzò su di lui uno sguardo interrogativo. "...innamoramento!" Concluse soddisfatto il nano; Legolas guardò al cielo, con un sorriso divertito.

"Scherzi sempre." Commentò il principe di Bosco Atro.

"No, no, no, io non sto per niente scherzando." Affermò Gimli, negando profondamente e incrociando le braccia.

"Eddai!" Sbottò l'elfo con un sorriso imbarazzato.

"No, dai tu." Ribatté l'amico. "Comunque lei mi piace, perciò." Aggiunse serio.

"Non è così semplice..." Mormorò Legolas serio.

"Eh no, difatti ti dovrai assicurare che abbia buoni fianchi..." Dichiarò il nano annuendo; l'elfo lo guardò sgranando gli occhi.

"Cosa?!" Esclamò poi, trattenendo una risata.

"Deve avere buoni fianchi, la mia donna ce l'ha e mi ha dato quindici figli!" Proclamò orgoglioso Gimli.

"Quindici figli?" Chiese sbalordito Legolas.

"Hmhm." Annuì il figlio di Gloin. "Le hai dato una tastatina per controllare i suoi fianchi?" Continuò il nano, fissandolo negli occhi.

"Ma, veramente..." Replicò imbarazzatissimo Legolas.

"Malissimo! Fallo subito, la prossima volta che la vedi." Gli disse con convinzione.

"Io non credo sia conveniente per un elfo..." Protestò debolmente il principe. "E poi, non è quello il modo in cui ci scegliamo la moglie."

"Altro errore, dovreste imparare dai nani, lo dico sempre io." Continuò Gimli. "Dama Galadriel ha ottimi fianchi..." Legolas spalancò gli occhi.

"Hai toccato Dama Galadriel?!"

"Beh, ballando... io sono molto più basso di lei, le mani mi arrivavano proprio lì..." Ammise timidamente il nano.

"Sei incorreggibile Gimli!" Rise Legolas, portandosi una mano alla fronte.

"E' una donna straordinaria..." Commentò l'amico.

"Ahhh! Il mio bambino!" Un grido di donna interruppe la loro divertente conversazione; Legolas balzò in piedi, seguito dal nano.

"Che succede?" Domandò subito Gimli.

"Viene di là, andiamo!" L'elfo gli indicò una direzione, poi cominciò a correre seguito dall'amico.

 

(N.d.A.: Che Dio mi perdoni per aver mischiato Tolkien con Ranma 1/2! Ma l'episodio in cui la madre del dottor Tofu tocca tutte le ragazze era troppo divertente!)

 

Il piccolo elfo, giocando imprudentemente tra i decori della balconata, era scivolato lungo la parete del burrone; ora, impaurito e piangente, era fermo su una piccola formazione rocciosa coperta di muschio, che minacciava di cedere da un momento all'altro. La madre disperata implorava aiuto; sull'orlo del burrone il re di Gondor, Eomer e la sorella, assistevano alla scena, cercando una soluzione.

"Legatemi con una corda, mi calerò per recuperare il bambino." Suggerì il re di Rohan.

"Eomer sei troppo pesante, la roccia cederebbe!" Esclamò preoccupata Eowyn.

"Potrei farlo io..." Propose Aragorn.

"Non vai bene nemmeno tu." Lo interruppe la ragazza, fermandogli una mano sul petto. "Lo faccio io." Si offrì; il fratello sgranò gli occhi.

"Eowyn, io non credo..." Protestò poi. "E' molto pericoloso..." Aggiunse posandole le mani sulle spalle.

"Più pericoloso che combattere contro il Re Stregone?" Domandò lei con sicurezza, fissandolo negl'occhi.

"Ha ragione." Intervenne Aragorn. "Ce la può fare, non abbiamo tempo da perdere." Eomer si arrese, chinando il capo.

"E vabbene, ma sta attenta."

"Tranquillo." Lo rassicurò la sorella, dandogli un bacio sulla guancia.

La principessa fu imbracata con una corda resistente, poi si avvicinò al bordo del precipizio, accompagnata dal re di Gondor; i due si guardarono negl'occhi.

"Mi fido di te." Le disse soltanto, con la sua voce profonda. Un tempo il suo sguardo e la sua voce avevano turbato le notti di Eowyn, ma ora tra loro c'era solo una splendida amicizia, a cui non avrebbe rinunciato per niente al mondo.

"E io mi fido di voi." Rispose la fanciulla, spostando lo sguardo sul fratello, che annuì serio.

La calarono nel burrone, lentamente; i due uomini facevano attenzione ad evitare gesti troppo bruschi. Eowyn stava ormai raggiungendo il bambino; in quel momento sopraggiunsero Legolas e Gimli.

"Possiamo fare qualcosa?" Chiese l'elfo.

"Tu, Legolas, avvicinati al bordo e prendi il bambino quando Eowyn te lo porgerà, tu Gimli aiutaci." Rispose Aragorn; i due ubbidirono.

La ragazza, sempre tendendosi alla corda, posò un piede sulla roccia dove c'era il bambino, ma la pietra si sbriciolò facilmente; allora Eowyn si appoggiò contro la parete, mettendo entrambi i piedi su una spessa radice sporgente, abbastanza vicino al punto dove stava il piccolo elfo.

"Vieni piccino, avvicinati, ti riporto dalla mamma." Gli disse con un sorriso rassicurante.

"Ho paura." Piagnucolò il bambino.

"Dai che sei coraggioso, devi fare solo un piccolo passo." Continuò con tono convincente la principessa; il bambino si alzò in piedi, avvicinandosi alla donna. Eowyn fece appena in tempo ad afferrarlo col braccio, prima che il terreno franasse.

"Tutto a posto, sorella?!" Gridò Eomer allarmato, quando sentì le rocce cadere.

"Sì, tirateci su!" Rispose lei stringendo il bambino.

Gli uomini si diedero subito da fare, tirando la corda con tutta la forza; la ragazza li aiutava spingendosi contro la parete con le gambe. Arrivò all'altezza della braccia di Legolas ed alzò le sue per porgergli il ragazzino, fermandosi con i piedi su una roccia che sembrava più resistente. Dovette allungarsi più del previsto per riuscire a far afferrare il bambino all'elfo, a causa della sua bassa statura, senza poter fare affidamento sulle braccia, che reggevano il piccolo; la roccia su cui aveva messo i piedi, però, cedette senza preavviso.

"Sta cadendo!" Gridò Legolas; Eomer e gli altri strinsero immediatamente la presa sulla corda, ma non poterono evitare che la ragazza oscillasse in modo pericoloso appesa nel burrone.

Eowyn sentì il cuore arrivarle in gola, mentre cadeva guardando negl'occhi il preoccupato arciere; poi, quando la corda la fermò, lo strattone le fece male, ma più violenta fu l'oscillazione, e gli effetti furono devastanti: sbatté contro uno sperone di roccia appuntita, che le lacerò la camicia, procurandole una dolorosissima ferita al petto. Il dolore le fece perdere i sensi.

"Presto! Si è ferita!" Urlò l'elfo, che aveva osservato tutta la scena dal bordo del precipizio, dopo aver restituito il bambino alla madre; Eomer cominciò a tirare con tutta la forza, e non da meno furono Aragorn e Gimli. Pochi attimi e la ragazza fu tirata su.

Il fratello corse subito da lei, facendole adagiare il capo sul suo braccio; poi si accorse della camicia strappata.

"Presto, datemi qualcosa per coprirla!" Ordinò, poi si piegò su di lei. "Brutta testona..." La rimproverò carezzandole i capelli; nel frattempo Aragorn gli porse la sua giacca di velluto, con la quale fu coperta la principessa.

"Ci vuole qualcuno che la curi..." Suggerì il ramingo.

"Conosco la persona adatta!" Intervenne Legolas,  poi si rialzò dal fianco di Eowyn e corse via.

 

Bussarono alla porta in modo violento, facendo sobbalzare Enid, che leggeva tranquilla sul terrazzo aspettando l'ora di pranzo; la ragazza rientrò nella stanza e invitò ad entrare. Legolas piombò dentro trafelato.

"Che succede?" Domandò preoccupata la ragazza.

"C'è bisogno di te." Le rispose lui,  prendendola per mano e trascinandola con se.

"Mi fai paura, cosa è successo?" Continuò lei, cercando di tenere il passo.

"Una persona si è ferita salvando un bambino." Spiegò l'elfo.

"Portami subito lì." Ribatté sicura Enid, affiancandolo.

Arrivarono sul luogo del fatto che le cose non erano cambiate molto: Eowyn giaceva ancora tra le braccia del fratello, mentre Aragorn era inginocchiato vicino a loro e premeva qualcosa sulla ferita; gli altri formavano un semicerchio intorno a loro.

"Fate passare, è una guaritrice." Affermò Legolas, facendosi largo tra i presenti; Enid s'inginocchiò vicino al re di Gondor.

"Come è successo?" Domandò con lo sguardo concentrato sulla fanciulla svenuta.

"Si è ferita per recuperare un bambino precipitato nel burrone." Spiegò Aragorn.

"Una donna molto coraggiosa..." Commentò Enid, scostandole i capelli dal viso. "Devo controllare la ferita." Aggiunse poi, facendo per sollevare la giacca che copriva il corpo di Eowyn, ma la mano di Eomer la fermò.

"Non davanti a tutta questa gente..." La pregò, guardandola negli occhi.

"Ascolta, se non lo faccio non posso sapere se la posso muovere." Dichiarò lei comprensiva.

"Vi copriamo noi, eh Legolas?" Propose il ramingo; l'elfo annuì subito.

I due si alzarono in piedi, formando un muro davanti ai tre rimasti inginocchiati; Enid, a quel punto, scoprì leggermente la ragazza svenuta, controllando la gravità della ferita.

"Portala dentro." Disse poi al re di Rohan con un sorriso rassicurante; lui tirò un sospiro di sollievo e si alzò con la sorella tra le braccia.

"Allora?" Le chiese Aragorn, mentre Eomer si allontanava; lei gli sorrise.

"Sembra una ferita superficiale, anche se piuttosto dolorosa, starà bene." Lo rassicurò, posandogli una mano sul braccio; poi fece un cenno a Legolas e seguì Eomer.

"Appare sicura di se." Commentò il re di Gondor, girandosi verso l'elfo.

"Sa quello che fa, o io non sarei qui." Rispose l'altro.

Eomer camminava nervosamente nel corridoio davanti alla camera della sorella; erano diversi minuti che Enid era dentro con lei, senza dare notizie. Aragorn e Legolas lo raggiunsero.

"Si è saputo nulla?" Domandò l'uomo dai capelli castani.

"No." Rispose secco il cavaliere. "E' una vita che sta là dentro!" Indicò con un gesto stizzoso la porta.

"Sta tranquillo, amico mio." Lo rassicurò il ramingo. "Enid è un'ottima guaritrice, ha salvato la vita di Legolas." L'elfo annuì; in quel momento si aprì la porta e ne uscì proprio la ragazza dai capelli rossi.

"Come sta?!" La interrogò subito Eomer, con tono apprensivo.

"Bene." Sospiro di sollievo generale e suo sorriso. "Deve riposare, ma domani potrà assistere alla cerimonia, se lo vorrà." Aggiunse Enid.

"Possiamo vederla?" Domandò Aragorn.

"Certo, ma per poco." Rispose la ragazza; Eomer si precipitò nella stanza, seguito dal re di Gondor. Enid e Legolas si fermarono sulla soglia.

Il grande e grosso re di Rohan si sedette sul bordo del letto, prendendo delicatamente tra le sue la mano dell'adorata sorella, mentre l'altro sovrano si fermò dalla parte opposta del letto, con le braccia incrociate sul petto.

"Stai bene, vero?" Le domandò il fratello; lei sorrise, era un po' pallida.

"Sì, grazie ad Enid..." Rispose, lanciando uno sguardo grato alla guaritrice; la ragazza ricambiò con un sorriso.

"Ringrazia anche loro, se non ti avessero tirata su." Affermò la ragazza.

"E' vero, grazie." Mormorò la principessa, spostando lo sguardo dal fratello ad Aragorn, che le sorrise.

"Ora sarà meglio che andiamo, devi riposare." Disse poi il ramingo.

"Sì." Confermò Eomer alzandosi.

"Una cosa sola..." Li fermò Eowyn. "Enid... So che è una sciocchezza, ma... Mi rimarrà una cicatrice molto grossa?" Domandò titubante la fanciulla dai capelli biondi; la guaritrice rise.

"No, non preoccuparti, ti ho cucita con i miei capelli." Nella stanza scese un silenzio di tomba, tutti la guardavano con gli occhi spalancati. "Cosa c'è? Sono molto più sottili e resistenti del filo che si usa di solito,  poi hanno proprietà lenitive e cicatrizzanti." Spiegò la ragazza.

"Capelli?" Chiese incredulo Eomer.

"Hmhm." Annuì lei uscendo dalla stanza. "O dubitate degli insegnamenti del mio Maestro? Sono centinaia di anni che cucio i feriti con i miei capelli e nessuno s'è mai lamentato." Aggiunse con un sorriso sicuro, raggiungendo il corridoio.

"Per curiosità..." La interpellò Legolas, mentre gli altri erano rimasti ad interrogarsi nella camera. "Hai cucito anche me con i tuoi capelli?"

"Certo che sì, sennò come pensi che ti sarebbe rimasto un segno così sottile!" Rispose lei, facendogli una carezza sul viso.

"Così potrei avere qualche pezzettino di te che mi circola nell'organismo..." Ipotizzò l'elfo, seguendola lungo il corridoio.

"Beh, sì... Ti dispiacerebbe molto?" Gli domandò sorridendo e prendendogli la mano.

"Tu mi stai intossicando..." Affermò sensualmente, tirandosela vicino; si guardarono negl'occhi.

"E' curabile." Mormorò Enid sulle sue labbra.

"Ah sì? E la medicina è molto cattiva?" Domandò lui, sfiorandole la fronte con le dita.

"No, se la agiti bene..." Rispose la ragazza; Legolas non la fece più parlare, ma la strinse a se e la baciò,  molto profondamente.

Aragorn uscì in quel momento dalla camera di Eowyn, e li vide avvinghiati ed appoggiati alla balconata; l'uomo sorrise tra se.

"Però, passionali..." Commentò a bassa voce, poi s'incamminò nell'altra direzione.

Durante quel lungo bacio, Legolas decise di applicare il consiglio di Gimli, così fece scivolare la mano dalla vita ai fianchi di Enid, per poi stringerli; nel farlo la avvicinò di più a se, facendo aderire il bacino della ragazza al suo.

"Legolas!" Esclamò lei, smettendo di baciarlo e allontanandosi di qualche passo.

"Oh, perdonami!" Esclamò subito lui. "Colpiscimi pure se vuoi." Si affrettò ad aggiungere.

"Non... non voglio colpirti, solo... nessuno mi aveva mai toccata così..." Affermò la ragazza imbarazzata.

"Lo sapevo, ti ho offesa, non dovevo seguire lo stupido consiglio di Gimli!" Si rammaricò l'elfo, sinceramente dispiaciuto.

"Un consiglio di Gimli? Ma... io non capisco..." Enid era sbalordita, non sapeva se le aveva fatto piacere o era offesa dal gesto di Legolas.

"Sono stato un idiota, scusa." Detto questo s'inginocchiò davanti a lei. "Scusami, Enid." Lei era esterrefatta, ma questo le faceva decisamente piacere.

"Dai, alzati..." Lo pregò imbarazzata. "Non era niente, davvero, non mi sono offesa..." Aggiunse; lui rialzò lo sguardo e lei lo rassicurò con un sorriso.

"Allora mi perdoni?" Le chiese Legolas, alzandosi e guardandola negli occhi.

"Sì, facciamo finta che non è successo nulla."

"Va bene." Le sorrise l'elfo.

Fare finta di nulla sarebbe stato anche facile, se non avesse avuto impresso nella memoria il fatto di essere stata stretta a lui in modo decisamente poco casto... 

 

Il pomeriggio, con disappunto di entrambi, lo passarono separati: Enid impegnata insieme a Arwen e Eowyn a dare la sua impronta al ricamo della coperta della sposa, e Legolas prigioniero degli amici e costretto ad aiutarli a mettere su la festa di addio al celibato di Elessar. Gli argomenti, nelle due conversazioni, non erano molto diversi.

"Questa sarà la tua ultima notte da solo, amico mio." Affermò Gimli dando un leggera gomitata nel fianco di Aragorn. "Da domani ci saranno le dolci braccia di Arwen ad accoglierti..." Aggiunse con una risatina allusiva; l'uomo sorrise.

"Sarà una festa memorabile Grampasso!" Esclamò Merry, impegnato con Pippin a montare decorazioni ad altezza hobbit.

L'unico che non partecipava al clima allegro della riunione era Legolas che, fermo in un angolo, pareva assorto in tutt'altri pensieri; appena gli altri gli diedero pace, Aragorn si avvicinò a lui.

"Qualcosa non va?" Gli chiese il ramingo; l'elfo alzò le sopracciglia.

"Sarei felice, se riuscissi a non pensare in modo serio..." Rispose poi, sbuffando appoggiato a una colonna.

"La ami?" Domandò ancora Aragorn, guardandolo negli occhi.

"Sì." Annuì Legolas. "Potevo avere qualche dubbio, ma sono scomparsi quando l'ho rivista." L'amico sorrise.

"Però..." Suggerì il re di Gondor.

"Però penso che lei non sia esattamente ciò che desiderava mio padre..."

"Legolas, non ci s'innamora a comando." Lo interruppe il ramingo. "Ne per far contenti i genitori." Aggiunse serio.

"Estel,  lo so!" Protestò l'elfo. "Infatti, ho deciso di non ascoltare nessuno, non lascerò che ci dividano." Lo fissava con sguardo deciso.

"Ti conosco da molto, molto tempo e abbastanza per sapere che non ti arrenderai." Ribatté Aragorn, posandogli le mani sulle spalle e sorridendo. "Se ce l'abbiamo fatta io e Arwen." Aggiunse con tono incoraggiante; Legolas sorrise rincuorato dalla fiducia dell'amico.

"Ma che si stanno dicendo?" Domandò Pippin a Merry, mentre osservavano i due amici.

"Buh,  io non ci capisco un accidente di elfico." Rispose l'altro hobbit stringendosi nelle spalle.

La stanza di Eowyn, nel frattempo, accoglieva le chiacchiere delle ragazze, impegnate a terminare il lavoro sulla splendida coperta che avrebbe adornato il letto nuziale; ognuna aveva in grembo un lembo della stoffa, e le loro abili mani lavoravano non distratte dal loro parlottare.

"Eowyn, ti prego, non fare sforzi eccessivi..." Si raccomandò Arwen.

"Stai tranquilla, non mi fa male, se mi sento stanca smetto." Rispose la principessa di Rohan, continuando a ricamare il simbolo dei Rohirrim.

"Va bene..." Annuì l'elfo,  poi si girò verso l'altra ragazza. "Sei bravissima Enid." Si complimentò; lei alzò sulle amiche uno sguardo un po' sorpreso, improvvisamente distratta dal lavoro e dai suoi pensieri.

"Oh, grazie." Rispose sorridendo.

"E' una rosa canina, vero?" Le domandò Eowyn.

"Sì." Confermò Enid.

"E chissà perché l'avrà scelta..." Affermò maliziosamente Arwen, lanciando un'occhiata al ciondolo che la fanciulla portava al collo; lei chinò gli occhi imbarazzata prendendo il piccolo fiore di legno tra le dita.

"L'ha fatto lui, vero?" Le domandò poi l'elfo dai capelli scuri; Enid annuì. "Lo sapevo..."

"Lui, chi?" Chiese incuriosita Eowyn.

"Ma come? Legolas, no!" Esclamò Arwen.

"Per favore, mi metti in imbarazzo!" Protestò Enid arrossendo vistosamente.

"Ahah..." Commentava nel frattempo la principessa di Rohan.

"Scommetto che non arrossisci quando ti tiene tra le braccia..." Insisté Undòmiel, con un sorrisetto birichino.

"Oh, per favore!" Sbottò imbarazzatissima Enid.

"E' molto carino." Giudicò Eowyn incrociando le braccia e adagiandosi contro i cuscini; l'elfo dai capelli rossi rialzò lo sguardo.

"No, è molto di più... è bellissimo!" Dichiarò Enid con aria sognante.

"Qui devo darti ragione, poi... dopo lo spettacolo di stamattina..." Intervenne Arwen.

"Ma sentila!" Replicò l'altra dandole una piccola spinta. "Domani ti sposi, non avresti dovuto nemmeno guardarlo!"

"Quello sì che sarebbe stato un peccato!" Rise la principessa elfo.

"Ma perché? Come vi si è presentato?" Domandò Eowyn che, divorata dalla curiosità, si era sporta verso le amiche.

"Era praticamente nudo!" Rispose Arwen, sempre ridendo.

"Ma sta' zitta! Non era nudo, aveva i pantaloni!" La interruppe Enid, anche lei rideva; la terza ragazza le guardava divertita.

"Sì, ce li aveva, ma erano moooolto fini." Proclamò la quasi sposa.

"Ma cosa ti sei messa a guardare... Lo sai che sei ben poco casta per essere una principessa?" Affermò Enid incrociando le braccia, e tentando di far sparire il rossore.

"Ma tu lo avrai visto ancora più scoperto, dato che gli hai curato quella brutta ferita al fianco." Intervenne Eowyn; Enid si bloccò, poi cominciò a guardarsi intorno con fare indifferente.

"Ma senti, senti..." Commentò malignamente divertita Arwen.

"E tu come lo sai della ferita?" Domandò Enid a Eowyn, cercando di cambiare argomento.

"Ero sul campo di battaglia a fianco a lui..."

"No, non cambiate discorso!" Protestò l'elfo dai capelli scuri. "Io voglio sapere che cosa hai visto!" Insisté richiamando l'attenzione dell'amica.

"Ma quasi nulla... mi c’è cascato l'occhio una mezza volta..." Enid cercò di minimizzare, guardando in alto distrattamente.

"Su che cosa?!" Esclamò Eowyn.

"Eh, lo so io." Commentò Arwen con aria saccente. "Fa tanto la casta e pura, poi si approfitta di poveri elfi incoscienti e feriti... Bel sistema davvero..." Aggiunse con divertito rimprovero.

"Non mi sono approfittata di lui!" Reagì Enid. "Ho solo dato un'occhiatina..." Ammise poi timidamente. "E poi che cosa vuoi, si può sapere?! Desideri forse provarne un altro, per sapere se hai fatto la scelta giusta?!" Esclamò infine.

Eowyn, a quella battuta, scoppio a ridere reggendosi la ferita, mentre Arwen era rimasta completamente senza parole, e l'osservava a bocca aperta.

 

CONTINUA…

   
 
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