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Autore: little rose    02/05/2010    1 recensioni
Questa è la mia prima fic su beyblade quindi siate clementi..Se Yuri e gli altri all'interno del monastero avessero avuto un'amica? E se si fossero separati prendendo strade diverse? E se un giorno si rincontrassero ritorneranno ancora amici?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un altro giorno trascorso in quel inferno, un altro giorno costretta a lottare per vivere, un altro stupido e schifossisimo giorno finito nelle stessa identica maniera: in ferite, dolore e sangue. Come ogni giorno arrivò faticosamente nella sua stanza, che tralaltro era piccola e sporca, simile ad una cella di prigione, no, la prigione era sicuramente molto, ma molto meglio di quel posto, quel luogo era l'inferno, perchè non esiste cosa peggiore dell'inferno, però ora cominciava davvero a dubitarlo. Si sforzò di rimanere cosciente giusto il tempo necessario di oltrepassare la porta, gli occhi azzurri come due zaffiri le bruciavano così come la schiena, la testa le girava da matti, il respiro era molto affannato e perciò irregolare, aveva sicuramente la febbre, e sentiva che tra poco avrebbe ceduto. Pltrepassò la porta e cercò di arrivare più in la possibile, ma improvvisamente, a metà strada, cadde per terra, cercò di rialzarsi ma fu tutto inutile, ogni volta che cercava di rialzarsi ricadeva dul duro e freddo pavimente, così stremata si appoggiò lateralmente al muro e chiuse lentamente gli occhi. Li riaprì solo alla sera e, quando mise a fuoco, notò che non era più sul pavimento bensì sul suo letto, se così si può dire, e che la schiena le era stata accuratamente pulita dal sangue e fasciata. Sapeva chi le aveva fatto tutto questo e, ancora una volta, si sentì in debito nei suoi confronti. Vagò con gli occhi, per la stanza in cerca del suo "salvatore", sapeva che non sarebbe stato difficile anche se nelle sue condizioni, visto le dimensioni della stanza, ma malgrado questo, non lo trovò. Ne sul suo letto, ne sul pavimento e nemmeno appoggiato alla parete mentre la scrutava per capire in che condizioni stasse, come al suo solito. Subito nel cuore della ragazza crebbe un senso di paura molstruosa per il suo amico, sapeva cosa succedeva alle persone troppo gentili in quel posto, ma sapeva che il suo compagno non era così idiota da farsi beccare, d'altronde era sempre stata curata da lui, raramente accadeva il contrario, ma non perchè era insensibile, ma perchè lei partiva alla mattina per tornare alla sera e sempre nelle stesse medesime condizioni, e non si era mai fatta scoprire, che lei sappia. Questo però non spiegava il motivo dell'assenza dell'amico. Spesso si sentivano i discorsi degli altri ragazzi a proposito di alcuni amici scomparsi misteriosamente, o tornati in condizioni molto critiche, solo perchè erano stati visti mentre cercavano di curare i compagni o, come diceva il "direttore" in modo poco consono alle regole di quel luogo.
" Yuri non è così stupido" pensò tra se, ma ciò non toglieva il brutto presentimento che aveva, e se fosse nei pasticci per causa sua? No, non avrebbe permesso che il suo migliore amico pagasse per causa sua, sapeva precisamente dove doveva andare, non per niente aveva passato tutta la sua, come diceva lei, inutile, insulsa e futile, vita lì dentro. Cercò di sedersi sul duro materasso, ma subito un forte bruciore alla schiena la costrinse a mordersi il labbro inferiore, per non urlare, così tanto da farselo insanguinare. No, non poteva urlare, era come d'argliela vinta. Barcollando si alzò dal letto e, appoggiandosi al muro si tenne dritta e cerco di dirigersi alla porta anche se un po' zoppicante. Ora il punto era: come fare a raggiungere quel posto senza essere scoperta? Infatti se per qualche ragione si fosse fatta vedere era certa che il suo amico avrebbe pagato, oltre la pena che doveva essergli inflitta, anche la sua mancanza di disciplina. Da quelle volte che aveva avuto "l'onore" di essere portata in quella stanza aveva scoperto che esistevano due strade che portavano la, l'unica differenza era solo la lunghezza e la probabilità di trovare i guardiani, uomini che, come diceva lei, il direttore aveva fatto il lavaggio del cervello. Infatti la prima strada bensì fosse più breve, passava davanti a tutte le stanze e questo significava che se fosse passata da questa, c'era la possibilità di attirare l'attenzione dei compagni e anche quella dei guardiani visto che quel corridoio era controllato 24 ore su 24, proprio perchè c'erano le camerate. La seconda strada invece era più lunga ma, visto che passava davanti alla parte dell'edificio ormai non più utilizzata da anni, non c'erano grandi possibilità di incontrare persone, tuttavia sapeva che la seconda strada era tutta una curva, se non si conosceva bene la giusta via si rischiava di perdersi e se qualcuno fosse venuto ad accertarsi della sua presenza nella stanza e si fosse accorto dell'assenza sarebbero stati guai seri. Non sapeva che fare, per quanto si sforzasse di creare una strategia non le veniva niente in mente, qualunque cosa provasse a fare, capiva che non ci andava di mezzo solo lei ma anche il suo amico e poi il dolore le annebiava in parte la mente e quindi rendeva la "meditazione" ancora più complicata. Di colpo la porta si aprì con un forte rumore, come se qualcuno l'avesse sbattuta molto violentemente, infatti era stata spalancata con molta forza in modo tale da essere udita il più lontano possibile per portare paura a tutti gli altri ragazzi. Si presentò davanti alla ragazza un uomo alto, robusto, con un mantello nero adosso abbastanza rovinato e pieno di polvere, i capelli lunghi e neri erano raccolti in una coda ed un ciuffo bianco gli coprivano l'occhio destro mentre la guancia sinistra era segnata da una lunga e profonda cicatrice perfettamente retta, tutti i ragazzi sapevano come l'uomo si era procurato quella cicatrice e per quel motivo nessuno voleva avere a che fare con esso, anche se era quasi impossibile non incontrarlo nemmeno una volta, visto che era uno dei preferiti del capo.
" Tu..." disse l'uomo indicando la ragazza "... seguimi senza fare troppe storie". La giovane conosceva bene quell'uomo, ogni volta che usciva dalla sua cella era sempre lì, davanti a lei, con le braccia incrociate al petto, come un segugio che, una volta addocchiata, non si stacca mai, per nessuna ragione, dalla preda. Poi quegli occhi privi di espressione che ogni volta le facevano raggelare il sangue, continuavano a fissarla, come se il mondo girasse intorno alla ragazza, come se dovesse fare da guardia del corpo. Chissà se una volta era stato felice, chissà se un giorno qualcuno l'avesse visto sorridere, anche per solo qualche secondo. Stava meditando su tutto questo, e ricordiamo che era ancora appoggiata alla parete, quando il vocione dell'uomo la fece distogliere dai suoi pensieri
" Allora stupida ragazzina ti vuoi muovere? o ti devo prendere di peso?" l'uomo era spazientito, aveva cominciato a battere  furiosamente il piede sulla porta... brutto, bruttissimo segno... Così la nostra protagonista, con non poca fatica si incamminò verso l'uomo, che, stanco di aspettarla, l'aveva presa per un braccio e la trascinò. Così uscirono dalla stanza e si dirigettero dove, la ragazza, per fortuna o per sfortuna, aveva intenzione di andare già da quando si era svegliata. Passarono davanti a tutte le camerate e tutti i ragazzini non poterono fare a meno di affacciarsi mentre la ragazzina veniva trascinata a malo modo dal guardiano. Dopo circa 10 minuti buoni i due arrivarono ad un portone grandissimo, simile a quelli che si trovavano nei castelli, massiccio, pieno di polvere. Dall'interno proveniva uno strano rumore, che la ragazza conosceva benissimo, il rumore di un bey. L'omaccione aprì il portone con molta facilità e avanzava lentamente continuando a trascinare la ragazza che come per nulla intimorita guardava con astio il suo " trascinatore", il quale dopo averla portata al centro della stanza fu congedato da un uomo. L'uomo in questione dopo essersi accurato che se ne fosse andato si avvicino alla ragazza.
" Helen!!! a quale onore devo la tua visita?"
" Dove è Yuri?" chiese la ragazza rivolgendo al suo interlocutore uno sguardo pieno d'odio
" Yuri giusto! Non ti preoccupare lo rivedrai presto... anche se sarà leggermente cambiato" disse l'uomo mentre sulla faccia si creò un ghigno
" Che gli hai fatto lurido bastardo?"
" Ma che modi, non si adattano per niente ad una ragazza bella ed intelligente come te"
" Smettila di dire cazzatte e dimmi che fine ha fatto Yuri"
" Io volevo risparmiarti la scena per almeno un paio di giorni, ma visto che sei così impazziente... non dire però che non ti avevo avvisato, Yuri vieni, c'è qualcuno che vuole parlare con te" chiamò l' uomo e poco dopo arrivò davanti a loro un ragazzo della stessa età di Helen. Fisico esile, ma allo stesso tempo atletico e slanciato, capelli rossi tirati un po' all'insù e gli occhi... quando Helen posò il suo sguardo sull'amico sussultò leggermente, gli occhi un tempo azzurri e un po' schivi, ora erano vacui, spenti e freddi.
" Questo non è Yuri, CHE GLI HAI FATTO?" mentre uralava contro all'uomo si avvicinava con un pugno alzato, intento a colpirlo, quando un bey non fu lanciato nella sua direzione ed Helen colta alla sprovvista non riuscì a scansarlo del tutto, con il risultato di una ferita sulla guancia.
" Niente che non si è cercato, ma non ti preoccupare presto anche tu diventerai come lui ed allora conquisteremo il mondo del bey!!!" mentre l'uomo si compiaceva delle sue stesse parole, Helen cadde a terra. Possibile che quel ragazzo fosse davvero Yuri? Quella che ogni sera lo curava senza preoccuparsi delle punizioni? Lo stesso al quale aveva giurato amicizia eterna? No, quello non era il vero Yuri, quello era un robot con le sue sembianze, da fuori era lui ma il dentro no, era stato soggiogata.
" Yuri, che stai facendo? Perchè lo hai difeso? Lui è il nostro nemico, e lui che ci comanda come gli pare e piace, è per colpa sua se non possiamo vivere una vita normale. Perchè lo fai Yuri, perchè? Io proprio non riesco a capire" mentre diceva ciò Helen si stava avvicinando all'amico, ma mentre stava per sfiorarle la guancia furono lanciati contro di lei altri  due bey, che questa volta era riuscita a schivare prontamente.
" Stai lontana da lui" le ordinò una voce
" No, Boris anche tu, no" Helen conosceva benissimo quella voce, ma, come se volesse controllare, si girò di scatto e lo vide: un ragazzo abbastanza alto e muscoloso, capelli viola sparati all'ingiù, occhi come quelli di Yuri, vacui cupi e freddi, solo che erano viola
" Non hai il diritto di rivolgermi la parola, stupida ragazzina"
" No!!! perchè fai questo a delle vite inocenti?, perchè devi far soffrire delle persone? Se odi me, prenditela con me, ma non con loro, loro non hanno fatto nulla per meritarsi tutto questo" disse rivolgendosi all'uomo
" Questo è quello che pensi tu, lui ci ha fatto solo un favore, ci ha dato nuova forza, siamo imbattibili adesso" Questa volta a parlare era stato un ragazzo muscoloso, capelli biondi tirati all'insù tramite una fascia e occhi verdi una volta molto simili a quelli di Helen, ma ora non più
" Sergej ma ti senti? Noi odiamo quell'uomo, lo abbiamo sempre odiato, perchè adesso state dalla sua parte? Non vedete che vi sta facendo il lavaggio del cervello? Non avete notato che siete diventati delle pedine nelle sue mani? e per cosa poi? per essere imbattibili? No, io non credo che avreste accettato anche per la vostra libertà, noi 4 siamo sempre stati una squadra unita, possibile che adesso non riuscite a distinguere il giusto dal sbagliato? Possibile che abbiate scelto di servirlo? Io vi conosco meglio di qualunque altro qui dentro, e so per certo che qualunque cosa vi ha fatto è stata contro la vostra volontà"
" Dici che siamo sempre stati una squadra unita, perchè non continuarlo ad esserlo? Unisciti a noi, ai tuoi amici" disse alla ragazza allungandole una mano
" N-no-non posso" ora stava tremando e un paio di lacrime sfuggirono dai suoi occhi
" E dai, che ti costa?"
" Non posso" la sua voce era poco più di un sussurro
" L'ho sempre detto che tu non eri degna, noi ti stiamo offrendo una forza che neanche immagini e tu ti tiri in dietro come se nulla fosse"
" C'è una bella differenza tra non essere degna e avere ancora il lume della ragione Sergej, se unirmi a voi significa perdere il mio "io" e diventare un robottino nelle mani di un pazzo preferisco restare da sola. Come dico sempre meglio un giorno da leoni che 100 da pecora" affermò
" Però prima o poi l'unico giorno del leone si esaurisce e quest'ultimo muore e tu, mia cara Helen, farai la stessa fine del leone, ti lascerò fare ma sei troppo importante per i miei studi. Tuttavia hai un carattere forte, per il momento è meglio se ti lasci da parte. Ma non pensare che mi dimentichi di te, quando sarà il momento farò a te quello che ho fatto a loro e tu sarai troppo debole per opporti al mio volere. Ahahah". L'uomo si avvicinò con una siringa di uno strano liquido verdognolo, Helen cercò di scappare ma fu prontamente immobilizzata da quelli che una volta chiamava amici.
" Potrai pure drogarmi o fare qualsiasi cosa sul mio corpo, ma la mia mente non sarà mai sotto il tuo controllo stronzo" affermò con voce ferma e subito dopo li sputò in un occhio
" Ahahahah, questo lo dici tu ragazzina, vedremo se dopo avrai tutta questa voglia di distruggermi quando tornerò ad occuparmi di te" e inserì l'ago nel braccio di Helen, questa per un attimo vide sfuocato, poi il nulla.

 

  
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