Sull'Egitto intero incombeva una cupa e fitta oscurità. Giacevano a terra, sconfitte, le tre divinità. Nuovamente prigioniere della pietra. Il Faraone, affaticato, al limite, era crollato in ginocchio. I suoi amici gli facevano circolo intorno, mormorando qualche parola di incoraggiamento. Nonostante ormai tutto sembrasse perduto.
- Zork! - urlò Yuugi infuriato. - Non hai vinto! Io dirò a Mou hitori no boku qual è il suo vero nome!
- Aibou... - bofonchiò debolmente Yami, guardandolo commosso. Nel farlo, il cartiglio vuoto che ancora portava appeso al collo scivolò e finì sul suo petto, accanto al Puzzle. Vedendolo, Anzu ebbe un colpo di genio. - Potremmo rievocare i segni e farli comparire sul cartiglio, così li leggerà!
- Noooooooo!
Il grido di Zork fece tremare la terra. - Non vi permetterò mai... mai!, - tese una mano artigliata verso di loro. - Di dirgli che si chiama Atemu!
Silenzio di tomba. Mentre una gocciolina da sei litri e mezzo di disappunto prendeva forma dietro le teste di tutti i presenti, passò una palla di fieno.
Il Faraone sollevò il capo con uno sguardo vacuo. - Atemu, Atemu... - ripeteva fra sè. - Sì, in effetti mi pareva che fosse una cosa del genere. Ma - fece un'espressione estramamente delusa, - Così mi hai levato una scena fighissima!
Con misurata lentezza, anche Seto, caduto qualche tempo prima là vicino, si rialzò. - Ho dinnanzi l'antagonista più imbecille di tutti i tempi - lanciò al mostro un'occhiata carica di disprezzo. - La malvagità si può perdonare, senza ombra di dubbio, ma la stupidità no.
Diede loro le spalle e se ne andò tutto impettito.
Zork si grattò la testa, fra le corna ritorte. - Ehm, tutto questo è molto imbarazzante - Tacque un po', riflettendo, poi aggiunse illuminandosi: - Aspettate, però! Ho un'idea! Perché non tagliamo questa scena e la rigiriamo da capo?
Atemu, molto professionale e adulto, si avvicinò e gli tirò un simbolico calcio allo stinco. - Fottiti! Io me ne vado!
E fu così che Zork Necrofades se ne tornò negli Inferi per non uscirne mai più, meditando sulla figura idiota che aveva fatto.