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Autore: Minim    24/08/2005    5 recensioni
Il re ordinò al suo visir che ogni notte gli
portasse una vergine, e quando la notte era
trascorsa dava ordine che la uccidessero.
così fece per tre anni, e in città non v'era
più donzella alcuna che potesse servire per
gli assalti di quel cavalcatore .Ma il visir
aveva una figlia di grande bellezza chiamata
Sheherazade...che era molto eloquente ed
era un piacere ascoltarla.
( le mille e una notte)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Parole…

Parole…

 

 

 

  

 Ti toglievi la fascia dalla vita, ti strappavi i sa-

 dali, gettavi in un angolo l’ampia gonna, era di cotone,

 mi sembra, e scioglievi il nodo che ti stringeva i capelli in

 una coda. Avevi la pelle d’oca e ridevi. Eravamo talmente

 che non potevamo vederci, assorti entrambi in quel rito urgente

 avvolti nell’calore e nell’odore che emanavamo insieme. Mi

aprivo il tuo passo per le tue vie, le mie mani sulla tua vita protesa

 e le tue impazienti. Sfuggivi, mi percorrevi, mi scalavi, mi avvolgevi

 con le tue gambe invincibili, mi dicevi mille volte vieni con le

 labbra sulle mie.  Nell’attimo estremo avevamo un bagliore di

 completa solitudine,  ciascuno perduto nel proprio abisso rovente,

 ma subito risorgevano al di là del fuoco per scoprirci abbracciati nel

 disordine dei guanciali. Ti scostavo i capelli per guardarti negli occhi.

 Talvolta ti sedevi accanto a me con le gambe raccolte, nel silenzio della

 Notte che inziava appena. Così ti ricordo, in quiete.

 Tu pensi per parole, per te il linguaggio è un filo inesauribili che tessi

Come se la vita si facesse narrandola. Io penso per immagini congelate in

 una foto. Ma non impressa su una lastra, piuttosto come disegnata a

 penna, è un ricordo minuzioso e perfetto, dai volumi morbidi e dai

 colori caldi e rinascimentale, come un’intenzione colta su una carta

porosa o su una tela. È come un momento profetico, è tutta la nostra

 esistenza, tutto il vissuto e il da vivere, tutti i tempi simultanei, senza

 inizio ne fine. Da una certa distanza guardo quel disegno, in cui ci sono

anch’io. Sono spettatore e protagonista. sono nel penombra , velato dalla

foschia di un tendaggio trasparente. So che sono io, ma sono anche questo

 stesso che osserva all’ esterno. Conosco ciò che sente l’ uomo  dipinto

su quel letto disfatto. Sono lì con te e anche qui, solo , in un altro tempo della

 coscienza. Nel quadro la coppia riposa dopo aver fatto l’amore, la pelle di

 entrambi luccica, umida. L’uomo ha gl’occhi chiusi una mano sul proprio petto

 e l’altra sulla coscia di lei, in un intima complicità. Per questa visione e

 ricorrente e immutabile, nulla cambia, è sempre lo stesso sorriso placido

 dell’uomo, lo stesso languore della donna, le stesse piaghe delle lenzuola e gli

 stessi angoli buoi della stanza, sempre la luce della lampada che sfiora i seni

e gli zigomi di lei con la stessa angolatura.

 ogni volta che penso a te ti vedo così, ci vedo così fissati sempre in quella

 tela, invulnerabile la corrosione della cattiva memoria. Posso divagarmi

a lungo su quella scena, fino a sentire che entro nello spazio del quadro

e non sono più colui che osserva, ma l’uomo che giace accanto a quella

donna.

                                                                                                 

 

 

 

Piacere a tutti !!!

Sono nuova in questo sito.e questa è la mia prima fanfic. Vorrei fare un piccolo chiarimento: nn è stato facile scrivere questo pezzo con il protagonista un uomo!!!

Non fraintendetemi miraccomando!!!

Ehi!!! Aspetto il maggior numero di recensioni!!!!

 

  
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