REAL WEB DATING
Capitolo
9
POV Madeleine
Un fastidioso bip martellava nella
mia testa. Stava insistentemente disturbando il mio riposo, tanto da costringermi
ad aprire gli occhi.
Le palpebre erano pesanti e con
difficoltà riuscii a spalancare del tutto gli occhi.
Il soffitto era bianco come le
nuvole. Capii subito da quel piccolo particolare che non mi trovavo nella
camera di Neil.
Ero in ospedale a giudicare da ciò
che avevo intorno e dall’odore forte di disinfettante.
La consapevolezza di ciò che era
successo si fece violentemente strada dentro di me. Ricordavo tutto, perfino i
particolari più inutili. Solo poche cose rimanevano ancora confuse.
Ricordavo di aver perso i sensi e
non sapevo come ero finita lì.
Il mio cuore iniziò a battere forte,
facendo impazzire le macchine a cui ero collegata. Il respiro accelerò senza
che riuscissi a regolarizzarlo.
Un’infermiera spalancò la porta
della mia camera muovendosi sicura.
“Stia calma signorina Leclerc.”
Disse mentre le sue mani esperte cercavano nel carrello dei medicinali.
“Cosa mi è successo?” gracchiai.
“Non ricorda nulla?” chiese
infilando l’ago della siringa nel tubo della flebo.
Il battito del mio cuore aumentò di
nuovo alla sua domanda e lei si affrettò a velocizzare il suo lavoro. La flebo
gorgogliò per qualche secondo e subito dopo avvertii un strano senso di
tranquillità. L’infermiera mi aveva somministrato un calmante e a giudicare
dalla velocità con cui aveva agito il medicinale doveva essere anche molto
forte.
Un lieve colpo alla porta mi fece
sussultare, distraendomi dai brutti ricordi.
Neil era appoggiato allo stipite
della porta e mi sorrideva.
Il mio cuore alla sua vista riprese
a battere regolarmente e il respiro si stabilizzò all’istante.
Lui era lì e il resto non mi
importava. Era tutto finito, mi avrebbe portata via da Parigi e tutto sarebbe
tornato a posto.
Sollevai la mano e lo invitai ad
avvicinarsi.
L’infermeria prima di uscire e
lasciarci soli diede un’ultima sbirciata al monitor accanto al mio letto,
assicurandosi che tutti i valori fossero normali.
Neil nel frattempo si era seduto
accanto a me, prendendo la mia mano tra le sue.
“Mad, tesoro mio, come ti senti?” mi
chiese portando la mia mano alle sue labbra.
“Non lo so.”mormorai, la mia voce
ancora rauca. “Cosa è successo?” continuai.
“Sei andata a casa tua e mi hai
lasciato un biglietto …” iniziò, ma non lo feci andare avanti.
“Mi ricordo cosa è successo prima.
Voglio sapere quello che è successo quando ho perso i sensi.” Dissi.
“Quando sono arrivato Vincent stava
per farti ancora del male. L’ho colpito e ti ho portato in ospedale.” Disse in
evidente difficoltà.
Non doveva essere stato facile per
lui trovarsi di fronte a quella scena.
“Lui dov’è?” chiesi.
“La polizia l’ha arrestato. Lo
tratterranno con l’accusa di abuso sessuale.” Disse quasi come se non volesse
farsi sentire.
“Sei stato tu a denunciarlo?”
chiesi.
“Mad, perdonami, ma ho dovuto farlo.
Non potevo lasciarlo libero di farti ancora del male.” cercò di scusarsi. I
miei occhi si riempirono di lacrime.
“Neil, come hai potuto? Mi avevi
promesso che avresti mantenuto il segreto per me.” quasi urlai. Le mie lacrime
ormai scendevano copiose dai miei occhi. Mi sentivo tradita.
Tradita dall’uomo che amavo e che
diceva di amarmi. Aveva rovinato tutto.
Aveva infranto la promessa che mi
aveva fatto e io mi sentivo stupida.
Stupida per avergli dato fiducia,
stupida per aver pensato che lui mi amasse talmente tanto da custodire con me e
per me questo segreto. Invece aveva mandato tutto all’aria.
Mi aveva umiliata raccontando alla
polizia ciò che ero costretta a subire. Perché era così che mi sentivo, mi
sentivo umiliata e priva di qualsiasi difesa che potesse proteggermi dagli
occhi intrisi di pietà di chi mi guardava e sapeva.
“Amore mio, perdonami ti prego. Non
potevo lasciarlo fare. Pensa a tua madre.” Disse provando ad attirare la mia
attenzione.
Mia madre.
Era proprio a lei che stavo
pensando.
“Come credi starà mia madre ora che
saprà tutta la verità? Te lo dico io. Ne morirà Neil. Tu non sai niente di
quello che ho sacrificato per proteggerla da se stessa e da tutto ciò che
potesse farle male e tu in questo modo hai buttato all’aria tutti i miei sforzi.”
Sbottai.
La rabbia ormai aveva preso pieno
possesso di me.
Ora avevo solo voglia di fargli
provare quello che sentivo io. Avevo un estremo bisogno di fargli provare tutta
la delusione che in quel momento stava uccidendo me.
Ero consapevole che Neil non stesse
capendo affatto il mio comportamento, non sapeva perché proteggevo mia madre in
quel modo, ma questo non mi avrebbe fermato.
Neil mi aveva tradita ed era
arrivato il momento di prendersi le sue responsabilità.
“Mad, guardami.” Disse Neil cercando
i miei occhi. “Guardami.” Mi implorò ancora.
Voltai il mio viso verso il suo e
fissai i suoi occhi lucidi.
“Perdonami Mad, dimmi che mi
perdoni.” Mi pregò.
“Non le voglio le tue scuse. Voglio
che tu adesso esca da questa stanza e sparisca dalla mia vita.” dissi acida.
“Mad, ti prego. Prova a capire …” lo
interruppi con un gesto della mano.
“Ho detto che devi uscire da questa
stanza e che non voglio rivedere la tua faccia mai più.” Ripetei lenta
assicurandomi che le mie parole arrivassero chiare nonostante il tremolio della
mia voce.
Non volevo vederlo più, non era
stato migliore di Vincent. Quel mostro aveva ferito ed umiliato il mio corpo,
lui aveva ferito ed umiliato la mia anima ed il mio amore per lui.
Neil mi guardò un’ultima volta e poi
uscii silenzioso dalla mia stanza senza aggiungere altro.
Non appena la porta si chiuse
scoppiai a piangere.
POV Neil
Chiudere quella porta era stato
davvero difficile.
Non potevo perderla adesso. Non ora
che Vincent era fuori dalla sua vita. Non adesso che l’amavo così
profondamente.
Ci doveva pur essere qualcosa per
riuscire a convincerla che l’avevo fatto per lei, che avrei dato la mia vita
pur di cancellare per sempre dalla sua mente tutti quei brutti ricordi.
Avrei voluto avere il dono di tornare
indietro nel tempo per fare in modo che lei tornasse ad avere di nuovo fiducia
in me.
Speravo solamente che il passare del
tempo l’avrebbe fatta riflettere, speravo che prima o poi sarebbe tornata da
me.
Era furiosa per ciò che avevo fatto,
ma non potevo lasciarla in balia delle mani di quell’uomo che da anni le faceva
del male e che l’aveva fatto anche ad altre prima di lei.
Ed ora senza di lei mi sentivo
cieco. Privato di tutto ciò che illuminava le mie giornate, che le rendeva
migliori, che le riscaldava con un solo sorriso. Era stata Madeleine a
regalarmi quella felicità ed era stata lei stessa a togliermela. Era stata lei
a riempire le mie giornate con un singolo respiro ed ora mi sentivo in apnea da
troppo tempo. La rivolevo con me e avrei fatto tutto ciò che era in mio potere
perché i miei desideri diventassero realtà.
Ma prima di tutto dovevo occuparmi
di Vincent. Era stata tutta colpa sua e l’avrebbe pagata cara.
E non mi sarei fermato davanti a
nulla, perché se stavo perdendo Madeleine era solo a causa sua.
Non avrei lasciato a Vincent la
possibilità di rimanere libero.
Non volevo correre il rischio che un
giorno sarebbe tornato a vendicarsi del mio angelo.
Denunciarlo era stata l’unica cosa
buona che avevo fatto e sarei andato avanti per assicurarmi che Vincent non
avesse più la possibilità di aggirarsi indisturbato per le vie di Parigi o di
qualche altra città.
Non avrebbe più avuto la possibilità
di entrare nella vita delle persone distruggendogliela.
Afferrai il telefono e digitai il
numero del mio migliore amico.
“Darren?” dissi.
“Ce l’hai fatta a fare una
telefonata. Che fine hai fatto? Non ti sento da quando sei partito.” Mi disse
lui scherzando.
“Lo so Darren ma qui ci sono stati
dei problemi che ora devo risolvere. È per questo che ti sto chiamando. Ho per
le mani un caso molto delicato e vorrei portarlo in tribunale.” Spiegai.
“Di cosa si tratta?”
“Non posso spiegartelo adesso. Ti
manderò tutto via mail. Ho solo bisogno di qualche giorno in più per rimanere a
Parigi e organizzare tutto.”
“Certo Neil. Qui non c’è nulla di
interessante per il momento. Prenditi tutto il tempo che ti serve. Tienimi
aggiornato.”
“Certo Darren. Ti chiamo se ci sono
delle novità. Ti ringrazio.” Dissi chiudendo la telefonata.
Il sole batteva forte sull’asfalto e
la scritta sopra la stazione di polizia sembrava brillare come l’insegna di un
motel. Entrai chiedendo di Dumont e una volta ricevute le indicazioni per il
suo ufficio mi diressi verso di esso.
Bussai lievemente alla porta
socchiusa.
L’agente Dumont parlava al telefono
e con un gesto della mano mi fece segno di accomodarmi.
“Mi perdoni per l’attesa signor
Moore. Cosa posso fare per lei?” mi chiese.
“Come ben sa sono un avvocato ed ho
deciso di rappresentare le parti lese nel processo contro Vincent Gaillard. Per
farlo però ho bisogno di tutti i fascicoli che lo riguardano e di tutte le
informazioni di cui lei è a conoscenza.” Spiegai.
“Sono lieto che sia lei a
rappresentare quelle povere donne. Comprendo quanto deve essere stato difficile
per lei denunciarlo visti i suoi rapporti con l’ultima vittima. La aiuterò per
quanto mi è possibile. Entro stasera riceverà al suo albergo tutto ciò che
abbiamo di Gaillard. Per qualsiasi altra cosa sono a sua disposizione.” Mi
rispose lui.
“La ringrazio.” Dissi alzandomi e
stringendo la sua mano.
La stanza del mio albergo sembrava
vuota. Le lenzuola ancora disfatte, le magliette che Madeleine aveva indossato
sparse sul pavimento, i miei vestiti piegati malamente per la fretta di godermi
il mio angelo. Ero lo specchio di quella stanza, dentro di me il caos più
assoluto.
Mi stesi sul letto con la speranza
che tutto si risolvesse nel migliore dei modi.
“Tre
settimane dopo”
Era da quella notte che non sentivo
e vedevo Madeleine.
L’avevo aspettata ogni sera nella
chat sperando di trovarla lì a dirmi che mi aveva perdonato. Speranza inutile.
Il processo aveva occupato tutto il
mio tempo e mi aveva salvato da una profonda depressione che sapevo l’assenza
di Madeleine mi avrebbe causato.
Tutti gli appelli erano andati bene
a parte le varie rogne dei ricorsi che l’avvocato di Gaillard chiedeva
continuamente.
Ero riuscito a raccogliere un buon
numero di testimoni che avevano raccontato come i fatti si erano svolti. Ma il
testimone più importante non si era presentato.
Madeleine era rimasta fuori dal
processo nonostante le varie sollecitazioni da parte del mio studio legale.
Aveva chiesto espressamente di essere lasciata fuori da tutto quel trambusto ed
io avevo rispettato la sua decisione chiedendo a Darren di sospendere qualsiasi
tentativo di convincimento nei suoi confronti. Le prove raccolte sarebbero
bastate per far condannare Vincent al massimo della pena. Un ultimo appello e
Vincent sarebbe rimasto a vita dietro le sbarre.
Mi guardai attorno cercando qualcosa
che mi ricordasse i momenti che io e Madeleine avevamo passato insieme in
quella stanza.
Avevo chiesto all’albergo di
lasciare la stanza così com’era. Non volevo che venisse spostato nulla.
Presi tra le mani una maglietta e la
portai al volto.
Il suo odore era quasi svanito, ma
quel poco che percepivo riusciva a tenermi a galla.
La amavo ancora disperatamente e ciò
che provavo non sarebbe ai cambiato.
POV Madeleine
“Due settimane dopo”
I poliziotti continuavano ad
assillarmi con le loro domande su Vincent e lo studio legale di Neil non era da
meno.
Prima in ospedale, ora anche a casa.
Non ne potevo più di raccontare sempre le stesse cose.
A nulla erano valse le mie richieste
di rimanere fuori da quella faccenda.
Potevano chiedere alle altre sue
vittime di testimoniare contro di lui. Io non l’avrei fatto sicuramente,
soprattutto dopo aver saputo che era Neil a rappresentarmi.
Non avevo nessuna voglia di
rivederlo. Tutto questo inferno che ora stavo rivivendo testimonianza dopo
testimonianza era dovuto a lui.
E non l’avrei perdonato facilmente.
Aveva tradito la mia fiducia, aveva scelto di fare l’avvocato.
Chiusi la porta non appena l’agente
Dumont si congedò.
Con un sospiro mi voltai e mi
diressi verso la mia stanza.
Mia madre attirò la mia attenzione.
Era immobile sul divano del soggiorno. Se non fosse stato per il movimento del
suo petto ad ogni respiro avrei potuto pensare benissimo che fosse morta.
Il cuore mi strinse a vederla così.
Il mio silenzio in tutti quegli anni non era servito a nulla.
Mi fermai a guardarla ancora un po’
e tutti i ricordi ritornarono alla mente.
Mi sembrava di rivivere gli anni
successivi alla scomparsa di mio padre.
Mio padre, l’uomo che mia madre
aveva amato più di se stessa.
Era ricaduta nello stesso stato
catatonico. Non mangiava, non beveva, non parlava. Rimaneva semplicemente
immobile su quel divano aspettando chissà cosa.
Io sapevo però cos’era quel qualcosa
che lei stava aspettando.
Aspettava il momento giusto per
farla finita. Come tanti anni prima era successo.
Ero ancora una ragazzina all’epoca,
ma ricordo ancora bene la pozza di sangue che si allargava sul pavimento del
bagno.
Ero tornata da scuola ed entrai in
bagno per lavare le mani prima del pranzo. La trovai lì, con i polsi squarciati
che grondavano sangue.
Ricordo di essere riuscita a
mantenere la calma e di aver fatto tutto quello che a scuola ci avevano
insegnato di fare nel momento in cui si presentasse un’emergenza.
Digitai sulla tastiera numerica del
telefono il numero di emergenza e spiegai ciò che stava succedendo. Ricordavo
l’ambulanza, un infermiera che mia avvolse in una coperta e che mi offrì una
cioccolata calda. Ricordavo l’ospedale, i medici che mi rassicuravano che mia
madre stava bene. Ricordavo che mia madre si riprese in fretta facendosi forza
per evitare che gli assistenti sociali mi portassero via da lei.
Da quel momento in poi mia madre
indossò una maschera in mia presenza facendomi credere che era guarita e che da
sole saremmo state comunque felici.
Non sapeva che però ogni notte la
sentivo piangere e mormorare che non poteva farcela.
Poi Vincent è entrato nella sua
vita.
Non piangeva più, era ritornata a sorridere
e quella maschera non sembrava più tale.
Si frequentarono per molti anni
prima che lui venisse a vivere da noi. E da quel momento l’incubo iniziò per
me.
All’inizio ero stata tentata di dire
a mia madre tutta la verità su di lui, ma poi ogni volta che ci provavo nella
mia testa risuonava nitido il ricordo il fiume di sangue che sgorgava dai suoi
polsi.
Ed ora eravamo tornate di nuovo a
quel punto.
Mi avvicinai a lei accarezzandole il
capo, sedendomi sul divano.
Sembrò non percepire il mio tocco.
“Mamma?” nessuna risposta arrivò
alle mie orecchie.
“Hai fame?” tentai ancora.
“Mamma ti prego, parlami.” Implorai.
Riuscii solo ad ottenere il suo sguardo su di me.
Ormai erano due settimane che
andavamo avanti così.
L’ultima volta che avevo udito la sua
voce era stato in ospedale.
Gli infermieri l’avevano avvertita
delle mie condizioni di salute e i poliziotti si erano premurati di farle
sapere che la colpa di tutto ciò che mi era capitato era stata di Vincent.
Da allora non aveva più parlato.
Non mi aveva chiesto come stavo o
cosa fosse accaduto davvero. Era rimasta semplicemente in silenzio a
crogiolarsi nel suo dolore.
“Mamma ti prego torna in te.”
Continuavo a dirle.
Niente. Il suo sguardo tornò a
posarsi su un punto indefinito della stanza.
Per un attimo sembrava di vedere me
stessa tra le braccia di Neil, smarrita e spaventata.
Non so cosa scattò in me, ma ad un
tratto la mia gentilezza e la mia premura nei confronti di mia madre lasciarono
spazio alla rabbia e alla frustrazione.
Mi alzai di scatto dirigendomi in
cucina.
Afferrai un coltello e ritornai da
mia madre.
“Tieni. Facciamola finita una volta
per tutte.” Dissi allungando il coltello verso di lei.
Per un attimo lo sguardo di mia
madre si accese.
“Credi che non ricordi nulla di
quello che è successo tanto tempo fa? È iniziata così anche quella volta. Ti
sei chiusa nel tuo mondo fatto di sensi di colpa non preoccupandoti del dolore
che anch’io stavo vivendo per la morte di papà ed ora lo stai facendo di nuovo.
Non ho nessuna intenzione questa volta di mettermi in un angolo a guardarti
mentre ti lasci morire. Vuoi farla finita? Fallo adesso.” Dissi spingendo verso
di lei la lama.
“Mad …” fu l’unica cosa che uscì
dalle sue labbra.
“Mad cosa? Ti sei mai chiesta come
sto io? Ti sei almeno preoccupata del perché ho subito la violenza di Vincent
senza mai lamentarmi? Ti sei mai chiesta cosa ho provato vedendoti stesa sul
pavimento del bagno? No che non te lo sei chiesta. Sei rimasta indifferente a
tutto preoccupandoti solo della tua felicità.”
Le lacrime iniziarono a scendere dai
suoi occhi man mano che io vomitavo ogni piccolo segreto che avevo tenuto
nascosto fino ad allora.
“Sai perché non ti ho mai detto
niente? Lo sai mamma?” sapevo che probabilmente stavo esagerando, ma non
riuscivo a fermarmi.
“Te lo dico io. L’ho fatto per
evitare questo. Per evitare di vederti stare male e per impedirti di farti
ancora del male.” poi d’un tratto senza che riuscissi a registrare i miei
movimenti lasciai cadere a terra il coltello e mi lanciai su di lei stringendola
a me.
“Per favore mamma, superiamolo
insieme. Non lasciarmi da sola ancora una volta.” Come una madre dovrebbe fare
con una figlia la strinsi a me e la lasciai piangere sul mio petto.
“Perdonami Mad.” Ripeteva tra i
singhiozzi.
“Shh. Ci sono io adesso. Ci siamo
solo tu ed io. Saremo felici adesso. Shh.” Dissi facendola accoccolare sulle
mie gambe.
Piangemmo insieme tutta la notte
rimanendo abbracciate, come se entrambe vivessimo di quel contatto.
Rieccomi qui...
Gli esami per questa sessione sono finalmente
terminati ed io mi sono rimessa subito al lavoro.
Per oggi aggiornerò questa storia durante la settimana
ricominceranno gli aggiornamenti anche delle altre.
Prima di lasciarvi alla lettura del penultimo
capitolo volevo solo darvi una piccola indicazione.
I riferimenti temporali dovete considerarli rispetto al primo
POV.
Spero che il capitolo vi piaccia.
Vi ricordo il blog dove potete trovare tutti
i testi e le traduzioni utilizzate per questo capitolo e lo spoiler del
prossimo.
Ringrazio tutti coloro che leggono, preferiscono e seguono
questa storia.
Ringrazio anche chi mi ha inserita tra gli autori preferiti.
Un bacio e alla prossima!
@_sospiro_dimenticato_: benvenuta. Ti ringrazio per il tuo commento. Sono felice di
avere una nuova lettrice e soprattutto che la storia ti piaccia.
Alla prossima anche se sarà l’ultima per questa storia. Un
bacio.
@nana_86: ti ringrazio ancora una volta. Vincent finalmente, come avrai
potuto leggere anche da questo capitolo è uscito definitivamente dalla storia.
Ancora grazie e alla prossima.
@Marti94: ciao. Non preoccuparti se rimani indietro, i capitoli da qui
non si muovono. Fai con calma le cose che per te sono più importanti.
Un bacio e alla prossima.