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Autore: maz    05/05/2010    1 recensioni
Neil non crede nell'amore nato tramite le chat. Darren scommette con lui costringendolo a provare. Neil sulla chat Real Web Dating, incontra Madeleine, una ragazza francese che vive un presente da cui non riesce a liberarsi.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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REAL WEB DATING

 

Capitolo 9

Placebo - Broken promise

POV Madeleine

Un fastidioso bip martellava nella mia testa. Stava insistentemente disturbando il mio riposo, tanto da costringermi ad aprire gli occhi.

Le palpebre erano pesanti e con difficoltà riuscii a spalancare del tutto gli occhi.

Il soffitto era bianco come le nuvole. Capii subito da quel piccolo particolare che non mi trovavo nella camera di Neil.

Ero in ospedale a giudicare da ciò che avevo intorno e dall’odore forte di disinfettante.

La consapevolezza di ciò che era successo si fece violentemente strada dentro di me. Ricordavo tutto, perfino i particolari più inutili. Solo poche cose rimanevano ancora confuse.

Ricordavo di aver perso i sensi e non sapevo come ero finita lì.

Il mio cuore iniziò a battere forte, facendo impazzire le macchine a cui ero collegata. Il respiro accelerò senza che riuscissi a regolarizzarlo.

Un’infermiera spalancò la porta della mia camera muovendosi sicura.

“Stia calma signorina Leclerc.” Disse mentre le sue mani esperte cercavano nel carrello dei medicinali.

“Cosa mi è successo?” gracchiai.

“Non ricorda nulla?” chiese infilando l’ago della siringa nel tubo della flebo.

Il battito del mio cuore aumentò di nuovo alla sua domanda e lei si affrettò a velocizzare il suo lavoro. La flebo gorgogliò per qualche secondo e subito dopo avvertii un strano senso di tranquillità. L’infermiera mi aveva somministrato un calmante e a giudicare dalla velocità con cui aveva agito il medicinale doveva essere anche molto forte.

 

Un lieve colpo alla porta mi fece sussultare, distraendomi dai brutti ricordi.

Neil era appoggiato allo stipite della porta e mi sorrideva.

Il mio cuore alla sua vista riprese a battere regolarmente e il respiro si stabilizzò all’istante.

Lui era lì e il resto non mi importava. Era tutto finito, mi avrebbe portata via da Parigi e tutto sarebbe tornato a posto.

Sollevai la mano e lo invitai ad avvicinarsi.

L’infermeria prima di uscire e lasciarci soli diede un’ultima sbirciata al monitor accanto al mio letto, assicurandosi che tutti i valori fossero normali.

Neil nel frattempo si era seduto accanto a me, prendendo la mia mano tra le sue.

“Mad, tesoro mio, come ti senti?” mi chiese portando la mia mano alle sue labbra.

“Non lo so.”mormorai, la mia voce ancora rauca. “Cosa è successo?” continuai.

“Sei andata a casa tua e mi hai lasciato un biglietto …” iniziò, ma non lo feci andare avanti.

“Mi ricordo cosa è successo prima. Voglio sapere quello che è successo quando ho perso i sensi.” Dissi.

“Quando sono arrivato Vincent stava per farti ancora del male. L’ho colpito e ti ho portato in ospedale.” Disse in evidente difficoltà.

Non doveva essere stato facile per lui trovarsi di fronte a quella scena.

“Lui dov’è?” chiesi.

“La polizia l’ha arrestato. Lo tratterranno con l’accusa di abuso sessuale.” Disse quasi come se non volesse farsi sentire.

“Sei stato tu a denunciarlo?” chiesi.

“Mad, perdonami, ma ho dovuto farlo. Non potevo lasciarlo libero di farti ancora del male.” cercò di scusarsi. I miei occhi si riempirono di lacrime.

“Neil, come hai potuto? Mi avevi promesso che avresti mantenuto il segreto per me.” quasi urlai. Le mie lacrime ormai scendevano copiose dai miei occhi. Mi sentivo tradita.

Tradita dall’uomo che amavo e che diceva di amarmi. Aveva rovinato tutto.

Aveva infranto la promessa che mi aveva fatto e io mi sentivo stupida.

Stupida per avergli dato fiducia, stupida per aver pensato che lui mi amasse talmente tanto da custodire con me e per me questo segreto. Invece aveva mandato tutto all’aria.

Mi aveva umiliata raccontando alla polizia ciò che ero costretta a subire. Perché era così che mi sentivo, mi sentivo umiliata e priva di qualsiasi difesa che potesse proteggermi dagli occhi intrisi di pietà di chi mi guardava e sapeva.

“Amore mio, perdonami ti prego. Non potevo lasciarlo fare. Pensa a tua madre.” Disse provando ad attirare la mia attenzione.

Mia madre.

Era proprio a lei che stavo pensando.

“Come credi starà mia madre ora che saprà tutta la verità? Te lo dico io. Ne morirà Neil. Tu non sai niente di quello che ho sacrificato per proteggerla da se stessa e da tutto ciò che potesse farle male e tu in questo modo hai buttato all’aria tutti i miei sforzi.” Sbottai.

La rabbia ormai aveva preso pieno possesso di me.

Ora avevo solo voglia di fargli provare quello che sentivo io. Avevo un estremo bisogno di fargli provare tutta la delusione che in quel momento stava uccidendo me.

Ero consapevole che Neil non stesse capendo affatto il mio comportamento, non sapeva perché proteggevo mia madre in quel modo, ma questo non mi avrebbe fermato.

Neil mi aveva tradita ed era arrivato il momento di prendersi le sue responsabilità.

 

“Mad, guardami.” Disse Neil cercando i miei occhi. “Guardami.” Mi implorò ancora.

Voltai il mio viso verso il suo e fissai i suoi occhi lucidi.

“Perdonami Mad, dimmi che mi perdoni.” Mi pregò.

“Non le voglio le tue scuse. Voglio che tu adesso esca da questa stanza e sparisca dalla mia vita.” dissi acida.

“Mad, ti prego. Prova a capire …” lo interruppi con un gesto della mano.

“Ho detto che devi uscire da questa stanza e che non voglio rivedere la tua faccia mai più.” Ripetei lenta assicurandomi che le mie parole arrivassero chiare nonostante il tremolio della mia voce.

Non volevo vederlo più, non era stato migliore di Vincent. Quel mostro aveva ferito ed umiliato il mio corpo, lui aveva ferito ed umiliato la mia anima ed il mio amore per lui.

Neil mi guardò un’ultima volta e poi uscii silenzioso dalla mia stanza senza aggiungere altro.

 

Non appena la porta si chiuse scoppiai a piangere.

 

 

 

Placebo - Blind

POV Neil

Chiudere quella porta era stato davvero difficile.

Non potevo perderla adesso. Non ora che Vincent era fuori dalla sua vita. Non adesso che l’amavo così profondamente.

Ci doveva pur essere qualcosa per riuscire a convincerla che l’avevo fatto per lei, che avrei dato la mia vita pur di cancellare per sempre dalla sua mente tutti quei brutti ricordi.

Avrei voluto avere il dono di tornare indietro nel tempo per fare in modo che lei tornasse ad avere di nuovo fiducia in me.

Speravo solamente che il passare del tempo l’avrebbe fatta riflettere, speravo che prima o poi sarebbe tornata da me.

Era furiosa per ciò che avevo fatto, ma non potevo lasciarla in balia delle mani di quell’uomo che da anni le faceva del male e che l’aveva fatto anche ad altre prima di lei.

Ed ora senza di lei mi sentivo cieco. Privato di tutto ciò che illuminava le mie giornate, che le rendeva migliori, che le riscaldava con un solo sorriso. Era stata Madeleine a regalarmi quella felicità ed era stata lei stessa a togliermela. Era stata lei a riempire le mie giornate con un singolo respiro ed ora mi sentivo in apnea da troppo tempo. La rivolevo con me e avrei fatto tutto ciò che era in mio potere perché i miei desideri diventassero realtà.

Ma prima di tutto dovevo occuparmi di Vincent. Era stata tutta colpa sua e l’avrebbe pagata cara.

E non mi sarei fermato davanti a nulla, perché se stavo perdendo Madeleine era solo a causa sua.

Non avrei lasciato a Vincent la possibilità di rimanere libero.

Non volevo correre il rischio che un giorno sarebbe tornato a vendicarsi del mio angelo.

Denunciarlo era stata l’unica cosa buona che avevo fatto e sarei andato avanti per assicurarmi che Vincent non avesse più la possibilità di aggirarsi indisturbato per le vie di Parigi o di qualche altra città.

Non avrebbe più avuto la possibilità di entrare nella vita delle persone distruggendogliela.

 

Afferrai il telefono e digitai il numero del mio migliore amico.

“Darren?” dissi.

“Ce l’hai fatta a fare una telefonata. Che fine hai fatto? Non ti sento da quando sei partito.” Mi disse lui scherzando.

“Lo so Darren ma qui ci sono stati dei problemi che ora devo risolvere. È per questo che ti sto chiamando. Ho per le mani un caso molto delicato e vorrei portarlo in tribunale.” Spiegai.

“Di cosa si tratta?”

“Non posso spiegartelo adesso. Ti manderò tutto via mail. Ho solo bisogno di qualche giorno in più per rimanere a Parigi e organizzare tutto.”

“Certo Neil. Qui non c’è nulla di interessante per il momento. Prenditi tutto il tempo che ti serve. Tienimi aggiornato.”

“Certo Darren. Ti chiamo se ci sono delle novità. Ti ringrazio.” Dissi chiudendo la telefonata.

 

Il sole batteva forte sull’asfalto e la scritta sopra la stazione di polizia sembrava brillare come l’insegna di un motel. Entrai chiedendo di Dumont e una volta ricevute le indicazioni per il suo ufficio mi diressi verso di esso.

Bussai lievemente alla porta socchiusa.

L’agente Dumont parlava al telefono e con un gesto della mano mi fece segno di accomodarmi.

“Mi perdoni per l’attesa signor Moore. Cosa posso fare per lei?” mi chiese.

“Come ben sa sono un avvocato ed ho deciso di rappresentare le parti lese nel processo contro Vincent Gaillard. Per farlo però ho bisogno di tutti i fascicoli che lo riguardano e di tutte le informazioni di cui lei è a conoscenza.” Spiegai.

“Sono lieto che sia lei a rappresentare quelle povere donne. Comprendo quanto deve essere stato difficile per lei denunciarlo visti i suoi rapporti con l’ultima vittima. La aiuterò per quanto mi è possibile. Entro stasera riceverà al suo albergo tutto ciò che abbiamo di Gaillard. Per qualsiasi altra cosa sono a sua disposizione.” Mi rispose lui.

“La ringrazio.” Dissi alzandomi e stringendo la sua mano.

 

La stanza del mio albergo sembrava vuota. Le lenzuola ancora disfatte, le magliette che Madeleine aveva indossato sparse sul pavimento, i miei vestiti piegati malamente per la fretta di godermi il mio angelo. Ero lo specchio di quella stanza, dentro di me il caos più assoluto.

Mi stesi sul letto con la speranza che tutto si risolvesse nel migliore dei modi.

 

“Tre settimane dopo”

 

Era da quella notte che non sentivo e vedevo Madeleine.

L’avevo aspettata ogni sera nella chat sperando di trovarla lì a dirmi che mi aveva perdonato. Speranza inutile.

Il processo aveva occupato tutto il mio tempo e mi aveva salvato da una profonda depressione che sapevo l’assenza di Madeleine mi avrebbe causato.

Tutti gli appelli erano andati bene a parte le varie rogne dei ricorsi che l’avvocato di Gaillard chiedeva continuamente.

Ero riuscito a raccogliere un buon numero di testimoni che avevano raccontato come i fatti si erano svolti. Ma il testimone più importante non si era presentato.

Madeleine era rimasta fuori dal processo nonostante le varie sollecitazioni da parte del mio studio legale. Aveva chiesto espressamente di essere lasciata fuori da tutto quel trambusto ed io avevo rispettato la sua decisione chiedendo a Darren di sospendere qualsiasi tentativo di convincimento nei suoi confronti. Le prove raccolte sarebbero bastate per far condannare Vincent al massimo della pena. Un ultimo appello e Vincent sarebbe rimasto a vita dietro le sbarre.

 

Mi guardai attorno cercando qualcosa che mi ricordasse i momenti che io e Madeleine avevamo passato insieme in quella stanza.

Avevo chiesto all’albergo di lasciare la stanza così com’era. Non volevo che venisse spostato nulla.

Presi tra le mani una maglietta e la portai al volto.

Il suo odore era quasi svanito, ma quel poco che percepivo riusciva a tenermi a galla.

La amavo ancora disperatamente e ciò che provavo non sarebbe ai cambiato.

 

 

One Republic - Secrets

POV Madeleine

“Due settimane dopo”

I poliziotti continuavano ad assillarmi con le loro domande su Vincent e lo studio legale di Neil non era da meno.

Prima in ospedale, ora anche a casa. Non ne potevo più di raccontare sempre le stesse cose.

A nulla erano valse le mie richieste di rimanere fuori da quella faccenda.

Potevano chiedere alle altre sue vittime di testimoniare contro di lui. Io non l’avrei fatto sicuramente, soprattutto dopo aver saputo che era Neil a rappresentarmi.

Non avevo nessuna voglia di rivederlo. Tutto questo inferno che ora stavo rivivendo testimonianza dopo testimonianza era dovuto a lui.

E non l’avrei perdonato facilmente. Aveva tradito la mia fiducia, aveva scelto di fare l’avvocato.

Chiusi la porta non appena l’agente Dumont si congedò.

Con un sospiro mi voltai e mi diressi verso la mia stanza.

 

Mia madre attirò la mia attenzione. Era immobile sul divano del soggiorno. Se non fosse stato per il movimento del suo petto ad ogni respiro avrei potuto pensare benissimo che fosse morta.

Il cuore mi strinse a vederla così. Il mio silenzio in tutti quegli anni non era servito a nulla.

Mi fermai a guardarla ancora un po’ e tutti i ricordi ritornarono alla mente.

Mi sembrava di rivivere gli anni successivi alla scomparsa di mio padre.

Mio padre, l’uomo che mia madre aveva amato più di se stessa.

 

Era ricaduta nello stesso stato catatonico. Non mangiava, non beveva, non parlava. Rimaneva semplicemente immobile su quel divano aspettando chissà cosa.

Io sapevo però cos’era quel qualcosa che lei stava aspettando.

Aspettava il momento giusto per farla finita. Come tanti anni prima era successo.

 

Ero ancora una ragazzina all’epoca, ma ricordo ancora bene la pozza di sangue che si allargava sul pavimento del bagno.

Ero tornata da scuola ed entrai in bagno per lavare le mani prima del pranzo. La trovai lì, con i polsi squarciati che grondavano sangue.

Ricordo di essere riuscita a mantenere la calma e di aver fatto tutto quello che a scuola ci avevano insegnato di fare nel momento in cui si presentasse un’emergenza.

Digitai sulla tastiera numerica del telefono il numero di emergenza e spiegai ciò che stava succedendo. Ricordavo l’ambulanza, un infermiera che mia avvolse in una coperta e che mi offrì una cioccolata calda. Ricordavo l’ospedale, i medici che mi rassicuravano che mia madre stava bene. Ricordavo che mia madre si riprese in fretta facendosi forza per evitare che gli assistenti sociali mi portassero via da lei.

Da quel momento in poi mia madre indossò una maschera in mia presenza facendomi credere che era guarita e che da sole saremmo state comunque felici.

Non sapeva che però ogni notte la sentivo piangere e mormorare che non poteva farcela.

Poi Vincent è entrato nella sua vita.

Non piangeva più, era ritornata a sorridere e quella maschera non sembrava più tale.

Si frequentarono per molti anni prima che lui venisse a vivere da noi. E da quel momento l’incubo iniziò per me.

All’inizio ero stata tentata di dire a mia madre tutta la verità su di lui, ma poi ogni volta che ci provavo nella mia testa risuonava nitido il ricordo il fiume di sangue che sgorgava dai suoi polsi.

Ed ora eravamo tornate di nuovo a quel punto.

 

Mi avvicinai a lei accarezzandole il capo, sedendomi sul divano.

Sembrò non percepire il mio tocco.

“Mamma?” nessuna risposta arrivò alle mie orecchie.

“Hai fame?” tentai ancora.

“Mamma ti prego, parlami.” Implorai. Riuscii solo ad ottenere il suo sguardo su di me.

Ormai erano due settimane che andavamo avanti così.

L’ultima volta che avevo udito la sua voce era stato in ospedale.

Gli infermieri l’avevano avvertita delle mie condizioni di salute e i poliziotti si erano premurati di farle sapere che la colpa di tutto ciò che mi era capitato era stata di Vincent.

Da allora non aveva più parlato.

Non mi aveva chiesto come stavo o cosa fosse accaduto davvero. Era rimasta semplicemente in silenzio a crogiolarsi nel suo dolore.

“Mamma ti prego torna in te.” Continuavo a dirle.

Niente. Il suo sguardo tornò a posarsi su un punto indefinito della stanza.

Per un attimo sembrava di vedere me stessa tra le braccia di Neil, smarrita e spaventata.

Non so cosa scattò in me, ma ad un tratto la mia gentilezza e la mia premura nei confronti di mia madre lasciarono spazio alla rabbia e alla frustrazione.

Mi alzai di scatto dirigendomi in cucina.

Afferrai un coltello e ritornai da mia madre.

 

“Tieni. Facciamola finita una volta per tutte.” Dissi allungando il coltello verso di lei.

Per un attimo lo sguardo di mia madre si accese.

“Credi che non ricordi nulla di quello che è successo tanto tempo fa? È iniziata così anche quella volta. Ti sei chiusa nel tuo mondo fatto di sensi di colpa non preoccupandoti del dolore che anch’io stavo vivendo per la morte di papà ed ora lo stai facendo di nuovo. Non ho nessuna intenzione questa volta di mettermi in un angolo a guardarti mentre ti lasci morire. Vuoi farla finita? Fallo adesso.” Dissi spingendo verso di lei la lama.

“Mad …” fu l’unica cosa che uscì dalle sue labbra.

“Mad cosa? Ti sei mai chiesta come sto io? Ti sei almeno preoccupata del perché ho subito la violenza di Vincent senza mai lamentarmi? Ti sei mai chiesta cosa ho provato vedendoti stesa sul pavimento del bagno? No che non te lo sei chiesta. Sei rimasta indifferente a tutto preoccupandoti solo della tua felicità.”

Le lacrime iniziarono a scendere dai suoi occhi man mano che io vomitavo ogni piccolo segreto che avevo tenuto nascosto fino ad allora.

“Sai perché non ti ho mai detto niente? Lo sai mamma?” sapevo che probabilmente stavo esagerando, ma non riuscivo a fermarmi.

“Te lo dico io. L’ho fatto per evitare questo. Per evitare di vederti stare male e per impedirti di farti ancora del male.” poi d’un tratto senza che riuscissi a registrare i miei movimenti lasciai cadere a terra il coltello e mi lanciai su di lei stringendola a me.

“Per favore mamma, superiamolo insieme. Non lasciarmi da sola ancora una volta.” Come una madre dovrebbe fare con una figlia la strinsi a me e la lasciai piangere sul mio petto.

“Perdonami Mad.” Ripeteva tra i singhiozzi.

“Shh. Ci sono io adesso. Ci siamo solo tu ed io. Saremo felici adesso. Shh.” Dissi facendola accoccolare sulle mie gambe.

 

Piangemmo insieme tutta la notte rimanendo abbracciate, come se entrambe vivessimo di quel contatto.

 

 

 

Rieccomi qui...
Gli esami per questa sessione sono finalmente terminati ed io mi sono rimessa subito al lavoro.

Per oggi aggiornerò questa storia durante la settimana ricominceranno gli aggiornamenti anche delle altre.
Prima di lasciarvi alla lettura del penultimo capitolo volevo solo darvi una piccola indicazione.

I riferimenti temporali dovete considerarli rispetto al primo POV.
Spero che il capitolo vi piaccia.

Vi ricordo il blog dove potete trovare tutti i testi e le traduzioni utilizzate per questo capitolo e lo spoiler del prossimo.

Ringrazio tutti coloro che leggono, preferiscono e seguono questa storia.

Ringrazio anche chi mi ha inserita tra gli autori preferiti.

Un bacio e alla prossima!

 

@_sospiro_dimenticato_: benvenuta. Ti ringrazio per il tuo commento. Sono felice di avere una nuova lettrice e soprattutto che la storia ti piaccia.

Alla prossima anche se sarà l’ultima per questa storia. Un bacio.

@nana_86: ti ringrazio ancora una volta. Vincent finalmente, come avrai potuto leggere anche da questo capitolo è uscito definitivamente dalla storia.

Ancora grazie e alla prossima.

@Marti94: ciao. Non preoccuparti se rimani indietro, i capitoli da qui non si muovono. Fai con calma le cose che per te sono più importanti.

Un bacio e alla prossima.

  
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