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Autore: beesp    06/05/2010    0 recensioni
POV!Peter Wentz, Slash accennato.
Sorrido e attendo che arrivi Patrick. Immagino che anche lui indossi uno di questi completi in voga nel mondo “dei grandi”. Ma lui, i suoi occhi e le sue manie, non potranno mai essere nascoste e contenute da qualsiasi abito.
Genere: Triste, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Andrew Hurley, Joe Trohman, Patrick Stump, Peter Wentz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Some Secrets Weren’t Meant To Be Told

Some Secrets Weren’t Meant To Be Told
[
Prompt: “I Found A Cure To Groing Older”; 1421 parole;]

 

 

Era un giorno come tanti altri autunnali, di quelli piovosi, grigi e umidi. In cui le persone aprono i loro ombrelli e iniziano ad abituarsi, di nuovo, ai ritmi folli e senza tregua del lavoro, e gli adolescenti con le loro espressioni che proprio non si possono accumunare a quelle degli adulti che si recano a scuola, fingendo di non conoscere speranza e di aspettare, con ansia, l’arrivo di qualcosa – che posseggono, e non sanno di avere, dentro di loro.

[Ricordo, purtroppo, quand’eravamo giovani].

Se oggi sono qui, è bene rammentarlo, è per decidere di un importante accordo sui nostri diritti d’autore. Ormai soltanto Patrick ed io ne possediamo, Joe e Andy li hanno venduti poco tempo dopo il nostro scioglimento. Tuttavia sono ancora in ottimi rapporti, in quella loro speciale “amicizia”; suonano in piccoli locali di Los Angeles, li incontro spesso e con sempre maggiore frequenza mi assicurano che quello che vogliono è esibirsi, emozionare un ristretto pubblico. Immagino che dopo tutto quello che abbiamo combinato insieme siano stufi di pettegolezzi e riflettori troppo luminosi.
Il loro porto sicuro è dietro la batteria e con una chitarra tra le mani, nel disordine dei loro pavimenti sui quali si riflettono e vedono, di nuovo, i volti di baldi giovani speranzosi che non immaginano minimamente quanto la gente possa desiderare di veder soffrire – e cibarsi di – fanciulli inguenui.
In sei anni le ferite sono in grado di guarire, spero per loro che abbiano trovato la capacità di perdonare i miei errori, di dimenticare le parole che ci sono state rivolte, eliminare dalla mente i giorni bui del periodo che avrebbe dovuto essere d’oro per noi.

È strano che degli anziani siano seduti a un tavolo che apparterrebbe di diritto alla spensieratezza, nel campo della musica succede spesso che vi siano discendenti di Matusalemme*, anche se mi domandavo – e mi domando tutt’oggi – come questi signori possano anche solo ipotizzare di comprendere la musica, con i loro vestiti pregiati e i profumi importati, i gemelli delle camicie d’oro, sono così sicuri di quello che hanno, di quello che sono. Spero soltanto che un giorno, se dovessi sopravvivere a qualsiasi cosa troverò di fronte a me, non sarò così. Fermo, bloccato. Una consapevolezza che non voglio avere, la mia vecchiaia deve essere pace, con dei nipotini e i ricordi del passato, e niente facce smunte, ingiallite e vecchie come pagine che nessuno sfiora più. Chi è che potrebbe amare uno di loro, che hanno comprato le seconde mogli con i milioni?

Sorrido e attendo che arrivi Patrick. Immagino che anche lui indossi uno di questi completi in voga nel mondo “dei grandi”. Ma lui, i suoi occhi e le sue manie, non potranno mai essere nascoste e contenute da qualsiasi abito.
[Era una forza della natura. Non importava a cosa servisse il berretto sulla sua testa, o quale maglia indossasse. Era inevitabile che, in un momento non definito del concerto, tutti fossero finalmente certi della sua voce. Patrick avrebbe saputo riempire di gioia anche la persona più malvagia del pianeta, è sempre stato troppo puro – per me, per il mondo, per i fan, troppo ingenuo, l’avrebbero distrutto se avessimo continuato…]
E infatti entra dalla porta con il suo nuovo corpo da dirigente di un’importante casa discografica, ma non è secco né perso, è presente. Vedo la sua figura dietro una scrivania  di legno, semplice, una sola cornice e un computer poggiativi sopra, e di fronte a lui quattro ragazzi – ci somigliano così tanto, a come eravamo – che gli domandano cosa ne pensa della loro Demo.
« La musica, ai giorni nostri, purtroppo, è divenuta il più basso dei commerci » Si vendono corpi ed emozioni. Falsi, a volte. « Ma con qualche modifica al vostro aspetto e ai vostri indumenti, al vostro stile – non musicale, naturalmente – potremmo conquistare il mondo » Noi il mondo c’eravamo riusciti a conquistarlo, un po’ come nel video di “This ain’t a scene, it’s an arm race”. Divertendoci, creando scalpore attorno a noi, comparendo ovunque, partecipando a delle feste e combattendo contro i nostri demoni. Se eravamo arrivati in cima era stato soltanto grazie alle nostre capacità e la voglia di metterci in gioco, la forza di decidere di modificare un po’ il nostro aspetto – che non contava e non è mai contato – per esportare ciò che realmente eravamo: quello che la nostra musica conteneva.
Mi saluta con un cenno della testa e un sorriso che è poco più che una smorfia, immagino che non basti un’intera vita per perdonare il proprio migliore amico in situazioni come questa [perché Joe e Andy si hanno tra loro. Lui aveva me. Ora non più]. Ho rubato a me stesso la possibilità di essere felice facendo ciò che davvero mi procurava gioia. E lui, sempre gentile e affettuoso nei miei confronti, non l’ha accettato. Come non accettò il mio tentato suicidio, che lui mi portò via e gettò lontano. Anche se momentaneamente, fu un grande gesto d’amore per me.

[È una storia miserabile, dopotutto].

Se potessi tornare indietro, penso che non modificherei nulla di quello che è stato, nemmeno i gesti più deplorevoli.
Sei anni sono trascorsi anche per me e mi hanno portato una maggiore consapevolezza di me e una tranquillità che non sarebbe mai potuta arrivare se non avessi ricordato la mia follia, la mia incapacità di amare la vita, con maggior maturità. Mi sono punito cancellando la musica, ma ho capito cos’era ciò che ancora potevo ottenere che mi avrebbe aiutato a sentire il mio respiro.
Ho divorziato da Ashlee**, ma questo non m’impedisce di avere un ottimo rapporto con mio figlio. Lui mi vede quasi come un eroe, e non sarebbe stato così se non avessi saputo esattamente cos’era giusto dopo aver abbandonato i Fall Out Boy.
All’inizio, quando l’idea che saremmo diventati famosi ha iniziato a sfiorarci, la sola immagine di un futuro senza Joe o Andy [in particolare senza Patrick], senza la mia band, mi terrorizzava. Quando facevo degli incubi in proposito fingevo sempre che quella notte avessi dormito senza la minima preoccupazione. Ma ora che vivo senza tutto questo, sto bene lo stesso. [Certo, mi manca la mia famiglia, scrivere musica, lasciarmi prendere un po’ in giro da loro, ascoltare le ramanzine di Andy, sapere di aver trovato quello che cercavo sin dalla più tenera età, la “mia cura per maturare”*** come nella canzone che più mi piacque in assoluto]. Alcuni segreti, lo dicevo anche io, non sono fatti per essere detti
[c’era la pelle della sua fronte contro quella della mia, un magone alla gola e le parole più strazianti che avessi mai potuto pronunciare]
Le persone hanno creduto per un tempo infinito di sapere ciò che veramente accadeva dietro le quinte dei concerti dei Fall Out Boy, dietro le quinte delle vite dei componenti di un gruppo musicale che ha scalato le classifiche e si è fatto conoscere da parecchi paesi dell’intero mondo (senza mai, dopotutto, essere compresi fino in fondo)
[svegliarmi e trovare due dei miei migliori amici che mi sorridono, con una colazione pronta – e gigantesca – di fronte a me; ascoltare i loro progetti per quello che sarà e entrare a far parte delle loro idee inevitabilmente]
Ma forse nessuno ha mai afferrato ciò che ci legava. Loro leggevano dentro di me con i miei testi, dentro Patrick con la sua voce, dentro Joe con la sua chitarra le quali corde, spesso durante le prove, si staccavano (perché aveva quella maledetta abitudine di suonare con l’anima ed esprimervi tutto, tutto) dentro Andy con le sue battute pesanti e piene di saggezza e affetto
[mi sembrava, dall’esterno, che al mondo non esistesse nient’altro come quello che creavamo e che saremmo potuti sembrare perfettamente più che divini].
Un solo posto è casa, nella mia storia. O forse, quattro sole persone sono state casa.
La felicità esiste anche altrove, ma quella vera la posso solo ricordare [e riderne, riderne fino a perdere qualsiasi contatto con la realtà e dimenticare chi sono – e chi sono stato].
È tutto divertente, visto dall’esterno, ed è soltanto una storia come tante altre.
Come quest’autunno, simile a quelli che l’hanno preceduto.
Di noi non rimarrà altro che polvere
[bastava uno sguardo, il fuoco s’incendiava e tutto sembrava scottare, scomparivano le centinaia di migliaia di persone e urlare “I’m missing you to death” era ciò che di più divino esistesse per me e per Patrick].

 

Mi hanno promesso che avremo un fruttuoso guadagno da questi diritti d’autore.
Lo guardo, mi guarda.
Non è ciò che vogliamo.
[Non lo sarà mai più].

 

 

 

 

 

*Matusalemme è un personaggio della “Bibbia” che ha novecento anni.
**Ashlee Simpson è l’attuale moglie di Pete Wentz.
***Quest’espressione è tratta, come il concetto di “casa” e quello di “cura per maturare” dalla canzone “I Slept With Someone In Fall Out Boy And All I Got Was This Stupid Son Written About Me” che, assieme a “The Carpal Tunnel Of Love”, è la colonna sonora di questa storia.

 

Angolo dell’autrice: Storia dedicata a un mucchio di cose. Alla fine dei Fall Out Boy, al compleanno di Pete Wentz (anche se in ritardo), alla voglia di trovare casa.
Niente di particolare, i personaggi di cui parlo non li conosco e le vicende da me narrate sono completamnete frutto della mia immaginazione, visto che mancano ancora sei anni allo scenario da me descritto.
Le frasi scritte tra le parentesi quadre sono i segreti che non possono essere rivelati di Pete Wentz – o meglio del Pete Wentz (inesistente) di cui parlo qui, sempre se volete metterla su questo piano.

   
 
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