[Dedicata a Giada]
Premetto
che è la prima fanfiction sul fandom che mi cimento a scrivere.
'Nabari no ou' è una di quelle storie che prendono molto, che
analizzano in maniera divina la psiche dei personaggi, che si basano
quasi esclusivamente sull'introspezione dei protagonisti. Un fandom ucciso
dalla marea di ficcyne bimbominchiose tanto quanto Death Note. Non
credo sarà l'ultima oneshot che scriverò su Nabari,
quindi vi chiedo di lasciare commenti costruttivi con consigli e frasi
intelligenti. Amo particolarmente Yoite come personaggio, quindi ho
intenzione di trattarlo con molto rispetto, vi avverto. Non vedrete mai
da parte mia fanfiction sdolcinate su di lui e Miharu o Yukimi: unico
anime dove lo yaoi, almeno dal mio punto di vista, è
tabù. Il rapporto tra questi personaggi e troppo complesso e
delicato per banalizzarlo a una semplice relazione d'amore. Piccolo accenno a Yukimi, Kazuho, Miharu e alla signorina Hanabusa.
Buona lettura.
Le frasi allineate al centro sono citazioni prese direttamente dall'anime.
Il vento di sera
«La
notte è bella, ruba per sé ogni significato, tinge di
buio quello che incontra.
Come
sarebbe bello se potessi completamente sparire,
senza
lasciare traccia».
Il vento mi odia, non fa altro che colpirmi. Fa freddo, sento vivo il dolore dentro di me, che raggiunge inesorabilmente le mie mani. Sono debole, la mia esistenza è così sottile che si potrebbe spazzare via con un semplice schiocco di dita. La neve cade, si sporca del mio sangue, trema e geme al contatto con il calore della mia fronte.
«Vorrei
che tu non fossi mai esistito».
Le
dure parole di mia madre, scolpite senza alcun ritegno sulla lapide
che decreta la mia prossima sentenza di morte.
Non
voglio morire.
Fatemi sparire, voglio che la mia esistenza venga eliminata
completamente. Non ci sono mai stato fin dall'inizio, devo essere
cancellato dal mondo.
Ho
accettato il suo aiuto con la vana speranza di esaudire la mia
volontà. Una trappola, volta a utilizzarmi con arma capace,
come strumento per annientare ogni rivale che costituisse un ostacolo
per i Kairoshu. La mia non era l'ingenuità di un bambino che
si fa convincere con parole belle, ma solo la semplice consapevolezza
dell'effimera condizione del mio essere.
Sora
Koudou non ha mai visto veramente la luce del sole, non è mai
stato voluto né accettato. Il nome “Yoite”
è solo una debole illusione del calore di una famiglia. “Il
vento di sera”
non può far altro che ledere la mia realtà.
Il
mondo esterno è pieno di ferite, come anche il mondo di
Nabari. L'idea di dover uccidere mi paralizza. Assisto alla fine del
mio
suo clan e non riesco a scendere dalla montagna di cadaveri che
giacciono ammassati sotto di me.
Uno
sfortunato Dio della Morte che sopravvive con la forza di volontà,
grazie a una misera promessa di un giovane indifferente che possiede
un potere ancora più devastante del Kira.
Più
due cuori si avvicinano, più tendono a ferirsi l'un l'altro.
Perché, allora, il bisogno di condividere esperienze porta gli
uomini a cercarsi sempre e comunque?
Miharu,
vorrei che tu esaudissi il mio desiderio. Ti scongiuro, possessore
dello Shinra Banshou, poni fine alla mia esistenza fin dal principio.
Aiutami a cancellare questo patetico, infelice Shinigami.
«Avanti,
rientra. Se rimani ancora fuori sotto la neve ti salirà
nuovamente la febbre.» Una mano ravviva i capelli, l'altra
chiude finalmente il computer ormai surriscaldato.
Il
sorriso gentile della donna che siede accanto a lui attira la mia
attenzione. Una ciocca bionda le cade dolcemente sulle spalle. Le
parole sono delicate, il tono cortese. «Vuoi un po' di limonata
calda?»
Non
siate gentili con me, io non posso ricambiare.
Anche
tu, Miharu, non abbandonare la tua indifferenza per rimanere con me.
Non considerarmi come un altro te stesso, nonostante il nostro
sguardo sia del tutto identico. Non paragonarmi a te, sebbene il filo
del nostro fato si dipani sulla stessa arida strada sterrata; la
svolta finale è diversa. Tu hai un futuro, io non ho neanche
un passato.
Nel
momento in cui ordinano come agire, tu acconsenti senza badare alle
tue vere sensazioni, in modo opportunistico, per un conveniente
quieto vivere. Non è forse così?
Nessuno si accorge che sono vivo. Avere a che fare con le persone, fare qualcosa per qualcuno... significa veramente vivere? O è solo l'ennesimo ingannevole gioco del destino?
[«Potreste
insegnarmi a lavorare a maglia, signorina Hanabusa?»
Fare
qualcosa per qualcuno.
]
«L'esitazione
e le angosce non servono. Perciò,
cancellale
una volta per tutte e agisci».