L'unica cosa che vorrei consigliarvi prima di lasciarvi alla lettura, è di leggere la song-fic con la canzone in sottofondo. A mio avviso rende molto meglio.
Per chi non lo sapesse, la canzone è appunto: "Ci sono molti modi" degli Afterhours.
Potete trovarla a questo link: http://www.youtube.com/watch?v=5nYoCCyUo4M
Detto ciò, buona lettura a tutti e non esitate a scrivermi se avete dei dubbi/consigli ^^
•Ci sono molti modi•
Aprii
la porta di casa. Era un gesto
meccanico, non vi prestai la minima attenzione.
Tu
eri lì, esattamente nello stesso punto
in cui ti avevo lasciato quando ero sceso a comprare le sigarette.
Ne
portai una alla bocca, entrando senza
fare rumore nel nostro tugurio privato.
Il
rumore sordo della zippo spezzò come una
lama affilata il silenzio che ci circondava, accendendo la brace della
Lucky
Strike che tenevo mollemente tra le labbra.
E
mentre aspiravo il fumo, il mio ossigeno,
il tuo sguardo di ghiaccio s’incatenò per un
attimo al mio.
A
cosa stavi pensando?
Non
lo sapevo, o forse non volevo realmente
sforzarmi di scoprire di saperlo già.
E’
quello che sai che ti uccide?
O
è
quello che non sai?
Non
lo avresti mai ammesso, ti conoscevo
fin troppo bene, sicuramente meglio di chiunque altro.
Eppure
lo sapevo ciò che girovagava nella
tua mente, mentre tu cercavi invano di scacciarlo concentrandoti sul
lavoro.
Provando in tutti i modi a catturare quel fottutissimo Kira, per
dimostrare una
volta per tutte di essere tu il
degno
sostituto di L, e non quella tua inutile nemesi pallida che odorava
ancora di
latte.
Lo
sapevo, perché era lo stesso identico
sentimento che io stesso provavo a reprimere in tutti i modi.
Inutilmente.
A
mentire
alle mani, al cuore e ai reni …
Lasciandoti
fottere forte, per spingerti presagi.
Quante
volte avrei voluto accarezzarti, Mello.
Quante
volte le mie mani si erano mosse da
sole, senza che io me ne rendessi conto, cercando un contatto
più diretto con
la tua pelle che, ne ero certo, doveva essere sicuramente calda e
morbida.
Oltre che così pallida …
Così
dannatamente pallida e sexy …
Ma
lo sapevo bene, fin troppo, che
quell’acerbo sentimento che sentivo crescermi dentro il petto
dovevo tenermelo
per me.
Non
era il caso.
Non
era il momento.
Era
tutto terribilmente sbagliato.
Il
mio
amore per te, era l’errore più grave.
Via
dal cuore e su in testa, sopprimerli.
Non
sai … non sai che l’amore è una
patologia?
Saprò
come estirparla via.
«Matt.»
La
tua voce penetrò i miei pensieri.
Mi
lasciai ricadere sul divano e ti guardai
in silenzio, mentre una nube di fumo mi usciva dalle narici
disperdendosi
nell’aria, risucchiata via, fuori dalla finestra semiaperta.
«Ho
un piano.»
Sapevo
che ti riferivi a Kira. Sapevo che,
prima o poi, il fatidico giorno sarebbe arrivato.
Non
c’era bisogno che tu aggiungessi altro,
il tuo sguardo era fin troppo esplicito.
E
la tua voce, anche se decisa, era stata
incrinata per un attimo da un leggero tremito.
Era
la resa dei conti.
Ci
stavamo giocando il tutto per tutto.
Torneremo
a scorrere.
Torneremo
a scorrere.
Ti
avrei seguito anche in capo al mondo, Mello.
Sarebbe
bastata una tua sola parola, e il
tuo fedele cagnolino avrebbe eseguito ogni tuo ordine senza fiatare.
Lo
sapevo che pensavi che fosse così solo
perché avevo una personalità più
debole della tua. Che era per quello che mi
comportavo come il tuo cane da guardia, ma non era così.
Per
una volta, l’unica forse, ti sbagliavi.
Io
ti amavo, Mello.
Ti
amavo da una vita, e da una vita lo
negavo a me stesso.
Ma
era giunto il momento in cui mentire non
aveva più alcun senso.
Avevo
finalmente tolto il piede dal freno e
tutto aveva preso velocità talmente in fretta, che mi girava
la testa.
Mi
guardavi spiegandomi quello che avrei
dovuto fare, e più parlavi, più capivo che quella
sarebbe stata l’ultima volta.
Definitivamente.
Eroe
del mio Inferno privato, sei in giro di routine.
Indossi
il vuoto con classe, ma è tutto ciò che avrai.
Quanto
avrei voluto tornare per un attimo
ai tempi della Wammy’s House.
Era
tutto terribilmente difficile anche
all’ora, eri talmente preso dalla tua irrefrenabile voglia di
battere Near, che a stento mi
degnavi di uno
sguardo.
Quanto
l’avevo odiato: per colpa sua, tu mi
avevi messo da parte … quasi neanche mi parlavi
più, quando prima del suo
arrivo passavamo ogni giorno insieme, facendoci forza a vicenda.
Ma
per lo meno, in quegli anni, non avevo
la certezza quasi assoluta che tu stessi andando in missione suicida,
come un
kamikaze.
Stavi
andando a morire, Mello, e mi stavi
portando con te.
Perché
quando il dolore è più grande, poi non senti
più …
E
per
sentirmi vivo, ti ucciderò.
Se
anni fa mi avessero detto come sarebbe
finita, sarei scoppiato a ridere.
Amare
un uomo …
Amare
il mio migliore amico …
Dare
la mia vita per lui, per dargli
un’opportunità.
Darti
la mia vita, perché senza di te non
avrei comunque possibilità di sopravvivere.
Sarebbe
troppo difficile. Terribilmente.
Non
avevo scampo.
Non
potevo vivere senza di te.
Non
potevo amarti, anche se lo facevo lo
stesso.
Era
la mia unica scelta, morire con te,
dire addio al mio amore, alla mia vita.
A
tutto.
Vedrai
… vedrai,
Se
il
mio amore è una patologia
Saprò
come estirparla via.
«Mello.»
Ti
voltasti a guardarmi, scartandoti una
barretta di cioccolato.
Mi
alzai dal divano e mi avvicinai a te,
che te ne stavi in piedi di fronte alla finestra, senza parlare.
Cercai
in te qualcosa che potesse darmi il
coraggio di fare ciò che stavo pensando di fare. Una
conferma forse, un cenno
in quegli occhi azzurri che mi facesse capire che quello che provavo io
… lo
provavi anche tu.
Mi
fermai. Soltanto un passo mi separava da
te.
Avrei
voluto abbracciarti.
Lo
sapevo che tu, probabilmente, avevi
capito tutto da un pezzo.
Eri
troppo furbo, troppo intelligente, ed
io ero veramente una frana nei rapporti interpersonali.
«Mi
dispiace.»
Mi
si gelò il sangue nelle vene.
Era
la prima volta che ti sentivo dire una
cosa del genere.
Eccola
la scintilla che aspettavo, era
quella.
Eppure
qualcosa mi bloccò e rimasi immobile
a fissarti, nello sforzo infinito di trattenere le lacrime.
Torneremo
a scorrere.
Torneremo
a scorrere.
Non
sapendo cosa ribattere, non trovai
niente di meglio da fare che accendermi un’altra sigaretta.
«Io
non mi tiro indietro, Mello.»
La
mia voce tremò, ma non m’importava. Ti
fissavo e tu fissavi me, e in quel tuo sguardo lessi delle cose che
nemmeno nei
miei sogni avrei creduto potessero essere vere.
Ma
magari me lo stavo soltanto immaginando.
«Grazie.»
Ecco
un’altra cosa che non avevi mai detto.
Non
riuscii più a resistere.
Torneremo
a scorrere.
Torneremo
a scorrere.
Compii
quell’unico passo che ancora ci
separava e ti abbracciai.
Ti
cadde la barretta di cioccolato dalle
mani per lo stupore.
Anche
la mia sigaretta cadde a terra,
mentre stringevo forte le mie braccia attorno alle tue spalle,
impedendomi di
far scorrere le lacrime.
Un
attimo dopo, mi abbracciavi anche tu.
Davvero
non me l’aspettavo quello, credevo
che mi avresti semplicemente spinto via scocciato.
«Mello,
io ti …» … amo.
Mi
bloccai, sentendo il tuo corpo
irrigidirsi tra le mie braccia.
Mi
stampai un sorriso sulla faccia, il
migliore che in quel momento mi riusciva, e mi allontanai da te.
«
… ti aspetto fuori.»
Conclusi,
senza riuscire a guardarti per
paura che tu capissi che ciò che avrei voluto dirti era
tutt’altro.
Ti
voltai le spalle, camminando a testa
alta.
Saresti
morto quel giorno, ed io con te.
Perché
quella era l’unica soluzione per
mettere a tacere il mio amore per te.
Lo
so
che il mio amore è una patologia …
Ti
amo, Mello.
…
E
vorrei che mi uccidesse ora.
•The
End•