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Autore: Ransie88219    07/05/2010    1 recensioni
Estratto – Louren ( Studentessa) e Gabriel ( Professore): “Vecchiaccio…” mormoro tra me convulso. “Ma scusi, ma lei non ha già passato la quarantina?” mi parla con un espressione da angioletto. La fisso in procinto di un infarto. “Per tua informazione mocciosetta, il sottoscritto ha appena compiuto i 29 anni!” la fisso come la volessi sbranare. La sento ridere. “Allora è un giovane vecchio…” e riscoppia a ridere. Mi sta coglionando,e sono in procinto di compiere un omicidio. Sento il sangue che sta per darmi alla testa. Non ci posso fare nulla, ma son peggio di una donna in queste cose. Non sopporto chi mi da più anni di quel che ho! E’ più forte di me. Diavolo! Se non la smette di ridere gli ficco la cimosa in bocca. La vedo fissarmi furbescamente, e poggiare la mano con la penna, sotto il mento e farmi un cenno con la mano e proseguire. “Non lo sa che è bene ridere ogni tanto? – fa una pausa – Stira le rughe, non lo sapeva?” la fisso a bocca aperta.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FlowerChild: Spero che tu sia pronta per questo aggiornamento, perché adesso tutto inizia a ballare e i casi ad arrivare

 FlowerChild:  Spero che tu sia pronta per questo aggiornamento, perché adesso tutto inizia a ballare e i casi ad arrivare! KISSES!

 

amylee: Grazie 1000! ^//^ No, non sono siciliana ma avendo un amico che lo è mi influenza molto. Sono toscana ma ho molte amicizie pure napoletane,e  certe cosucce scappano a loro e io gli inglobo senza accorgermene. Alle volte mi scappano pure qualche parola fiorentina!perdono per gli errori, ma quando rileggo è semrpe di sera e casco dal sonno. Da quanto sono stanca la sera della rilettura potrebbe addirittura entrarmi un ladro in casa e salutarlo come se niente fosse da come ci vedo doppio!KISSES!

 

sassybaby: Sono contenta che la fics ti piaccia. Si il genere di storia tra prof e studentessa  mi piacciono, non all’inverosimile però mi trovo bene a scrivere di storie con una coppia di sostenuti anni di differenza essendone pure la sottoscritta imbrigliata, così per caso mentre osservavo…ehm sbavavo sulla visione del prof di estimo, la storia è sbucata! Nuuu tranquilla, macchè pargoli arpia-angiolotto versione melanie-gabriel! Ci mancherebbe! *me in dubbio* Meglio chiedere!

 

Ransie: Gab, ke hai combinato?

Gabriel –fa il virtuoso - : Un bombolone…

Ransie: O.O

Gabriel –sorrisino-: Te lo devo mimare?

Ransie – ci arriva, evitando di rispondere alla provocazione - : Senza crema?

Gabriel –innervosito - : Metti in dubbio qualcosa?

Ransie: Si, la tua accortezza nelle precauzioni.

Gabriel – vocetta isterica – Senza!

Gabriel si allontana indignato verso il suo camerino, in attesa della sua ricomparsa.

 

*l’autrice si riprende dalla  paura*

Confermato che non ci saranno pargoletti versione Gabriel, per chi ha capito le allusioni!^_^ KISSES!

 

 kimi_92: Beato lui con la piscina, ma sfortunato dall’altro lato…che presto scoprirete tra un paio di capitoli!Accomodati, però mi sa che c’è la fila per consolare Gabriel!KISSES!

 

 XXX_Ice_Princess_XXX: ^//^ Penso che per scrivere l’ultima frase di essere diventata rossa!Grazie! KISSES!

 

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12. Trevor è fuori?

 

POV LOUREN

 

Non posso crederci…

Stringo forte il cuscino affondandoci dentro il volto.

Trattengo per un lungo momento il respiro.

“Max mi ha baciata sotto il portico di casa!”

Rialzo il volto e prendo un lungo respiro, per poi rotolarmi sul letto, fino a fissare il soffitto.

“Ieri sera Maxwell mi ha baciata!”.

Se questo è un sogno beh, da qui non voglio assolutamente svegliarmi!

Mi tocco le guance accaldata e mi rialzo dal letto, per dirigermi alla scrivania in fondo alla mia stanza e svolgere i compiti del giorno.

L’ho evitato tutto il giorno, saltando addirittura le sue ore.

“Non avevo il coraggio di guardarlo in faccia!”.

Avevo paura che vedendomi se ne fosse pentito del gesto, oppure lo imbarazzassi.

E se l’avesse presa come una svista?

Finalmente, dopo tanti pensieri borbotto tra me ad alta voce, esprimendo tutto il pessimismo possibile.

Proprio mentre svolgo alcune formule di chimica per la risoluzione del problema i miei pensieri cambiano direzione, concentrandosi sul volto di uno sgarbato moro dagli occhi di ghiaccio.

Clauser Gabriel.

Porto una mano sotto il mento e osservo con sguardo pensieroso il bordo del libro.

Quell’uomo mi manda in confusione.

Ha un carattere così volubile.

Peggio di una checca isterica, per non parlare del suo fare da prima donna e dall’orgoglio maschio bastardo …

Una risata improvvisa rallegra la stanza, sfuggita ai pensieri seriosi.

“Uhm, fosse gay sarebbe un problema: avrei più concorrenza e meno pesci nel mare per la sottoscritta! Mannaggia!”

Mi piego in due dalle risate al sol pensiero.

Ma figuriamoci…come minimo è etero.

Mi propongo a questo punto di tornare allo studio.
Rialzo nuovamente gli occhi dal mio impegno solo quando decido di andare a letto e riposarmi, saltando la cena, troppo piena di dubbi, incertezze, paure e scenette comiche!

 

***

 

Un tocco leggero e caldo che scende sulla guancia alla spalla, mi sveglia dolcemente.

Tra le nebbie  del sonno notturno ancora addosso, cerco di fissare lo sguardo su chi mi sta accanto.

Vedo Trevor fissarmi tranquillo, con un sorriso contenuto, ritto nella sua altezza statuaria.

Guardo l’ora e mi si prende un mezzo colpo: sono appena le cinque del mattino.

Mi alzo spaventata facendo un balzo dal letto, già pensando al peggio e sommergendo mio cugino di domande, sul cosa sia accaduto.

<< Nulla, sta calma. E’ una sorpresa di zio: Gita al Tample Lake >> mi spiega rilassato e fermo sul posto.

Lo guardo stralunata per poi tirare un sospiro di sollievo.

<< Preparati e  scendi, altrimenti faremo tardi >> blocca così le mie domande che stavano per riprendere il loro corso, per poi uscire di camera mia silenziosamente.

Mi vesto perplessa preparando anche una piccola borsa con dentro tutto il necessario per una ragazza, con l’aggiunta del mio ex quaderno di scrittura, su di cui una volta scrivevo dando vita a mille posti incantati.

La fantasia.

Pura semplice e fresca, vista da una ragazza cresciuta tra quelle pagine bianche, in trepidazione di essere riempito di un unico colore: quello dell’inchiostro.

Ma ormai i tempi sono passati, ma il blocco non lo mollo.

C’è dentro tutta una vita.

Poi, nel miracolo che mi tornasse l’ispirazione, con la voglia di volare in quel luogo tanto famigliare quanto distante…

Sospiro sfiancata dalla quieta nostalgia di esprimermi a parole scritte, per dirigermi al piano di sotto dove trovo la zia, la quale mi mette in mano una brioche e una bottiglia di latte al cioccolato, per poi trascinarmi verso il garage.

Mi siedo dietro tra Trevor e il seggiolino di Klaus, nel quale quest’ultimo dorme beatamente e gli allaccio la cintura di sicurezza.

Il viaggio passa velocemente, tra un sospiro di sollievo per il giorno scolastico saltato per paura di vedere Max, sia tra un continuo dormiveglia con sfruttamento di mio cugino maggiore come cuscino personale.

<< Bella addormentata, sveglia! >>.

A quel grido mi sveglio, sussultando spaventata, alzandomi così dalla spalla – cuscino di Trevor.

Mi guardo un attimo spaesata attorno, poi i ricordi affiorano.

Sbadiglio lentamente e con la stessa velocità di un bradipo scendo di macchina con alle calcagna un pimpante bimbo di cinque anni e un insolito e silenzioso Trevor, rigido peggio di una trave di legno.

Sullo sfondo gli zii, già a montare il tavolino e tutto il resto sul prato di fronte all’auto.

Non faccio in tempo un passo per andare verso gli zii e aiutarli, che Klaus mi trascina letteralmente verso la riva dell’immenso e limpido lago che si staglia qualche metro più in avanti.

Addirittura non mi fa nemmeno aprire bocca che con tutta la forza che ha mi fa perdere l’equilibrio e cado rovinosamente in acqua, nella bassa riva.

Guardo sorpresa prima un Trevor divertito raggiungerci a bordo riva e il piccolino tuffarsi vestito come la sottoscritta.

Lancio un’occhiataccia di rimprovero a entrambi e mi unisco alle loro risa, giocando a schizzarci tra di noi.

Fisso sconsolata Trevor in costume, nell’arrendermi ai miei vestiti appiccicati addosso come una seconda pelle.

Solo quando mi fermo per un attimo a contemplare Klaus e Trevor ridere e giocare assieme capisco ciò che avevo perso veramente, nella mia passata depressione.

Avevo perso le gioie del vivere, la spensieratezza, la voglia di amare e farmi amare dagli altri.

Mi avvicino al bimbo e gli bacio la fronte.

L’amore è tanto bello, e ti da la forza di vivere.

Uno strano calore mi pervade il corpo, mentre un velo trasparente copre la mia visuale, tornando a familiarizzare con una parte della me persa da mesi.

Lo vedo dallo sguardo di Trevor.

Lui se ne è già accorto.

E gli sorrido spensierata caricandomi Klaus sulle spalle e slanciandomi verso mio cugino per affogarlo assieme al mio aiutante.

Sto tornando, la vera Louren sta tornando.

 

***

 

<< Ma mamma! Voglio a-anche io andare con Louren a nuotare! >> sbotta il piccolo della famiglia, dando sfoggio alla migliore del repertorio delle sue smorfie.

Lo zio diniega sostenendo lo sguardo e rimproverandolo, ma amorevolmente.

<< Ti avevamo detto che se facevi merenda prima dell’ora stabilita non andavi e così è deciso! >> detto ciò incrocia le braccia.

Che facce buffe che hanno questi due.

Alzo le spalle quando vedo il piccolo guardarmi supplichevole.

<< Lo zio ha ragione  e poi andrei nell’acqua alta. Non sai ancora nuotare >> provo ad addolcire la pillola con la logica.

Non posso fare altrimenti.

Detto ciò mi allontano per consentire agli zii di stare un po’ da soli con il figlio, mentre io mi dirigo dalla parte opposta tuffandomi in acqua, ora in costume.

Mi dedico a una nuotata in stile libero, sciogliendo i muscoli e circondandomi di quella calma e rilassamento che solo una nuotata può consentire.

Mi fermo poi a galleggiare sulla superficie, quando un fascio di acqua mi viene addosso.

Ritorno in posizione verticale tossendo l’acqua bevuta.

Appena mi riprendo guardo il colpevole.

Mi lancio al suo inseguimento verso il largo, per poi giungere alla riva opposta.

Il lago non è molto grande, ma è conosciuto per la sua profondità e per la varietà di pesci da pesca.

Quando lo metto con le spalle alla parete rocciosa il colpevole, lo guardo sinistramente.

<< Preparati, perché adesso arriva la mia punizione! >> lo avviso prendendo slancio e raggiungendolo aggrappandomi al suo collo.

Lui non fa una piega e sorridente mi prende subito, legando i suoi bracci alla mia schiena, mettendomi con le spalle al muro.

<< Così non vale! >> mi lamento per l’affogata mancata.

Mi sorride furbo, abbassando la sua testa all’altezza della mia.

Grigio contro color cioccolato.

Due occhi così belli, ma unici.

Gli sorrido divertita, bloccata da lui.

Smetto quando però sento la schiena contro la roccia che mi provoca un lungo brivido e lui mi fissa serio.

<< Trevor…>> provo a dire, ma il suo sguardo è fisso e irremovibile sul mio.

Sento albeggiare tra noi, non solo il rumore dell’acqua che si contra contro di noi nei nostri movimenti per tenerci a galla, o le piccole onde schiantarsi contro la parete alla mie spalle, ma anche qualcos’altro.

No, è qualcosa di denso e misterioso.

Palpabile, e a tratti sconosciuto e spaventoso, portatore di forse qualcosa di nuovo o di sempre saputo.

Ingoio.

Ho la gola secca e una strana sensazione si fa largo in me.

All’improvviso un suo braccio si sposta ad un mio fianco , mentre l’altro si appoggia alla parete rocciosa. Il suo busto costringe il mio alla parete, concedendo alle nostre carni di aderire insieme.

Sempre tutto in pochi attimi mi trovo le mie labbra catturate dalle sue.

Sconvolta e preda di una sensazione aliena, dal sentore sbagliato si prende gioco di me.

Le sue labbra toccano delicatamente le mia con timidezza.

Il suo fiato caldo sulle mie labbra mi stordisce con il suo sapore misto al mio, provocandomi un vuoto allo stomaco.

La sua mano all’altezza del mio fianco mi brucia violentemente.

E rimango inerme.

Sorpresa per il suo gesto.

Scottata da quel contatto nuovo.

Stordita per le reazioni negative che mi scombussolano dentro.

Quando concepisco che vuole di più, mi agito, rifiutando la sua esplorazione della mia bocca.

Mi fa resistenza e continua, invade aggressivamente la mia bocca.

Le sue mani mi stringono la vita, mentre una risale la schiena.

Quando penso per come la cosa possa ancora degenerare, spaventata cerco di molargli un calcio.

Non mi importa dove, ma basta che mi lasci, che si allontani da me. Quando all’improvviso cede per una ginocchiata al basso verde, scappo.

Nuoto con tutta la forza che ho per raggiungere la più vicina sponda e allontanarmi da lui.

E’ solo a non più di cinque metri a destra.

Con neanche tre braccia ci sono e esco dall’acqua.

Il vento mi colpisce in pieno facendomi rabbrividire, ma non arretro e continuo con ancora lo spavento nel cuore a scandire i miei battiti.

Sento degli schizzi d’acqua arrivarmi alle caviglie.

Mi giro allarmata, ma non faccio in tempo che Trevor mi viene addosso e mi fa cadere a bocconi sulla bagnasciuga artificiale.

Mi volta con uno strattone, sovrastandomi con la sua figura.

Lo fisso terrorizzata con le lacrime agli occhi, tremando visibilmente.

Non per il freddo, no.

Per quello che vedo nel suo sguardo.

Lui non può avercelo.

Lui non può e non deve guardarmi in quel modo.

<< Ti amo!… >> tenta di urlarmelo mentre si precipita nuovamente sulle mie labbra.

Lo sapevo.

Temevo che fosse quello lo sguardo.

No, non voglio che sia vero.

Lui è solo mio cugino, il mio migliore amico.

Perché?

Non è giusto.

Un singhiozzo viene soffocato dal sua invasione.

Mi sento morire quando sento la sua eccitazione premere sulla coscia.

Non ho forza abbastanza per liberarmi da lui.

E’ fuori!

Ma cosa gli è preso!

Tutto insieme poi!

Quando dalle labbra passa al collo cerco di fermarlo a parole, è l’unica.

Ma non mi ascolta.

Quando arriva all’altezza del seno me lo palpa, sentendo solo un’ondata di ribrezzo più incisiva in tutto il corpo, e mi agito, ma è inutile.

E’ troppo pesante.

Non riesco a muovere le gambe, né a togliermelo di dosso con i miei cazzotti sulla schiena, perchè non gli fanno niente.

Poi all’improvviso sento la mia carne nuda del seno a contatto con le sue labbra.

E lo imploro nuovamente di smettere, tra le lacrime incessanti.

<< Vai a letto con tutti e non con me che ti amo? >> mi sento ringhiare contro, finalmente fermandosi e lanciandomi l’occhiata più terribile che abbia mai visto.

Ha gli occhi lucidi di disperazione.

Respiro velocemente spaventata e con tanta paura ancora addosso.

La paura e il ribrezzo sovrastano tutto il resto, ance la ragione.

<< Non è vero…>> soffio sul suo viso, ora a pochi centimetri da me.

<< Vorresti negare cosa è successo due sere fa? >> mi sibila contro.

Ingoio a vuoto capendo la sua ira.

Mi ha vista con Max!

<< Non ci sono andata a letto >> cerco di parlare con la voce più sicura e ferma possibile.

<< Però avete fatto altro! >> lo dice con rabbia, accarezzandomi le labbra con le dita delle mani.

Il suo tocco è così forzoso che gemo inavvertitamente spaventata.

Continuo a tremare spaventata.

Poi all’improvviso guardando il suo volto e il sentire le sue mani su di me, mi sveglio con un’onda di ribellione dentro.

<< Questo non ti da il diritto di mettermi le mani addosso! >> gli grido contro, facendo leva su tutto ciò che provo in questo momento.

Rabbia.

Paura.

Sofferenza.

Amarezza.

Ribrezzo.

La vista mi si appanna, per un nuovo e più concentrato pianto, ma riesco a notare la faccia convulsa di Trevor.

La bocca leggermente aperta, gli occhi sbarrati che fissano le sue mani e la fronte crucciata per la situazione.

All’improvviso sento il peso del suo corpo scomparire da me e sollevarmi.

La parte del mio corpo destro poggia sul suo torace caldo e agitato.

Tremo ancora, ma qualcosa è cambiato.

Alzo lo sguardo verso il suo.

Non mi guarda, ma fissa davanti a se spostandosi nella pineta.

<< Mi dispiace, non so cosa mi sia preso. Perdonami >>.

Le sue scuse flebili e dal tono basso sembrano venire dall’oltretomba.

<< Non farlo mai più >> è tutto ciò che posso concedergli mentre mi risistemo il costume.

Cammina lentamente, insensibile alle ventate di fredde di vento che si abbattono sul suo corpo bagnato.

Non riesco a rilassarmi tra le sue braccia.

Ormai tutto è cambiato.

Tutto è a pezzi.

Il mondo è crollato nuovamente, ma da un altro lato.

Niente sarà più come prima.

Ormai le cose tra noi sono cambiate.

Lui mi ama e io gli voglio bene.

Ha tentato di mettermi le mani addosso e l’ho scacciato.

Desidera me, lo leggo nel suo sguardo e  da come si muove agitato, ma io ho solo paura di lui.

Non mi vuole far scendere, ma so che non mi farà più del male.

Le sue braccia non saranno più le stesse per me.

Non calde e accoglienti, pronte a proteggermi da tutto e tutti.

No, sarà peggio.

Saranno il primo pericolo, maggiore fra tutti per quello che ha dentro.

Lo conosco.

E’ la persona più buona e dolce del mondo, ma quando è preda dei suoi sentimenti non resiste.

Ha dentro un fuoco che arde le sue emozioni, e lo spingono all’estremo, senza soffermarsi a pensare se è giusto o sbagliato.

E ciò mi fa paura.

Mi chiedo cosa possa riservarmi il futuro adesso.

Me lo chiedo mentre i miei muscoli si rilassano stanchi di tremare e io cedo al sonno.

 

 

Angolino autrice

OK, il ritardo è abnorme ma spero che mi perdoniate!

Troppe fics avviate, e poco tempo per scrivere!

Scusate la lentezza ma faccio gli aggiornamenti a turno!

Alla prossima!

  
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