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Autore: Oducchan    07/05/2010    2 recensioni
-È morto-
Così, netto, deciso, senza fronzoli. Glielo comunicano d’un fiato, senza tergiversare troppo, lo sguardo basso e addolorato che non riesce proprio ad alzarsi al suo viso e sopportare la vista del suo dolore. Glielo dicono quasi di sorpresa, anche se aveva presagito che qualcosa non andava, e le lacerano l’anima, dentro quel corpo di fata.
È morto, è morto, è morto, è morto per quello in cui credeva, è morto per la sua lotta, è morto soprattutto per lei. Come tanti, troppi uomini, giovani dal fisico minuto e sogni immensi, padri, vecchi, figli, come tanti altri che sono morti per lei.

5 maggio 1981: Bobby Sands muore nel carcere di Long Kesh dopo 66 giorni di sciopero della fame. La sua nazione lo piange, consapevole di dover Scegliere.
[OC!Irlanda del Nord]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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 Tiocfaidh ár lá*

 

 

-È morto-

Così, netto, deciso, senza fronzoli. Glielo comunicano d’un fiato, senza tergiversare troppo, lo sguardo basso e addolorato che non riesce proprio ad alzarsi al suo viso e sopportare la vista del suo dolore. Glielo dicono quasi di sorpresa, anche se aveva presagito che qualcosa non andava, e le lacerano l’anima, dentro quel corpo di fata.
È morto, è morto, è morto, è morto per quello in cui credeva, è morto per la sua lotta, è morto soprattutto per lei. Come tanti, troppi uomini, giovani dal fisico minuto e sogni immensi, padri, vecchi, figli, come tanti altri che sono morti per lei.
Irlanda del Nord non riesce nemmeno a parlare. C’è un groppo che le chiude lo stomaco, c’è un nodo fitto che le blocca il respiro e le pizzicano gli occhi, e in quel secondo desidera soltanto morire, morire e basta. Smettere di provare tutta quella sofferenza, smettere di sentirsi ripetere quelle due parole, smettere di sentirsi lacerata dentro, piangendo assieme alle migliaia di anime che popolano la sua terra. Irlanda del Nord non lo vorrebbe, tutto quel dolore, e non sa neanche più a chi vuol dare retta.
Tace, Erin, e annuisce, stringendo forte le labbra per non piangere, e cerca di respirare, di mandare giù anche quella ferita, di ignorare le costole che bruciano – di nuovo, di nuovo – e di lottare con se stessa, per essere forte ancora una volta. Sapeva perfettamente che sarebbe capitato, questa volta. Un carcerato non inizia uno sciopero della fame senza saperlo, uno Stato non lo accetta senza rendersi conto di quel che costa un simile sacrificio; aveva implorato il Sinn Féin di farli desistere, aveva scongiurato i dirigenti che non era necessario, che avrebbe potuto resistere ancora, che non dovevano, no, non dovevano, che pensassero alle loro famiglie e non a lei. Quei poveri diavoli, pallidi in volto, le avevano spiegato cosa facevano gli Inglesi, nelle loro carceri. Le avevano detto quanto fosse fondamentale ritornare ad avere lo status di prigionieri politici, e che per quanto loro stessi fossero in disaccordo su questa strategia quegli uomini coraggiosi non avrebbero sentito ragioni.
Erin lo sapeva bene, che non avrebbe funzionato. Lei non era America, lei non era India, lei non era neanche Niall, che se ne stava a guardare al di là del confine coi suoi occhi pieni di sofferenza e prometteva di venirla a prendere senza poi fare un passo. Lo sapeva che non sarebbe successo, perché lei era Irlanda del Nord, l’indisciplinata, la ribelle, la terrorista, l’ingrata Irlanda del Nord, e Arthur le avrebbe per sempre tenuto il muso e il cuore in pugno. Poteva piangere, Erin, poteva strillare, poteva fare qualunque cosa, ma Arthur non avrebbe mai ceduto, sempre ubbidendo ai suoi boss e sempre convinto che presto o tardi avrebbe capito. Ma l’unica cosa che Erin comprendeva era che la sua gente era divisa e s’ammazzava a vicenda, giù nelle barricate di Belfast, e che Derry le faceva male, di nuovo, di nuovo, e quella cicatrice bianca le faceva venire il voltastomaco.
E ora Bobby era morto, era morto a metà dello sciopero, e presto gli altri l’avrebbero seguito, e quei poveri diavoli del suo partito fantasma avevano rischiato di prendersi una pallottola in testa per essere corsi da lei di nascosto a comunicarglielo.
Il cuore sanguina, nel suo petto straziato da troppi scontri e troppe repressioni, e non riesce nemmeno a pensare, la testa che le pulsa delle grida di dolore dei tanti morti, delle donne private dei loro cari, degli insulti e degli spari. Gli spari sulla folle inerme, quelle cariche della polizia, Derry che brucia sempre di più, sempre di più.
E Irlanda del Nord capisce che non può più subire tutto quello senza reagire, Irlanda del Nord capisce che è il momento di fare una scelta. La stessa scelta che fece America, la stessa scelta che fece India, la stessa scelta che fece Niall di là del confine, la scelta che le costa più di tutto, scegliere tra protestanti o cattolici, tra unionisti o repubblicani, tra il continuare ad essere succube dell’amore per Arthur o essere finalmente libera, con delle leggi giuste, un’economia sana e senza più dover portare bende sul corpo martoriato.
-Gerry... ti prego. Ti prego, portami dal Consiglio dell’Esercito. Portami dall’IRA-
Anche coi fucili e con le bombe, il suo giorno verrà.

 

* Il nostro giorno verrà – Bobby Sands

 

 

 

Il 5 maggio 1981 morì dopo sessantasei giorni di sciopero della fame a Long Kesh Bobby Sands, primo membro del partito nordirlandese repubblicano Sinn féin (allora illegale) nonchè della PIRA (Provisional Irish Republican Army) ad essere stato eletto al parlamento di Westminster. Tale sciopero era stato dettato dalla necessità dei prigionieri repubblicani di riavere lo status politico, tolto dal governo nel 1976. In tutto, i prigionieri che morirono furono 10 (il Gerry citato in fondo è il presidente del Sinn Féin Gerald Adams, allora vicepresidente).
Siccome dal 5 maggio è passato poco tempo, ed è da quando ho iniziato a documentarmi che queste date mi assillano, ho voluto fare un piccolo tributo a una piccola nazione che soffre da troppo tempo, senza che molti di noi se ne rendano conto. Questa è Irlanda del Nord, quella più “vera” che sicuramente non potrebbe comparire in un universo come quello di hetalia.
La cicatrice di cui parla, Derry – o come direbbero gli inglesi, Londonderry- rappresenta la giornata in cui un reparto di paracadutisti inglesi aprì il fuoco su una folla di manifestanti disarmata, provocando 14 morti e parecchi feriti. Sono sicura che la conoscete anche voi: il Bloody Sunday. Sì, qui prevale la sua parte indipendente. Magari scriverò qualcos’altro dove risulti più unionista, non so.
Nota sull’IRA (o PIRA, come sarebbe più corretta chiamarla, anche se è assai più nota con l’acronimo originale): è un’organizzazione di stampo militare, lo saprete, e rappresenta la parte armata della resistenza dei repubblicani; il Consiglio dell’Esercito è l’organismo vertice dell’organizzazione, che decide le strategie da seguire.
Ultima nota: Niall è il nome che ho scelto per l'Eire (vedere "Divorce").
Per tutti coloro che, in fondo, si sentono un po’ Chuck

Besos

wolvie

   
 
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