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Autore: KeepSmilingForMichael    08/05/2010    2 recensioni
Il Coraggio Di Una Persona Sta Nel Dimostrare Che Riesce A Sorridere Anche Quando Il cuore Le Ordina Di Piangere.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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you are my life "Vieni piccola...dobbiamo andare...". La voce di mio padre mi arrivò alle orecchie lieve, quasi malinconica.
Ci stavamo trasferendo e avremmo lasciato la nostra amata casetta per sempre. Mi piaceva quella sistemazione, molto delicata e piena di colore. Era piccola ma noi due ci stavamo molto comodamente. Il sole entrava da ogni finestra e le pareti colorate e luminose della casa rislatavano ancora di più.
Mi sentivo triste a doverla abbandonare, una delle tante cose a cui avrei divuto rinunciare...
Ma a mio padre era stato offerto un nuovo lavoro dall'altra parte della città ed era un'opportunità che non aveva potuto rifiutare: sarebbe diventato manager di una band di ragazzi, molto conosciuta allora, ma anche adesso: i Jackson 5. Io ero felice di poterlo accompagnare nel suo lavoro che tanto lo appassionava e comunque non sarei potuta rimanere lì visto che avevo appena sette anni e mia madre era morta da tempo.
"Vieni Allison...Non possiamo arrivare in ritardo..." di nuovo mio padre che mi chiamava. Era giunto il momento di andarsene. Mi girai per guardare la mia casetta per l'ultima volta, poi uscii.
Ero dispiaciuta di andarmene, ma sapevo che avrei visto cose nuove, persone nuove e me piaceva l'idea di entrare a far parte definitivamente nel mondo della musica dei professionisti.
Quest'arte mi aveva appassionata fin da appena nata. Adoravo da sempre ballare e cantare e per perfezionare i miei movimenti e la mia voce, mio padre mi aveva iscritto ad una scuola. Solo lui sapeva cosa significasse la musica nella mia vita. Era l'unica cosa che mi permetteva di andare avanti, di rialzarmi sempre in piedi. Quando morì mia madre infatti, sembrava che la mia vita si dovesse fermare in quell'istante. Vi ero molto affezionata e pensavo che non avrei mai potuto superare quanto accaduto. Poi, con la danza e il canto mi ripresi. Con essi riuscivo a sfogarmi e a far uscire tutto quello che avevo dentro. Quando pensavo a lei, non c'era una volta in cui una lacrima solcasse il mio viso. Il dolore si impossessava del mio cuoricino di bambinetta e il solo modo per fermarlo, per farlo retrocedere, era ballare o cantare una canzone.

Salimmo in taxi e io guardavo fuori dal finestrino. Guardavo la mia vecchia vita allontanarsi velocemente.
Mio padre mi prese la mano e mi sorrise dolcemente, vedendo i miei occhi tristi.
"Non devi preoccuparti piccola mia, vedrai che ti divertirai nella casa dei ragazzi. è una casa grande e molto bella, poi loro sono molto simpatici. Farete amicizia in poco tempo. E poi non devi preoccuparti, perchè per qualsiasi cosa io sarò con te. Il mio lavoro viene al secondo posto. Al primo ci sei tu. E ti prometto che verremo a rivedere la tua casetta ogni volta che lo vorrai."

"Grazie papà. Ti voglio bene." dissi con voce flebile, sorridendo.
"Anche io te ne voglio Ally" mi disse teneramente baciandomi le guanciotte rosse e paffute.
"Ma cerca di non affezionarti troppo ai maschietti che conoscerai...Sarei molto geloso della mia bimba..." disse guardandomi con un'occhiata furbetta.
Io mi misi a ridere. "Stai tranquillo papi..." risposi affettuosamente stringendogli la mano.
Ilviaggio durò circa due ore  e nel frattempo mi addormentai sulla spalla di papà. Sognavo.
Sognavo come sarebbe stato cambiare vita. Sognavo le persone che avrei conosciuto. Le immaginavo simpatiche e dolci. Sognavo la loro musica.
Ero totalmente immersa in quei sogni, quando la mano delicata di mio padre mi sfiorò la guancia.
"Svegliati piccola, siamo arrivati."
Lentamente aprii gli occhi e sbadigliai. Sbattei le palpebre un paio di volte e poi fui definitivamente sveglia.
Presi la mia Borsetta, in cui avevo le cose a cui tenevo di più: le mie bambole, i miei CD, qualche cartone della Disney e un braccialetto d'oro bianco con dei brillantini. Me lo aveva regalato mia madre prima di morire e io ci tenevo tanto. Aveva un significato particolare e mi aveva sempre portato fortuna. Era la cosa che più mi faceva sentire vicina alla mia cara mamma.
Scesi dalla macchina e presi la mano di mio padre. La grande famigliea era già sulla porta che ci aspettava, accogliante, ma mancava un membro.
Mio papà mi aveva detto una volta che erano in 11 e, anche se ero piccola riuscivo a contare fino a quel numero, ma ne vedevo soltanto 10.
Non ci feci caso più di tanto. Stavo andando incontro alla mia nuova "famiglia", perchè da quel momento avrei passato con loro giorno e notte, avrei vissuto lì, tuttavia ero molto timida e facevo il possibile per nascondere me e i miei lunghi ricci neri dietro la giacca di mio padre.



 

  
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