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Autore: Mrs C    09/05/2010    3 recensioni
Rido entrando in casa e trovandoci il caos più assoluto. Ma nonostante questo sorrido e devo ringraziare solo una persona per tutto questo. Grazie, Hughes.
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Maes Hughes, Riza Hawkeye, Roy Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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grazie hughes Spazio autrice

Sono settimane che non mi faccio vedere su questi lidi di efp. Sono completamente in blocco, questo è la prima cosa che scrivo da giorni. Non è granché ma dopo aver letto l'ultimo volume di FMA non potevo non scriverci qualcosa sopra, lo imponeva il mio animo RoyAi fino al midollo.
Spero sia di vostro gradimento, se non lo è vi capirò ma abbiate pazienza, è mezzanotte, ho il cervello in pappa e sono in blocco. Povera me. *Patpat*
ATTENZIONE LA PRIMA PARTE E' SPOILER!
Disclaimer: i personaggi non sono miei ma di Hiromu Arakawa e di chi ne detiene i diritti, questo scritto non è pubblico per fini di lucro ma solo per divertimento mio e, spero, di chi lo legge.
Ps. Hughes è solo nominato ma mi sembrava giusto metterlo come protagonista principale perché il suo spirito vaga sopra la testa di tutti, in questa storia, anche della mia che scrivo.
Buona lettura,



Lils



Grazie, Hughes.




«Abbassa la pistola tenente. Mi dispiace.»

Non sono sicura di ciò che mi è passato per la testa in quel momento... mi sono solo concentrata sul calore della sua pelle sua mia mano e sulla sua voce stanca che mi chiedeva perdono per essere stato così stupido da lasciarsi sopraffare dall'ira e dalla voglia di vendetta. Ricordo solo di aver abbassato la mia fidata arma e di aver seguito il mio superiore a terra, scivolando con uno sbuffo verso il terreno polveroso sotto di me. Ha alzato gli occhi, poi, cercando i miei che in quel momento vagavano straniti per quel piccolo corridoio in pietra. Ho abbassato le iridi, incrociando le sue pozze nere come la pece, provate da quell'incontro e dal ricordo fresco della morte di Hughes.
Hughes... chissà cos'avrebbe detto vedendoci lì, a guardarci negli occhi mentre il mondo là fuori si stava rivoltando e anche i morti come lui gridavano giustizia.
Mi pareva quasi di sentirlo, con la sua voce perennemente allegra e sarcastica pronunciare una frase tipo «su, su, non guardatevi in quel modo! Lo vedo che siete disperati per la mia morte: sono morto mica cieco!» e poi scoppiare in quella risata contagiosa che mi faceva scappare un sorriso quando ne avevo più bisogno e che faceva vibrare l'anima di Roy come quella di un violino.
Roy. In quegli istanti ricordo che mi ha guardata chiedendomi, no!, implorandomi il suo perdono per avermi costretta a puntare la mia pistola contro di lui.
Avrei voluto dirgli che non ce n'era alcun bisogno, che ero felice di non averla dovuta usare e che lo amavo alla follia.
Non gliel'ho detto ma i nostri occhi, incatenati con chissà quale magia, trasmettevano esattamente questo.
Un ti amo mai detto, un ti amo mancato che poi è venuto fuori dopo, alla fine di quella dannata battaglia, quando la morte stava per prenderci entrambi e abbiamo avuto seriamente paura di non vederci mai più ma, grazie a quell'angelo che ha sempre vegliato su di noi e sul nostro amore, sia io che Roy siamo ancora vivi. Siamo ancora qui e insieme.






«Maes! Maes, scendi subito da lì o ti farai male!» urlo, in preda alla disperazione più totale.
«Oh, andiamo mamma cosa vuoi che mi accada? Al massimo cado e mi rompo un braccio!» mi risponde mio figlio scoppiando in una risata cristallina.
Questo ragazzino ha preso tutto da Hughes e da mio marito. Un mix da lasciarci la pelle. La mia.
«Maes, obbedisci a tua madre, non fare il bambino.»
Mio marito, finalmente, interviene impedendo a nostro figlio di cadere come un sacco di patate da sopra il nostro tetto che è salito a fare non so cosa. E nemmeno voglio saperlo in verità.
Roy mi sfiora la spalla sinistra con le labbra, baciandomi la pelle sensualmente. Un brivido mi percorre la schiena e sono sicura che lui se ne accorge perché ridacchia di gusto, stringendo la mia vita in un abbraccio.
«Signor Comandante Supremo può spiegarmi che ci fa nostro figlio sopra al tetto della nostra casa?» domando con lo stesso tono che usavo quando ero un militare.
Mio marito ride di gusto mentre vedo mio figlio scendere elegantemente dal tetto e sbuffare davanti a noi. Mette le mani in tasca, come fa spesso Roy. I suoi capelli sono neri, come quelli di suo padre ma gli occhi, color dell'oro, quelli li ha presi da me. Anche se lo sguardo è tutto di mio marito.
«Vorrei ricordarti, Comandante Supremo, che io sono un bambino. E che sul tetto mi ci avevi mandato tu per recuperare la palla che hai lanciato poco prima di pranzo.» ci tiene a precisare Maes, sogghignando, mentre trotterella verso la cucina con la palla sotto braccio.
Mio marito si allontana impercettibilmente da me ma gli afferro una mano prima che possa allontanarsi.
«Piccolo monello, amore! Calma. Non è come sembra.» inizia lui, agitando l'unica mano libera che gli rimane come se questo potesse realmente convincermi.
Mi sfugge un ghigno, mentre gli prendo l'orecchio sinistro fra due dita e lo attiro a me fra i suoi lamenti.
«La prossima volta ci vai tu a recuperare una palla o chiami il Generale Elric a recuperarla, Maes ha solo tredici anni, non può rischiare la vita per te!» m'impunto, lasciandogli l'orecchio e incrociando le braccia, stizzita.
Roy mi sorride affabile, mentre si avvicina furtivamente, baciandomi il collo, sussurrando frasi e parole spezzettate di cui, in questo momento, capisco ben poco... dannato mio marito, riesce sempre a distrarmi.
«Edward è troppo impegnato con Winry, sai che è la loro prima gravidanza, vogliono godersi ogni momento» mugugna, fra un bacio e l'altro.
«Come se dovesse essere lui a partorire» rispondo, sarcastica, mentre la sua voce scoppia in una risata gioiosa.
Mi scappa un sorriso mentre mi volto verso di lui e lo bacio dolcemente. Lui sorride sulle mie labbra, accarezzandomi i biondi capelli con una mano.
«Spero che, se il bambino che sta per arrivare sarà femmina, non la farai salire sul tetto.» gli dico, sorridendo più apertamente.
I suoi occhi si spalancano per qualche secondo e i suoi occhi si spostano automaticamente verso il basso, in direzione della mia pancia ancora piatta.
Li rialza, incontrando i miei, trepidanti. Scoppia a ridere e mi bacia con passione mentre una mano mi accarezza la pancia.
«Papà! Vieni qui, devo aver combinato casino con il frigo escono cubetti di ghiaccio da tutte le parti! Papà, merda, sta colando tutto qui!»
Mio marito si allontana a malavoglia da me ma non prima di avermi baciato sulla punta del naso e avermi fatto l'occhiolino.
«Maes! Sbaglio o ti avevo detto di non dire parolacce?» tuona Roy entrando in casa.
«Piantala e aiutami, zio Maes sarebbe stato molto più veloce di te ad aggiustare tutto!» risponde mio figlio e dopo sento solo un forte rumore, un'imprecazione e un duo di risate felici.
Prima di entrare a mia volta in cucina mi ritrovo a stringere in un abbraccio il nostro secondo bambino e a rivolgere un'occhiata al cielo.
E' la realtà che ho sempre sognato, una realtà che non mi sembra possibile che sia nelle mie mani.
«Mamma, papà non riesce a stare in piedi!»
«Chiudi il becco microbo oppure le mie lezioni di alchimia te le puoi scordare!»
«Sei perfido!»
«Nano!»
«Fiammifero umano!»
«Micro tappo!»
«Comandante dei miei stivali!»
«Amore!»
«Mamma!»
Rido entrando in casa e trovandoci il caos più assoluto. Ma nonostante questo sorrido e devo ringraziare solo una persona per tutto questo.
Grazie, Hughes.





«Mettete subito apposto la cucina, disgraziati, oppure sul tetto ci finite voi al posto della palla e questo è un ordine, sono stata chiara?»
   
 
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