Capitolo
1: Ipocrisia
Fa
freddo!
In
questa stanza, fa veramente freddo. mi giro, e vedo che mi sono dimenticato di
chiudere la finestra del salottino; mi guardo intorno e scuoto la testa; ormai
le cose belle di un tempo non ci sono
più, o almeno anche se i soldi li possiedo ancora; tutto quello che mi ricorda
te, la nostra casa e ciò che la rendeva il nostro rifugio, l’ho dato via. Non
riuscivo a rimanere in quel posto se non c’eri tu.
Questo
l’ho capito Troppo tardi…
Tutti
hanno sempre pensato che fossimo molto uniti, a volte anche troppo; insinuando
persino un amore, oltre ogni limite di decenza; invece, si sbagliavano.
Si
sbagliavano perché, si, eravamo uniti, solo come due gemelli potevano essere;
ma quante bugie sul nostro conto dicevamo, quante maschere abbiamo indossato;
tutto pur di non far sapere come eravamo in realtà. Ormai ci credevano dei
ragazzi semplici, genuini; ma noi eravamo tutto il
contrario.
Forse
all’inizio eravamo come ci dipingevano, quattro ragazzi
di provincia, quattro bravi ragazzi alla rincorsa di un sogno; diventare delle
star!
Ma
poi, la fama, il successo ed il denaro, cambiano; imbruttiscono e ti corrodono
dentro; facendoti perdere tutto te stesso…..ciò che di buono è in te. I fans ti
credono onnipotente, e tu ti convinci di esserlo; loro, gridano il tuo nome; piangono
per te; farebbero di tutto per te…..e questo, ad un giovane ragazzo di 20 anni,
fa perdere il senso delle cose.
Ci
definirono macchina da soldi. Ma in realtà eravamo degli ipocriti sfruttatori; sfruttavamo
le nostre stupende fans; erano loro, la nostra macchina da soldi. Loro, con
l’ingenuità dell’amore nei nostri confronti, ci facevano diventare ricchi. Più
accumulavamo denaro, e più ne volevamo per soddisfare le nostre esigenze da
prima donna.
Più
io, avevo stabilito che quel ruolo, mi si confaceva, “ahaah”, adesso mi sale
una risata amara in gola; non posso fare a meno, che i ricordi mi assalgano, e
mi rivedo li, bello e seducente ma con la maschera del ragazzo ambiguo, dolce e
tenero; ah quante bugie; oddio furono talmente tante che oggi a 10 anni di distanza
me ne vergogno. Oggi risiedo solo, in un semplice appartamento, in affitto a
Berlino. Il colore predominante è il bianco; un colore asettico, come la mia
anima è asettica da quando tu mi hai lasciato. Un altro gorgoglìo amaro, mi
sale alla bocca. Amaro, perché il mio lato melodrammatico; quello si che è sempre
stato vero; mi fa parlare, come se tu
fossi morto fratello; quando invece la verità è un'altra. Io sono morto per te.
O
almeno speri che sia così.
Non
ci vediamo da ben 8 anni; cioè, da quando sciogliemmo il gruppo, il quale,
ormai stentava a campare; non perché non avessimo più fans; ma la nostra
armonia si era interrotta. Piano piano, ma inesorabilmente, da quando nelle
nostre vite, era comparsa lei…
Ah,
fa ancora molto male il suo ricordo. Veramente molto….ma non perché è stato un
amore tormentato, ma per quello che è stata capace di fare…..dividerci.
Vado
in bagno; devo sbrigarmi, perché se non lavoro, non mangio. Ecco, avevo detto
che i soldi non mi mancano; appunto, non mi manca averne molti. Tutti i nostri
diritti d’autore a mio nome, sono bloccati in banca in un fondo fiduciario. Io
campo di quello che guadagno; avevo bisogno del contatto con la realtà. Anche
se svolgo, un lavoro umile, non me ne vergogno; tanto ormai chi mi riconosce
più?
Ah,
quanto adoravo la mia immagine; invece adesso, mi guardo allo specchio, e vedo
il mio riflesso stanco, pallido e spento. Senza trucco; che lo uso a fare? Mi
nascondo di più così, ormai. Mi sento più sicuro senza, oggi. Quegli occhi,
dall’ombretto spesso e nero, non mi appartengono più. Però dentro di me mi
mancano; forse un pochino…..
Mi
appoggio al lavandino, aspettando che l’acqua calda fuoriesca dal rubinetto; mi
sciacquo velocemente e mi ravvio i capelli lunghi. Dall’ultima volta che sono
apparso sulle scene , non li ho più tagliati. Li fascio in una coda buttando i
ciuffi all’indietro. Ecco l’unico vezzo che mi concedo ancora, è il colore dei
miei capelli; non riesco ad abbandonare la mia tinta nero blue. Il mio colore
naturale, ormai non mi appartiene più…..
Dieci
minuti ho impiegato a prepararmi; solo dannatissimi dieci minuti, quando prima
le ore scorrevano solo per sistemare un ciuffo fuori posto; rido ancora tra me;
tu mi prendevi sempre in giro per questo. tutta la band ironizzava su questo.
quante risate sono risuonate nei nostri primi anni; che calore ci avvolgeva
inizialmente; come eravamo affiatati. E le fan ci amavano alla follia.
Prendo
le chiavi di casa; infilo un piumino nero con cappuccio e mi avvolgo intorno
alla bocca una sciarpa lunga nera. Il mio look è cambiato; per forza di cose;
ora mi servono abiti comodi e pratici, che mi riparino dal freddo innanzitutto.
Esco, fa veramente freddo fuori, cavolo ho dimenticato i guanti; vabbè infilo
le mani nelle tasche e mi dirigo verso
la fermata della metropolitana. È a circa un chilometro dal mio appartamento;
mi faccio una passeggiata ed i ricordi stamattina non so perché non vogliono
abbandonarmi. Quindi fanno capolino nella mia testa i primi anni della nostra
folle vita. Quando il successo ci travolse e fummo costretti a proseguire le
lezioni scolastiche da privatisti tra un tour ed un altro. La nostra scalata al
successo. Dio, dista anni luce da oggi.
Devo ammettere che però eravamo bravi; saremmo dovuti crescere di più, ma
eravamo bravi, se, ancora oggi sento le nostre canzoni ogni tanto trasmesse. Stringe
il petto ascoltarci mentre la nostra realtà è così diversa. Tu che sei sparito
da 8 anni; Gustav, che ormai mi sembra di ricordare essersi sposato qualche
anno fa e Georg…
Di
lui so poco di più; ha ripreso gli studi e al momento svolge il lavoro di
ortodentista; almeno lui riesce a vivere
dignitosamente; anche Gustav forse non se la passava male; ma è tornato a
Magdburgo.
Io
a Lochte non ci avrei rimesso mai più piede; nemmeno se mi ci avessero
costretto.
Questo
inverno non fa che acuire i miei pensieri; ormai sto percorrendo il tragitto
automaticamente; ed ecco un ulteriore ricordo a questa parola; “Automatic”; una
nostra canzone, primo singolo del nostro penultimo album; il quale vendette
sotto le aspettative ma ci fece comunque arrivare fino in Asia. Ci divertimmo
molto li; ma la recita era già iniziata da un pezzo. Eh si iniziammo a recitare
ognuno la propria parte dal momento in cui mi venne scoperta la cisti alle
corde vocali. Io fui un grande attore. Ero così testardo che negavo a me stesso
di non riuscire più a cantare; solo quando l’evidenza non era più negabile
riuscirono a farmi ricoverare d’urgenza ed operarmi.
Quanto
fui idiota.
Mi
imputai a proseguire il tour anche sfiatato; ormai allo stremo delle forze;
fino a che poi dovemmo rimandare molte date all’estate successiva. Tu mi sei
stato vicino; ma già iniziava a traballare il nostro rapporto gemellare.
Perdevi intuito nei miei confronti. Ed io me ne infischiavo. Esistevo solo io;
Bill Kaulitz e nessun altro. Io , io e solo io, l’idolo di miliardi di
ragazzine; desiderato da tante, forse da troppe; anche grazie all’aura che
avevano costruito intorno a me, di ragazzo non avvezzo a facili avventure;
colui che crede nel vero amore e quello a prima vista. Il ragazzo, che fino al
2008 si vociferasse fosse ancora vergine. Oddio, quante risate mi facevo dentro
di me; pure tu rincaravi la dose, facendo in modo che le fans pensassero questo
con battute ironiche. Quante cose hanno pensato sul mio conto , sul tuo e sul
NOSTRO.
Mi
dispiace, tutto inventato.
Molte
cose le alimentavamo noi stessi.
Io
giocavo sulla mia ambiguità; in modo che i giornali gridassero alla mia
omosessualità.
Tu,
giocavi sulle tue, “one night stand”, e poi, insieme giocavamo sul presunto
amore incestuoso. Mamma mia, le fans su questo erano proprio stupide; preferivano
credermi innamorato di te che frocio.
Il
bello, è che la verità sta nel mezzo e mai negli estremi.
Nessuno
ha mai voluto guardare al di là del prorpio naso. Mai nessuno si era accorto
che le tue erano falsità come le mie. Ma come potevi portarti a letto tutte
quelle fans? Ma se eravamo inavvicinabili. Eravamo per giunta perseguitati
dagli anti e dalle stalker. E come credere che io fossi gay, e soprattutto
vergine? Cavolo come lo si può pensare di un ragazzo di 19 anni? Passi per il
gay, anche io oggi mi definirei tale; ma vergine assolutamente no. Dio santo,
mi sbattevo Natt da almeno 1 anno…
Oddio
cosa sono andato a rievocare; ormai ero sul vagone della metro che mi portava
al lavoro al centro di Berlino; sommessamente ridacchio dentro me al pensiero
di Natalie. Era bella, molto più grande di me, ma mi piaceva la sua compagnia;
era un ottima truccatrice ma soprattutto un’amica. Mi piaceva anche il figlio;
era simpatico. Chissa se te lo ricordi anche tu Tom….
Cavolo
pronunciare il tuo nome mi ha creato una fitta alla testa.
Chissa
se ti ricordi anche tu, come è iniziata la mia storia con Natt.
La
mia storia puramente sessuale.
Ebbe
inizio per caso, fu una sera poco dopo il nostro compleanno dei 18 anni;
eravamo ad Amburgo saremmo dovuti partire per alcune date del tour inserite
all’ultimo. Come la data italiana del 2007 il 30 ottobre precisamente, e poi
saremmo volati a monaco per gli ema’s dove ci saremmo esibiti. Ebbene, poco
dopo il nostro compleanno, invitai Natt da noi; una sera per fare alcune prove
di trucco; ero un perfezionista e non mi andava di lasciare nulla al caso; così
lei venne. Ordinai delle pizze che mangiammo ridendo come bambini, cavolo lei
sembrava ancora più bambina di me e te messi insieme; ed era pure già madre...
insomma lei si presentò con delle birre, quindi, tra una prova, ed un pezzo di
pizza, bevemmo molto, fino ad essere parecchio brilli se non ubriachi per fino.
Fu lei a prendere l’iniziativa, mi mise una mano sulla guancia e mi accarezzò,
poi mi passò il pollice sulle labbra ed io……eh, io, alla faccia del santo
verginello ed imbranato; ma se una, sfacciatamente ti fa così che fai?
Cazzo!
l’attirai a me e la baciai. Lei non si tirò mai indietro neanche mentre la
sospinsi sul divano dove consumammo
l’atto; non si fece mai, assalire da nessuno scrupolo, come del resto il
sottoscritto.
Cosa
c’è di meglio di una donna, invece che di una ragazzina da portarsi a letto?
Tu
rientrasti diciamo a cose ormai accadute, ma allora sgamasti tutto; allora,
ancora c’era sintonia….
Quando
Natt se ne andò ti congratulasti con me.