Mi lascio andare al dolce respiro della tua essenza,
e con esso, ti supplico di toccarmi,
voglio vedere la tua concupiscenza,
al piacere voglio solo abbandonarmi.
Tu avrai me, in tutta la mia essenza,
sarò tuo perdutamente,
infinitamente,
e tu soddisferai la tua appetenza.
Parli, ridi, mi divori,
io sono fermo, detestabilmente:
ho paura. Qui fuori
regge l’incoerenza.
E mi distraggo,
cado,
con incoscienza sfuggo e vado.
E capisco che la mia è la più grande incoerenza,
perché in passato io soffrivo e tu godea,
perché ti invoco di nuovo, mia dea …