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Autore: Linktroll    10/05/2010    5 recensioni
Lovino ha preso una bella febbre, e Antonio deve prestargli le necessarie cure. Ma quale cura migliore dell’amore?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Giudizio dell’autore: Essendo una sorta di “commission” mi sono impegnato parecchio, e devo dire che mi è piaciuta particolarmente *v*


La stanza sembrava così vuota.
Quanto gli aveva urlato dietro perché se ne andasse, e ora che se n’era davvero andato, si era accorto quanto già gli mancasse.
Non era passato neanche mezzo minuto. E non avevano mai litigato così tanto.
Era stata la febbre a renderlo tanto nervoso e intrattabile?
Adesso, lì, in quella fredda stanza, con la fronte che quasi gli sembrava scoppiare a causa del bollore, ne fissava le bianche pareti, che gli sembravano trasudare fango.
Un’allucinazione? La cosa stava diventando preoccupante.
Al limite delle forze, si gettò esanime sul letto, mantenendo il suo faccione arrossato diretto verso il soffitto, mentre con una mano, goffamente, a tentoni tentava di prendere qualche medicina.
L’acqua gli sgorgò tutta addosso, bagnandolo tutto, rendendolo simile ad una di quelle bambole inutili che sanno solo sbrodolarsi addosso.
“Merda…”
Giusto quando stava ormai prendendo in considerazione di appisolarsi – l’unica cosa che poteva fare in quelle condizioni – la porta si aprì di scatto, permettendo all’ospite sornione di entrare.
“Lovi, Lovi, piccolo mio…”
“Che… Che cazzo stai dicendo? Come fai ad avere la faccia tosta di chiamarmi ancora in quel modo, eh?”
Con uno scatto di rabbia mista ad irritazione ed orgoglio, Lovi si era rimesso in posizione seduta, osservando dal suo giaciglio il castano che faceva irruzione nella sua stanza, col suo immancabile sorriso amorevole stampato in volto.
“T-Ti ha dato di volta il cervello? Esci da qui!” Lovi afferrò la prima cosa di consistente che trovò – una pantofola – per lanciarla senza scrupoli all’impavido e tenace intruso. Lui, degno del soprannome invincibile donato alla sua armada – che, ahimè, non si dimostrò tale – continuò imperterrito a dirigersi verso il compagno, senza perdere il sorriso, nonostante la pantofola l’avesse colpito precisamente nella fronte con notevole intensità.
“Vuoi buttarmi fuori da casa mia! Pffff…” Antonio si lasciò sfuggire una grossa risata, dandosi una leggera pacca sulla fronte, finendo poi per spazzolarsi i capelli con quella stessa mano, giusto per recuperare un po’ di serietà.
“Ho sbagliato a esprimermi, che cazzo vuoi?”
“Ah, Lovi…”
Con una faccia che non fu mai più serena, Antonio riuscì finalmente a raggiungere l’agognato letto, pronto baciare dolcemente l’orecchio del suo acido amato.
“… Ngh.” Quel suo verso manifestò chiaramente un abbozzo di piccolo piacere, che lui per orgoglio cercava di nascondere. Sviò quindi l’attenzione da quel suo gemito, interrogando lo spagnolo: “Non sei arrabbiato con me?”
“Secondo te potrei mai esserlo? Sei sempre stata una peste, fin da piccolo. Eppure, non ho mai smesso di prendermi cura di te.”
“Nngh… non te l’ha chiesto nessuno, bifolco!”
“Lo so.” Rispose compiaciuto Antonio, avvicinandosi sempre di più a uno sfuggente Lovino che, sdraiato privo di forze sul letto, si spostava pian piano verso il lato opposto ogni volta che il sedere di Antonio guadagnava centimetri sul letto. “E’ proprio questo che rende la cosa altamente disinteressata e simbolo d’amore.”
“Te lo puoi tenere il tuo amore. Sto male.” Rosso in volto, per azione sincronica di febbre e imbarazzo, Lovi si voltò dal lato opposto, cercando di nascondere il proprio volto dagli occhi inquisitori di Antonio. Ma quelli non smettevano di fissarlo, dipendenti com’erano dal loro oggetto d’amore.
Ma quello è la migliore cura.” Sussurrò suadentemente Antonio all’orecchio scoperto di Lovino, mordicchiandolo poi leggermente e pizzicandolo con la lingua, in risposta al piccolo gemito che il morso aveva strappato all’italiano.
“Fanculo. Questo non farà che accalorarmi.”
“Non lo sai che il calore sconfigge i batteri?”
“Tu prova a sconfiggere prima me.”
“Oh, giusto quello che volevo sentirti dire.”
Con una mano poggiata sotto il mento e l’altra dietro la nuca dell’italiano, Antonio catturò Lovi portando le  labbra del suo amato alla portata delle sue, nel tentativo di smontare le difese dello tsundere in maniera delicata e passionale.
Lovino accettò il delicato gioco della lingua che si proponeva e un attimo dopo si ritraeva, quasi a farsi desiderare, per poi tornare con maggior foga e passione.
L’italiano ne rimase quasi stordito, completamente catturato da quel gesto d’amore. Abbassò un attimo le difese, e in un attimo si ritrovò Antonio sdraiato completamente su di lui col busto, mentre il bacino rimaneva sospeso, sorretto dalle gambe che poggiavano con le ginocchia sulla morbida coperta.
Le dita affusolate e morbide dell’ispanico andarono a posarsi sul capezzolo di Lovino, tastandone ripetutamente la circonferenza, passando più e più volte, in seguito, sul capezzolo turgido, provocando allo spagnolo una piacevole sensazione di piacere, nel vedere il compagno eccitato.
“Ngh… no… stronzo… devo prima prendere… l’antibiotico.”
Antonio si bloccò improvvisamente. Certo, neanche a pensarci due volte. La salute del suo amato veniva prima di ogni qualsiasi suo egoistico piacere. L’uomo dagli occhi verde smeraldo, non era un tipo da lasciare i lavori a metà, e sapeva che avrebbe ripreso dopo questa breve interruzione. Lasciò tutto così com’era, dirigendosi in cucina per prendere bottiglia d’acqua e bicchiere, necessari per l’ingoio della pillola.
Versò accuratamente l’acqua, con un’apprensione - in termini di cura - degni della migliore madre nei confronti del proprio figlio, ma forse l’eccitazione provata precedentemente o il calore suscitato dall’italiano, vollero che il sudore rendesse la sua mano scivolosa, rovesciando tutto il contenuto del bicchiere sul liscio petto di Lovino.
“Maledetto! Quella doveva finire nella mia bocca!”
“In un modo o nell’altro, ci finirà.” Antonio strizzò l’occhio in direzione del malato, incominciando a far incetta dell’acqua che si trovava sul petto, passando e ripassando su ogni zona con ampie leccate, asciugando tanto quanto ribagnando, lasciando in sostituzione all’acqua delle particelle di saliva, che non mancarono di suscitare, anche questa volta, una reazione di piacere in Lovino, in risposta allo stimolo.
“E adesso è arrivato il momento di portarla a destinazione.”
Senza fare tanti complimenti, Antonio reinfilò la sua lingua attraverso le labbra di Lovino, restituendogli metaforicamente l’acqua che aveva diligentemente raccolto. L’italiano protestò per i metodi irruenti, ma alla fine dovette piegarsi alla dominazione dello spagnolo, che realmente aveva preso inizio già centinaia di anni fa e che stava trovando uno dei suoi tanti compimenti in quella stessa giornata.
“Sei il solito bastardo.”
“E tu il mio unico oggetto d’amore, meritevole di ogni mia attenzione.”
Un altro sorriso e Antonio versò nuovamente l’acqua, porgendo il bicchiere a Lovino, che ingoiò la medicina. Si sedette per ingoiarla al meglio, appoggiando la schiena allo schienale del letto.
“Allora, ti senti meglio?”
“Mica fa effetto subito, coglione.”
“Beh, ma se ci aggiungiamo l’amore che ti ho donato finora…”
“L’amore non fa miracoli.”
“Strano, eppure…” Cominciò l’ispanico, spostandosi ancora più vicino al suo Lovino: “Fino a pochi minuti fa ce ne dicevamo di tutti i colori e… adesso siamo qui insieme, così vicini da poter sentire perfino i battiti dei nostri cuori. Se non è un miracolo, questo, cos’è?
La faccia di Lovino divenne rossa più di un peperone. Quelle parole avevano come distrutto le sue barriere: il suo volto era completamente paralizzato, le parole non volevano saperne di uscire fuori.
Colto dall’imbarazzo supremo, scostò la testa di lato, non riuscendo a sopportare lo sguardo dello spagnolo, ma sapeva benissimo di essere ormai fregato. Antonio era accanto a lui, e dopo aver detto una cosa splendida come questa, lo avrebbe braccato finchè non l’avrebbe fatto sciogliere completamente. Doveva prepararsi alla fine. Ed a trovare qualcosa di dolce da dirgli, una volta che sarebbe stato sconfitto.
“Lovi… è inutile fuggire dai propri sentimenti, tanto bene o male, prima o poi, ti verranno a cercare.”
“… Mpf. Io lo so meglio di chiunque altro. Perché ancora oggi, non riesco a spiegarmi, come possa essermi innamorato di un bastardo come te.” E proprio lì, proprio nel momento in cui lo apostrofava come bastardo, il suo volto si imporporò in maniera ancora maggiore.
“Io me lo so spiegare benissimo. Perché adoro il tuo modo infantile di voler nascondere i tuoi sentimenti e il tuo imbarazzarti quando esagero nel coccolarti; l’espressione angelica che assumi quando dormi, e quella contrariata quando fingi di odiarmi; il tuo voler badare alla casa per farmi felice e…”
“Antonio…” Lo interruppe Lovino.
“Basta parlare di me. Parliamo di te.”
“Di me? Non sono molto bravo a parlare di me, però posso parlare di qualsiasi altra cosa per ore ed ore. Ricordo quando feci il cassiere…”
“Tu ti sei sempre preso cura di me. Grazie.”
“Lovi… non ha senso che tu mi ringrazi.”
“Se tu non ti fossi preso cura di me, io…”
“Andiamo, su, adesso non…”
Abbracciami.” Mormorò con un filo di voce Lovino, aderendo completamente sul petto dello spagnolo, che lo cinse con le sue braccia abbronzate. “Ogni volta che mi hai protetto, tu… è stato come abbracciarmi e tenermi stretto a te. Proprio come in questo momento. E’ stato come farmi tuo.”
“Non avrei potuto lasciarti nelle mani di nessun altro. Perché nessuno avrebbe mai potuto amarti come io amo te.”
“Vuoi che ti dica che… la penso allo stesso modo?” Il volto di Lovino si innalzò dritto precisamente verso quello dello spagnolo; Antonio sentì lo smuoversi della testa dell’altro sul suo petto, abbassando il volto e ritrovandosi di fronte gli occhi lucidi di Lovino. A quel punto, e solo a quel punto, la risposta gli uscì spontanea: “Perché mai dovrei volerlo, se la tua faccia dice di più di quanto tu mi abbia voluto far capire?”
“Dannazione. Sei sempre stato scorretto tu. Sei sempre riuscito a leggere nel mio cuore. E come ogni volta, quello che scoppia a piangere sono io.” Neanche aveva finito la frase, e Lovino si era già stropicciato gli occhi per asciugare qualche piccola lacrima di felicità che mai avrebbe potuto rimanere all’interno del suo corpo.
Lo spagnolo lo strinse ancor più fortemente a sé, tanto che riuscì a sentire quelle calde lacrime percorrergli il collo. “Lovino… te quiero, te amo, te…”
Te amo también.” Lo anticipò Lovino, gettando le sue braccia attorno alla schiena dell’altro e attaccando la propria testa al collo dello spagnolo, quasi a volersi nascondere dall’imbarazzo.
“Lovi… Lovi… piccolo mio…” Ripetè, immergendo la sua mano tra i capelli nel partner, facendola sguazzare in essi. “Non c’è litigio senza pacificazione.”
“Stringimi.”
“Sono qui per questo, mi chico.” Gli rispose, mentre continuando a stringerlo nell’abbraccio, si raggomitolava su di lui, in maniera da aderire ad ogni centimetro del corpo dell’altro.
“Vorrei che questo momento non finisse mai.”
“Finirà. Ma ne seguiranno altri, altrettanto belli.”
Lovino sorriso compiaciuto: le lacrime non volevano accennare a smettere, ma andava bene così. Aveva, ancora una volta, aperto con grande difficoltà il suo cuore, rendendo manifesto ciò che ogni volta tentava goffamente di nascondere.
Almeno per il prossimo mese, era salvo. Avrebbe potuto continuare a chiamarlo bastardo, far finta di svincolare dalla sua presa, tirargli mobilia e pomodori addosso, evitare di arrossarsi in viso e farsi cogliere dall’imbarazzo supremo.
Adesso avrebbe pensato solo a godersi quel momento e quell’abbraccio perché, in fondo, se l’era meritato.

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Quando Ily chiama, Linktroll risponde! Anche questo parto è finalmente giunto al termine! Con un notevole ritardo, ma ce l’ho fatta. Ci tengo a ribadire ai lettori che questa fiction nasceva già predisposta per tutto questo dolciume (?): difatti, era stata una richiesta della suddetta Ily che riguardasse un Lovino malato e desideroso di attenzioni, e che fosse eccessivamente zuccherosa. Se sono riuscito a rispettare le “richieste” potrò saperlo solo dal vostro e dal suo commento, quindi, che aspettate? Andate immediatamente a commentare è__________é
Ah, ovviamente, dedicata ad Ily, avec amour <3 *Francis inside*

   
 
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