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Autore: ChelseaH    10/05/2010    2 recensioni
[SPOILER NONA STAGIONE] Era semplicemente fatto così, con una doppia identità troppo difficile da gestire e proteggere, soprattutto quando allentava la guardia e lasciava che una persona – una ragazza – entrasse a pieno titolo nella sua vita. (Oliver, 9x15)
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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DISCLAIMER: Oliver Queen, Smallville e tutti i suoi personaggi non mi appartengono ma sono proprietà della CW e chi per essi.


NOTE.

Storia scritta per la challenge di Five Fandom.

Inoltre è la mia prima storia su Smallville e per questo battesimo non potevo scegliere nessun altro che Oliver come protagonista indiscusso della shot <3


ATTENZIONE, SPOILER NONA STAGIONE!



Intermezzo.

[Missing Moment 9x15]


Oliver Queen non era esattamente il prototipo del ragazzo romantico e smielato che quando stava con una ragazza passava la quasi totalità del suo tempo a riempirla di attenzioni e frasi sdolcinate. Certo, era molto bravo nell’arte del regalo giusto al momento giusto, così come era un maestro nel creare l’atmosfera perfetta per una serata o nottata romantica. Ma era per l’appunto l’atmosfera ad esserlo, non lui.

Lui era sempre distaccato, lui era capace di non farsi sentire per giorni come se nulla fosse, lui era in grado di partire per un viaggio di lavoro e avvisare la compagna solo quando era ormai ben lontano da Metropolis e lei lo chiamava preoccupata perché non lo sentiva da due giorni.

Era stato così con Tess Mercer quando l’aveva conosciuta.

Era stato così con lei anche quando l’aveva ritrovata dopo anni al servizio di Lex.

Era stato così con Lois Lane, e l’aveva allontanata da se rendendosi conto solo quando ormai lei era fra le braccia di Clark di cosa aveva perso.

Era semplicemente fatto così, con una doppia identità troppo difficile da gestire e proteggere, soprattutto quando allentava la guardia e lasciava che una persona – una ragazza – entrasse a pieno titolo nella sua vita.

Senza contare i suoi genitori, la maniera nella quale era cresciuto, il mondo spietato del business... no, decisamente non poteva permettersi di cedere e consentire a una persona diversa da se stesso di diventare la propria debolezza, qualcuno a cui rendere conto, qualcuno che potesse farlo soffrire o tradirlo nuovamente.

Poi nella sua vita, e in quella di tutti i suoi amici, erano arrivati gli uomini della Justice Society che avevano messo loro sotto al naso un modello di amicizia e solidarietà che aveva dell’incredibile. Gli avevano aperto gli occhi, gli avevano fatto capire che la solitudine poteva essere una debolezza ancor più del permettersi di voler veramente bene a qualcun altro.

Ecco perché ora non era più disposto a nascondersi.

Niente più regali perfetti e atmosfere perfette solo per tentare di mostrarsi il romanticone coinvolto che non era o aveva paura di essere.

Solo lui e Chloe.

Avevano questo accordo secondo al quale non erano una coppia, non dovevano comportarsi da coppia e fare tutte quelle cose da coppietta collaudata che avevano deciso di non essere. A dispetto di quello che pensavano tutti o quantomeno di ciò che pensava Chloe, dal momento che non essendo una coppia vivevano la loro relazione nel totale anonimato, lui aveva accettato quelle condizioni solo perché, per una volta, voleva lasciare che il suo lato tenero più genuino uscisse naturalmente dal cantuccio nel quale l’aveva relegato per troppo tempo.

Si rendeva conto che a una prima occhiata quel ragionamento poteva risultare paradossale, ma nella sua testa filava perfettamente. Grazie a quel patto sarebbe stato libero di essere semplicemente se stesso, senza che Chloe potesse rinfacciargli nulla. Non avrebbe avuto bisogno di nascondersi dietro regali costosi, cene ultra chic e camere di hotel a cinque stelle che sembravano la sceneggiatura di un costoso film d’amore anni venti. Si sarebbe potuto prendere i suoi tempi, gestire la situazione come riteneva più opportuno, sentirsi libero di affezionarsi a lei sempre piano piano, senza finire col perderla proprio nel giorno in cui avrebbe realizzato di amarla. Sul serio.

E quindi ora si sentiva timido e impacciato di fronte alla vetrina di un negozio, mentre cercava di capire quale sarebbe stato il regalo più appropriato per lei. Il primo regalo da quando stavano insieme, il primo regalo che si ritrovava a fare a una donna senza la necessità formale di farlo. Semplicemente se la sentiva, perché dentro di lui l’affetto che provava per Chloe si andava intensificando giorno dopo giorno.

Ed era bello.

Era bello stare insieme a una persona che conosceva da tempo la sua seconda identità, la conosceva e la accettava.

Era bello stare con una persona che aveva conosciuto i lati più torbidi della sua esistenza e della sua personalità e non si era mai tirata indietro dal tendergli una mano all’occorrenza.

Era bello avere qualcuno al proprio fianco che sapesse e non giudicasse, che conoscesse quasi tutto di lui e non lo avesse lasciato solo per un istante anzi, che aveva tentato di tutto per salvarlo quando si stava smarrendo.

Ed era anche bello, bellissimo, avere qualcuno da proteggere per ragioni diverse da quelle impostegli dal suo dovere di Freccia Verde.

Perché Chloe, nonostante si mostrasse sempre forte e invulnerabile agli altri, in realtà era molto fragile.

Sempre impegnata com’era a preoccuparsi per gli altri, a tenere d’occhio tutti loro per essere sicura che a nessuno succedesse nulla di grave, spesso e volentieri si scordava di occuparsi di se stessa, soprattutto da quando Jimmy era morto. E lui non poteva sopperire alla perdita di Jimmy ma poteva prendersi cura di lei ed accertarsi che non le accadesse nulla mentre era troppo presa a guardare le spalle a loro. Poteva dedicare la sua vita da Freccia Verde a difendere Metropolis e quella da Oliver Queen a difendere lei.

Non da invasioni aliene o dalla cattiveria umana di individui quali i vari Lex Lutor sparsi per il pianeta, ma dai semplici fatti della vita.

Starle accanto quando otteneva un successo e asciugarle le lacrime quando falliva.

Offrirle una valvola di sfogo quando aveva bisogno di urlare contro al mondo, essere un buon ascoltatore quando aveva semplicemente bisogno di parlare.

Portarla al cinema a vedere film stupidi per risollevarle una giornata noiosa o portarla in un Bed & Breakfast fuori città per il weekend per permetterle di staccare la spina, come sarebbe successo il giorno seguente.

Si ritrovò a sorridere al proprio riflesso nella vetrina.

Lui e Chloe sarebbero potuti essere una grande coppia se lui fosse riuscito a lasciarsi andare fino in fondo e aprirsi completamente con lei. E probabilmente l’aveva già fatto, ancor prima che quella storia fra loro iniziasse, volontariamente o involontariamente le aveva sempre messo di fronte il vero Oliver Queen.

E lei l’aveva sempre apprezzato, prima come amico, ora come amante.

Quindi lui e Chloe erano già una gran coppia, anche se non lo dicevano ad alta voce.

Si decise a entrare nel negozio, scelse il regalo e lo fece impacchettare, un sorriso ebete dipinto in volto al pensiero del fine settimana che lo aspettava.

“Per la sua signora?” le chiese la commessa mentre incartava.

“Si, decisamente si.” rispose lui mentre con tutto il suo essere non vedeva altro che il momento in cui avrebbe riabbracciato la sua Chloe.

Perché a dispetto di tutti i patti e gli accordi dell’universo, ormai sentiva che si appartenevano l’un l’altro.


   
 
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