E noi qui ad illuderci di sedurre il
tempo,
Ma
come un onda che impazzisce e
schiuma su uno scoglio,
Tu ti dileguerai.
[ Penelope , Linea 77]
Il suo sguardo
vagò attorno alla sala colma di corpi sudati e ammassati e
per un momento rimpianse di aver detto di sì ai suoi stupidi
amici. Per un
piccolo, minuscolo momento, pensò che avrebbe voluto essere
a casa, steso nel
suo letto a stringere il cuscino a fissare la tv accesa senza vederla
davvero,
per poi addormentarsi con gli occhi lucidi di lacrime che si era
imposto di non
versare. Rimpianse di essere emerso da quello stato di semi-incoscienza
in cui
aveva versato negli ultimi giorni (settimane? mesi?) solo per vedere
questo. “Questo”
era una massa informe di persone, accalcate davanti ad un ragazzo che
stava su
un palco e che faceva semplicemente girare dei dischi neri su un
aggeggio, come
se fosse un Dio. Come se far girare quei dischi fosse la cosa
più importante
del mondo, per lui e per loro.
Quando il disco
smette di girare, siamo tutti morti.
Lui, a queste
cazzate del dj che poi è un po’ un dio e che la
musica è
vita, ci aveva creduto davvero. Quando era un Dio. Ma poi si era reso
conto,
poche settimane (mesi? anni?) prima, che se non poteva avere lei, non
voleva
essere un Dio. Lei era la vita, la musica era solo un contorno. Che
spesso, tra
l’altro, parlava di lei.
E poi, ora vedeva tutto più chiaramente. Quei ragazzi
sballati da chissà
cosa che si muovevano a tempo, cercando di fermare il ritmo, di farlo
proprio,
cercando quel qualcosa di fermo, di saldo
nell’inafferrabilità e ineffabilità
della musica e forse della vita. Non sapevano che non era possibile
farlo.
Provò pena per loro, una pena che stringeva il cuore, visto
che lui era stato
uno di loro. Era stato il loro re. Il re degli sfigati. Ma da un
po’ di mesi
(anni? vite?) aveva capito tutto.
Era arrivata lei, la luce: bionda, chiara, solare. E gli aveva fatto
capire
cosa fosse in realtà la vita. Lei che era bella come una
spiga di grano, calda
come una spiaggia deserta, frizzante come la pioggia
d’estate. Lei aveva spazzato
via tutto e lui aveva capito quale fosse l’unica cosa che
voleva dalla vita:
lei.
Si
guardò ancora intorno e lo scarto tra i suoi pensieri e la
realtà che
gli stava intorno lo colpì come un pugno nello stomaco.
Aveva disperatamente
bisogno di un drink, per tornare a vedere le cose con meno chiarezza:
tutta
quella lucidità iniziava ad essere insopportabile.
- Andiamo a bere qualcosa? – disse al suo migliore amico,
avvicinandosi a
lui per sovrastare la musica. Quello si girò e gli sorrise
raggiante:
- Finalmente si ragiona!
Enrico era veramente un coglione di prima categoria.
Nonché, a peggiorare
la situazione, era il fratello maggiore di lei. Per fortuna, anche
fisicamente,
erano abbastanza diversi: la loro parentela si poteva indovinare solo
dai loro capelli
dorati. Ma, mentre lui era alto e scuro di carnagione, lei era sempre
stata
esile e pallida. Una ninfa, un essere mitologico. E per fortuna i suoi
occhi
castani non ricordavano minimamente quelli azzurri di lei.
Si diressero
quindi verso il bancone del bar e ordinarono due GinLemon. Con
il primo sorso andò giù quasi mezzo bicchiere. E
pensare che il gin neanche gli
piaceva.
Si appoggiarono entrambi ad una parete e continuarono a scrutare la
folla,
mentre gli altri amici si disperdevano, di sicuro per andare a cercare
qualcuna
che ci stesse. Enrico, il suo migliore amico, lui non aveva mai avuto
problemi
a trovare ragazze che ci stessero. Ma, di solito, erano loro che
andavano da
lui. Si era quindi accomodato, in una delle sue solite pose
studiatamente
strafottenti, con un ginocchio alzato e il piede appoggiato al muro.
Gli venne
da ridere, a vederlo così, ma sapeva che l’effetto
che faceva sulle donzelle
con il suo atteggiamento era formidabile, quindi si contenne e
continuò a
scrutare la gente, senza dar segno di volervisi mischiare.
I capelli scuri
le coprivano un po’ il volto e poi scivolavano sulle spalle
in punte lisce e disordinate fino a metà della sua schiena
scoperta. Le
caviglie sottili erano fasciate da strisce di raso rosa che arrivavano
fino ai
piedi, in un paio di sandali con un tacco vertiginoso. Il suo vestito
nero era
piuttosto corto e le lasciava scoperta una spalla chiara, mentre si
abbandonava
lascivo sull’altra. Non era casto, certo, ma non aveva niente
a che vedere con
i mini-vestiti che portavano la maggiorparte delle ragazze
lì dentro, per cui
nulla era lasciato all’immaginazione, nemmeno il colore delle
mutandine. Sempre
se le portavano.
Lei era diversa,
lo si vedeva da tutto: da come era vestita fino a come si
muoveva.
Aprì
gli occhi pesantemente contornati con due righe imprecise di eyeliner
nero e guardò intensamente tutto ciò che le stava
intorno, come speranzosa di
trovare qualcosa. Ma dopo aver osservato per un attimo tutti quegli
occhi
famelici puntati su di lei, buttò la testa
all’indietro scoprendo il collo
esile e chiaro e li richiuse.
Lui era come
incantato. Quell’effetto, nella sua vita,
gliel’aveva fatto
una sola persona e non capì come potesse essersene
dimenticato. Nell’esatto
momento in cui stava pensando che quella non poteva essere proprio lei,
una
voce frantumò i suoi pensieri:
- Henry?!?
Prima, ancora di guardare chi fosse la proprietaria di quella voce
squillante, capì chi si sarebbe trovato davanti.
Perchè al mondo c’era solo una
persona, o forse due, che chiamavano così Enrico.
- Oddio... Rosie?? – esclamò infatti quello,
sorpreso. Poi, prese a baciare
la ragazza sulle guance con foga, mentre lui non aveva ancora avuto il
coraggio
di rialzare lo sguardo per sincerarsi che effettivamente le sue
supposizioni
(paure? speranze?) fossero corrette.
Non ebbe in effetti il tempo di riflettere troppo, perchè la
ragazza lo guardò
per qualche istante e poi pronunciò il suo nome con la
stessa enfasi di poco prima
e poi prese a baciare anche lui. Finalmente la guardò negli
occhi e rivide il
sorriso raggiante di sempre fisso su di lui. Lei sembrò per
un attimo stranita
dal suo comportamento, ma subito si rivolse ad Enrico:
- Cosa ci fate qui?
- Tu, piuttosto, cosa ci fai qui! – rispose lui dandole una
gomitata e
risero entrambi, insieme. Lui continuava a guardarli come se provenisse
da un
altro pianeta e non stesse aspettando altro che tornare là.
Poi Enrico gli
rivolse uno sguardo preoccupato e chiese a Rosie: - Sei da sola?!?
Lei gli riservò lo stesso sguardo pieno di compassione
(aveva qualcosa di
strano in faccia?, pensò lui) e poi rispose: - No. Ehm...
sono con lei.
Negli ultimi
tempi, la parola “lei” aveva avuto per lui un solo
significato. Era stata densa di un significato struggente, malinconico,
quasi
insopportabile. Sentirla pronunciare ora, con tanta leggerezza, rivolta
ad
un’altra persona, ad un’altra
“lei”, lo destabilizzò. Fece una smorfia
e
togliendo la cannuccia dal suo bicchiere, lo svuotò
appoggiando le labbra direttamente
sul vetro freddo del contenitore. I due davanti a lui si sorrisero
complici e a
lui venne voglia di mandare tutti a quel paese e di andarsene di
lì. Ma che
avevano? Poi Enrico peggiorò la situazione:
- Ma dov’è? Sarebbe carino parlarle...
Solita occhiata maliziosa a lui. Carino? Ma la voleva smettere? Lui era
appena stato mollato dalla sua ragazza, dalla sua bellissima e
perfettissima
ragazza, non aveva certo bisogno di altri scombussolamenti nella sua
vita.
Tantomeno di colei che si era appena appropriata di quella parola che
non era
sua, “lei”. La odiò, per un attimo, ma
poi la vide, di nuovo.
N.D.Summer
Lui e lei (a dire il vero "lei 2.0" :P) non hanno nomi, perchè nella realtà hanno dei nomi fin troppo precisi... Non che i fatti raccontati qui siano mai accaduti, non che vorrei che accadessero; tutto questo è solo frutto della mia immaginazione malata :P Comunque magari più avanti darò anche nomi a queste mie creaturine... Si accettano consigli, perchè devo sceglierli proprio random, per non incappare nei soliti o in alcuni che sarebbero troppo espliciti... -.-
Tra le altre cose questa doveva essere una oneshot (vedi il primo capitolo), ma oggi mi è venuta in mente questa pseudo-continuazione, così l'ho postata... Spero piaccia a qualcuno! Tra l'altro, ringrazio Human_ per il suo commento (Grazie mille per i complimenti *_* Se mi dici anche che il tuo nick è un tributo ai The Killers e sarò tua fan per sempre!!!) e anche tutti quelli che hanno letto o leggeranno... Baci!!!