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Autore: dalamar_paige    11/05/2010    1 recensioni
Castiel ha un problema, un grave problema. Ad aiutarlo i suoi amici. [introduzione di nuovi personaggi, OOC fanfic, No slash, Spoiler!
Genere: Drammatico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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OLD FRIENDS

 

Paige non sapeva più che cosa fare con lui. Da quando gli era saltato in mente di bersi un intero negozio di alcolici, non era più riuscito a smettere, e il recente comportamento di Dean non era certo stato di aiuto. Il ragazzo aveva infatti deciso di dire sì a Michael, se non proprio ora, in un futuro non troppo lontano; i due avevano finito per litigare pesantemente, arrivando addirittura alle mani.

Sam, con la sua dipendenza dal sangue di demone e i suoi tentativi di dissuadere il fratello da quella malsana decisione, era troppo impegnato per stare dietro anche ai problemi di depressione di Castiel. L’angelo, già giù di morale per la perdita dei suoi fratelli, era definitivamente crollato dopo la scoperta che la sua ultima fonte di speranza, suo padre, non era intenzionato a intervenire per fermare l’apocalisse e che perciò, tutto quello che aveva fatto, la sua ricerca che l’aveva portato in giro per il mondo, non era servita a niente.

La sua famiglia, lei e il piccolo Misha, frutto della loro unione, non erano state sufficienti ad attutire la botta, anche se gli avevano impedito, molto probabilmente, di tentare il suicidio.

Sebbene Cass non fosse mai diventato violento, e si rinchiudeva in bagno quando decideva di ubriacarsi, la ragazza aveva deciso di allontanare il piccolo da casa. Aveva anche sperato che questo gli desse una scossa. Castiel adorava suo figlio. Ma non era servito.

Cercava di fermarlo, ma lui faceva sempre di testa sua.

Paige ora poteva appoggiarsi solo a Sasha, una loro comune amica, ma anche lei poteva poco contro la volontà dell’angelo.

Le due erano sedute in salotto a mangiare del gelato, mentre Castiel riposava nella stanza accanto, una breve pausa prima dell’ennesimo appuntamento della giornata con la bottiglia.

-Com’è la situazione?-

-Sempre peggio, non so più che fare per aiutarlo. Non vuole essere aiutato da nessuno, dice che va tutto bene-

-Non arrenderti. Non puoi abbandonarlo…-

In quel momento qualcuno bussa alla porta.

 

Dalamar parcheggia la moto davanti all’indirizzo che quel Bobby Singer gli aveva dato. Gli sembrava troppo strano. Castiel. Il suo vecchio superiore. Certo ora si spiegava perché gli altri angeli avevano quasi mollato la caccia a lui. Perdere lui era una cosa, ma Castiel rientrava negli angeli veramente temibili.

Ebbene si. Anche Dalamar era un angelo. Uno di quelli di grado minore, con poteri non certo all’altezza di quelli dei suoi superiori. E ora che se ne era andato, e le sue abilità si erano dimezzate, era molto più simile a un umano che a un angelo. Solo per fare un esempio, aveva ancora le sue ali, ma preferiva evitare il volo poiché lo lasciava ogni volta esausto, specialmente se per lunghi periodi. Quando se ne era accorto, per scegliere un mezzo di trasporto si era affidato all’istinto del suo tramite, un ragazzino di appena 16 anni con gli occhi chiari e i capelli scuri, tagliati corti. La sua scelta era andata su una motocicletta, un Ducati monster nero, regolarmente comprato sotto falso nome. Non sarà stato come volare, ma ci andava molto vicino come libertà. L’unica sfortuna è che non poteva portarsi molte armi dietro, ma aveva imparato a sfruttare lo spazio disponibile al massimo delle sue possibilità e per questo riusciva sempre a stupire gli altri cacciatori sulla capienza del suo arsenale.

Una volta ribellatosi, aveva deciso di continuare a combattere il male, e poco male se ciò l’aveva fatto diventare un cacciatore al 100 per 100, con la marcia in più dei suoi poteri in caso di necessità. E quel piccolo handicap di avere gli angeli alle calcagna, il che lo condannava a una vita da reietto, per lo più.

Sentire che Castiel si era ribellato l’aveva spinto ad andare a cercarlo. Sapeva come ci si sentiva, a essere soli tutto a un tratto, con la differenza che a quanto sembrava, era amico dei Winchester, il che sarebbe stato di certo un conforto per il suo superiore.

Sentire che si era fatto una famiglia lo aveva reso felice, per non parlare di come si era sentito quando aveva scoperto della ribellione. Non avrebbe mai e poi mai voluto trovarsi a combatterlo. Non per paura, ma perché se era ancora vivo, lo doveva a lui, che più di una volta era passato sopra alla sua disobbedienza e alla sua tendenza a discutere gli ordini.

A molti suoi fratelli un comportamento simile, sotto altri superiori, era costato la vita.

La sua ricerca era stata estenuante. Castiel sapeva maledettamente bene come nascondere le sue tracce, e la stessa cosa valeva per i Winchester. Per fortuna aveva avuto una dritta prima di fuggire da una certa Pamela, una sensitiva morta poco tempo prima che lui si ribellasse e che gli aveva parlato, capite le sue intenzioni, di Bobby. Trovare quell’uomo non era stato facile, e per fortuna era bloccato su una sedia a rotelle! Ancora meno facile era stato evitare che lo ammazzasse appena dopo aver scoperto che era un angelo. Solo con lunghi discorsi era riuscito a conquistare la fiducia del cacciatore e c’era voluto ancora più tempo a far sì che si fidasse di lui a tal punto da rivelargli l’indirizzo di Castiel, o meglio di Paige.

Non sapeva bene che dire, come presentarsi. Si augurava soltanto di non venire disintegrato all’istante.

Bè, ormai sono qui, si dice e bussa alla porta.

 

-Vado io- dice Sasha alzandosi e posando la coppetta di gelato –Dà un occhio a Cass tu-

Paige annusce e va nella loro camera da letto, chiude la porta. Chiunque sia non vuole che vedesse il suo ragazzo in quello stato.

-Posso fare qualcosa per te?- sente dire Sasha e, incuriosita, la raggiunge.

-Non lo so- risponde una voce maschile piuttosto giovane, e infatti davanti alle due ragazze c'è un giovanotto certamente non ancora maggiorenne –Sto cercando qualcuno-

Castiel compare alle sue spalle, silenzioso come sempre. Per lo meno aveva ancora il senso del pericolo. Guarda un attimo il ragazzo, fissando su di lui il suo sguardo intenso. Alla fine parla

-Dalamar- dice, la voce impercettibilmente tesa.

 

-Dalamar- un uomo sui trentacinque anni lo chiama per nome, ma deve dare un’occhiata più approfondita per riconoscere il suo superiore.

-Castiel? Allora sono vere le voci che ho sentito su di te-

-Che voci?- indaga la seconda ragazza, quella che era arrivata solo dopo sull’uscio della porta. L’angelo percepisce qualcosa di strano nel suo tono di voce.

-Che ti sei ribellato- è la risposta. Dalamar comincia anche a sentirsi un po’ confuso. Qualcosa non gli quadra. C’è qualcosa di strano in tutto questo.

-Vi conoscete?-

-Sì, sono un angelo. Castiel era il mio superiore. Ferme ferme- dice subito dopo correndo ai ripari affrettandosi a spiegare, vedendo le loro espressioni farsi minacciose –Non gli sto dando la caccia. Mi sono ribellato anche io. Qualche mese prima di lui-

La ragazza che gli aveva aperto guarda prima lui, come a volergli sondare la mente in cerca di una traccia di menzogna, poi passa a guardare l’angelo

-Cass? È vero?- L’altro annuisce. La ragazza allunga la mano verso il nuovo ospite, che la stringe. –Io sono Sasha. Ora devo scappare. A presto, Paige. Cass-

Rimangono un attimo sulla porta, in un silenzio imbarazzato. Ora che si trova lì Dalamar non sa bene cosa dire. Come poteva essere di aiuto a suo fratello più della sua nuova famiglia?

-Io sono Paige- gli stringe la mano

-Dalamar Argent-

 

Paige riusciva quasi a percepire la tensione che stava provando in quel momento Castiel. Non se ne meravigliava.

Finchè si trattava di loro e di Sam, non si faceva problemi a bere fino alla perdita dei sensi, ma ora, con un altro angelo in circolazione, per quanto di basso rango poteva essere, le cose si complicavano. Decisamente.

Per lei era l’occasione di dare una svolta in positivo a tutta quella faccenda, che stava rasentando seriamente i limiti dell’assurdo.

Voleva però che fosse Castiel a parlare dei suoi problemi, non voleva passare per l’impicciona e litigarci. Non quando era in quello stato. Non era mai diventato violento, ma chi poteva sapere cosa avrebbe fatto?

-Arrivi proprio al momento giusto, qui c’è qualche problemi al momento, potrai esserci d’aiuto- dice lanciando un’occhiata eloquente al fidanzato, che però non coglie, o più probabilmente decide di ignorare l’affermazione

-Soliti problemi di routine, sai demoni- dice

 

Ora cominciava decisamente a farsi confuso. Lei diceva che poteva essere d’aiuto. Lui che si trattava delle solite cose, niente al di fuori della norma. E Castiel non era mai stato uno che minimizzava. A chi credere?

Guarda entrambi negli occhi, uno alla volta.

In quelli di dell’angelo vede soltanto disperazione, e una totale assenza di speranza. Quelli di Paige gli gridano di restare. Sono il riflesso di una disperata quanto sottointesa richiesta di aiuto. Non l’avrebbe abbandonata.

-Per la verità parlavo di altri problemi....- di nuovo Paige guarda Castiel, mentre dal canto suo Dalamar comincia a non capirci più niente.

-Paige!!!Basta!-

-Ok, ok!-

-Se è un brutto momento torno più tardi- azzarda prudentemente

-No no resta- lo ferma la ragazza, lo sguardo disperato. Non aveva avuto davvero intenzione di andarsene, in ogni caso sarebbe rimasto nei paraggi, ma aveva paura di provocare qualche lite tra i due

-Io vado via un attimo...vado di la'..devo fare una cosa- mormora Castiel in un tono che sa tanto di scusa; Dalamar lo segue discretamente con lo sguardo. Decisamente la faccenda gli puzza.

  
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