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Autore: sorika    11/05/2010    5 recensioni
Ricordava tutto, ogni singolo attimo passato a respirare in quel mondo da lui creato, ogni singolo colore che ne imbrattava gli angoli, come se fosse stato di vitale importanza memorizzarli tutti.
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: L, Light/Raito
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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la morte di light

Light camminava.

Un passo dietro l’altro e l’asfalto sotto ai suoi piedi cedeva, facendolo avanzare.

Non un sospiro a tradire il dolore lancinante al petto e alla mano e all’addome.

Perché Light non avrebbe mai ammesso che faceva male, male da morire,

e che il suo sogno più grande era svaporato come acqua.

Ammetterlo equivaleva a dirsi sconfitto.

 

E forse era davvero così. Forse aveva davvero perso.

 

Continuava a camminare, trascinandosi per la strada a peso morto.

E poi si rivide, come in un flash abbacinante, nel cortile di una scuola di cui non rammentava il nome, a raccogliere un quaderno da terra.

DeAtH NoTe

Non aveva mai pensato che fosse stata una disgrazia averlo preso, né che gli avesse portato guai.

Solo lui era in grado di fare una cosa simile, solo lui poteva cambiare davvero il mondo.

Ma Dio di un Nuovo Mondo non lo sarebbe stato mai.

Quel sogno era morto, e il suo corpo era troppo infiacchito per risorgere dalle ceneri.

 

Tuttavia Light non ci credeva. Lui non poteva morire. Lui era immortale.

Assurdo.

Le gambe cominciavano a dolere e l’addome si contraeva sotto spasimi terrificanti, ma Light continuava imperterrito a camminare, mentre ondate di ricordi sopiti spingevano la sua mente alla deriva.

Ricordava il sorriso senza tempo di Ryuk.

Ricordava il rumore delle pagine del Death Note.

Ricordava l’odore della pelle di Misa.

Ricordava la partita a tennis.

Ricordava Kira.

Ricordava Matsuda, suo padre, Aizawa e Mogi.

Ricordava Raye Pember e Naomi Misora.

Ricordava delle mele rosse.

E poi ricordava Elle e i suoi dolci.

Mello e la cioccolata.

Near e i modellini.

 

Ricordava tutto, ogni singolo attimo passato a respirare in quel mondo da lui creato, ogni singolo colore che ne imbrattava gli angoli, come se fosse stato di vitale importanza memorizzarli tutti.

Eppure si chiedeva se alla fine avesse fatto qualcosa di buono.

Se alla fine il suo operato fosse stato giusto.

Light se lo chiedeva, mentre si sdraiava su delle scale troppo dure, per riposare.

“Ryuk…”.

“Eh?”.

“Non mi è mai passato per la testa che per me sia stata una disgrazia raccogliere quel quaderno”.

“A me non frega niente se il quaderno ti ha reso felice o infelice. Ma di norma pare che chi vive a contatto con un Dio della Morte abbia una vita miserabile”.

“Vorrà dire che tu avrai l’occasione di assistere a qualcosa fuori dalla norma, caro Ryuk”.

 

Ed era stata la pura verità. Ryuk aveva assistito a qualcosa di impareggiabile.

Forse era a causa di ciò che indugiava a scrivere il nome di Light sul proprio quaderno.

Forse era per i troppi ricordi, per la noia che incombeva, ma la punta della sua penna rimaneva immobile, poggiata con grazia su una pagina vuota del Death Note.

Scrivere il suo nome significava mettere la parola fine alla sua storia.

Scrivere il suo nome significava interrompere lo spasso.

Scrivere il suo nome significava perderlo.

Ma Ryuk aveva promesso [Quando morirai scriverò il tuo nome sul mio quaderno] e doveva rispettare la parola data. Sospirò, chiuse per un attimo gli occhi, e tracciò gli ideogrammi del suo nome.

夜神月

Light spalancò gli occhi dalla sorpresa: il suo cuore aveva accelerato i battiti.

Eppure non aveva paura. Non ne aveva più.

Lui, il Dio di un nuovo mondo, stava morendo. Ma, almeno, aveva regnato.

 

I battiti diminuirono, le forze cominciarono a volare lontano e la stanchezza sembrava una coperta morbida in cui stringersi, ma in un imperdibile attimo di tramonto, Light lo rivide.

In piedi, scalzo, lo guardava inespressivo. All’angolo della bocca un poco di panna.

“Le senti le campane, Light?”

 

Ora sì, Ryuzaki.

  
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