Come se non avessi altre storie da portare avanti ho deciso di
inaugurare una raccolta che casca proprio il giorno del mio
compleanno.
Ad ogni modo, questa raccolta AU si scollega totalmente dalla mia
serie “Raining Stones” (è un altro
universo totalmente), e tutti
gli episodi che si vedranno saranno collegati tra loro, dato che
tutta la storia si incentra in una sola notte durante una festa di
gala.
Ci saranno si delle coppie, ma più che altro ci saranno
siparietti.
E attualmente l'unica coppia è la IchiHime, e data la mia volubilità
per queste cose, vediamo che cosa mi frulla in testa. Aspettatevi
comunque la mia solita comicità distruttiva
in tutti i sensi.
Per ultimo non so quando aggiornerò, dato che ho altri
lavori
aperti, e per di più ho parecchi impegni fuori dal pc, ma
spero
possa interessavi questo mio esperimento.
Ps: Il titolo della raccolta è ispirata alla omonima canzone
dei
Muse, e i desideri saranno il fulcro centrale di tutti i siparietti.
Pps: Questo primo capitolo è dedicato al Flower & Strawberry -
Ichigo & Orihime Italian Forum
Buona lettura e ditemi cosa ne pensate!
Desire Number 1 “talk to him” [IchiHime]
Non comprendeva il motivo
di tutta quell'agitazione.
Così come non comprendeva
tutto quel nervosismo alle stelle.
E non comprendeva il
perchè di tutta quella elettricità nell'atmosfera
ma, per Orihime,
era il tutto decisamente coinvolgente.
Un colpo di fortuna e
tanta pazienza, probabilmente erano stati alla base di un anno
propizio per il buon Kurosaki che, a distanza da un anno dalla sua
assunzione in uno dei più rinomati alberghi di lusso, era
riuscito a
far “imbucare” i suoi amici ad una festa piuttosto
prestigiosa.
Sinceramente, non che a
Ichigo piacesse tantissimo essere il “tutto fare”
sottopagato e
precario della situazione, ma sempre meglio di niente no? Specie se
poi aveva comunque la possibilità di invitare chi voleva
lui. E poi,
era sempre meglio avere quel lavoro che non avercelo affatto.
Per quanto il vecchio
amico si lamentasse che il proprietario di Las Noches –
questo era
il nome dell'albergo a cinque stelle – un certo Aizen Sosuke,
si
divertisse a sfruttarlo e umiliarlo, era innegabile l'esperienza che
si stava facendo li dentro. Questo bene o male era il tarlo del
dubbio che da un bel pezzo lo divorava – il dubbio che i suoi
superiori si divertissero a metterlo in crisi – ma Inoue era
sempre
stata li a confortarlo in ogni
evenienza e come meglio poteva.
Sempre
e comunque lo aveva rassicurato di ogni cosa, come solo una buona
madre avrebbe saputo
fare. Anche se, a dire il vero, in quell'ultimo anno non aveva fatto
molto...
“Inoue?! Stai
ascoltando quello che sto dicendo o no?”
Un'improvvisa voce di
donna, dal timbro cupo nonostante l'aspetto minuto, la
ridestò da
certi pensieri ed ebbe il potere di riportarla alla realtà,
portando
a scusarsi con la ragazza che nervosamente si stava portando degli
orecchini di cristallo alle orecchie.
“Eh? Oh, scusami Rukia.
È che...”
“Fa niente, fa niente.
Ora però aiutami a stringere questo maledetto
bustino!”
la giovane donna aveva
invitato a casa propria alcuni amici per potersi così
organizzare
meglio per partecipare a quell'evento mondano, evento fino ad allora
semplicemente sognato da mezza popolazione cittadina e da loro
stessi.
Una cena di gala per
beneficenza che poi, alla fine della corsa, era l'ennesima sfilata di
vip e gente famosa in cerca di un po' di notorietà. Ma per
dei
ragazzi semplici come lo erano Orihime e i suoi amici, era una cosa
da non perdere.
Sorridendo quasi
imbarazzata per essere stata colta di sorpresa, la ragazza si accinse
a legare i nastri argentati di quel costoso abito preso in affitto, e
stringere forte il busto attorno al corpo dell'amica.
Rukia si lasciò scappare
un mugugno sofferto quando si sentì mancare l'aria nei
polmoni, ma
era quello il prezzo da pagare per un abito così bello. E
tra le
altre cose era l'unica di tutto il gruppo a potersi permettere una
simile ricchezza. Suo fratello Byakuya le aveva
chiesto –
quasi insistendo – se magari lo voleva comprare quell'abito
griffato, ma lei poi cosa se ne faceva di un simile oggetto
nell'armadio?
“Ow...! Qualcuffa di
voi pvuo allavviammi la cvavatta?!”
A interrompere la quiete
silenziosa che si era improvvisamente instaurata nella stanza di
Inoue, ci pensò una voce sgraziata di uomo proveniente dalla
porta
aperta.
Un ragazzo dai capelli
rossi come il fuoco e dai marcati tatuaggi neri che, come serpi
stilizzate, gli deturpavano il corpo a simbolo di
una passata
adolescenza un po' movimentata, le guardava con insistenza e con al
collo una cravatta stropicciata e la bocca piena di dolci.
“Diavolo Renji! Non
parlare con la bocca piena, sembri una scimmia!”
A quella improvvisa
interruzione, la giovane Kuchiki si alterò non poco complice
anche
un nervosismo di base per il ritardo “mostruoso” a
quella
stramaledetta festa. Neppure le miti parole di calma di Orihime,
parvero tranquillizzarla un poco. La visione del vecchio amico di
infanzia che minacciava di insozzare il completo buono con quei
cannoli alla crema, con cui si stava bellamente ingozzando come un
animale da ingrasso, era una cosa che dava davvero ai nervi.
“Non fono una
sciv... – mandò giù
il delizioso impasto prima di
continuare – ...una scimmia! Pensa per i tuoi tacchi da
dodici
centimetri!”
“Guarda che sono otto
centimetri! E io non vado a sporcare un vestito che a stento
posso permettermi”
I battibecchi tra i due
potevano continuare per delle ore – come coniugi di vecchia
data
per dirla in modo “affettuoso”
– e questo Inoue lo
sapeva bene. Per cui sorridendo timidamente, si mise in mezzo ai due
litiganti per sistemare lei quella cravatta in disordine.
“Su ragazzi, non
litighiamo proprio ora – con una agilità
sorprendente iniziò ad
annodare quel pezzo di stoffa costosa continuando a parlare –
siamo
tutti nervosi per questa serata, ma Kurosaki si è impegnato
molto
per farci entrare tutti...”
Per cui non
deludiamolo, avrebbe volentieri aggiunto. Ma stette zitta e
sistemò quella cravatta lasciando un Renji stupefatto.
Intanto dal soggiorno,
Ishida e Chad fecero sentire la loro presenza chiedendo agli altri se
erano pronti o meno.
Anche per loro era la
prima volta ad una serata di quel tipo, e pure entrambi avevano avuto
il loro disastroso da fare con abiti che fossero quantomeno decenti.
Per Uryuu a quanto pare se l'era confezionato lui, data la sua
manualità come sarto, mentre il buon Chad pare avesse tirato
fuori
il vecchio completo usato dal padre per sposarsi.
Era la prima volta che
partecipavano ad un evento di gala come quello, e persino Rukia che
era di famiglia piuttosto agiata, non aveva ancora partecipato ad un
evento simile.
Per questioni “familiari”
il suo debutto in società doveva ancora avvenire, ma
francamente
pure quello sarebbe andato bene, e suo fratello l'avrebbe raggiunta
una volta li.
Per la macchina avrebbero
sfruttato quella di Abarai, che era sufficientemente grande per
contenere tutti. Non era una limousine questo era vero, ma era sempre
meglio di niente, ed Orihime era già abbastanza sotto
pressione
senza che si facessero polemiche sul mezzo da usare.
“Inoue, va tutto bene?”
una volta che finalmente
furono fuori dall'appartamento, la voce amica di Ishida la raggiunse
toccandola ancora una volta all'improvviso. Destandola così
dai suoi
pensieri, e facendola apparire ansiosa davanti ai suoi conoscenti.
“No, scusa Ishida, ma
sono un po' emozionata...”
Non era brava a mentire
Inoue, neanche se mascherava il tutto dietro un sorriso imbarazzato,
e Uryuu in parte lo capì.
Il suo non era solo
imbarazzo, quanto turbamento vero e proprio.
Mugugnò solamente un “va
bene”, mentre l'aiutava a salire sul mezzo aprendole la
portiera
posteriore della macchina, lasciando da parte commenti sconvenienti.
Esattamente come tutti
quelli che erano a bordo – più o meno –
sapeva che era ormai
quasi un anno che lei e Kurosaki non si rivolgevano la parola. Una
storia morta ancor prima di iniziare si potrebbe bellamente
aggiungere, cosa che spezzò il cuore della giovane di non
poco.
Ma chi ben sapeva di che
cosa si stava in realtà parlando, era la stessa Orihime. E
dopo che
tutti furono saliti sulla vettura e partiti con velate polemiche a
razzo, rimuginò sugli avvenimenti passati quasi un anno fa
con
malcelata nostalgia.
Attraverso il finestrino
chiuso della portiera, la giovane sospirò osservando il
colorato
paesaggio sfrecciarle via da sotto gli occhi, chiedendosi ancora una
volta dove avesse sbagliato.
Era dalle superiori che
provava per Kurosaki qualcosa di più di una semplice
amicizia, e
dopo anni di sorrisi semplicemente amichevoli, sembrava essere
scattato qualcosa nella testa di entrambi.
Fu come uscire da un
torpore invernale – questa emozione se la ricordava bene
– e
vedere come stranamente sia lei che Kurosaki si stessero avvicinando,
la rese confusa ma altrettanto felice.
Osservare – quasi
percepire – ogni singolo cambiamento come lo sbocciare di una
primavera improvvisa ma attesa da tempo. Guardare con tenerezza come
lui si stesse sempre più svegliando da quel torpore, con le
sue sole
uniche forze arrivando a capire da solo quanto fosse sempre
stata bellissima Orihime.
Una bellezza che non si
fermava semplicemente a quella fisica, ma scavava più in
profondità
fino a toccare i sentimenti e la persona stessa. Due autentici
ragazzini impacciati, ma ormai troppo grandi per ricoprire quel
ruolo.
Si, forse era questo il
vero problema, e Orihime volle davvero crederci a quella teoria.
Guardando ancora le insegne al neon dei vari locali notturni che
sfrecciavano via veloci dal suo sguardo stanco, sospirò
rassegnata
facendosi involontariamente notare da Ishida.
L'amica ci era rimasta
davvero male al – quasi sicuramente – atteggiamento
infantile
di Kurosaki. Tanto che lo stesso Uryuu ne rimase offeso da come Inoue
ricevette quella brutta batosta, ma per una questione di educazione
non era intervenuto.
Non che a quel deficiente
non gli importasse nulla di lei – si parlava sempre e
comunque di
Ichigo Kurosaki – ma il fatto di essere sempre perennemente
protettivo verso le persone care, anziché aperto e
comprensivo, era
un ostacolo davvero ostico.
E invece di avvicinare gli
affetti, li allontanava totalmente.
Ma si tenne per se quei
pensieri tanto veritieri quanto scomodi, fino a che la compagnia non
giunse a destinazione.
Appena le luci del
prestigioso palazzo d'epoca si stagliarono ai loro occhi, in un
battere di ciglia tutti i pensieri scomodi che albergavano nelle
menti dei presenti, sparirono totalmente.
Vedere Las Noches faceva
sempre un certo effetto, per quanto effimero fosse, almeno per un
breve momento l'ansia se ne andò via.
“Ok... Renji, rallenta e
lascia la macchina all'ingresso principale. Ci pensa il personale a
parcheggiarla”
la prima a destarsi da
quel breve imbambolamento, fu la giovane Kuchiki
che ordinò
all'amico – con tono un po' duro – di fermarsi
presso la
scalinata di ingresso già piena di gente. Sollevando
però una
piccola critica a quell'ordine acido.
“La macchina non la
lascio ad estranei! La parcheggio io, non voglio che me la tocchi
nessu...”
“Nessuno te la tocca! È
solo la prassi accidenti! Mica nascondi una collezione di PlayBoy nel
cruscotto no?!”
La domanda di Rukia,
dettata quasi sicuramente per il nervosismo del momento, non era
rivolta a raccontare un segreto inconfessabile agli amici nei sedili
dietro i loro. Ma data la faccia sconvolta che l'amico le rivolse,
parve esattamente tutto il contrario delle sue reali intenzioni.
“Ma... Tu che ne
sa...”
“Ragazzi siamo arrivati!
Meglio se scendiamo se non vogliamo incontrare ressa!”
La tempestiva reazione di
Orihime spense l'accendersi di una possibile discussione tra lo
stesso Abarai – paonazzo in volto in un misto di imbarazzo e
rabbia
– e Rukia dall'insolito atteggiamento indisponente per quella
serata. Sia lei che tutti gli altri, eccetto l'autista ancora un po'
sconvolto per quella discussione, si fiondarono fuori dall'auto per
evitare di vedere i propri nervi a pezzi con una serata che ancora
doveva iniziare.
La macchina comunque, il
povero Renji la lasciò al parcheggiatore che sopraggiunse un
po'
perplesso vedendo quella strana scenetta.
L'albergo era una reggia
da sogno.
Nessuno dei presenti si
sarebbe mai immaginato di osservare così tanto sfarzo in
vita. Ne
Chad data la sua semplicità e abituato ad ambienti spartani,
ne
Rukia che li in mezzo era forse quella che apparteneva ad un ceto
sociale più alto.
La sala dei ricevimenti
era ampia e imponente come la sala di un trono. Dai soffitti
affrescati di scene epiche ed ancestrali, ai fregi di marmo che
abbellivano le grandi porte-finestre ad arco della parete ad est,
fino a giungere alle statue di muse sconosciute che abbellivano
strategicamente tutta la sala, erano una autentica delizia per gli
occhi.
E li in quell'immenso
ambiente, le voci di un centinaio di invitati e la musica di una
orchestra acustica, si perdevano in un eco meno delizioso ma comunque
d'effetto.
Troppo, decisamente troppo
sfarzo per una ragazza semplice come lo era Orihime.
Una ragazza che si era
fatta prestare un sobrio abito color pesca dall'amica Tatsuki, e
l'unica cosa che aveva davvero valore, era la cuffia di perle e pizzo
che le tratteneva i lunghi capelli ramati. Ma quello era un regalo di
compleanno da parte delle amiche, e questo la diceva lunga sul suo
carattere fin troppo semplice.
Per un primo momento, il
gruppo si mosse compatto per quell'ambiente sconosciuto, guardandosi
in giro in modo un po' spaesato, finché la prima a separarsi
fu la
stessa Rukia, che riconosciuto il fratello in mezzo alla folla decise
di andargli incontro. Di riflesso pure Renji la seguì,
rimanendo
solo in tre nel gruppo.
Solo dopo un altro po' di
cammino errante per la grande sala, il gruppo incontrò la
persona
che aveva avuto la fortuna di invitarli tutti.
Ichigo Kurosaki era
intento a posare uno dei tanti vassoi d'argento che occupavano ambo
le sue braccia, su uno dei lunghi tavoli già colmi di
stuzzichini e
vino piuttosto costoso. Con addosso una tipica divisa da cameriere
dall'inconfondibile giacca rossa e pantaloni stirati di fresco,
pareva non essere esattamente a proprio agio dentro quei panni
scomodi, lui che non era affatto abituato a ricevere ordini.
Pareva scuro in volto nel
fare un lavoro che richiedeva comunque una certa grazia – e
lui
aveva l'eleganza di un elefante in un negozio di cristalli –
mentre
bestemmiava in silenzio preda del nervosismo alle stelle.
Fu solo dopo quella
scenetta paradossale che gli occhi di Kurosaki si posarono sul
gruppetto alle sue spalle.
“Ah, eccovi qui... Vi
stavate godendo lo spettacolo eh?!”
Non vi era vera cattiveria
nelle sue parole, quanto una certa acidità dovuta ad un
lavoro che
decisamente lo frustrava. Questo però non distolse Ishida
dal
rispondergli a tono.
“Modera i termini
Kurosaki, sei stato tu ad invitarci”
l'interpellato si ritrovò
di istinto a mordersi l'interno del labbro inferiore, consapevole
dell'impulso nervoso e fuori posto che lo aveva colpito, e nel breve
lasso di tempo in cui i suoi occhi vagarono per il gruppo di amici
–
guardando Chad, Ishida, e ignorando volutamente
Orihime –
decise di congedarsi in fretta e furia.
“Si... Hai ragione... –
borbottò a bassa voce quelle frasi colpevoli prima
di
continuare – Scusami Ishida, ma ora devo andare... Le
macchine non
si parcheggiano da sole...”
Era doloroso.
Era incredibilmente
doloroso, ed Inoue manco se lo immaginava che il loro incontro dopo
un anno di silenzio si fosse concluso così.
Solo pochi sguardi e tutti
di sfuggita per ambo le parti, come se tutti e due si vergognassero a
morte per essere colpevoli di un delitto mai avvenuto. E al momento
del congedo solo un formale saluto d'obbligo per entrambi –
perchè
Kurosaki maleducato comunque non era, e portava rispetto a chiunque
–
fatto a sguardo basso e veloce, allontanandosi da tutti come timoroso
dell'arrivo della polizia.
E si che una settimana
prima si erano pure parlati al telefono. Anche se più che
essersi
rivolti la parola, furono i prolungati silenzi a parlare per loro.
Era successo però a casa
della sua migliore amica Tatsuki, ed Inoue data la confidenza che
aveva in quell'ambiente, decise lei di andare a rispondere ad un
irritante telefono che squillava senza sosta. Aveva risposto in modo
spensierato, come al solito, e forse fu la stranezza di tale sorpresa
a interdire l'interlocutore dall'altro capo del telefono.
“Inoue...? Se... Sei
tu?!”
La voce era quella anche
se bloccata dall'emozione, ma la giovane ebbe comunque un tuffo al
cuore nel risentirlo dopo tanto tempo. E per giunta in quel modo.
“Ich... Kurosaki.
Che... Cioè, da quanto tempo che non ci
sentiamo...”
Si, talmente tanto tempo
da quel precoce abbandono, che dovette subito correggersi sul nome da
pronunciare. Prima era ancora troppo presto per chiamarlo Ichigo, ed
ora era semplicemente troppo tardi per farlo, pareva che il formale
“Kurosaki” fosse l'unica soluzione con lui.
Il motivo della sua
telefonata poi le fu nota, così come fu nota a tutti i suoi
amici
più stretti. Forse era stato semplicemente il caso che le
avesse
chiesto di partecipare all'evento, ma questo puzzava come cattiveria
gratuita per uno come lui. Per quanto lei stessa sospettasse che
neppure Ichigo se la stesse spassando alla grande.
Dato il suo orgoglio
smisurato, non doveva essere difficile credere che stesse addirittura
peggio di Orihime.
Non con i sensi di colpa
per averle spezzato il cuore, immaginandosi – alla perfezione
e
azzeccandoci in pieno – che si desse mentalmente del coglione
per non essere riuscito a concludere niente.
Già il fatto di non
averle quasi rivolto la parola in quella serata di festa, ne era un
esempio lampante. Un esempio che lei conosceva perfettamente, ma che
per altri amici poteva apparire sibillino e decisamente scortese nei
confronti di Inoue.
“Inoue...Stai bene?”
La voce rassicurante di
Chad, interruppe il gelido silenzio che era calato nel gruppetto dopo
che mister Kurosaki se ne era andato via in malo modo.
Stavolta la giovane non si
fece cogliere di sorpresa sebbene i ricordi che le passavano per la
testa, sorridendo amichevolmente nonostante la scena appena vissuta.
“Oh, non preoccupatevi!
Va tutto bene... Limitiamoci a divertirci ok?”
Il volto del buon Yasutora
era indecifrabile come di suo solito, e nonostante Uryuu se ne
rimanesse zitto, ovviamente nutriva preoccupazione
mista a
disapprovazione per l'accaduto e per il temperamento del vecchio
amico.
Questo non fu comunque un
movente per fare della nuova polemica, e Orihime stessa dette un
taglio alla situazione portandosi lontano da li.
Caso volle – forse –
che la troppa calca nella sala portò il gruppo a smembrarsi
ulteriormente, portando i due uomini letteralmente lontano dalla
donna.
Sotto lo sguardo sgomento
della giovane, Chad e Ishida vennero spintonati da un'altra parte, e
a nulla valsero i tentativi di richiamarla. Ne di raggiungerla.
La calca era troppa, e la
musica dell'orchestra così intensa che copriva la voce dei
due
uomini, riducendo i loro richiami a delle grida starnazzanti.
Sconsolata per
quell'ennesimo imprevisto quindi, ad Inoue non rimase altro che
sospirare sconsolata, prendendo un calice di vino offertale da un
cameriere poco distante da lei, immergendosi poi nella fiumana umana
sfarzosamente vestita.
Ritrovandosi a rimuginare
costantemente sul proprio desiderio più profondo e vero,
prima d'ora
mai posseduto, constatando però che a livelli attuali era
pressoché
impossibile da realizzare. E questo le fece se possibile ancor
più
male.
Qual era il desiderio
nascosto di Orihime in quel momento? Sicuramente poter parlare
apertamente con Ichigo.