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Autore: ElderClaud    11/05/2010    4 recensioni
Cosa può succedere in una sola notte? Può semplicemente limitarsi ad una serata di festa fatta di luci, suoni, ed emozioni? Può semplicemente trattarsi di una serata di gala con tanti scheletri nell'armadio?! No, non questa notte, e non con loro.
Una raccolta che è nata in un momento improvviso, diversi episodi e diversi momenti (da situazioni comiche a drammatiche), tutti ambientati in una sola notte.
~ Desire 1 [IchiHime]
~ Desire 2 [Shinigami e Vizard]
~ Desire 3 [???]
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Arrancar, Espada
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Come se non avessi altre storie da portare avanti ho deciso di inaugurare una raccolta che casca proprio il giorno del mio compleanno.
Ad ogni modo, questa raccolta AU si scollega totalmente dalla mia serie “Raining Stones” (è un altro universo totalmente), e tutti gli episodi che si vedranno saranno collegati tra loro, dato che tutta la storia si incentra in una sola notte durante una festa di gala.
Ci saranno si delle coppie, ma più che altro ci saranno siparietti. E attualmente l'unica coppia è la IchiHime, e data la mia volubilità per queste cose, vediamo che cosa mi frulla in testa. Aspettatevi comunque la mia solita comicità distruttiva in tutti i sensi.
Per ultimo non so quando aggiornerò, dato che ho altri lavori aperti, e per di più ho parecchi impegni fuori dal pc, ma spero possa interessavi questo mio esperimento.
Ps: Il titolo della raccolta è ispirata alla omonima canzone dei Muse, e i desideri saranno il fulcro centrale di tutti i siparietti.
Pps: Questo primo capitolo è dedicato al Flower & Strawberry - Ichigo & Orihime Italian Forum

Buona lettura e ditemi cosa ne pensate!


Desire Number 1 “talk to him” [IchiHime]



Non comprendeva il motivo di tutta quell'agitazione.

Così come non comprendeva tutto quel nervosismo alle stelle.
E non comprendeva il perchè di tutta quella elettricità nell'atmosfera ma, per Orihime, era il tutto decisamente coinvolgente.
Un colpo di fortuna e tanta pazienza, probabilmente erano stati alla base di un anno propizio per il buon Kurosaki che, a distanza da un anno dalla sua assunzione in uno dei più rinomati alberghi di lusso, era riuscito a far “imbucare” i suoi amici ad una festa piuttosto prestigiosa.
Sinceramente, non che a Ichigo piacesse tantissimo essere il “tutto fare” sottopagato e precario della situazione, ma sempre meglio di niente no? Specie se poi aveva comunque la possibilità di invitare chi voleva lui. E poi, era sempre meglio avere quel lavoro che non avercelo affatto.
Per quanto il vecchio amico si lamentasse che il proprietario di Las Noches – questo era il nome dell'albergo a cinque stelle – un certo Aizen Sosuke, si divertisse a sfruttarlo e umiliarlo, era innegabile l'esperienza che si stava facendo li dentro. Questo bene o male era il tarlo del dubbio che da un bel pezzo lo divorava – il dubbio che i suoi superiori si divertissero a metterlo in crisi – ma Inoue era sempre stata li a confortarlo in ogni evenienza e come meglio poteva.
Sempre e comunque lo aveva rassicurato di ogni cosa, come solo una buona
madre avrebbe saputo fare. Anche se, a dire il vero, in quell'ultimo anno non aveva fatto molto...

Inoue?! Stai ascoltando quello che sto dicendo o no?”
Un'improvvisa voce di donna, dal timbro cupo nonostante l'aspetto minuto, la ridestò da certi pensieri ed ebbe il potere di riportarla alla realtà, portando a scusarsi con la ragazza che nervosamente si stava portando degli orecchini di cristallo alle orecchie.
“Eh? Oh, scusami Rukia. È che...”
“Fa niente, fa niente. Ora però aiutami a stringere questo maledetto bustino!”
la giovane donna aveva invitato a casa propria alcuni amici per potersi così organizzare meglio per partecipare a quell'evento mondano, evento fino ad allora semplicemente sognato da mezza popolazione cittadina e da loro stessi.
Una cena di gala per beneficenza che poi, alla fine della corsa, era l'ennesima sfilata di vip e gente famosa in cerca di un po' di notorietà. Ma per dei ragazzi semplici come lo erano Orihime e i suoi amici, era una cosa da non perdere.
Sorridendo quasi imbarazzata per essere stata colta di sorpresa, la ragazza si accinse a legare i nastri argentati di quel costoso abito preso in affitto, e stringere forte il busto attorno al corpo dell'amica.
Rukia si lasciò scappare un mugugno sofferto quando si sentì mancare l'aria nei polmoni, ma era quello il prezzo da pagare per un abito così bello. E tra le altre cose era l'unica di tutto il gruppo a potersi permettere una simile ricchezza. Suo fratello Byakuya le aveva chiesto – quasi insistendo – se magari lo voleva comprare quell'abito griffato, ma lei poi cosa se ne faceva di un simile oggetto nell'armadio?
Ow...! Qualcuffa di voi pvuo allavviammi la cvavatta?!”
A interrompere la quiete silenziosa che si era improvvisamente instaurata nella stanza di Inoue, ci pensò una voce sgraziata di uomo proveniente dalla porta aperta.
Un ragazzo dai capelli rossi come il fuoco e dai marcati tatuaggi neri che, come serpi stilizzate, gli deturpavano il corpo a simbolo di una passata adolescenza un po' movimentata, le guardava con insistenza e con al collo una cravatta stropicciata e la bocca piena di dolci.
“Diavolo Renji! Non parlare con la bocca piena, sembri una scimmia!”
A quella improvvisa interruzione, la giovane Kuchiki si alterò non poco complice anche un nervosismo di base per il ritardo “mostruoso” a quella stramaledetta festa. Neppure le miti parole di calma di Orihime, parvero tranquillizzarla un poco. La visione del vecchio amico di infanzia che minacciava di insozzare il completo buono con quei cannoli alla crema, con cui si stava bellamente ingozzando come un animale da ingrasso, era una cosa che dava davvero ai nervi.
“Non fono una sciv... – mandò giù il delizioso impasto prima di continuare – ...una scimmia! Pensa per i tuoi tacchi da dodici centimetri!”
“Guarda che sono otto centimetri! E io non vado a sporcare un vestito che a stento posso permettermi”
I battibecchi tra i due potevano continuare per delle ore – come coniugi di vecchia data per dirla in modo “affettuoso” – e questo Inoue lo sapeva bene. Per cui sorridendo timidamente, si mise in mezzo ai due litiganti per sistemare lei quella cravatta in disordine.
“Su ragazzi, non litighiamo proprio ora – con una agilità sorprendente iniziò ad annodare quel pezzo di stoffa costosa continuando a parlare – siamo tutti nervosi per questa serata, ma Kurosaki si è impegnato molto per farci entrare tutti...”
Per cui non deludiamolo, avrebbe volentieri aggiunto. Ma stette zitta e sistemò quella cravatta lasciando un Renji stupefatto.
Intanto dal soggiorno, Ishida e Chad fecero sentire la loro presenza chiedendo agli altri se erano pronti o meno.
Anche per loro era la prima volta ad una serata di quel tipo, e pure entrambi avevano avuto il loro disastroso da fare con abiti che fossero quantomeno decenti. Per Uryuu a quanto pare se l'era confezionato lui, data la sua manualità come sarto, mentre il buon Chad pare avesse tirato fuori il vecchio completo usato dal padre per sposarsi.
Era la prima volta che partecipavano ad un evento di gala come quello, e persino Rukia che era di famiglia piuttosto agiata, non aveva ancora partecipato ad un evento simile.
Per questioni “familiari” il suo debutto in società doveva ancora avvenire, ma francamente pure quello sarebbe andato bene, e suo fratello l'avrebbe raggiunta una volta li.
Per la macchina avrebbero sfruttato quella di Abarai, che era sufficientemente grande per contenere tutti. Non era una limousine questo era vero, ma era sempre meglio di niente, ed Orihime era già abbastanza sotto pressione senza che si facessero polemiche sul mezzo da usare.

“Inoue, va tutto bene?”
una volta che finalmente furono fuori dall'appartamento, la voce amica di Ishida la raggiunse toccandola ancora una volta all'improvviso. Destandola così dai suoi pensieri, e facendola apparire ansiosa davanti ai suoi conoscenti.
“No, scusa Ishida, ma sono un po' emozionata...”
Non era brava a mentire Inoue, neanche se mascherava il tutto dietro un sorriso imbarazzato, e Uryuu in parte lo capì.
Il suo non era solo imbarazzo, quanto turbamento vero e proprio.
Mugugnò solamente un “va bene”, mentre l'aiutava a salire sul mezzo aprendole la portiera posteriore della macchina, lasciando da parte commenti sconvenienti.
Esattamente come tutti quelli che erano a bordo – più o meno – sapeva che era ormai quasi un anno che lei e Kurosaki non si rivolgevano la parola. Una storia morta ancor prima di iniziare si potrebbe bellamente aggiungere, cosa che spezzò il cuore della giovane di non poco.
Ma chi ben sapeva di che cosa si stava in realtà parlando, era la stessa Orihime. E dopo che tutti furono saliti sulla vettura e partiti con velate polemiche a razzo, rimuginò sugli avvenimenti passati quasi un anno fa con malcelata nostalgia.
Attraverso il finestrino chiuso della portiera, la giovane sospirò osservando il colorato paesaggio sfrecciarle via da sotto gli occhi, chiedendosi ancora una volta dove avesse sbagliato.
Era dalle superiori che provava per Kurosaki qualcosa di più di una semplice amicizia, e dopo anni di sorrisi semplicemente amichevoli, sembrava essere scattato qualcosa nella testa di entrambi.
Fu come uscire da un torpore invernale – questa emozione se la ricordava bene – e vedere come stranamente sia lei che Kurosaki si stessero avvicinando, la rese confusa ma altrettanto felice.
Osservare – quasi percepire – ogni singolo cambiamento come lo sbocciare di una primavera improvvisa ma attesa da tempo. Guardare con tenerezza come lui si stesse sempre più svegliando da quel torpore, con le sue sole uniche forze arrivando a capire da solo quanto fosse sempre stata bellissima Orihime.
Una bellezza che non si fermava semplicemente a quella fisica, ma scavava più in profondità fino a toccare i sentimenti e la persona stessa. Due autentici ragazzini impacciati, ma ormai troppo grandi per ricoprire quel ruolo.
Si, forse era questo il vero problema, e Orihime volle davvero crederci a quella teoria. Guardando ancora le insegne al neon dei vari locali notturni che sfrecciavano via veloci dal suo sguardo stanco, sospirò rassegnata facendosi involontariamente notare da Ishida.

L'amica ci era rimasta davvero male al – quasi sicuramente – atteggiamento infantile di Kurosaki. Tanto che lo stesso Uryuu ne rimase offeso da come Inoue ricevette quella brutta batosta, ma per una questione di educazione non era intervenuto.
Non che a quel deficiente non gli importasse nulla di lei – si parlava sempre e comunque di Ichigo Kurosaki – ma il fatto di essere sempre perennemente protettivo verso le persone care, anziché aperto e comprensivo, era un ostacolo davvero ostico.
E invece di avvicinare gli affetti, li allontanava totalmente.
Ma si tenne per se quei pensieri tanto veritieri quanto scomodi, fino a che la compagnia non giunse a destinazione.

Appena le luci del prestigioso palazzo d'epoca si stagliarono ai loro occhi, in un battere di ciglia tutti i pensieri scomodi che albergavano nelle menti dei presenti, sparirono totalmente.
Vedere Las Noches faceva sempre un certo effetto, per quanto effimero fosse, almeno per un breve momento l'ansia se ne andò via.
“Ok... Renji, rallenta e lascia la macchina all'ingresso principale. Ci pensa il personale a parcheggiarla”
la prima a destarsi da quel breve imbambolamento, fu la giovane Kuchiki che ordinò all'amico – con tono un po' duro – di fermarsi presso la scalinata di ingresso già piena di gente. Sollevando però una piccola critica a quell'ordine acido.
“La macchina non la lascio ad estranei! La parcheggio io, non voglio che me la tocchi nessu...”
“Nessuno te la tocca! È solo la prassi accidenti! Mica nascondi una collezione di PlayBoy nel cruscotto no?!”
La domanda di Rukia, dettata quasi sicuramente per il nervosismo del momento, non era rivolta a raccontare un segreto inconfessabile agli amici nei sedili dietro i loro. Ma data la faccia sconvolta che l'amico le rivolse, parve esattamente tutto il contrario delle sue reali intenzioni.
Ma... Tu che ne sa...”
“Ragazzi siamo arrivati! Meglio se scendiamo se non vogliamo incontrare ressa!”
La tempestiva reazione di Orihime spense l'accendersi di una possibile discussione tra lo stesso Abarai – paonazzo in volto in un misto di imbarazzo e rabbia – e Rukia dall'insolito atteggiamento indisponente per quella serata. Sia lei che tutti gli altri, eccetto l'autista ancora un po' sconvolto per quella discussione, si fiondarono fuori dall'auto per evitare di vedere i propri nervi a pezzi con una serata che ancora doveva iniziare.
La macchina comunque, il povero Renji la lasciò al parcheggiatore che sopraggiunse un po' perplesso vedendo quella strana scenetta.

L'albergo era una reggia da sogno.
Nessuno dei presenti si sarebbe mai immaginato di osservare così tanto sfarzo in vita. Ne Chad data la sua semplicità e abituato ad ambienti spartani, ne Rukia che li in mezzo era forse quella che apparteneva ad un ceto sociale più alto.
La sala dei ricevimenti era ampia e imponente come la sala di un trono. Dai soffitti affrescati di scene epiche ed ancestrali, ai fregi di marmo che abbellivano le grandi porte-finestre ad arco della parete ad est, fino a giungere alle statue di muse sconosciute che abbellivano strategicamente tutta la sala, erano una autentica delizia per gli occhi.
E li in quell'immenso ambiente, le voci di un centinaio di invitati e la musica di una orchestra acustica, si perdevano in un eco meno delizioso ma comunque d'effetto.
Troppo, decisamente troppo sfarzo per una ragazza semplice come lo era Orihime.
Una ragazza che si era fatta prestare un sobrio abito color pesca dall'amica Tatsuki, e l'unica cosa che aveva davvero valore, era la cuffia di perle e pizzo che le tratteneva i lunghi capelli ramati. Ma quello era un regalo di compleanno da parte delle amiche, e questo la diceva lunga sul suo carattere fin troppo semplice.
Per un primo momento, il gruppo si mosse compatto per quell'ambiente sconosciuto, guardandosi in giro in modo un po' spaesato, finché la prima a separarsi fu la stessa Rukia, che riconosciuto il fratello in mezzo alla folla decise di andargli incontro. Di riflesso pure Renji la seguì, rimanendo solo in tre nel gruppo.
Solo dopo un altro po' di cammino errante per la grande sala, il gruppo incontrò la persona che aveva avuto la fortuna di invitarli tutti.
Ichigo Kurosaki era intento a posare uno dei tanti vassoi d'argento che occupavano ambo le sue braccia, su uno dei lunghi tavoli già colmi di stuzzichini e vino piuttosto costoso. Con addosso una tipica divisa da cameriere dall'inconfondibile giacca rossa e pantaloni stirati di fresco, pareva non essere esattamente a proprio agio dentro quei panni scomodi, lui che non era affatto abituato a ricevere ordini.
Pareva scuro in volto nel fare un lavoro che richiedeva comunque una certa grazia – e lui aveva l'eleganza di un elefante in un negozio di cristalli – mentre bestemmiava in silenzio preda del nervosismo alle stelle.
Fu solo dopo quella scenetta paradossale che gli occhi di Kurosaki si posarono sul gruppetto alle sue spalle.

“Ah, eccovi qui... Vi stavate godendo lo spettacolo eh?!”
Non vi era vera cattiveria nelle sue parole, quanto una certa acidità dovuta ad un lavoro che decisamente lo frustrava. Questo però non distolse Ishida dal rispondergli a tono.
“Modera i termini Kurosaki, sei stato tu ad invitarci”
l'interpellato si ritrovò di istinto a mordersi l'interno del labbro inferiore, consapevole dell'impulso nervoso e fuori posto che lo aveva colpito, e nel breve lasso di tempo in cui i suoi occhi vagarono per il gruppo di amici – guardando Chad, Ishida, e ignorando volutamente Orihime – decise di congedarsi in fretta e furia.
“Si... Hai ragione... – borbottò a bassa voce quelle frasi colpevoli prima di continuare – Scusami Ishida, ma ora devo andare... Le macchine non si parcheggiano da sole...”

Era doloroso.
Era incredibilmente doloroso, ed Inoue manco se lo immaginava che il loro incontro dopo un anno di silenzio si fosse concluso così.
Solo pochi sguardi e tutti di sfuggita per ambo le parti, come se tutti e due si vergognassero a morte per essere colpevoli di un delitto mai avvenuto. E al momento del congedo solo un formale saluto d'obbligo per entrambi – perchè Kurosaki maleducato comunque non era, e portava rispetto a chiunque – fatto a sguardo basso e veloce, allontanandosi da tutti come timoroso dell'arrivo della polizia.
E si che una settimana prima si erano pure parlati al telefono. Anche se più che essersi rivolti la parola, furono i prolungati silenzi a parlare per loro.
Era successo però a casa della sua migliore amica Tatsuki, ed Inoue data la confidenza che aveva in quell'ambiente, decise lei di andare a rispondere ad un irritante telefono che squillava senza sosta. Aveva risposto in modo spensierato, come al solito, e forse fu la stranezza di tale sorpresa a interdire l'interlocutore dall'altro capo del telefono.
Inoue...? Se... Sei tu?!”
La voce era quella anche se bloccata dall'emozione, ma la giovane ebbe comunque un tuffo al cuore nel risentirlo dopo tanto tempo. E per giunta in quel modo.
Ich... Kurosaki. Che... Cioè, da quanto tempo che non ci sentiamo...”
Si, talmente tanto tempo da quel precoce abbandono, che dovette subito correggersi sul nome da pronunciare. Prima era ancora troppo presto per chiamarlo Ichigo, ed ora era semplicemente troppo tardi per farlo, pareva che il formale “Kurosaki” fosse l'unica soluzione con lui.
Il motivo della sua telefonata poi le fu nota, così come fu nota a tutti i suoi amici più stretti. Forse era stato semplicemente il caso che le avesse chiesto di partecipare all'evento, ma questo puzzava come cattiveria gratuita per uno come lui. Per quanto lei stessa sospettasse che neppure Ichigo se la stesse spassando alla grande.
Dato il suo orgoglio smisurato, non doveva essere difficile credere che stesse addirittura peggio di Orihime.
Non con i sensi di colpa per averle spezzato il cuore, immaginandosi – alla perfezione e azzeccandoci in pieno – che si desse mentalmente del coglione per non essere riuscito a concludere niente.
Già il fatto di non averle quasi rivolto la parola in quella serata di festa, ne era un esempio lampante. Un esempio che lei conosceva perfettamente, ma che per altri amici poteva apparire sibillino e decisamente scortese nei confronti di Inoue.

“Inoue...Stai bene?”
La voce rassicurante di Chad, interruppe il gelido silenzio che era calato nel gruppetto dopo che mister Kurosaki se ne era andato via in malo modo.
Stavolta la giovane non si fece cogliere di sorpresa sebbene i ricordi che le passavano per la testa, sorridendo amichevolmente nonostante la scena appena vissuta.
“Oh, non preoccupatevi! Va tutto bene... Limitiamoci a divertirci ok?”
Il volto del buon Yasutora era indecifrabile come di suo solito, e nonostante Uryuu se ne rimanesse zitto, ovviamente nutriva preoccupazione mista a disapprovazione per l'accaduto e per il temperamento del vecchio amico.
Questo non fu comunque un movente per fare della nuova polemica, e Orihime stessa dette un taglio alla situazione portandosi lontano da li.

Caso volle – forse – che la troppa calca nella sala portò il gruppo a smembrarsi ulteriormente, portando i due uomini letteralmente lontano dalla donna.
Sotto lo sguardo sgomento della giovane, Chad e Ishida vennero spintonati da un'altra parte, e a nulla valsero i tentativi di richiamarla. Ne di raggiungerla.
La calca era troppa, e la musica dell'orchestra così intensa che copriva la voce dei due uomini, riducendo i loro richiami a delle grida starnazzanti.
Sconsolata per quell'ennesimo imprevisto quindi, ad Inoue non rimase altro che sospirare sconsolata, prendendo un calice di vino offertale da un cameriere poco distante da lei, immergendosi poi nella fiumana umana sfarzosamente vestita.
Ritrovandosi a rimuginare costantemente sul proprio desiderio più profondo e vero, prima d'ora mai posseduto, constatando però che a livelli attuali era pressoché impossibile da realizzare. E questo le fece se possibile ancor più male.


Qual era il desiderio nascosto di Orihime in quel momento? Sicuramente poter parlare apertamente con Ichigo.

   
 
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