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Autore: celine_underworld    12/05/2010    5 recensioni
Spesso capitava al giovane custode di soffermarsi sulla teca, spiaccicare il suo piccolo visetto sul vetro e osservare il giovane uomo, il cui aspetto inequivovabile indicava che era stato un guerriero. Si sarebbe sentito così solo in quel posto sperduto nelle campagne londinesi, se non fosse stato per " Brad" : era così che lo aveva chamato A volte gli capitava di porgli delle domande ma lui rimaneva lì immobile, come una statua, indifferente a tutto ciò che lo circondava. Un giorno, dopo aver finito le sue faccende nel cortiletto davanti alla chiesetta, si diresse verso la teca, ma quando si avvicinò notò pezzi di vetro rotti sul pavimento. Un tuffo al cuore colpì il giovane custode.... Perchè qualcuno doveva profanare il corpo di un uomo dimenticato persino da Dio?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Merlino, Principe Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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teca





Nella periferia di Londra c'era una piccola chiesetta di stile gotico, nascosta  tra alberi centenari. Alla fine della piccola navata centrale,su un piccolo altare era posta una  teca di cristallo al cui interno custodiva il corpo di un uomo.
Sotto di essa era collocata una targa d'oro, le cui scritte erano oramai illegibili, a causa dell'erosione del tempo.
Molte ipotesi erano sorte sull'identità del misterioso sconosciuto, che riposava da anni in quella prigione trasparente. Nessuno era riuscito nemmeno lontanamente  a risolvere il misterioso enigma.
A prendersi cura della chiesetta era un esile ragazzo dai capelli corvini, costretto dal nonno a causa di una promessa che era stato fatto a loro primo antenato: quello di proteggere la  preziosa reliqua.
Spesso capitava al giovane custode di soffermarsi sulla teca, spiaccicare il suo piccolo visetto sul vetro  e osservare il giovane uomo, il cui aspetto inequivovabile indicava che era stato un guerriero.  
Si sarebbe sentito così solo in quel posto sperduto nelle campagne londinesi, se non fosse stato per " Brad" : era così che lo aveva   chamato
A volte gli capitava di porgli delle domande ma lui rimaneva lì  immobile, come una statua, indifferente a tutto ciò che lo circondava.
Un giorno, dopo aver finito le sue faccende nel cortiletto davanti alla chiesetta, si diresse verso la teca, ma quando si avvicinò notò pezzi di vetro rotti
sul pavimento. Un tuffo al cuore colpì il giovane custode.... Perchè qualcuno doveva profanare il corpo di un uomo dimenticato persino da Dio?
Lentamente, quasi come se strisciasse per non fare rumore, si mosse in avanti e quando lanciò uno sguardo all'interno della bara: era  vuota! Brad era sparito.
Chi aveva fatto ciò?...
 Il moro cominciò a tremare, una presenza alle sue spalle lo stava fissando. Si voltò, invece di scappare. Pessima scelta. Non era stato saggio rimanere:
davanti  a lui c'era ... c'era Brad!
Il colore pallido della pelle del moro si accentuò maggiormente.
- C...come fai  a... - cominciò a  balbettare verso colui che a rigor di logica doveva essere morto.
- Merlin! - pronunciò Brad a voce roca, come se  invece di essere morto, aveva semplicemente dormito.
- Ti sbagli, io non sono Merlin! - disse, temendo una reazione violenta dall'altro.
- Non cominciare! Non abbiamo tempo, abbiamo una battaglia da vincere. -
Il moro era impietrito. Come faceva  a spiegare che non c'era nessuna bataglia in corso  e che erano passati degli anni. Tanti anni!
- Mi dispiace, la battaglia si è finita da un pezzo. -
Il gueriero dalla chioma dorata diede un'occhiata veloce all'ambiente circostante. - Ma dove sono? Ricordo ... - si interruppe all'improvviso.
Si portò la mano al cuore. - Ero stato ferito da Mordred. Poi si è avvicinata Morgana che ha pronunciato delle parole... - Prese la testa dalle mani e cominciò a scrollarla per allontanare la nebbia che ricopriva i suoi ricordi.
Alzò gli occhi e li puntò sul ragazzo corvino, che aveva di fronte. Lui affermava di non essere  Merlin, ma gli assomigliava così tanto. Forse era più alto del mago. Era magro, ma non così  magro da aver tastato la fame.
L'uomo era confuso, non riusciva a  capire dove si trovasse e soprattutto in quale tempo. - Che giorno è oggi? - chiese in tono autoritario.
- Oggi è il 20 Aprile dell'anno 2010. - affermò il moro.
- Stai scherzando? -
- No! - rispose. Poi all'improvviso colto da un illuminazione, aggiunse: - Ti porto dal nonno! -
E cominciò a incamminarsi verso l'uscita, ma il guerriero dall'armatura lucente lo bloccò. - Chi è tuo nonno? -
- Seguimi e lo scoprirai -  e senza aspettare risposta, continuò a camminare.  A " Brad" non gli rimase altra scelta che seguirlo.
Il moro raggiunse il mezzo che usava per venire  a lavoro. Era un piccolo motorino, dalla vernice grigia, oramai quasi sbiadita.
Quando " Brad" vide la destinazione di quel ragazzo, spalncò la bocca  e istintivamente portò la mano al fianco per afferrare l'elsa della spada.
Ma nella sua cintura era appesa solo il fodero, il cui interno era vuoto.
Che diavolo era quella cosa infernale? Aveva affrontato numerose creature mitologiche, ma mai come quel'ammasso di ferraglia.
Il custode notando il disagio di Brad, disse: - So, che non avete mai visto un motorino... -
- Motorino?... Che creatura è? -
L'altro scoppiò in una fragorosa risata. - Mostro? Lo è quando non vuole partire e devo spingerlo. -
" Brad" ci capiva sempre meno. Se almeno avesse avuto la sua spada.
Il moro salì sulla groppa di quella creatura mostruosa agli occhi del guerriero, che non aveva mai visto in vita sua un tale mezzo di trasporto.
- Dai salta su, Brad! - esclamò contento. Il timore iniziale gli era passato in un baleno. Quello era pur sempre Brad, colui con cui aveva trascorso molto del suo tempo a chiacchierare.
- Brad? E chi sarebbe? -
Il moro arrossì dall'imbarazzo. - Ecco... non sapevo come ti chiamavi, allora i...io ti ho dato quel nome. -
- Capisco. Allora mi presento. Sono Arthur! - sorridendo.
Il custode gli sorrise di nuovo, con le guance imporporate. - Io mi chiamo Colin - e gli porse la mano.
Arthur rimase interdetto. Non capiva cosa volesse che facesse Colin.
- Devi stringerla. Si usa farlo quando due persone si conoscono per la prima volta. - disse, notando la confusione nel volto dell'altro.
- Perchè? - esclamò, deformando il viso con una smorfia di disappunto.
Colin esitò.- Bè non lo so. Si fa e basta. -
Allora Arthur gliela strinse con vigore. Un piccolo gemito sfuggì dalle labbra del moro.
- Oh... scusa. Non volevo! -
- Tutto  a posto. - e gliela sventolò davanti per dimostrargli che ancora la sua mano funzionava. - Allora? Che aspetti ?... Monta su! -
Arthur non si fidava di quello strano animale. Doveva essere un'altra diavoleria della magia.
- Ma non morde? - chiese ingenuo.
Colin scoppiò  a ridere. - Che ho detto? Perchè ridi? Io non ci trovo nulla da ridere - mettendo un'adorabile broncio.
Il moro non riusciva   a smettere. - Scusa ma... - e con la mano davanti alla bocca cercava di fermare i singulti del riso. - E solo che... -
- La vuoi smettere! - gli gridò il biondo contro.
- Va bene!... Va bene, la smetto. Questo coso non morde! È un motorino. Un mezzo di trasporto. -
- Come i cavalli. Loro non  mordono. - Poi pensò  a qualcosa. Un piccolo sorriso sghembo modellò le sue labbra carnose. - Anche se una volta il mio servitore è stato morso. Ma lui non fa testo . - Disse con tono nostalgico.
Chissà dove diavolo era finito, pensò. Poi un altro pensiero balenò in testa del principe:  erano passati molti anni, se Colin diceva il vero. questo significava che Merlin era morto. Arthur s'adombrò.
Colin capì subito che qualcosa turbava il suo  nuovo amico.
- Tutto  a posto? Capisco che risvegliarsi in un'epoca che non è la tua deve essere traumatico! -
- Abbastanza. - rispose. - Sarà meglio partire. Anche se non mi fido molto di quel coso. - disse con un sorriso triste, che non arrivò ad illuminargli gli occhi.
- Motorino. Non coso! -
- Quello che è... ! -
Arthur ancora titubante salì in groppa al coso, chiamato motorino. - Stringimi, sennò cadi. -
- Cosa? Stai scherzando? Non sai che... -
Ma Colin mise in moto  e partì  a tutto gas, impedendo al principe di continuare la sua arringa. Arthur dovette dare ragione al moro e dovette aggrapparsi  al suo esile corpo. Era una situazione alquanto intima e imbarazzante per entrambi i giovani.
Durante il tragitto Arthur diede un'occhiata in giro. C'erano mostri  a forma rettangolare di vari colori, che sembrava camminare su quattro zampe. Non capiva come le persone stessero indifferenti all'interno della pancia di quelle creature. Le strade erano dure e nere, non come la terra  a cui lui era abituato. Le case erano più alte del castello della sua Camelot e avevano uno stile alquanto bizzarro , pensò il guerriero.
Le persone indossavano strani abiti, soprattutto le donne, che indossavano i vestiti degli uomini, come i pantaloni. Dove diavolo era finito?...  Rimpiangeva la tranquillità del suo regno rispetto al traffico  di Londra.
Colin parcheggiò di fronte a  una piccola casetta. Fece scendere Arthur che rischiò quasi d'inciampare, mentre smontava dal coso.
- Questa è casa mia. Abito con mia madre e mio nonno. -
Entrò in casa, seguito da Arthur. Molti oggetti dalla strana forma attirarono l'attenzione del principe. Intanto Colin andò a chiamare il nonno in cucina.
- Nonno, nonno - urlò. - Non sai cosa è successo. Vieni  a vedere.  - disse entusiasto.
Il vecchio non fece attendere suo nipote e si diresse in salotto, dove un uomo, voltato di spallle con un'armatura sgraciante, stava cercando di capire cosa fosse quella cosa, chiamata TV. Poi si mosse verso un mobiletto lì accanto, per guardare dei piccoli ritratti di persone
- Ehm.. ehm. - disse, facendo finta di schiarirsi la voce per attirare l'attenzione del principe.
Arthur si voltò, facendo cadere la cornice d'argento, che ritraeva un ragazzo dai capelli corvini, occhi azzurri e due orecchie enormi.
 - Scusate, non volevo! - e raccolse la foto.
- Non importa - rispose, fissandolo negli occhi. - Quelli sono tutti i miei antenati. -
- Ho notato che si assomigiano un pò tutti . -  Anzi tutte quelle persone assomigliavano a una certa persona, mormorò.
- Sì, abbiamo ereditato tratti comuni al nostro primo ave, che diede inizio alla nostra stirpe. - specificò il vecchio.
Questo voleva dire solo una cosa. - Sapete il nome di costui? - riferendosi al primo ave.
- Il suo nome viene tramandato da generazione a generazione. Il suo nome è Merlin! -
Lo stomaco del principe si attorcigliò su stesso. Il suo Merlin era andato avanti, si era fatto una famiglia.
- Artuhur - sentì chiamarsi, interropendo le sue elucubrazioni.
- Voi sapete chi sono? -
- Certo! -
- Allora sapete cosa mi è successo? -
- Nella battaglia di Camlan, siete stato ferito a morte dalla spada di Mordred. La vostra sorellastra, prima che voi morisse, vi ha incantato, facendovi dormire fino adesso. Era l'unico modo per salvarvi, durante il vostro sonno, la ferita sarebbe rimarginata e vi sareste svegliato solo quando fosse del tutto guarita. Ma Morgana e non  poteva immaginare che ci sarebbe voluto tutto questo tempo. - Apiegò il nonno di Colin.
Arthur non sapeva cosa pensare. A che pro salvare la sua vita, se adesso la sua Camelot non c'erano più, tutti i suoi cari erano morti. Come poteva vivere in un tempo che non era il suo. Era sopravvissuto all'altra faccia della sua medaglia : si sentiva così solo. Avrebbe voluto addormentarsi e non risvegliarsi più. Senza di lui, non c'era più motivo di esistere su quella Terra.
- E adesso cosa dovrei fare io?  Io avevo un regno da mandare avanti e ora cosa mi rimane?...  Nulla! Sarebbe stao meglio se Morgana non mi avesse salvato.
- Non dovete pensare a una cosa del genere. -
- Tutti quelli  che conoscevo sono morti. Che senso ha continuare  a vivere! - sbraitò furente, serrando i polsi. - Ditemi solo una buona ragione per farlo? - chiese supplicovole.
- La nostra famiglia si è preso cura di voi per tutto questo tempo. Non vorrete vanificare i nostri sforzi, vero? -
- Perchè? - mormorò talmente piano da arrivare  a malapena alle orecchie dell'anziano signore.
- E se vi fornissi un valido motivo per non sprecare la vostra esistenza? -
- Quale sarebbe? -
- Merlin! -
Al suono di quella parola, Arthur alzò di colpo la testa e si girò verso il nonno di Colin. - Perchè vi diverite a prendermi in giro? Lui è morto molto tempo fa. -
- E se vi dicessi che c'è una remota possibilità che vi possiate rincontrare di nuovo? -
Il principe non voleva credere all sue parole.  Sarebbe stato avere una piccola speranza e non poteva permetterselo in caso che quel vecchio non avesse ragione.  - Quale? -
- Quando siete disposto ad aspettare? -
- Anche tutta la vita se necessario! -
Il vecchio annuì col capo, soddissfatto dalla risposta. - C'è la possibilità che Merlin possa rinascere in una delle prossime generazioni. C'è una teoria secondo la quale quando le anime lasciano i nostri corpi non si dissolvino, ma aspettano finchè non giunga di nuovo il loro turno di rinascere in un nuovo corpo. -
- Vorresti dirmi che ... - ma non seppe continuare, talmente sbalordito dalle parole appena pronunciate dall'uomo dinnanzi  a lui.
- Però non sappiamo quando avverrà. Anche se... - e cominciò a mormorale parole senza senso. Stava riflettendo ad alta voce.
- Anche se ? - ripetè Arthur ansioso di sapere la risposta.
- La sua anima potrebbe essere richiamata dalla tua. Dipende dal legame che teneva unito le vostre anime. -
Senza nemmeno riflettere:  - Le nostre anime erano legate indossulibilmente da un doppio filo. Non ho dubbi. - esclamò determinato, Arthur
- Ripeto che questa è solo una teoria e non c'è nessun caso che possa darci la certezza che essa sia vera. -
- Non importa. La mia esistenza senza di lui non ha senso. Sono siposto ad aspettarlo per tutta la vita. È l'unica ragione che ho per continuare a vivere. -
- Allora io e  la mia famiglia vi daremo un posto dove stare e vi insegneremo tutto ciò che c'è da sapere su quest'epoca. -
- Vi ringrazio per l'aiuto che mi state dando. -
- È un onore per noi, Arthur Pendargon. - esclamò solenne. - Prima cosa da sapere su quest'epoca. Non si usa più dare del voi. Quindi datemi del tu e chiamatemi Kilgharrah. -
- Allora vale anche per voi... per te. Solo Arthur. -

Una zazzera corvina fece capolineo dall'entrata della stanza: - Nonno -   Disse. - La mamma ha chiamato. Dice che sta tornando. Io ho quasi finito di preparare qualcosa da mangiare. - Poi rivolgendosi al biondo. - Scommetto che hai fame Arthur. -
Per confermare le parole di Colin, la pancia del principe brontolò. - Effettivamente...  - pronunciò imbarazzato.
Colin scoppiò a  ridere seguito dagli altri due uomini.



***



- Zio Arthur, su svegliati! -  urlò il bambino scuotendo il biondo, che era spaparenzato in modo regale sul suo letto.
- Hmm - mormorò di risposta. Il bambino non si diede per vinto. Sapeva che nemmeno le cannanate riuscivano a svegliare il suo zio preferito. Allora visto che con le buone non voleva saperne decise di passare alle maniere forti: sollettico!
Balzò sul letto e si mise a cavaccioni sul petto glabro di Arthur e con le sue manine cominciò a muoverle velocemente sul corpo del biondo.
Arthur, allora: - Merliiiiin -  urlò.
Con uno scatto di reni riuscì a intrappolare tra le sue braccia quel piccolo impertinente e portarlo sotto di  se e fargli il solletico.
Il piccolo Merlin si dimenava sotto di se. - Basta, zio Arthur. - ridendo. - Ti prego. Non lo faccio più. -
Smise per fargli riprendere fiato.
- Ogni volta lo prometti e poi lo rifai, - disse Arthur.
- La colpa è tua se non ti svegli. -
- Ah è così. - e riprese a fargli il solletico.
Aveva dovuto aspettare che Colin si sposasse e avesse avuto un figlio. Non appena il principe aveva visto quell'esserino fragile, avvolto da una fine coperta, aveva subito capito che era Merlin. La sua anima aveva riconosciuto la gemella.
Ora doveva solo aspettare che quella peste fosse cresciuto. Kilgarrah gli aveva rivelato che non appena avesse raggiunto la maggiore età, i suoi ricordi sarebbero riaffiorati. Arthur sarebbe rimasto al suo fianco, proteggendolo , come Merlin aveva fatto con lui.  Finchè le due facce della stessa moneta non si sarebbero riuniti nuovamente.







§§§

Questa piccola shot è nel mio pc da un pò!
Nn sn molto sicura, ho cercato di migliorarla, ma più di così, nn ci sn riuscita.
Siccome è da un pò che nn posto e nn vorrei che vi dimenticasse di me.... così ecco a propinarvi un altro frutto dei miei scleri( ihh! )
Tra esami e lezioni universitari mi collego di rado su efp e anche poco tempo
di scrivere.
Dovrei leggere o recensire varie ff, ma rimango sempre indietro... uff!
Ringrazio tutti coloro che hanno recensito le mie altre storie: grazieeeeeeeeeeee di cuore! Spero di rifarmi viva al più presto!\
kiss kiss
celine_underworld.
  
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