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Autore: Harriet    28/08/2005    3 recensioni
Momenti, ricordi, sensazioni e scelte...I passi per scrivere la propria storia. Raccolta di oneshot e songfics per raccontare le tappe della storia di Cain e di coloro che l'hanno resa degna di essere vissuta.
COMPLETA, finalmente!XD
Genere: Generale, Malinconico, Song-fic, Poesia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mi intrigava l’idea di indagare l’inizio della mania di Cain di risolvere i misteri, e anche di immaginare una delle prime volte in cui Riff e Cain si tirano fuori dai guai a vicenda…
Ringrazio chi ha letto il primo capitolo e chi lo ha commentato.
Saya-chan: …sono senza parole, mi hai detto delle cose assolutamente troppo belle…^///////^ …aiuto…Spero davvero di riuscire a “interpretare” bene questi personaggi!
Ethlinn: Ti ringrazio! Il titolo? Beh, aspetta ancora un po’, e Mary ci rivelerà cosa significa…
Lally: Mi cara, sei sempre fedele nel leggere e commentare! Grazie!

Dedicato a tutte le persone che hanno reso speciale la mia Giornata Mondiale della Gioventù a Colonia! Grazie!



II – Night

- …se farete così, non avremo il minimo problema…-
-…se dovessero scoprire che…-
- Oh, andiamo, siamo praticamente a posto! Non c’è modo di…-
Si fermò a pochi passi dalla porta semiaperta. Dalla stanza poteva cogliere quei frammenti di dialogo, che confermavano ogni suo sospetto.
- Ma il padrone non…-
- Lascia perdere. Ancora poco e avremo finito.-
Se la situazione non fosse stata disperata, avrebbe sorriso, e si sarebbe congratulato con se stesso per la sua abilità e il suo intuito. Sì, lo avrebbe fatto… Se non fosse stato tanto terrorizzato che gli era difficile persino respirare.

Erano due giorni che stava dietro a quella faccenda. Loro non vedevano lui, ma lui vedeva loro, oh, sì. E aveva notato l’inquietudine, gli scambi di sguardi, e poi quel messaggio passato di nascosto…In modo così goffo che era stato troppo semplice recuperarlo e scoprire dove e quando si erano dati appuntamento i tre camerieri e una delle cuoche…

- La roba che avete preso è già al sicuro. Prendete il resto, stanotte, e scappiamo, no?-
Come aveva temuto, dunque. C’era stato un furto, e la vicenda non era ancora conclusa…
Poi, all’improvviso, una voce diversa dalle altre. Risuonò, limpida, tra le voci infide in quella stanza, e allo stesso tempo riuscì a raggelarlo e a riscuoterlo.
- Che cosa state facendo qui?-
- No…- sussurrò, avvicinandosi alla porta. Vinse il terrore e guardò dentro.
C’erano i tre servi e la donna, attorno al tavolo, con alcune mappe del castello e delle armi gettate sul tavolo. E dall’altra parte della stanza, dall’altra porta, era entrato lui. – No, no…- ansimò di nuovo, temendo quello che sarebbe successo.
Uno dei tre uomini afferrò una pistola e la puntò contro di lui.
- Riffer. Che cosa ci fai qua?-
- Voi, cosa state facendo, piuttosto!- gridò il giovane, infuriato, quasi non avesse visto l’arma che gli veniva puntata contro.
- Ci arricchiamo e ce ne andiamo.- rispose l’uomo, ridendo. Poi abbassò la pistola, e si avvicinò di qualche passo a Riff. – Vuoi unirti a noi?-
- Come osi anche solo farmi una proposta simile?-
- Come vuoi. Allora morirai.- rispose l’uomo, tornando a minacciare Riff con la pistola.

E lui per un istante vide dentro di sé la scena successiva.
No.
Si guardò attorno freneticamente, e vide un grande vaso di ceramica, accanto a sé. Senza pensarci troppo, lo afferrò e lo scagliò a terra.
L’uomo con la pistola lanciò un grido e si voltò di scatto, spaventato dal rumore. Riff gli si gettò addosso, strappandogli l’arma di mano e rivolgendola contro di lui.
- Adesso fermi!- gridò, ansimando. In un istante li aveva resi immobili e terrorizzati.

Dietro la porta, il ragazzo vide ogni cosa, e riuscì a respirare liberamente di nuovo solo quando vide la pistola saldamente stretta nelle mani di Riff, che aveva il controllo della situazione.
Il rumore avrebbe richiamato qualcun altro, pensò. Riff sarebbe stato aiutato.
Poi sentì i passi di coloro che erano stati svegliati, e comprese che lui non sarebbe dovuto essere lì. Sì, ma non poteva tornare in camera adesso, non senza riattraversare il corridoio dove tutti coloro che stavano arrivando lo avrebbero visto!
Si guardò attorno, col cuore che batteva forte. C’era un lungo tavolo, attorniato da sedie, in un angolo della sala. Vi si precipitò sotto, pregando di non essere visto, ed attese.

- Che succede?-
- Cos’era quel rumore?-
- Aiuto!- Questa era la voce di Riff. – Aiuto, vi prego!-
In un attimo la stanza dove i servi traditori si erano raccolti fu invasa da tutti coloro che si erano svegliati.
- Riffer!-
- Che sta succedendo?-
- Ma cosa…-
Il ragazzo, dal suo rifugio, li guardò entrare di corsa nella stanza, e sentì le loro voci. I servi negavano ogni cosa, tentarono anche di dare la colpa a Riff… se gli altri ci avessero creduto? Ma no, non poteva essere…
Se ci avessero creduto, sarebbe uscito di là e avrebbe detto ciò che aveva visto. Poi, improvviso come un brivido gelido, arrivò suo padre. Lo vide entrare, e al suo ingresso seguì il silenzio.
Forse per la prima volta nella sua vita, la voce di Alexis Hargreaves gli fu veramente gradita e rassicurante. Dette ordine ad alcuni servi di legare e rinchiudere i traditori, e di chiamare in fretta la polizia. Non prestò fede nemmeno un istante alle proteste e alle pretese che fosse Riff il vero colpevole.
Bene, le cose erano state rimesse a posto…Chiuse gli occhi e dimenticò ogni timore. In breve tutti sarebbero andati a letto, e lui sarebbe tornato senza problemi nella sua stanza. E la luce del sole avrebbe cacciato via ogni residuo di paura di quell’esperienza.
Quando riaprì gli occhi, se n’erano andati tutti, tranne suo padre. Era fermo, sulla soglia, e stava guardando qualcosa.
Lo vide chinarsi, raccogliere un oggetto. Un frammento di ceramica. Lo tenne davanti agli occhi, come domandandosi da dove venisse, e lo fissava con la sua solita espressione incomprensibile.
Ad un tratto fu raggiunto da Riff.
- Signor Alexis, c’è bisogno della mia testimonianza con la polizia?-
- Sì, certo. Ma chissà quando arriveranno. Vai pure in camera a riposare. E prima controlla che mio figlio non si sia svegliato.-
- Va bene.-
Il ragazzo trattenne il respiro, e fissò con orrore Riff che si avviava.
Si avviava verso la sua stanza. Dove non lo avrebbe trovato.
E poi?

Riff aprì lentamente la porta, e lasciò che la luce del corridoio penetrasse nella stanza appena un po’, per vedere il sonno del ragazzo. Non aveva dubbi che il signor Cain fosse lì, addormentato. Non c’era modo che si fosse svegliato, la sua camera era troppo distante dal teatro degli eventi.
A stento trattenne un grido, quando vide il letto vuoto.
- Signor Cain…- mormorò, rendendosi conto di essere stato colto da un tremito improvviso. – Oh, dov’è andato?- gemette, scostando le coperte, col desiderio irrazionale di trovarlo nascosto là sotto.
Poi qualcosa gli tornò alla mente. Un rumore…Quel rumore improvviso che aveva distratto l’uomo che stava per ucciderlo, consentendogli di salvarsi… Perché continuava a ricordarlo?
Perché era stato provocato da qualcuno, ecco. E di tutte le persone che potevano essersi trovate lì in quel momento…
Uscì dalla stanza e chiuse la porta. Con calma, avrebbe potuto risolvere la situazione.
- Sta dormendo?-
La voce di Alexis lo fece trasalire. Si voltò, e si sforzò di sorridere.
- Sì. Non si preoccupi.- mentì.
- Bene. Vai pure nella tua stanza.-
Riff lo salutò e si diresse verso la sua stanza, lì vicino. Vi entrò, nel buio, e chiuse la porta. E attese. Attese il tempo in cui, facendo qualche calcolo, Alexis sarebbe tornato nella sua camera.
Finalmente Riff riaprì la porta, e lasciò la stanza. Nel buio, a tentoni, ripercorse il corridoio fino al luogo dove poco prima aveva rischiato di morire.

Arrivò nella sala del lungo tavolo, debolmente illuminata dalla luna, la cui luce entrava dalla finestra. Si guardò attorno, notò il vaso rotto e comprese.
- Signor Cain!-
Non era un nome, era una specie di preghiera. Perché se non fosse stato lì…
La preghiera ricevette risposta.
- Riff!-
Il giovane si chinò, e rintracciò subito il proprietario della voce.
- Signor Cain!-
Il ragazzino uscì in fretta dal nascondiglio, e corse incontro all’altro, gettandosi tra le sue braccia.
- Hai rischiato di morire!-
- Ma lei mi ha salvato. E’ stato lei a far cadere quel vaso, vero?-
- Sì.-
- Come mai era qui?-
- Avevo capito che nascondevano qualcosa, e… Oh, tu stai bene?-
Riff sorrise, e scompigliò i capelli del ragazzo.
- Stia tranquillo. Sto bene.-
- Mio padre si è accorto che non sono in camera?-
- Certamente no. Venga, la riporto io.-
Cain dette la mano a Riff e lo lasciò guidare, fino a raggiungere il corridoio dove si aprivano le loro stanze. Il buio era quasi completo, l’unica luce veniva dalla luna, che entrava da una finestra distante, in fondo al corridoio. La casa aveva un che di irreale. Ma Riff avanzava senza indugio, con sicurezza, sfiorando appena il muro ogni tanto, per avere la certezza di camminare senza ostacoli. Dimenticate le preoccupazioni, Cain si stava quasi divertendo…
Prima che al rumore dei loro passi se ne sovrapponesse un altro.
- Chi è? Chi è ancora sveglio?-
Cain si strinse a Riff e chiuse gli occhi.
- Signor Alexis…- mormorò il giovane, abbracciando il ragazzino, e pregando che davvero Alexis stesse andando in giro senza alcuna luce.
- Riffer? Non riesci a dormire? Perché te ne vai in giro al buio?-
La voce era in avvicinamento, e la figura si faceva visibile. Riff fece un passo indietro, trascinando con sé anche Cain.
- Avevo bisogno di un po’ d’acqua.- rispose Riff, riconquistando la padronanza della sua voce, e facendo nascondere il ragazzo dietro di sé. Dall’ombra emerse Alexis, che si fermò a pochi passi da Riff. Il giovane rimase immobile.
- Capisco. Ora però è il caso che tu dorma.- disse il padrone.
- Sì. Vado subito.-
Come un alito di vento freddo, Alexis transitò accanto a Riff. E passò oltre. Il buio questa volta aveva aiutato il giovane e il ragazzo.

- Se n’è andato.- mormorò Riff dopo un interminabile minuto silenzioso. Cain non rispose. Riff lo sentiva tremare accanto a sé. – Stia tranquillo, se n’è andato.-
Poi guidò il ragazzo attraverso le ombre, fino alla sua stanza. Entrarono, e in fretta Riff lo riportò tra le coperte.
- Ora dorma e non pensi a nulla.-
- Riff…-
- Che c’è?-
- Margaret è davvero sbadata, non trovi? Appoggiare quel vaso così in bilico, sulla mensola…-
Nel buio, Riff sorrise.
- Stia tranquillo.- ripeté. – Non dirò una parola su quel vaso. Parlerò di un rumore improvviso assolutamente provvidenziale.-
- Buonanotte Riff.-
- Dorma bene. Non pensi a tutto ciò che è successo.-
- Sei tu che stavi per morire…-

Uscì dalla stanza, chiuse la porta, ascoltò il buio. Non c’era nessuno, e poté tornare nella sua stanza, dove non dormì, ma fu comunque un’insonnia a cuor leggero.



Fine secondo episodio Olé! Sì! Che soddisfazione! Ho scritto una fic in cui Alexis viene fregato…
Bene, miei cari, tutta la strada che avete fatto dal primo capitolo al secondo vi sia ricompensata. Vi adoro.
   
 
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