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Autore: Tanuki    14/05/2010    1 recensioni
Una ragazza dal passato triste, una città nuova, grande; una nuova scuola, nuovi amici. Un vicino di casa insopportabile, ma più vicino di chiunque altro.
Genere: Romantico, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kojiro Hyuga/Mark, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa è la mia prima fic "seria" su Capitan Tsubasa, non so se è fatta bene, spero di sì^^
Se qualcosa non vi piace, o vi piace troppo, non esitate a scrivere delle recensioni!
Enjoy it!


Prologo

 

 

Un piccolo paese, vicino ad Akita, dove tutti si conoscono.

Una pioggia battente, un freddo pomeriggio d’Ottobre.

Un corteo funebre avanzava lento verso il cimitero.

Una famiglia distrutta dal dolore camminava compatta, a occhi bassi, gli occhi non perdevano lacrime in quel momento, ma prima tante ne erano state versate.

Una donna dai folti capelli neri si appoggiava ad un uomo alto e possente, dagli occhi mesti, e a un giovane alto e allampanato.

Un ragazzino di neanche undici anni si stringeva a una ragazza dalla pelle bianca, gli occhi verdi gonfi e arrossati, i capelli castani legati in una treccia.

Il corteo arrivò a destinazione, la foto sulla tomba raffigurava un uomo di mezza età, dai profondi occhi neri, dai lunghi capelli castani sciolti e selvaggi, appena spruzzati di bianco.

 

La ragazza guardò fissa la foto, una solitaria lacrima le scivolò sulla guancia, invisibile; solcandole con la sua fievole scia la pelle lattea del viso.

“Addio, papà…” mormorò, la voce rotta da un singhiozzo.

Poi si unì al gruppo che, composto e avvilito, aspettava la conclusione della cerimonia.

 

 

Dopo la straziante cerimonia, la famiglia fece ritorno a casa.

La donna si lasciò andare su un divano di velluto verde, con le mani sul viso.

“Su, mamma” il giovane uomo si sedette accanto a lei “Fatti forza…”

Il ragazzo magro si accese una sigaretta, e mentre aspirava il fumo acre non proferì parola.

Il ragazzino scoppiò in lacrime, la ragazza prontamente lo accolse tra le sue braccia, sussurrandogli parole dolci per calmarlo.

La donna mormorò:

“Ragazzi, Hiroaki ha ragione, devo farmi forza, dobbiamo farci forza tutti quanti…papà sarà sempre nei nostri cuori…”

L’uomo annuì impercettibilmente, deglutendo.

La ragazza, senza smettere di accarezzare la testa del ragazzino, disse a mezza voce:

“Non doveva partire…”

Il ragazzo magro aspirò una boccata di fumo, e rispose:

“Era il suo lavoro, Shinobu, non poteva fare altrimenti” ed espirò una nuvoletta di fumo grigiastro.

Shinobu alzò la testa di scatto, e gridò:

“Sapeva che quella era una zona instabile! Aveva un sacco di altre spedizioni da fare! Perché è andato proprio in Medio Oriente?”

Hiroaki si alzò prontamente dal divano: “Era una spedizione importante! Avevano trovato alcuni manufatti di inestimabile valore!”

Shinobu, rossa in viso, lasciò andare il ragazzino, e gridò di rimando:

“E allora? La vita di nostro padre valeva cento volte di più di quei fottuti manufatti!”

“Smettetela tutti quanti!” la voce malferma della donna ammutolì i presenti “Papà ormai non c’è più, non ha senso litigare adesso! Shinobu, non dire più parole simili e abbi un po’di rispetto per il lavoro di tuo padre!”

Tutti chinarono la testa, la ragazza strinse i pugni, respirando profondamente.

“Shinobu, so cosa stai provando adesso” la voce impostata di Hiroaki le fece alzare la testa “Tristezza, rabbia, disperazione…anche io sto provando questi sentimenti, anche mamma, Kadonomaro e Hiroshi” indicò con gli occhi la donna, il ragazzo magro e il ragazzino che si stava asciugando le lacrime.

“La cosa che mi fa più arrabbiare” mormorò la ragazza “è che adesso amici, parenti, conoscenti busseranno alla nostra porta, ci faranno le condoglianze con finte espressioni di cordoglio, diranno grandi cose di papà senza averlo mai conosciuto! Gente che fino a poco tempo fa diceva peste e corna di lui, inventando le peggiori menzogne pur di spettegolare! Ricordi quella voce che girava tempo fa? Una di quelle comari delle nostre vicine di casa mise in giro la voce che papà tradiva la mamma, per il solo fatto che per via delle spedizioni stava via intere settimane! Già me le vedo tra un paio di giorni, tutte con le mani al petto a farci le condoglianze! Mi viene voglia di urlare, di menar le mani quando vedo queste assurde scenette ipocrite!” dopo quel diluvio di parole stava cercando di trattenere le lacrime.

Dopo un secondo di silenzio, la donna prese la parola:

“Senti, Shinobu…forse è meglio che tu te ne vada per un po’, tra qualche giorno…zia Kaoru vive a Tokyo, puoi trasferirti da lei per un po’di tempo…” la donna alla fine sospirò, il carattere della figlia era troppo suscettibile, una polveriera sempre sul punto di esplodere, e un carattere del genere poteva diventare pericoloso in una tale situazione.

Aveva paura che Shinobu potesse compiere una sciocchezza, sapeva che sarebbe stata capace, non proprio di picchiare, ma di fare una bella scenata, con urla e improperi, e i pugni stretti sotto al naso di una di quelle vicine pettegole.

Anche la madre odiava quelle donnette linguacciute, sempre pronte a spiare, a sfornare maldicenze ad ogni ora; ma si limitava a non farci caso, anche se faceva male, e una piazzata della figlia dopo i funerali del padre sarebbe stata la scintilla per far scoppiare una spirale di dicerie.

La ragazza guardò la madre, andò da lei e l’abbracciò: “Non voglio lasciarti sola, mamma…”

La donna le accarezzò la testa: “Non sarò sola, tesoro…ci sarà Kadonomaro, Hiroshi…”

“Hiroaki dove va?” chiese il piccolo Hiroshi.

“Vado in Thailandia” rispose l’uomo “Il mestiere di geologo è così…quando vedrò un qualsiasi sito archeologico, penserò a papà…”

Shinobu guardò il fratello con occhi lucidi, si tolse dal collo una catenina con appeso una piccola sferetta di vetro, piena di sabbia, e la porse all’uomo:

“Questa sabbia me la regalò papà, l’ha presa ad Abu Simbel, in Egitto, quando avevano scoperto un’altra ala del tempio, dove nessuno era mai entrato, questa sabbia è rimasta lì per millenni, significa che anche se le cose non si vedono più, esistono comunque…portala con te…”

Hiroaki prese il ciondolo: “Grazie, sorellina…” accarezzò le guance pallide della sorella, commosso.

 

 

 

I giorni seguenti Shinobu li trascorse stando vicina alla madre e ai fratelli, accogliendo le condoglianze degli amici di sempre, salutandoli, facendo i bagagli.

Prima di chiudere la valigia, Shinobu prese da uno scaffale le foto di famiglia: lei con tutti i fratelli il giorno del suo tredicesimo compleanno, Hiroshi quando aveva pochi mesi e giocava nel box, Hiroaki quando prese la laurea in geologia, Kadonomaro in moto, lei mentre cucinava con la mamma, papà durante la sua spedizione in Europa…

Papà…mi manchi tanto…

La ragazza si asciugò una lacrima, prese tutte le cornici multicolori e le mise nella valigia con particolare cura, in modo che nessuna si danneggiasse durante il viaggio.

 

La voce della madre risuonò nel corridoio: “Shinobu, la zia è arrivata!”

“Arrivo, mamma!” Shinobu prese la valigia, e prima di uscire guardò per l’ultima volta la sua camera, le pareti verdi, il tappeto che la madre le aveva regalato per Natale, il letto morbido coperto da un plaid rosa…

‘La rivedrò, tra un po’di tempo, ma la rivedrò!’ pensò lei mentre usciva.

 

Abbracciò la madre e i fratelli con trasporto:

“Vi chiamerò tutti i giorni, e vi spedirò una lettera ogni settimana, ve lo prometto!” esclamò lei, stringendo il fratello minore tra le braccia.

“Abbi cura di te, sorellina” Kadonomaro le accarezzò la testa “Ogni tanto passerò a vedere come te la passi.”

“Tesoro” la madre le baciò una guancia “Spero che questo trasferimento ti faccia stare meglio! Ti verrò a trovare con Hiroshi!”

“Sì!” il fratellino gridò “Ti farò vedere come sono diventato bravo a rugby!”

Shinobu scompigliò i capelli del fratello con una mano.

“Mi mancherete tanto!” sussurrò; prima di entrare nel taxi che l’avrebbe portata alla stazione insieme alla zia materna.

 

 

 

 

Intanto, a Tokyo, un ragazzo dai lunghi capelli neri e dalla pelle olivastra stava ritornando a casa rincorrendo un pallone.

Incontrò la madre davanti alla casa della vicina.

“Mamma!” il ragazzo la salutò “Che ci fai davanti alla casa della signora Kaoru?”

La donna sorrise al figlio:

“Sono passata per controllare che fosse tutto a posto, la signora Kaoru non c’è, è andata vicino Akita a prendere una persona…”

“Una persona? E chi è?” chiese curioso Kojiro.

“Una ragazza della tua età.” Rispose la madre.

Kojiro sbuffò, non era molto socievole, soprattutto con le ragazze, erano così sciocche, frivole…tutte pizzi, fiocchi e capricci…sì, erano carine, ma non attiravano ancora la sua attenzione.

‘Speriamo almeno che non sia eccessivamente stupida!’ pensò il ragazzo, rientrando a casa.


  
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