- questa è un pò pesante, un pò strana, senza senso, distratta, dimenticata. come al solito, come me. scrivo solo se distratta, se persa. forse ho dimenticato come si fa, a riportare i segni sulla carta. -
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
'No, no. Griet ? Sono quì. Vicino a te, parlami. C.azzo,
parlami.'
Sono quì fuori e li osservo. Carne nella carne.
'Nicholas, ' dice. 'Nicholas.' sembra non ci sia altro da aggiungere.
Addio, cos'è. Che significa addio, tra due corpi che ne
fanno uno solo, nel calore e nel gelo l'uno dell'altro ?
Sono quì fuori e li osservo, e non capisco un c.azzo.
'Sorridi.' il suo fiato appanna il vetro morbido, gomma.
Le sue labbra s'increspano nella smorfia di dolore che le aveva chiesto.
Come posso anche solo pensare di capire qualcosa ? Cosa c'entro io.
C'è luce ed ombra, a quest'ora. Mi manca il suo poster di
Brooklyn, mi mancano quei libri da odorare a labbra chiuse.
'Adam.'
'Che ci fai quì.'
'Che ci fai tu, quì ?'
'Vi guardo.'
'La guardi ?'
'Che c'è ? La lontananza non mi fà
più, paura, Nicholas. E' solo un numero. Posso guardarla e
sentire il respiro che le si congela in bocca, ogni giorno. Poco
importa che lei non lo sappia.'
'Tu non c'entri niente quì.'
Credo di aver fatto su e giù con la testa, cane morto.
'Sei sicura di volertene andare, Griet ? Ci sono ancora tante
cose da vedere, in questa merda di mondo. Amore, amore mi senti ? La
luna ? La vedi la luna ? Ridi, sorridi, amore, fa male ? Fa male la
morte, il dolore, fa male il distacco, fa male la mia mano fredda che
ti stringe, che ti lacera, Griet, ti faccio male ? Posso ucciderti,
Griet ? Posso farlo io stesso, posso avere il controllo su di te,
ancora, posso distruggerti, Griet, come facevo ? Come mi hai raccontato
tu stessa ? '
Provavo a leggere le sillabe sputate dalle labbra di Nicholas. Guardavo
lei distesa sul letto, il collo gonfio d'aria, il petto scoperto
graffiato dai fili colorati che la tenevano in vita, che la uccidevano.
Non c'entro niente quì. Lei si era annullata, lui l'aveva
bruciata, l'aveva strappata dal mondo, l'aveva legata tra le vene.
Prima ancora, prima che lui la vedesse, prima che lui l'assalisse, io
c'ero, giuro. C'ero.
Aveva amato anche me, con quel filo di speranza e oppressione che passo
dopo passo la sganciava da lui, l'avvicinava a me.
Mi aveva raccolto, mi aveva sfamato staccando a morsi il mio sorriso e
accostandolo al suo.
Ma lui adesso c'era, Griet neanche più sfiorava l'acqua, lui
c'era, a che serve la vita ?
Cane morto, abbandonato nelle viscere della sua pelle, sono sotto la
tua pelle, Griet, guardami, non te ne andare.
Nicholas s'accorse dei miei occhi pesanti sul suo volto, la strinse a
sè, le baciò i capelli, le leccò le
labbra aride, vidi il suo corpo bianco muoversi di getto, gli occhi di
sangue spalancarsi, aprirsi e avvolgerlo.
Griet gli sfiorò la mano, corse con lo sguardo sul vetro
rigato, acqua, schegge di lacrime.
Mentre stringeva lui, fissò me. Richiuse gli occhi
lentamente, non c'era più fretta.
Gli addii non significano niente.
Fu lui a tenerla stretta per l'ultima volta, l'ultimo a possederla,
l'ultimo a respirare dentro di lei.
Ma sai, guardò me, alla fine. Il mio sorriso tirato, le mie
mani sporche.
Forse non è lui, forse non è sempre stato lui,
l'unico. Forse neanche lei lo sapeva, non l'avrebbe mai saputo, chi
c'era, chi c'era sempre stato in ogni cicatrice, in ogni singhiozzo.
Guardò me. Vorrà pur significare qualcosa, in
fondo.
Griet, ti piaceva vivere nel dubbio tra il niente e il tutto.