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Autore: eternal sunshine    16/05/2010    1 recensioni
- questa è un pò pesante, un pò strana, senza senso, distratta, dimenticata. come al solito, come me. scrivo solo se distratta, se persa. forse ho dimenticato come si fa, a riportare i segni sulla carta. -
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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'No, no. Griet ? Sono quì. Vicino a te, parlami. C.azzo, parlami.'
Sono quì fuori e li osservo. Carne nella carne.
'Nicholas, ' dice. 'Nicholas.' sembra non ci sia altro da aggiungere.
Addio, cos'è. Che significa addio, tra due corpi che ne fanno uno solo, nel calore e nel gelo l'uno dell'altro ?
Sono quì fuori e li osservo, e non capisco un c.azzo.
'Sorridi.' il suo fiato appanna il vetro morbido, gomma.
Le sue labbra s'increspano nella smorfia di dolore che le aveva chiesto.
Come posso anche solo pensare di capire qualcosa ? Cosa c'entro io.
C'è luce ed ombra, a quest'ora. Mi manca il suo poster di Brooklyn, mi mancano quei libri da odorare a labbra chiuse.
'Adam.'
'Che ci fai quì.'
'Che ci fai tu, quì ?'
'Vi guardo.'
'La guardi ?'
'Che c'è ? La lontananza non mi fà più, paura, Nicholas. E' solo un numero. Posso guardarla e sentire il respiro che le si congela in bocca, ogni giorno. Poco importa che lei non lo sappia.'
'Tu non c'entri niente quì.'
Credo di aver fatto su e giù con la testa, cane morto.
 'Sei sicura di volertene andare, Griet ? Ci sono ancora tante cose da vedere, in questa merda di mondo. Amore, amore mi senti ? La luna ? La vedi la luna ? Ridi, sorridi, amore, fa male ? Fa male la morte, il dolore, fa male il distacco, fa male la mia mano fredda che ti stringe, che ti lacera, Griet, ti faccio male ? Posso ucciderti, Griet ? Posso farlo io stesso, posso avere il controllo su di te, ancora, posso distruggerti, Griet, come facevo ? Come mi hai raccontato tu stessa ? '
Provavo a leggere le sillabe sputate dalle labbra di Nicholas. Guardavo lei distesa sul letto, il collo gonfio d'aria, il petto scoperto graffiato dai fili colorati che la tenevano in vita, che la uccidevano.
Non c'entro niente quì. Lei si era annullata, lui l'aveva bruciata, l'aveva strappata dal mondo, l'aveva legata tra le vene.
Prima ancora, prima che lui la vedesse, prima che lui l'assalisse, io c'ero, giuro. C'ero.
Aveva amato anche me, con quel filo di speranza e oppressione che passo dopo passo la sganciava da lui, l'avvicinava a me.
Mi aveva raccolto, mi aveva sfamato staccando a morsi il mio sorriso e accostandolo al suo.
Ma lui adesso c'era, Griet neanche più sfiorava l'acqua, lui c'era, a che serve la vita ?
Cane morto, abbandonato nelle viscere della sua pelle, sono sotto la tua pelle, Griet, guardami, non te ne andare.
Nicholas s'accorse dei miei occhi pesanti sul suo volto, la strinse a sè, le baciò i capelli, le leccò le labbra aride, vidi il suo corpo bianco muoversi di getto, gli occhi di sangue spalancarsi, aprirsi e avvolgerlo.
Griet gli sfiorò la mano, corse con lo sguardo sul vetro rigato, acqua, schegge di lacrime.
Mentre stringeva lui, fissò me. Richiuse gli occhi lentamente, non c'era più fretta.
Gli addii non significano niente.
Fu lui a tenerla stretta per l'ultima volta, l'ultimo a possederla, l'ultimo a respirare dentro di lei.
Ma sai, guardò me, alla fine. Il mio sorriso tirato, le mie mani sporche.
Forse non è lui, forse non è sempre stato lui, l'unico. Forse neanche lei lo sapeva, non l'avrebbe mai saputo, chi c'era, chi c'era sempre stato in ogni cicatrice, in ogni singhiozzo.
Guardò me. Vorrà pur significare qualcosa, in fondo.
Griet, ti piaceva vivere nel dubbio tra il niente e il tutto.
  
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