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Autore: ka_chan87    29/08/2005    23 recensioni
Tempi duri aspettano il Continente delle Tre Terre con un nuovo nemico a minacciare la sua stabilità. Cinque giovani per unire le Tre Terre a comabattere sotto un'unica bandiera l'odiato nemico... avventure, scontri tra la magica atmosfera di tre misteriosi paesi, ognuno con la propria storia e le proprie magie e la nascita di grandi amicizie e grandi amori... tutto questo è "La Guerra delle Tre Terre"
Genere: Romantico, Azione, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Naraku, Sango, Shippou
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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LA GUERRA
DELLE TRE TERRE

Saluti a voi, temerari che vi accingete a leggere questa mia nuova 'creatura' partorita dalla mia contorta mente... tanto per essere precisi, forse mi conoscerete già come l'autrice di un'altra mia storia: THE CHANGE. A proposito di questo, voglio mandare un messaggio ai lettori quest'altra mi fanfiction dicendo che momentaneamente - ma proprio momentaneamente - è sospesa... la cosa dispiace anche me e la cosa che mi fa più arrabbiare è che ero sul buon punto, finalmente, di terminarla... infatti il capitolo era già quasi pronto... peccato che il mio computer abbia pensato bene di non aprirmi più il file, recuperando solo la parte che avevo stampato facendo sparire, nemmeno io so dove, tutto il resto che avevo scritto ma non, purtroppo stampato.
Perduto, è andato tutto perduto. Così ho deciso di abbandonarla per qualche tempo e di dedicarmi a questa nuova storia a cui già pensavo da tempo.
Non volgiatemene a male, vi scongiuro, ma lo sconforto di aver perso tutto quel lavoro mi ha letteralmente bloccata. Ma è garantito che la finirò, questo è scontato, solo... non adesso. Perdonatemi.
Ora vi lascio alla lettura di questa mia nuova storia... sempre che qualcuno sia disposto a leggerla, ovvimente.
Salutoni, ka_chan!

1° CAPITOLO “CONGIURE, RICORDI, PIANI”

Plic, plic.
Lo stesso suono. Tutte le mattine veniva destato dallo stesso suono.
Plic, plic.
Aprì gli occhi ancora annebbiati da quel sonno senza sogni e si soffermò a guardare il punto da cui proveniva quel rumore.
Davanti a lui, giusto a due metri di distanza, poté vedere quell’unica goccia andarsi a infrangere sul freddo pavimento di pietra, dividendosi in tantissimi riflessi colorati e animati dalla debole luce del mattino.
Plic, plic.
Lo stesso suono… da quattordici anni.
Quello era l’unico rumore udibile e a non farlo impazzire per il totale silenzio…. Anche se, spesso, lo avrebbe gradito molto di più.
Era rinchiuso in quel luogo, che aveva ormai capito essere la sua prigione, da quattordici anni. Una vita.
Quello, infatti, era il giorno del suo diciottesimo compleanno.
Era diventato Adulto.
Tutti coloro che raggiungevano quell’età, da quel giorno in avanti, avrebbero potuto godere di nuovi e importanti diritti.
Ma lui no. Nonostante anche lui avesse raggiunto la maggiore età, non avrebbe mai potuto usufruire di quei diritti così importanti, ma anche così elementari… elementari per coloro che non avevano vissuto per quattordici anni in una prigione.
Si alzò, aspettando che il torpore che aveva alle gambe svanisse progressivamente. Non aveva manette. Né alle mani né ai piedi.
Evidentemente, si era spiegato, perché sapevano che da lì non sarebbe mai potuto fuggire.
Lui, il secondogenito della famiglia reale, rinchiuso in una cella da quattordici anni.
Una folata di vento, proveniente dall’alta finestra che lo sovrastava, gli portò al naso il forte odore del chiuso e dell’umidità che impregnava quel posto.
- Sempre lo stesso – si disse.
Non vedeva liberamente la luce del giorno dall’età di quattro anni… quando successe.
La famiglia reale, il re spodestato dal suo trono…. Una congiura, ecco quello che successe.
Una congiura che portò alla morte i suoi genitori e lui… in quella gabbia.
Tutto questo perché suo padre aveva cercato di suggellare una ufficiale alleanza tra le Tre Terre.
A quei tempi lui viveva nel Regno del Sud o ‘ Nanbu ’ (= Sud, in giapponese) o, ancora, ‘Oukoku no Hone ’, il Regno delle Ossa.
Gli piaceva il Sud. Dopo la Prima Era, così come gli aveva raccontato suo padre, era migliorato tutto l’aspetto morfologico, prima quasi completamente desertico, mentre negli anni in cui ci aveva abitato era diventato un paese in cui si viveva relativamente bene… certo, le temperature spesso superavano i 40°, ma per gli Youkai la temperatura non contava più di tanto.
Sì, perché il Regno del Sud era solamente abitato dai Demoni.
Demoni che gli avevano voltato le spalle.
Toc, toc.
- È già mezzo giorno? – si chiese il prigioniero visto che l’unica testimonianza del fatto che non era stato completamente abbandonato lì, al suo destino, era proprio il sentire quel bussare… cosa che avveniva sempre a mezzo giorno.
Si avvicinò all’alta e massiccia porta in metallo arrugginito dal tempo, e alzò la piccola apertura trovandosi davanti il suo ‘pranzo’.
Sì perché quello non poteva essere definito come un vero e proprio pranzo: mezza brocca d’acqua e mezza pagnotta di pane… vecchio.
Prese il vassoio con le dita scarne e lo tirò verso di sé sentendo l’immediato scatto della piccola apertura che veniva chiusa a chiave.
Non vi fece caso e si concentrò sul secondo pasto della settimana.
Ah, certo! Perché lui riceveva i pasti, una volta al giorno, tre volte alla settimana.
Troppo poco? Sicuramente.
Ma non era sempre stato così… fino all’età di dieci anni aveva ricevuto i pasti tutti i giorni almeno due volte al giorno…. Ma dopo aver compiuto i dieci anni la frequenza con cui riceveva il cibo era calata progressivamente ogni anno, – e proprio il giorno del suo compleanno - arrivando ora a questo: cibo una volta al giorno per tre volte a settimana.
- Forse perché ero troppo piccolo per resistere senza cibo per così tanto… - si era ripetuto per alcuni anni quando cominciarono a scarseggiare le ‘pietanze ’….
Ma poi aveva compreso il reale motivo… farlo morire di sete e di fame.
Ma, se proprio doveva morire, perché non ucciderlo quel giorno? Perché non sporcarsi le mani quando era ancora piccolo?
Questo non lo capiva e non lo avrebbe mai capito.
Comunque, era pienamente sicuro che, anche da quel giorno in poi, la frequenza sarebbe diminuita: cibo una volta al giorno, due volte alla settimana.
- Evidentemente vogliono che muoia all’età di vent’anni – si disse, sorridendo, ma senza allegria.
Mise da parte certi pensieri e si concentrò sul suo ‘lauto pasto ’, attaccandosi alla brocca e bevendo un piccolo sorso d’acqua.
“Auguri di buon diciottesimo compleanno, Inuyasha”.
E guardò in alto, verso la piccola finestrella, mentre fasci alternati di luce di un sole mai interamente visto da quattordici anni penetravano fra quelle quattro e strette mura cercando inutilmente di riscaldarle.
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Eldoras. Capitale della Terra Centrale. Forse la regione più prosperosa nel Continente delle Tre Terre.
Qui, a differenza del Regno del Nord e del Regno del Sud, convivevano pacificamente Umani e Demoni e insieme a loro, seppur in minoranza, gli Hanyou.
Dopo la terribile Grande Guerra della Prima Era che aveva coinvolto tutto il Continente delle Tre Terre, la Terra Centrale si era occupata, grazie alla formazione di un potentissimo esercito, la Milizia del Dragone, di mantenere una relativa stabilità nei rapporti tra le Tre Terre.
Inoltre era anche il solo luogo, in tutto il Continente, dove vivevano i Draghi, creature magiche dotate di straordinari e misteriosi poteri.
Ed era sempre qui, in particolare ad Eldoras, che viveva la Famiglia Reale il cui capostipite fu Eldeor, fondatore anche della stessa capitale.
La città dove viveva la Famiglia Reale… o almeno quello che ne rimaneva visto che, quattordici anni prima, il Re e la Regina insieme al primogenito erano stati assassinati da dei sicari Youkai.
Ma, per fortuna, essendo una città ben organizzata anche dal punto di vista politico e amministrativo, non era rimasta abbandonata a se stessa grazie all’efficace intervento del Parlamento e dell’attuale Governatore della città: Takehiko di Eldoras, cugino del Re.
Grazie a lui la città era riuscita ad andare avanti nonostante la grave perdita dell’amatissima Famiglia Reale. Ma non tutto era perduto… perché un superstite di quel dolorosissimo episodio c’era: la secondogenita della Famiglia, messa in salvo il giorno dell’attentato e fatta nascondere sull’isola di Arlem, ad est della Terra Centrale.
Ed era quello, ora, uno dei problemi dibattuti nel consiglio che si stava tenendo nella grande Sala del Parlamento.
“Come sarebbe a dire che non avete scoperto nulla?!? Non possiamo prepararci in modo adeguato se non sappiamo cosa di preciso sta architettando quel malato di mente!!”. La dura e roca voce del Governatore riecheggiò al di fuori della Sala tra i lunghi e immensi corridoi del Palazzo Reale andando a ferire l’udito di un giovane appostato al di fuori della massiccia porta in ciliegio scuro che lo divideva da quello che stava accadendo all’interno della stanza.
“A quanto pare il mio paparino è leggermente alterato!” ghignò divertito, immaginandosi la faccia arrossata del padre furioso.

“Si- signore ci perdoni! Ma in questo periodo dell’anno è difficile attraversare le Montagne della Luna* senza rimanere illesi o perdersi!”.
“Non voglio sentire scuse! Qui si parla del destino dell’intero Continente, ve ne rendete conto?! Accidenti!”.
“Calmati Takehiko. – intervenne uno dei parlamentari, responsabili della difesa della Terra Centrale, Mendion di Candem – Dobbiamo discutere con lucidità se vogliamo arrivare a qualcosa” disse calmo, capendo l’agitazione dell’amico.
“Sì, hai ragione. In quanto a voi due…”.
“Sì, Signore?” risposero contemporaneamente i due soldati.
“Avete fatto un buon lavoro, potete andare”.
“Sì, Signore!” e i due si allontanarono tirando un sospiro di sollievo per non essere stati puniti per la loro mancanza.
“Che facciamo ora? Non abbiamo la minima idea di cosa quel pazzo furioso di Naraku stia architettando e non possiamo permetterci altri attacchi a sorpresa! Non ho assolutamente la minima intenzione di rivivere una nottata come quella di quattordici anni fa!” disse con foga e dolore nella voce il Governatore.
“Nessuno lo vuole, Takehiko… ma non possiamo nemmeno farci prendere dall’agitazione e dal tormento perché è quello che vuole il nostro nemico” rispose calmo l’altro cercando di smorzare l’agitazione dell’amico ormai sull’oro di una crisi isterica.
Eravamo nel periodo delle Grandi Nevi ed era difficile muovere un solo passo fuori di casa, figuriamoci attraversare la grande catena montuosa delle Montagne della Luna!
Perciò la Terra Centrale si trovava praticamente isolata e senza sapere cosa il nemico stesse architettando e quando se lo sarebbero ritrovato in casa…!
Il Governatore sprofondò nella morbida poltrona sulla quale era seduto, ovvero quella del Re, e tirò un sospiro, sconsolato, ma sapendo che le parole di Mendion erano vere.
“Nessun’altra notizia dal vostro ‘messaggero ’ Royakan?”.
“No, non ancora mio signore. Sono spiacente…”
“No, non ti devi dispiacere. Anche se Kouga è un Demone sarà difficile pure per lui muoversi con un tempo del genere. Spero solo che non gli sia successo niente…. Anche se la situazione in cui ci troviamo è di estrema gravità non posso permettermi perdite inutili. Quelle informazioni non devono valere la vita di nessuno” e tutti i membri dell’assemblea annuirono, ammirando le sagge parole del Governatore che, da quando aveva preso il posto del cugino, aveva cercato di governare il Paese seguendo le orme del parente da sempre fortemente ammirato. Erano cugini, ma per lui, il Re, Masahiro Higurashi, era stato come un fratello.
“Sono sicuro che- ” ma le parole di Royakan si bloccarono quando sentirono la pesante porta in ciliegio aprirsi e da lì venire avanti un più che stanco e spossato Youko… Kouga.
“Per tutti i Draghi! – esclamò Takehiko – Kouga! Presto portate delle coperte e dell’acqua!” ordinò, secco, andando incontro al giovane Demone che nel frattempo si era accasciato sul lucido pavimento di marmo bianco.
“Mio… mio Signore…” disse tremante l’ ookami Youkai.
“No, non parlare. Prima devi riprendere le forze e, soprattutto, scaldarti”.
Lo Youko annuì semplicemente, non avendo la forza per rispondere.

“Allora, come ti senti adesso?”.
“Meglio mio Signore, la ringrazio”.
Tutti seduti ai loro posti, i partecipanti al consiglio ancora in atto, aspettarono pazienti che il giovane Demone recuperasse le forze per poi riferirgli cosa aveva scoperto… se aveva scoperto qualcosa.
“Mio Signore, ho delle importanti notizie da riferirle” cominciò lo Youkai senza che nessuno gli avesse posto ancora la fatidica domanda.
Il Governatore sentì una goccia di sudore freddo scorrergli giù per la tempia non sapendo se voleva ascoltare quelle parole.
Le aveva attese per lungo tempo ma adesso non capiva più se le voleva sapere. Aveva paura. Paura di quello che sarebbe venuto a conoscenza.
“Ma non sono buone notizie” disse serio l’ookami Youkai.
“Lo immaginavo” disse, semplicemente Takehiko di Eldoras “Ora dimmi quello che hai scoperto e non tralasciare niente”.
“Sì…. Ho potuto raggiungere facilmente le Montagne della Luna perché, con mia fortuna, non erano ancora cominciate le Grandi Nevi. In seguito ho superato il confine con il Regno del Sud arrivando fino a una piccola cittadina di nome Merandir a nord di Kaosu, la capitale.
“Qui ho potuto facilmente confondermi con la gente del posto dicendo che ero stato mandato in missione molti anni prima lontano da lì e che avevo bisogno di essere aggiornato sugli avvenimenti degli ultimi quattordici anni.
“ Mi è stato raccontato, a grandi linee, della congiura organizzata quattordici anni fa dallo stesso Naraku contro il vecchio regnante, Inu Taisho, ucciso insieme alla moglie umana Izayoi, ma non mi hanno riferito niente altro.”
“Sì… è quello che abbiamo saputo pure noi…” intervenne il Governatore.
“Ma ho scoperto un’altra cosa Signore…”.
“E sarebbe?”
“Bè, stando a quello che mi hanno riferito, il regnante ucciso aveva due figli: il primogenito, Sesshoumaru, è un Demone completo mentre il secondogenito, Inu-yasha, era un mezzo- demone, figlio, appunto, della seconda moglie di Inu Taisho, uccisa insieme a lui.”
“Interessante… sapevo del primogenito, Sesshoumaru…ma di questo Inuyasha non ne sapevo niente… forse perché era un Hanyou…. Già, ma perché hai detto ‘era ’? È morto?”.
“È questo il punto… non si sa”.
“Come sarebbe a dire?”
“Da quello che ho potuto capire, visto che su questo argomento tutti sono stati molto schivi, questo Inuyasha è stato portato sulla Shima no Nanimo, l’Isola del Nulla che si trova, come ben saprete anche voi, ad ovest del Regno del Sud vicino al nostro stesso Paese, e che da quel giorno non si sia saputo più niente di lui”.
“Caro Kouga hai fatto un ottimo lavoro, davvero” disse soddisfatto Takehiko.
“Ah ma Signore, non ho ancora finito! Devo riferirvi altre due cose tra cui quella più importante!”.
“Avanti con la prima notizia, allora”.
“Mi hanno riferito, purtroppo, che dieci anni fa a Naraku è giunta la voce che la Principessa fosse ancora in vita, nascosta su una delle varie isole che circondano il Continente.
“Immediatamente, ha mobilitato alcuni gruppi dei suoi sicari migliori e li ha mandati su ciascuna delle isole… con l’ordine di sterminare ogni villaggio…” disse con la voce piena di rammarico sapendo quanto fosse importante che l’ultima superstite della Famiglia Reale rimanesse in vita.
“Capisco. – disse bianco in volto il Governatore - In effetti è da molto tempo che non ricevo notizie della Somma Kaede, ma non pensavo che fosse per questo motivo… mi occuperò subito di mandare un messaggero…” terminò, come se quella fosse la conclusione dell’assemblea, scordandosi del tutto dell’ultima notizia, quella più importante, che il giovane Youko doveva ancora riferirgli.
“Si… Signore!! Devo ancora riferirle l’ultima informazione!”.
“Ah, già. Di che si tratta?” chiese teso, vedendo la serietà con cui il giovane Demone lo stava guardando… forse era proprio quella che stava per dirgli la ‘vera ’ cattiva notizia….
“Anche io sono rimasto letteralmente pietrificato quando me l’hanno detto…” disse titubante Kouga
“Avanti ragazzo non farci stare sulle spine! Bella o brutta che sia devi darci questa informazione!” disse, ora, più alterato il Governatore già teso per quello che aveva sentito e se pure doveva stare lì ad aspettare sarebbe esploso.
“Naraku si è messo sulle tracce della Shikon no Tama”. Questa fu la risposta secca del giovane ookami Youkai… risposta che pietrificò all’istante tutti i partecipanti del consiglio.
Era una catastrofe. Naraku sulle tracce della Shikon? Quella di certo era una notizia più che inattesa.
“Ne… ne sei sicuro? Proprio la Shikon no Tama?” chiese l’Umano come se avesse capito male e come se quello fosse stato solo un brutto sogno.
“Sì, la Shikon no Tama” rispose nuovamente, secco, Kouga andando, involontariamente, a rigirare il coltello nella piaga.
Dopo attimi di completo silenzio, la sala esplose in grida di sorpresa e allarme tanto da spaventare anche chi si trovava al di fuori della stanza.
“SILENZIO!!!” tuonò la voce del Governatore.
“Non tollero queste esplosioni di panico. Ora… innanzitutto, Kouga, ti ringrazio infinitamente per quello che ci hai riportato. Se ora potremo studiare una qualche strategia lo dobbiamo solo a te”.
“Ho fatto il mio dovere, Signore” rispose l’ookami Youkai, grato per quelle parole che lo avevano riempito di orgoglio.
“Bene. Ora va a riposarti come si deve. Te lo sei meritato”.
E il giovane Youko si alzò, sorretto da due soldati che lo accompagnarono nell’infermeria per poter essere curato da alcune ferite riportate durante il viaggio e per poter, finalmente, godere di un po’ di calore e riposo.
“Ora a noi signori… per adesso vi devo chiedere di interrompere qui la nostra riunione. Devo parlare in privato con il Ministro della Difesa”.
Tutti i vari parlamentari uscirono in silenzio ubbidendo senza repliche al Governatore a cui ora spettava il compito di prendere complicate e gravi decisioni.
“Ah, Royakan!”.
“Sì, mio Signore?”
“Qui fuori dovrebbe esserci mio figlio, gli diresti di entrare per favore?”.
“Certo, Signore!” e il Demone si allontanò dalla sala fermandosi poi nei pressi della grande porta parlando con un giovane che, subito dopo, fece il suo ingresso con uno strano sorriso sornione.
“Miroku… vuoi spiegarmi per quale assurdo motivo stai sorridendo con quell’espressione idiota?!” chiese brusco il Governatore nonappena posò gli occhi sul figlio che ormai faceva di tutto per farlo irritare.
“Padre, mi offendi!” disse il giovane, con voce da finta vittima “Vuoi forse dire che odi il volto del tuo stesso figlio? Carne della tua carne? Sangue del-”.
“Oooh, e falla finita!! Non ti ho chiamato per fare il buffone!!” gli disse infuriato il padre con una serie di grosse vene che gli pulsavano un po’ dappertutto….
A questa scena il Ministro Mendion sorrise divertito guardando il volto del giovane figlio del Governatore. Aveva ormai vent’anni, ma in quel viso pieno di vita vi si poteva leggere ancora la voglia di divertirsi e di godersi la vita… cosa che non era quasi più prevista per un ragazzo, anzi, un uomo della sua età.
Se a uno sconosciuto gli avessero detto che quello era il figlio del Governatore Takehiko di Eldoras, non ci avrebbe creduto.
E in effetti non si assomigliavano quasi per niente fisicamente… il padre era un uomo di mezz’età, tarchiato seppur abbastanza alto e robusto. Il volto era sempre severo e incuteva timore a chiunque lo vedesse per la prima volta, ma chi lo conosceva bene, vedendo quel volto, non poteva fare altro che provare un gran rispetto.
Il figlio invece era slanciato, più alto della media e con un viso tutto l’opposto del padre: una perenne espressione saccente e sorniona – che si accentuava quando era di fronte al genitore – e da cui si capiva bene che si trattava di un ragazzo relativamente ribelle… cosa dimostrata anche dal suo taglio di capelli giovanile e sbarazzino accentuato da un codino che gli spuntava da dietro la nuca.
Quante volte il padre aveva cercato di tagliarglielo, quel codino…!
Ma una cosa in comune ce l’avevano: i profondi occhi blu in cui vi si poteva leggere il comune amore per il proprio Paese e per la propria gente. Nonché un grande amore per la libertà.
Comunque non bisognava farsi ingannare dall’aspetto del giovane… egli, infatti, come degno e unico figlio del Governatore della capitale, era un grande esperto di politica e sapeva bene come una città dovesse essere governata al meglio.
Oltre a questo, poi, era un abile combattente e, soprattutto, un grande esperto delle arti magiche… forse il più potente dell’intero Paese.
Insomma, nonostante le numerose differenze tra i due, entrambi provavano un profondo rispetto l’uno per l’altro e, cosa di cui era certo il Ministro, anche un profondo affetto, seppur, tra loro, ci fossero sempre state delle incomprensioni.
A quelle parole, comunque, vedendo più del solito la profonda serietà nel volto del vecchio padre, anche Miroku cambiò espressione, facendosi più serio.
“Ho visto Kouga prima. Ha riportato notizie soddisfacenti?”.
“Anche troppo, mi verrebbe da dire. Comunque sì, ne ha riportate di molto importanti”.
“Potrei conoscerle? Se mi avete fatto chiamare significa che avete bisogno anche di me…”.
“Ed è proprio così, figliolo. A te affiderò un’importante missione che sono sicuro riuscirai a portare a compimento senza problemi”.
“Ti ascolto”.
E l’uomo si alzò dalla sua comoda poltrona andando fino alla grande finestra in fondo alla sala che, al di là delle sue sottili pareti in vetro, mostrava il paesaggio della città sconvolto da una della tante tempeste di nevi tipiche di quel periodo dell’anno.
Dal grande caminetto di pietra massiccia, la Pietra di Luna, proveniente da una delle tante cave nei pressi delle Montagne della Luna, si propagava un confortevole calore mentre il fuoco crepitava con un’esplosione di scintille che provocavano misteriosi giochi di luci ed ombre.
Il Governatore si girò, guardando seriamente e preoccupato il figlio negli occhi, i suoi stessi occhi, come se il solo guardarlo avrebbe risolto i suoi problemi nei suoi confronti. Sì perché in quella nuova battaglia che aspettava tutti loro, avrebbe avuto bisogno della forza e del potere del figlio… il suo unico figlio che amava più della sua stessa vita... anche se, non sempre, era riuscito a dimostrarglielo.
Aveva già perso il cugino e tutta la sua famiglia e l’idea di mettere in pericolo anche la vita del suo stesso figlio lo riempiva di sensi di colpa.
E Miroku, come leggendo i pensieri del padre, lo rincuorò
“Non temere. In qualità di figlio del Governatore di Eldoras devo assolvere ai miei doveri e alle mie responsabilità. Non te ne faccio alcuna colpa perché amo questo Paese e sono pronto a difenderlo con la vita… così come mi hai insegnato tu stesso… ed io credo in questo” e lo guardò con affetto, forse come mai aveva fatto. Solo lui gli era rimasto ed era importante, per lui, cercare di consolidare, in qualche modo, il loro legame… cosa non propriamente facile.
Dall’altra parte Takehiko si sorprese delle parole di Miroku capendo solo in quel momento che il figlio gli voleva bene, che aveva fiducia in lui e che gli sarebbe rimasto affianco nelle sue decisioni, nonostante tutto quello che era successo tra di loro e che ancora, in profondità, perdurava.
Sorrise, soddisfatto. Il suo ragazzo non era affatto un buono a nulla irresponsabile… ma questo lui lo sapeva già, anche se troppe volte non lo aveva capito.
“Ti ringrazio per le tue parole, Miroku e perdonate la mia debolezza”.
“Dicci cos’hai in mente Takehiko” intervenne Mendion, avendo capito che il Governatore aveva già pensato ad una prima mossa da fare. E se aveva chiesto a Miroku di occuparsene… bè, voleva dire che non era cosa da poco.
“Vedo che non ti sfugge mai niente Mendion. Bè, ora vi dirò a cosa ho pensato come prima cosa da fare.
“Miroku, ora ti dirò sinteticamente le cose riferiteci da Kouga” e lo guardò, aspettando l’assenso del figlio per continuare
“Bene. Primo: abbiamo scoperto che il secondogenito della famiglia Yasha, che governava il Regno del Sud, di cui ignoravamo completamente l’esistenza, è probabilmente ancora vivo, rinchiuso in una prigione sulla Shima no Nanimo.
“Secondo: dieci anni fa a quel maledetto di Naraku è giunta voce che tua cugina di secondo grado, Kagome, fosse ancora viva su una delle isole del Continente e ha mandato alcuni dei suoi sicari su ognuna di esse per distruggere tutti i vari villaggi.
“Terzo: Naraku è sulle tracce della Shikon no Tama. Sai bene di che si tratta, vero?” e guardò l’espressione terribilmente sorpresa del figlio capendo così che ne era a conoscenza.
“La Shikon no Tama…” sussurrò Miroku che fino a quel momento era rimasto ad ascoltare attentamente le parole del padre assorbendo ogni singola sillaba.
“Ma… padre… quel cimelio non era andato disperso ormai dall’inizio della Seconda Era?” chiese agitato il giovane.
“Già… ma evidentemente non più. Questa di tutte le informazioni che Kouga ci ha riportato è, a mio avviso, la meno certa e sicura, ma quella che maggiormente dobbiamo tener presente”.
“Certamente. – disse Mendion – Se Naraku, già potente com’è, entrasse in possesso di quella sfera sarebbe un disastro. Ma ora sarei curioso di sapere cos’hai intenzione di fare”.
“Sì. A te per prima cosa, Mendion, chiedo di rafforzare le nostre linee di difesa e di preparare la Milizia ad un possibile e imminente scontro. Poi, e questo è un po’ più complicato, di controllare chiunque esca od entri con messaggi destinati o provenienti da lontano. Se a Naraku è giunta voce che Kagome è ancora in vita significa che nella Terra Centrale e addirittura nella stessa Eldoras c’è qualche spia. Ed è questo il nostro tallone d’Achille. Se è una spia del Regno del Sud inevitabilmente non può essere che un Demone… e visto che nella nostra città ci sono sia Demoni che Umani per lui o per loro non sarà stato che un gioco da ragazzi infiltrarsi. Dovremo controllare chiunque, ma, mi raccomando, tutto in modo molto implicito… non voglio spaventare né i nostri abitanti né far scappare le nostre prede”.
“Non c’è problema. I miei ragazzi sono pronti per qualsiasi evenienza… se la sapranno cavare”.
“Non ne dubito. Ora a noi Miroku”.
“Vuoi che mi ritiri Takehiko?” gli chiese Mendion, non sapendo se il Governatore volesse parlare in privato al figlio.
“No, rimani Mendion. Ho bisogno di sapere che ne pensi…. Dunque, a te, Miroku, credo di dover affidare il compito più importante…”.
“Saprò affrontarlo…” disse fiducioso il giovane.
“Lo so. Probabilmente vi sorprenderà quello a cui ho pensato ma credo che sia una buona idea.
“La tua prima missione, figliolo, sarà quella di andare nel Regno del Nord per convocare di persona Sango di Mend, primogenita del regnante e residente nella capitale, Mendeon.
Arrivato là, dovrai spiegarle quello che sta accadendo e poi dovrete tornare qui, ad Eldoras, dove io la incontrerò personalmente.
“Resterete qui qualche mese, prima di ripartire, perché Sango possa esercitarsi a volare con un Drago, indispensabile per questa missione ardita.
“Nonappena avrà una certa dimestichezza con un Drago, partirete alla volta della Shima no Nanimo dove vi accerterete se questo Inuyasha è vivo e se così fosse… bè lo libererete dalla sua prigionia e lo porterete qui”.
“Tu… tu vuoi che facciamo evadere di prigione un carcerato?”.
“Già” disse, semplicemente il Governatore mentre il figlio lo guardava sconvolto. Quella era la missione più assurda a cui avesse mai dovuto prendere parte.
“Come mai tutta questa arditezza? Non sembrerebbe proprio uno dei tuoi piani super rigidi, Takehiko” disse, invece, quasi divertito il Ministro.
“Bè sai, come si dice… a mali estremi, estremi rimedi”.
“Ma… padre… perché? Perché tutto questo?!?”
“Perché voglio ricreare il Consiglio delle Tre Terre”.
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“Yawn!”.
“Oh, buongiorno Kagome! Ma che sono quelle occhiaie? Non hai dormito nemmeno sta notte?”.
“No, nonna Kaede! Ho fatto quel dannato sogno pure sta notte!”.
“Quello di cui mi hai parlato la settimana scorsa?”.
“Già…”.
Isola di Arlem, a nord- est della Terra Centrale. Le otto di mattina, circa. Nel piccolo villaggio di Kandem, nella parte ovest dell’isola, in una piccola capanna, due donne stavano facendo colazione attorno al piccolo focolare, unica difesa contro il gelo tipico di quella stagione. Anche lì era arrivato l’inverno.
“Etciù! Accidenti nonna, quando verrà qualcuno a riparare la stufa?” chiese stizzita la ragazza di nome Kagome. Era una fanciulla di sedici anni, da poco compiuti, di una rara bellezza. Aveva lunghi capelli neri come la notte dai riflessi lucenti, che le ricadevano morbidamente sulle spalle coprendole a metà l’esile schiena. Due occhi grigi, quasi argentati che facevano a gara con il magico colore della luna… ma erano freddi, come il loro stesso colore. Da essi non trapelava quasi mai gioia con il dispiacere della nonna che rimaneva ammaliata da come essi si potessero trasformare se solo la ragazza non avesse, ormai da dieci anni, la morte nel cuore.
La morte provocata dalla morte.
Sì perché, dieci anni prima, il loro villaggio era stato attaccato da alcuni Youkai, comparsi improvvisamente, contro i quali erano rimaste vittime sua figlia e suo marito…i genitori addottivi di Kagome.
Adottata. Kagome era stata adottata perché ella, in realtà, non era altro che l’unica superstite di un’altra strage, avvenuta quattordici anni prima, quella della sua vera famiglia… la Famiglia Reale, gli Higurashi, detentori del trono di Eldoras, capitale della Terra Centrale.
Ma questo la ragazza non lo sapeva. Sapeva solo di essere figlia di quei genitori che le erano stati portati via in maniera così brutale solo per difendere il proprio villaggio, la propria figlia… anche se non era veramente la loro, ma che col tempo lo era diventata. Sì perché sua madre, Kikyo, era stata una sacerdotessa come sua nonna Kaede, del resto.
E suo padre, invece, era molto abile nelle arti magiche.
E lei aveva ereditato entrambe le capacità dei suoi defunti genitori.
O, almeno, credeva di averle ereditate perché, in realtà, come discendente della Famiglia Reale, le possedeva comunque. E Kaede gliele aveva insegnate in vista del suo ritorno verso il trono che le spettava di diritto.
Lei, Kaede, già da anni era partita da Eldoras per ritirarsi sull’isola di Arlem, dopo una trentina d’anni di servizio come membro dei Consiglieri del Re e quando lei se ne andò Kagome doveva ancora nascere mentre, invece, aveva potuto passare un po’ di tempo con il primogenito della casata regnante, Sota Higurashi.
Dopo essersi trasferita sull’isola e essersi sposata, comunque, veniva annualmente aggiornata su quello che succedeva nella Terra Centrale da puntuali messaggi provenienti dalla capitale.
Tra questi aggiornamenti vi fu, ovviamente, la notizia che il Re ebbe una seconda figlia.
Fu molto felice di ricevere quella ‘lieta novella ’ e anche l’anno dopo non ci furono notizie negative.
Ma l’anno ancora dopo accadde. Già allarmata per il ritardo con cui le venne recapitato il messaggio, quando lesse la notizia che il Re, la Regina e Sota, il primogenito, erano stati assassinati, rischiò l’infarto. Ma fu ancora più sorpresa dalla richiesta scritta su quella lettera: ‘ …fortunatamente, però, siamo riusciti a trarre in salvo Kagome, la secondogenita del Re. Io, Takehiko di Eldoras, vi chiedo di prendervi cura di mia cugina che farò accompagnare lì da voi da qualcuno di mia fiducia e che saprà rintracciarvi. Vi prego, contiamo su di voi. Il destino della Terra Centrale dipende da quella bambina.
Vi ringrazio già da ora… mi metterò nuovamente in contatto con voi il prima possibile.
Takehiko di Eldoras.’

E, infatti, pochi giorni dopo arrivò un uomo con in braccio una bambina di appena due anni, affidandogliela.
Così lei, insieme alla figlia Kikyo che da poco si era sposata, si presero l’incarico di difendere la vita di quella piccola creatura. E, inevitabilmente, quasi fin da subito, le si affezionarono tanto che Kikyo e il marito, Hisoka, decisero di adottarla.
Erano felici, veramente felici. Fino a dieci anni fa quando, appunto, furono attaccati da quei demoni.
E Kaede aveva intuito fin da subito come mai dei Demoni si erano disturbati di arrivare fino a là… uccidere l’erede al trono di Eldoras, Kagome. E, essendo stata per tanti anni un membro dei Consiglieri, aveva potuto riconoscere lo stemma che uno di quegli Youkai aveva ricucito sulla casacca sporca di sangue: lo stemma del Ragno, lo stemma di Naraku già colpevole di un’altra strage: quella degli Yasha.
Una ragnatela di morte.
Ma la cosa che la preoccupava era che Kagome, durante quella notte, l’aveva sentita inveire contro quello stesso Youkai e fare il nome di Naraku, il loro mandante.
Ed ora cercava vendetta.
‘ Quando compirò diciotto anni partirò e andrò ad uccidere Naraku. Lo giuro.’ Questo le aveva detto, quella notte. Ed era più che sicura che lo avrebbe fatto.
Oltre a questo ora c’era anche quel sogno, a preoccuparla.
“Nonna Kaede?!?” sentì tuonare, improvvisamente, l’anziana sacerdotessa, risvegliata dalle sue riflessioni.
“Scusa Kagome… stavi dicendo qualcosa?”.
“No…semplicemente ti sto chiamando da mezz’ora!” rispose inviperita la giovane.
“Suvvia… non sarai arrabbiata?” le chiese dolcemente Kaede.
“Uff… no, come potrei arrabbiarmi con te?” rispose lei, sorridendo lievemente. Quel sorriso. Solo a lei e a pochi altri veniva mostrato, seppur piccolo. Da bambina, invece, non faceva altro che ridere. Ma era comprensibile, dopo quello che era successo.
“Kagome cara, scusa… se non ti spiace potresti nuovamente raccontarmi quel sogno?”.
“Sì… certo. Anche se non so cosa ci trovi di interessante visto che è senza senso!”.
“Lascia giudicare a me…”.
“Come vuoi…” disse Kagome, facendo spallucce, non capendo perché dovesse perdere tempo a raccontare una cosa che per lei non aveva alcun senso.
“Allora, vediamo… l’unica cosa che mi rimane sempre impressa maggiormente sono i tre, anzi no, i quattro strani individui che vengono da me…”
“Perché strani?” intervenne l’anziana donna
“Bè, più che strani ognuno di loro preso singolarmente, sono strani come ‘combriccola ’… scusa non si vede tutti giorni un gruppo formato da un Hanyou, uno Youkai e due Umani e, per essere precisi, una Cacciatrice di Demoni e un Majutsushi (= Mago), no?”.
“E tu che mi dicevi che non te lo ricordavi nei dettagli…!” disse, sorpresa, Kaede.
“Mah, sinceramente non so nemmeno io com’è possibile… bè per quel che riguarda i primi tre cioè l’ Hanyou, lo Youko e la Cacciatrice era ben visibile… ma per quel che riguarda quel Mago… in effetti non so come ho fatto a capire che fosse un Majutsushi…. Ne ho, come dire, sentito le capacità, la sua aura spirituale…. Ma è possibile? Insomma…era pur sempre un sogno…”.
“Per una con le tue capacità spirituali tutto è possibile… ma di preciso non so darti una risposta…”.
“Comunque è un sogno molto irritante… non riesco a capire assolutamente cosa quei quattro mi dicano per non contare che ci sono un cucciolo di Youkai e un mezzo- demone dall’aria del ‘so tutto io ’! Se c’è una cosa che odio sono i Demoni! Ma che razza di sogno dovevo fare, pure…!!” disse infuriata Kagome al pensiero di non riuscire a dormire per un sogno così irritante….
“Uhuh! Avanti non c’è bisogno di prenderla così…! Bisognerà soltanto aspettare che tu non li abbia più simili sogni e tutto tornerà alla normalità”.
“Sì ma spero che questa ‘normalità ’ torni presto! Ora vado a fare i miei esercizi con l’arco, nonna. Grazie della colazione, ci vediamo più tardi”.
“Sì e mi raccomando stai attenta!” disse l’anziana miko mentre vedeva Kagome uscire facendole un cenno di saluto con la mano.
- Ho paura che non si tratti di un semplice sogno il tuo, Kagome. Ho un brutto presentimento. – E guardò fuori dalla piccola finestrella che dava sul sentiero vedendo la schiena della ragazza allontanarsi.

FINE 1° CAPITOLO.
Evvai! Il primo capitolo di questa mia nuova fanfiction è terminato! Allora?? Com’è??? Spero vi sai piaciuto…era da una vita che volevo scrivere una storia fantasy!! Bè, siamo solo al primo cap. e se non vi è piaciuto…aspettate almeno di leggerne qualcun altro! Please…!
Comunque, aspetto commenti ma prima di lasciarvi bisogna che, se ci volete capire meglio qualcosa in sta storia, leggiate questo ‘ Specchietto Informativo ’ che, se ce ne sarà necessità, lo vedrete anche più avanti.

Quindi…ecco a voi…
“L’ ANGOLO DELLE RISPOSTE” (Inu: bha…che razza di nome idiota…).
Prima di tutto bisogna parlare del luogo in cui si ambienta la storia, ovvero il Continente delle Tre Terre che è diviso in tre fasce orizzontali:
1- Il Regno del Nord o ‘ Hokubu ’ (= ‘ paese settentrionale ’, in giapponese);
2- La Terra Centrale o ‘ Cyu Ushin’ (= ‘centro ’, in giapponese);
3- Il Regno del Sud o ‘ Nanbu ’(= ‘sud ’, in giapponese) o, ancora ‘ Oukoku no Hone’ che significa ‘Regno delle Ossa ’.
Il nome ha un significato: questa terra è stata anche chiamata così perché nella Prima Era vi era stata una sanguinosa battaglia tra i Demoni e gli Umani e sul campo di battaglia, dopo soli pochi giorni, non vi si poteva vedere che ossa.
Subito dopo vi fu una furiosa eruzione del Vulcano Jigoku (= ‘inferno ’, in giapponese) che devastò tutta la zona ospite della guerra, fossilizzando così tutte le ossa creando un macabro puzzle di morte.

Oltre al Continente delle Tre Terre vi sono, intorno ad esso, alcune isole e le principali sono tre:
a- Shima no Nanimo (= Isola del Nulla, in giapponese): è l’isola dove vi è imprigionato Inu-yasha. A nord di essa vi è un altro piccolo isolotto senza nome proprio perché non vi è nulla. Si trova ad est rispetto al Regno del Sud, quasi nelle vicinanze della Terra Centrale;
b- Isola di Arlem: è l’isola dove vi è Kagome. Si trova a nord- est rispetto alla Terra Centrale;
c- Isola di Kadok: è l’isola dove vi abitano gli Orchi. Intorno ad essa vi sono altre tre isolette minori dove vi crescono strane ma possenti creature che gli Orchi usano nelle battaglie. Si trova a sud rispetto al Regno del Sud, dopo lo Stretto di Cronos.

Vi sono, poi, altri piccoli isolotti nei dintorni del Continente, ma senza nome.
L’unica, oltre alle tre isole precedenti, ad avere un nome è Elandrim, al di là del Mare del Tormento, della quale non si sa nulla.
Questo perché chi è partito per andare ad esplorarla, passando per quel mare, non è più tornato.
Si trova a sud- ovest rispetto al Regno del Sud.

Ora passiamo alle caratteristiche delle singole Tre Terre:
1- Nel Regno del Nord vi vivono solo gli Uomini. Qui è in vigore la Repubblica che, però, alle spalle, è sorretta anche dalla famiglia reale, i Mend fondatori della capitale, Mendeon;
2- Nella Terra Centrale vi vivono Uomini, Youkai ed anche Hanyou. È l’unica parte delle Tre Terre a possedere i Draghi.
Qui, poi, vi vive la Famiglia Reale ai cui membri sono destinati i Draghi Supremi…ma di questo ne parlerò più avanti.
È stata la terra Centrale, fin dopo la Prima Era, grazie alla sua Milizia del Dragone, a mantenere una relativa stabilità nei rapporti tra le Tre Terre.
Qui è in vigore una monarchia costituzionale, dove la Famiglia Reale prende le decisioni solo se approvate dal Parlamento.
3- Nel Regno del Sud vi vivono solo i Demoni il cui sovrano è ora Naraku dopo, tramite una congiura da lui stesso organizzata, aver spodestato da trono Inu Taisho che aveva cercato di formare una ufficiale alleanza tra le Tre Terre.
Qui è in vigore una monarchia molto rigida che opera senza il controllo o l’ausilio di un Parlamento.

Bene, e adesso, anche se non ci sarebbe nulla di particolare da dire, vi scrivo due righe sui personaggi principali…tanto per essere sicuri che dopo abbiate le idee chiare…!
1- Inu-yasha: secondogenito della casata Yasha, la famiglia reale, avente perciò diritto al trono. Fa parte della popolazione del Regno del Sud.
Ha 18 anni.
2- Miroku: è l’unico figlio del Governatore Takehiko di Eldoras, ora reggente della capitale dopo l’assassinio del Re, suo cugino, Masahiro Higurashi.
È un esperto delle arti magiche. Ha 20 anni.
3- Sango: è primogenita della famiglia Mend, coloro che hanno fondato la capitale, Mendeon. È un’abile combattente, esperta nel cacciare i Demoni. Ha 18 anni.
4- Kagome: unica superstite alla strage della Famiglia Reale, vive, ignara del suo ruolo, sull’Isola di Arlem dove, ad appena due anni, venne affidata alla Somma Kaede, che, anni prima, era una dei Consiglieri del Re. È l’erede al trono di Eldoras. Ha 16 anni.
5- Naraku: è colui che ha pianificato sia la congiura contro il padre di Inu-yasha, sia l’assassinio della Famiglia Reale e, inoltre, è il responsabile della morte dei genitori adottivi di Kagome. è ora lui a possedere il trono degli Yasha e comanda il Regno del Sud. Si vuole impossessare della Shikon no Tama che da tempo si diceva scomparsa.

* CURIOSITÀ:
‘ Montagne della Luna ’: così denominate perché nell’antichità si pensava che dietro di esse vi tramontasse la Luna.

Ecco direi che, per il momento, è più che sufficiente.
Quando verrà l’occasione, poi, vi spiegherò anche tutto ciò che riguarda i Draghi ed anche l’accezione di Majutsushi, cioè Mago, ma non inteso come lo intendiamo noi oggi….
Certo, la mia mente ha partorito decisamente una cosa un po’ strana tra cui il mischiare nomi giapponesi a nomi fantasy…ma così è più divertente, no?
Comunque se avete bisogno di qualche spiegazione non esitate a domandare!
Se volete potete contattarmi per via e-mail o anche su Messenger, se lo avete! Le mie e-mail sono:
francesca4e@yahoo.it ;
fre_chan87@hotmail.it .
Bene, direi che è tutto…vi saluto bella gente e al prox capitolo!!!

  
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