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Autore: Princess Kurenai    17/05/2010    6 recensioni
[FrUK] La festa era stata un successo.
Una rivisitazione storica di quelle antiche, con abiti sfarzosi e curiose maschere che celavano i visi. Molte coppie ancora affollavano la sala, ballando e chiacchierando, mentre altre avevano già iniziato ad abbandonare la festa. Arthur Kirkland si poteva dire fiero della sua organizzazione.
Non vi erano stati problemi durante tutta la serata, ed era anche riuscito a sventare l’entrata di alcolici nella palestra - tentata da Gilbert e da suo fratello. E, vederla giungere lì al termine esattamente come l’aveva progettata, lo faceva sentire orgoglioso del suo ruolo di Presidente del Consiglio Studentesco.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: L’Ultimo Ballo
Fandom: Axis Powers Hetalia
Personaggi: Inghilterra (Arthur Kirkland), Francia (Francis Bonnefoy)
Genere: Introspettivo, Romantico
Rating: Verde
Avvertimenti: OneShot, Alternative Universe (AU), Shonen-ai
Conteggio Parole: 848 (FiumiDiParole)
Note: 1. Dedicata a Francis Bonnefoy. Perché? Perché sì ù_ù
2. Partecipa a FiumiDiParole.

{ L’Ultimo Ballo ~



La festa era stata un successo.
Una rivisitazione storica di quelle antiche, con abiti sfarzosi e curiose maschere che celavano i visi. Molte coppie ancora affollavano la sala, ballando e chiacchierando, mentre altre avevano già iniziato ad abbandonare la festa. Arthur Kirkland si poteva dire fiero della sua organizzazione.
Non vi erano stati problemi durante tutta la serata, ed era anche riuscito a sventare l’entrata di alcolici nella palestra - tentata da Gilbert e da suo fratello. E, vederla giungere lì al termine esattamente come l’aveva progettata, lo faceva sentire orgoglioso del suo ruolo di Presidente del Consiglio Studentesco. Certo, non era quello il suo lavoro, ma per fare le cose in grazia di Dio bisognava sempre mettersi in gioco in prima persona.
Era un lavoraccio e, anche se dava parecchie soddisfazioni, restava sempre pesante per una persona sola. Soprattutto quando, a festa finita, si ritrovò solo nella palestra a doverla rimettere a posto in ordine - era utile l’autogestione avviata dagli studenti, ma in quel caso era decisamente troppo.
Sospirò e, allungando la mano sulla maschera che indossava cercò di scioglierla.
“ Fermo.”
Nel sentire quella voce, familiare e irritante, si bloccò. Non tanto per l’ordine - non avrebbe mai ascoltato gli ordini di quell’idiota che, a quanto pareva, non aveva ancora abbandonato la palestra - ma nel sentire una musica lenta partire dalla postazione del DJ.
Si voltò, scoprendo l'altro ancora mascherato e vestito di tutto punto.
“ Che cavolo-”
“ Shh...”, lo zittì l’altro, attraversando a grandi passi la palestra. “ Finalmente la pista è solo per noi.”, constatò, fermandosi dinnanzi ad Arthur.
“ Lo vedo, Francis. E mi chiedo che cavolo-”
“ Shh...”, lo fece tacere ancora, facendo quasi alterare l’altro. Ma la rabbia scomparve magicamente quando, esibendosi in un elegante inchino, Francis Bonnefoy - uno degli studenti stranieri di quella prestigiosa scuola - lo guardò con uno sguardo tra il romantico ed il malizioso.
“ Posso avere l'onore di questo ballo?”, domandò, osando anche un raffinato baciamano, che causò nell'inglese imbarazzo e irritazione facendogli poi ritirare l'arto sfiorato dalle labbra del francese.
“ Come?!”, gracchiò.
“ Ti ho chiesto se vuoi ballare con me, mon Arthur.”, lo guardò serio come non mai, diritto negli occhi.
“ L’ho sentito!”
“ Siamo soli. Nessun imbarazzo. Solo io e te.”, soffiò Francis, avvicinandosi fino a soffiare quelle parole all’orecchio dell’inglese.
Arthur socchiuse appena gli occhi nel sentire il respiro dell’altro così vicino. Giusto qualche secondo, accompagnato da un leggero tremito, e si ritrovò tra le braccia del francese.
“ Che fai?!”, strepitò stupito.
Ballo con te.
“ Non stiamo ballando!”
“ Rilassati e segui la musica...”, sussurrò Francis.
“ Perché?”
“ Perché così possiamo ballare.”
“ No, stupida rana, perché vuoi ballare proprio ora? La festa è finita! Devo mettere a posto la palestra e non ho tempo da perdere!”
“ Rispondi. Avresti accettato di ballare con me durante la festa?”
“ Certo che no!”
“ Allora zitto e goditi il tuo ultimo, meritato, ballo.”
Riluttante, si lasciò trasportare dal francese in quella lenta danza, sperando di pestargli più e più volte i piedi per il suo affronto.
Sei solo una stupida rana...”, mormorò.
“ Una rana che però ti piace e che per te, solo per te, in questo momento è un principe che ti sta rendendo felice.”
Idiota...”, borbottò Arthur, distogliendo lo guardo, per puntarlo sul pavimento.
“ Mentre si balla non si guardano i piedi.”, gli fece presente Francis, facendogli sollevare il viso con dolcezza.
“ Ma si può sapere che vuoi da me?”
Solo te.”, era una risposta romantica ma non così tanto smielata come poteva sembrare. Non vi era ironia nella voce del francese, era serio e Arthur riuscì quasi per miracolo a non avvampare.
Sembrava la scena di un film dove i due protagonisti, stretti in un abbraccio che sembrava non finire mai, si scambiavano un lungo e passionale bacio, seguito infine da una smielata e scontatissima dichiarazione di amore eterno. Uno stupido cliché che l’inglese non voleva far avverare... almeno non nel modo convenzionale.
“ Non puoi avermi.”, ghignò.
Francis sospirò.
“ Lo so... ma per una notte voglio tenerti tra le mie braccia senza dividerti con altri.”, ribatté, per poi lamentarsi quando la mano di Arthur si strinse sui suoi capelli con forza.
“ Parli troppo per i miei gusti.”, dichiarò, posando le sue labbra su quelle dell’altro con energia e poco romanticismo. Francis rispose subito, piacevolmente stupito, tentando ovviamente di comandare il bacio, dandogli un gusto più dolce e passionale.
Ancora una volta il cliché era chiaro ma almeno non fece storcere il naso ad Arthur. Sentiva solo la sua lingua danzare con quella del francese e tutto sembrava... perfetto. Si diede quasi dello stupido per averlo pensato ma era solo la realtà.
Quando si staccarono i loro fiati si mischiarono e Francis, guardando l’altro con più intensità, si sporse a sfiorargli ancora le labbra con le sue.
Je t’aime, mon Arthur.”, soffiò.
“ Hn…”, incredibilmente, l’inglese rimase in silenzio.
“ In questo caso, dovresti rispondere...”, mormorò Francis, osservando un ghigno illuminare il viso del compagno. Era diverso dai soliti che era solito fare e, ancor prima di sentire il responso si sentì bene e felice.
“ Prima aiutami a sistemare la palestra. Poi si vedrà.”, ne era certo: quello nel gergo di Arthur Kirkland significava “ Anch’io”.




   
 
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