Salve. Non so bene come
presentarmi…Non sono mai stato particolarmente portato per queste cose, quindi
tendo immediatamente ad essere imbranato, a dire le cose sbagliate, a mancare
tempi verbali. Un disastro. Eppure il primo impatto che si ha con una persona è
fondamentale: oggi come oggi se non fai subito il botto, sei fregato. Nel mondo
del lavoro, nel campo sentimentale, in tutto! Io non ci riesco mai, risulto
sempre goffo, fuori luogo e fuori tempo massimo Ecco, come al solito mi sto
dilungando e comincio ad andare completamente fuori tema. Mi succede
abitualmente, oramai ci sono abituato: comincio un discorso e alla fine arrivo
a parlare di tutt’altra cosa senza aver poi concluso nulla..e la gente si
annoia, puntualmente. E chi può darli torto?
Tutti voi vi chiederete
dunque chi sono, che senso ho, perché state ancora qui ad ascoltarmi, che cosa
c’è stasera in televisione…
Tutto ciò che vi basta
sapere è che io conosco molto delle persone, anche se queste spesso e
volentieri a me neanche ci pensano, sono talmente scontato che si dimenticano
della mia esistenza..ho solo una stretta cerchia d’amici, niente di più
…Ho un senso ed un
obiettivo: io sono un narratore, anzi Il Narratore, delle volte modifico però a
piacimento alcune storie...si mi ritengo anche un po’ scrittore e Burattinaio
quindi come tutti quelli che fanno il mio lavoro sono qui per intrattenervi con
una storia, un racconto che mi sta molto a cuore, poiché sono stato testimone
degli avvenimenti e forse, anche un po’ la causa…
Tutto comincia da Chiara.
Chiara è una delle poche
persone sulla terra che amano il traffico. Non sto scherzando è la verità.
Mentre tutti sbraitano, fumano, piangono e parlano nevroticamente al telefono
per rimandare cene, importanti riunioni ed appuntamenti con l’amante, Chiara
utilizza in maniera sapiente il tempo che perde in macchina durante le infinite
code della mattina e della sera., perché alla fin fine il traffico non è niente
di diverso che una perdita di tempo. Per chi non lo sa sfruttare naturalmente. La
nostra ragazza, quasi del tutto immune alla melodia un tantino snervante dei
clacson e degli insulti sogna, canta, si trucca e legge, tutto nello spazio
della sua maestosa Mitsubishi Pajero che considera un po’ la sua seconda casa.
Sui sedili posteriori, accuratamente impilate sulla sinistra, stanno una decina
di riviste di moda, alcune vecchie anche mesi, ma comunque salutari per
rilassarsi un po’durante le balsamiche immersioni nei gas di scarico di decine
di auto; la nostra Chiara tiene amorevolmente riposti alcuni trucchi e le
pinzette per le sopracciglia nel cruscotto, sempre a portata di mano per un
ritocchino qua e la; sempre nel cruscotto troviamo una decina di custodie
equamente distribuite per circa trentacinque CD che possono variare dal pop melodico
sino alla folkroristica musica irlandese capace di svegliare, la mattina
presto, anche un morto. Ed è proprio in questi momenti che Chiara si riduce a
sognare ad occhi aperti, senza che nessuno la guardi stranito, indignato perché
una giovane ragazza perde tempo ad immaginare una vita non sua, conversazioni
che non intraprenderà mai, vestiti che non si potrà mai permettersi e ragazzi
che in condizioni normali, molto probabilmente neanche si accorgerebbero della
sua esistenza. Chiara ama immergersi in questa sorta di mondo dolce e un
tantino viscoso nel quale nessuno potrà mai ferirla, insultarla e denigrarla,
dove va sempre tutto bene ed i cattivi vengono sempre puniti.
Ma in quella mattina di fine
settembre, ogni suo tentativo d’immergersi in una fantomatica storia d’amore
con il classico bello e dannato di nome Xander o Daniel o Joshua naufragava
miseramente: non serviva a niente respirare profondamente, concentrarsi, fare
qualche breve pausa e continuare le prove. Tutto ciò a causa a causa del proprietario
della macchina proprio dietro quella di Chiara, un irritante omuncolo che
continuava imperterrito a premere con insistenza sul clacson della sua Panda
dal colore imprecisato, non riuscendo a comprendere che forse, se avesse atteso
pazientemente come del resto tutti stavano facendo, l’atmosfera sarebbe come
per magia divenuta un tantino più sopportabile. Chiara sbuffò nervosamente,
accantonando il suo rapimento d’amore da parte di Xander/Daniel/Joshua
(terribilmente passionale, ma anche un poco romantico) per la coda del rientro
che certamente avrebbe trovato, salutare e rilassante come al solito. La
ragazza espirò lentamente, poggiandosi adesso più comodamente allo schienale
del guidatore, le braccia distese verso il volante, dove con le dita della mano
destra cominciò a tamburellare sulla superficie di pelle con fare noncurante,
sempre concentrata nel tentativo d’ignorare il pressante tentativo dell’uomo di
crearle degli scompensi psicofisici dovuti alla prolungata esposizione all’irritante suono del clacson.
Strano perché solitamente gli attacchi isterici di altri sfortunati conducenti
d’auto non le facevano ne caldo ne freddo. Chiara prese a guardarsi attorno,
cercando malamente di celare la crescente irritazione che pareva impossessarsi
di ogni singola cellulare celebrare e non del suo corpo: con un gesto
sbrigativo premette il pulsante d’accensione del lettore CD. Immediatamente le
voci di Melanine C e Brian Adams uscirono dalle casse poste sulle portiere e
anche Chiara, dopo qualche secondo di sprezzante indifferenza cominciò a
canticchiare con loro, anche se a dirla tutta la ragazza non dimostrava poi
doti canore così eccelse e soprattutto non conosceva le parole della canzone -Now
baby when you’re gone..nanannnaaaaaaaaa everybood tools… feel …and the night
seems sooooooooo loong even full papapapa- il brio e la carica animalesca
della canzone stavano cominciando a prendere possesso di Chiara che oltre a
cantare a squarciagola cominciò anche a battere il piede sul tappetino, davanti
al freno: ben presto iniziò anche il movimento della teste, ondeggiante da
destra verso sinistra, prima lieve e solo accennato, poi sempre più forte
accompagnato anche dal spostamento della mano destra, avvicinata alla bocca
come se in mano stringesse un immaginario microfono. Era partita: in quel
momento Chiara non era più dentro l’abitacolo della sua Mitsubishi Papero,
bensi..in un palco, no no in mondovisione! Stava duettando con un bellissimo
cantante dai lunghi capelli neri, leggermente ondulati, legati con una coda
bassa sulla nuca: lui la fissava romanticamente con gli occhi blu, intensi e
passionali e lei, magnifica in un vestito di Dior dava sfogo al suo talento
innato, immaginandosi le facce di quelle vacche delle sue arcinemiche che la
guardavano da casa, rosicandosi silenziosamente i gomiti perché lei, Chiara,
stava cantando in mondovisione con il cantante più bello del creato mentre loro
erano costrette a vegetare sui loro divani. Era quasi arrivata al momento di
maggior tensione, dove il cantante si avvicinava a lei, non riuscendo più a
trattenere la passione, quando..quando
un tizio con i capelli untuosi, un paio di occhiali dalla montatura molto retrò
ed un completo giacca e cravatta bussò insistentemente con le nocche al suo
finestrino nel tentativo di attirare la sua attenzione. E c’era riuscito, visto
che in un paio di secondi il palco, il cantante (ribattezzato Brad) ed il
vestito di Dior evaporarono come acqua a 100°. Con movimenti goffi Chiara
abbassò il finestrino, sporgendosi leggermente verso l’ometto che non aveva
l’aria di essere affatto entusiasta dal suo spettacolo canoro -Ehm, si?- domandò
con fare falsamente naturale la nostra ragazza, poggiando evasivamente il
gomito fuori dall’abitacolo e posando la mano sinistra sulla guancia. –Ha
finito con il suo ridicolo spettacolino?- domandò questo con voce
sgradevolmente stridula e con il naso aquilino arricciato in un espressione che
ricorda vagamente quella di un uomo che ha bevuto una bottiglia di olio di
ricino e che non sa dove sia un bagno. Chiara rimase interdetta per qualche
secondo alle parole dell’uomo, profondamente umiliata per essere stata colta in
flagrante durante uno dei suoi numerosi voli d’immaginazione ed arrossì vistosamente
–S-si- proferì sperando in cuor suo di diventare piccola come un puffo e di
sparire alla vista di tutti gli automobilisti, che in quel momento si erano
voltati per osservare la scena: un’appetitosa lite tra conducenti, un mezzo per
far svanire la noia. L’uomo continuò a fissare Chiara con la sua solita aria
acida e purgativa per poi continuare –Come se non bastasse la fila chilometrica
che mi devo sorbire, ci si mette anche una stupida ragazzetta che improvvisa la
sua pessima esibizione canora alla 7.30 della mattina-. La nostra cantante
osservò con la bocca leggermente socchiusa e con un’aria imprudentemente
inebetita il suo sgradevole interlocutore, non capacitandosi bene di ciò che le
aveva appena detto: furono i borbottii di stizza degli altri automobilisti, che
lei interpretò come un incoraggiamento, a riportarla sulla terra con un po’ di
coraggio in più. Chiara si sporse un poco oltre il finestrino per verificare se
la sua intuizione, ovvero che l’uomo che aveva davanti fosse proprio il
conducente della Panda, fosse fondata: una breve occhiata le suggerì un esito
positivo, quindi la ragazza con un tono di voce leggermente meno impaurito
dichiarò letteralmente -Senta mio caro
signore, io non le ho detto niente mentre strombazzava come un esagitato al
volante del suo topo- con un cenno della mano sinistra indicò la Panda
monocromatica e con più vigore riprese –Tutti noi stiamo pazientemente
aspettando che la fila proceda e come lei stiamo andando a lavoro! Causare
danni all’udito altrui, non migliora l’umore e non fa scorrere il traffico più
veloce!- esclamo con un patriottico gesto della mano sinistra. Dagli altri
automobilisti si levò un coro d’incitamento e gioia, indirizzato alla sua
persona o forse, molto più probabilmente, allo scorrere del traffico. Con la
coda dell’occhio vide che finalmente la sua corsia cominciava a muoversi come
si deve e si preparò ad accendere il motore quando l’uomo esclamò –Brutta
ragazzina impertinente e pure stonata, come ti permetti di..- il resto della
frase fu tempestivamente interrotto da un getto di caffè orami freddo lanciato
con precisione marziale sulla camicia immacolata del tizio:la mano che aveva
commesso il fattaccio era proprio quella di Chiara che colta da un raro momento
di violenza aveva impunemente afferrato il bicchiere di cartone del liquido e
lanciato in direzione dell’antagonista mattiniero. che scena ragazzi! E poi in
un men che non si dica, in un’azione degna di un film di Bruce Willies Chiara
aveva accelerato ed era sparita dalla circolazione, inoltrandosi poi in una
viuzza sterrata che sapeva condurre più lestamente all’agenzia dove lavorava.
Quell’atto di vandalismo mattutino l’aveva fatta sentire un po’ una cattiva
ragazza: ridacchiando Chiara pensò che neanche la miglior bella e dannata che
impersonava in alcuni suoi sogni avrebbe potuto fare di meglio.