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Autore: Malitia    18/05/2010    1 recensioni
Introduzione modificata. E' vietato l'uso del tag b se non in casi particolari, come per segnalare vittore (primo posto) in concorsi.
Rinoa81, assistente amministratrice.

La vita di Marguerite cambia quando, indotta dalla sorella, accetta all'età di 15 anni di diventare la moglie di un uomo maturo e senza scrupoli. Trasformata in una creatura rancorosa e furente, si trasferisce a Parigi tre anni dopo aver contratto il suo sfortunato matrimonio, e qui incontra per la prima volta l'amore. Ma potrà sfuggire dalle grinfie del marito?
Dall'ultimo capitolo:
Marguerite socchiuse gli occhi, confidando che il buio non rivelasse quell’attimo di debolezza. - Dei, santi, angeli, Madonne, papati…cosa ci danno? Ore di preghiere, false speranza, fiducie mal riposte. Bianco e nero, male e bene, inferno e paradiso, dov’è la giustizia? Un dio che permette le guerre, che chiude gli occhi davanti ad omicidi, truci dazioni, sangue, stupri! Un diavolo tentatore che diffonde i male, che si bea del dolore, che agisce impunito. L’unico modo per sopravvivere è cedere all’odio, corrompersi e dimenticare la coscienza, ma al prezzo della propria anima. Chi, in questo mondo, si mantiene ancora puro? Chi merita il paradiso? Bambine vendute a ricchi mercenari senza scrupoli, società ipocrite, sporche e sanguinarie! Bugia, non v’è altro che bugia in questo e quell’altro mondo, niente in cui credere, niente per cui valga la pena lottare. Il lercio contamina il puro, la notte eclissa il sole. Nè bene, né male, una sola unica creatura. Né inferno, né paradiso, soltanto questa terra meschina, e null’altra certezza se non quella della morte-. Marguerite continuò a tendere gli occhi chiusi, il battito incessante del proprio cuore che le assordava i timpani. Sentì che Lemaire si stava avvicinando e li riaprì controvoglia. Era a pochi centimetri da lei, evidentemente scosso. La sua fredda impassibilità si era sgretolata. - Niente per cui valga la pena di lottare, Madame? E l’amore?-.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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adieu - Sei bellissima!-. 
Georgette le sorrise dolcemente con tutto l’amore che poteva trasmettere una sorella. Lei la ricambiò cercando di nascondere la tristezza, ma qualcosa non funzionò. Georgette le sistemò i capelli di lato, e le accarezzò una guancia. 
- Sei stata molto fortunata, sai? Monsieur Rimbaud è molto ricco, non ti farà mancare nulla. Ed è incredibile, vista la nostra situazione finanziaria, che qualcuno ti abbia chiesta in sposa. Avevo paura che saremmo morte di fame tutte e due, da quando mamma e papà non ci sono più. Pensaci, Marguerite, potremo tornare a fare la vita di prima, se non meglio!-. 
I suoi occhi brillavano. 
Sentì un tuffo al cuore, un opprimente senso di colpa, ripensando agli ingiuriosi progetti che aveva fatto per dire a Hugo Rimbaud che non era innamorata di lui e che non voleva sposarlo. 
Lei e Georgette erano ricche, una volta. 
I loro genitori, di nobile casata, le accontentavano in qualsiasi capriccio. 
Ma quando Marguerite aveva dieci anni, ci fu una tremenda carestia. 
Il raccolto scarseggiava, il bestiame moriva, i contadini non avevano di che sfamarsi. 
Papà chiese un prestito, nella speranza che il raccolto dell’anno dopo sarebbe andato meglio. 
Non fu così.
Dovette chiedere ancora soldi, e ancora, e ancora. 
Per tre anni il raccolto rimase gramo. 
Papà era disperato. 
Lo trovò lei, penzolante dal ramo di un albero ormai arido. 
Aveva gli occhi sbarrati, come se non avesse avuto il tempo di rivedere la sua vita che gli sfrecciava davanti. 
Il medico disse che l’ osso del collo si era rotto immediatamente. 
Almeno – pensò- Marguerite- non aveva sofferto. 
La mamma si ammalò, e lo raggiunse sei mesi dopo. 
Confiscarono la casa,i terreni, tutto ciò che avevano. 
Vestiti, gioielli, mobili… qualsiasi cosa. 
Il loro titolo non valeva niente. 
Georgette, cha allora aveva poco più di sedici anni, si prese cura di Marguerite. 
Andarono a vivere a Bordeaux, dai cugini della madre. 
Loro non erano ricchi, non erano nobili, vivevano tra i maiali e le galline. 
Georgette non lo sopportò mai. 
Marguerite si adattò presto, in fondo era ben felice di essere ancora viva e di avere un tetto sotto cui stare. 
Dopo un anno, sei mesi prima di quel matrimonio, il sindaco si dimise. 
Bordeaux fu animata da una fervente campagna elettorale, ma gli aspiranti primi cittadini erano tutti oscurati da un forestiero, giunto misteriosamente da Parigi per stabilirsi in quel paesino tanto lontano. Per il paesaggio e la tranquillità del luogo, diceva lui. 
Alla veneranda età di quarantacinque anni, Monsieur Rimbaud si era stancato della magistrale attività di avvocato, si era arricchito quanto bastava per poter campare in modo soddisfacente sino all’ eterno riposo, e l’unica cosa che gli era venuta a mancare, per quanto fosse la più scontata e la più sorprendente -un uomo ricco e affascinante come lui, per quale bizzarro gioco del destino non aveva…?- era proprio una donna, un angelo leggiadro e soave che lo rendesse felice e gli donasse dei degni eredi. 
In quei mesi successivi al suo arrivo, vedendola per strada, incontrò Marguerite. 
Aveva i capelli colore del miele che le scendevano ribelli e ricci sulla schiena, la bocca rossa e carnosa, gli occhi azzurri e grandi, dalle ciglia lunghe, il seno grosso e ben delineato che risaltava dall’ umile vestito che le aderiva al corpo. Rimbaud si sentì la gola secca e ordinò al cocchiere di fermarsi davanti a lei. 
Marguerite si spaventò e fece per andarsene, ma Rimbaud scese dalla carrozza e le rivolse il più gentile dei suoi sorrisi. 
Le chiese dove abitava, e si offrì di riaccompagnarla a casa - poiché un essere tanto splendido non doveva affaticarsi, ma aveva il dovere di conservare intatta la propria bellezza-. 
Marguerite era un po’ spaventata, ma si disse che sarebbe stata presa per una maleducata se non avesse accettato. 
In carrozza Rimbaud le fece mille domande, e le chiese se sapesse chi fosse. 
Marguerite non lo sapeva, perché la politica non le interessava, e perché durante il giorno aiutava la zia a dare da mangiare ai maiali, o faceva qualcos’ altro per aiutarla. 
Rimbaud sorrise delle parole fiere della contadinotta, e le chiese come mai abitava con la zia. 
Marguerite allora gi raccontò tutta la sua storia, e Monsieur Rimbaud parve molto interessato. 
Dopo quel primo incontro la venne a trovare spesso. 
Georgette ne era entusiasta, faceva la civetta, rideva alle sue battute, e incoraggiava spesso Marguerite verso di lui, che diceva che era solo lei l’oggetto dei suoi pensieri. 
Marguerite arrossì perché non era mai stata l’ oggetto dei pensieri di un uomo. 
La sorella li lasciava spesso soli, permetteva che facessero lunghe passeggiate, che la gente li vedesse insieme. 
Rimbaud parlava della sua campagna elettorale, dei progetti per il futuro, dei luoghi che aveva visitato durante i suoi viaggi. 
- Chissà quante donne avrà avuto- pensava Marguerite, mentre lo ascoltava affascinata, senza avere il coraggio di interromperlo. 
Camminavano per il viale principale di Bordeaux, nelle ore più frequentate del pomeriggio, e Monsieur Rimbaud aveva un passo agile e svelto, e Marguerite certe volte si stancava, e anche se cercava di non darlo a vedere, si trovava con un leggero affanno. Così Monsieur Rimbaud era costretto ad accorgersene, perché la ragazza restava troppo indietro, e le offriva affabilmente il braccio. 
Marguerite si vergognava di camminare a braccetto con un uomo, un uomo del calibro di Monsieur Rimbaud- non c’ era abituata. 
Il giorno del suo quindicesimo compleanno, Rimbaud le dichiarò il suo amore, e le chiese di diventare sua moglie. 
Marguerite era turbata, non sapeva cosa dire. 
Gli chiese del tempo per rifletterci, e Monsieur le diede tre giorni. 
-Tre giorni per decidere della mia vita- pensò.
Georgette fu felicissima, la abbracciò, si dichiarò contenta per lei. Anche gli zii e i cugini erano entusiasti- non riuscivano a credere alla fortuna che aveva avuto. 
La zia lo disse subito alle sue amiche, che lo dissero ai mariti e ai figli, che a sua volta lo dissero agli amici. 
Meno di ventiquattro ore dopo, tutta Bordeaux sapeva che Mademoiselle Dubois avrebbe sposato Monsieur Rimbaud.
Marguerite non ebbe il tempo di dire che lei ci stava ancora pensando. 
Georgette cominciò sin da subito a pensare ai preparativi. 
Le stoffe, la casa –naturalmente vivrai a casa di Monsieur Rimbaud!-, la chiesa… 
Marguerite si sentì costernata. 
Era affascinata da quell’uomo, aveva cultura, soldi, buone maniere…Avrebbe reso felice lei e sua sorella. 
Era perfetto. 
Allora, perché aveva tutti quei dubbi? 
Anche adesso che stava per salire all’altare, nel suo bel vestito di tulle bianco, con i capelli raccolti, il velo davanti il viso, lo strascico lungo un paio di metri, Marguerite si chiedeva se stava facendo la cosa giusta. 
Georgette le sorrise e l’abbracciò. 
Aveva ormai diciotto anni, ed era molto diversa da lei. 
Aveva i capelli neri come la madre, solo leggermente mossi, la bocca sottile, le sopracciglia lunghe e delineate, i tratti più marcati di quelli di Marguerite, ma era abbastanza graziosa. 
- Speriamo che avrò la tua stessa fortuna!-. 
Si incupì un poco, forse pensava che non sarebbe passato in tempo nessun uomo ricco che potesse innamorarsi di lei. Tuttavia le sorrise di nuovo e la strinse ancora di più. 
- Pronta?-. 
Marguerite annuì debolmente e prese la mano che la sorella le tendeva.


  
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