All'inizio credetti di essere diventato pazzo; poi capii che la mia mente aveva ripreso a ragionare lucidamente.
Mi riscoprii oppresso dall'attesa della sua morte. Ogni giorno mi sembrava più lungo e pesante, talmente tanto che avevo iniziato a sentire un dolore alla schiena.
Forse non era nel destino la sua prematura scomparsa, forse dovevo intervenire.
Le sue erano chiacchere inutili, che potevano essere anche risparmiate.
Vi giuro che non sarei mai voluto arrivare a questo punto, ma mi sentii quasi obbligato.
Vi assicuro che sono sempre stato un buon uomo, ma purtroppo forze maggiori mi impedirono di compiere quello che feci.
Mi avvicinai a Gwenda al telefono. Gli presi la testa come se volessi accarezzarla, lei mi spostò bruscamente indicandomi il telefono che aveva in mano. Cercai di non agire d'impulso. Cercai di seguire il mio piano. Ma quel suo gesto provocò in me reazioni impossibili da placare.
Strinsi la testa con più forza e gli strappai il telefono bianco dalla mano, e glielo conficcai nell'orecchio con forza.
Cadde a terra tacendo per sempre.
Mi pareva ancora di sentire la voce di sua madre. Così afferrai il telefono e lo estrassi con uno strappo dal suo orecchio.
"Sua figlia non può risponderle al momento, riprovi più tardi."

N/A
L'idea di questa, questa cosa, mi è venuta riflettendo sui vari libri dell'orrore letti nella mia vita. Ho voluto cimentarmi anche io in questo campo. Non so se il risultato è buono, magari mi farebbe piacere saperlo in una recensione, che dite?
Walnut!