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Autore: Smeralda Elesar    19/05/2010    6 recensioni
Versione riveduta e corretta dell'ode "Il cinque Maggio" di Manzoni: Napoleone vuole partire per un viaggio anche per scaricare un pò lo stress di governare un impero, peccato che non tutto vada secondo i suoi progetti. Scritta rigorosamente in versi (quartine) e con la rima.
Genere: Parodia, Comico, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il cinque Maggio

 

 

Ei fu, siccome immobile,

salì sull’automobile,

e scese dall’altra parte

Napoleone Bonaparte.

 

Voleva girare il mondo,

vedere il suo reame,

ma il mezzo di trasporto

non era che un rottame.

 

“Dalle Alpi alle Piramidi,

dal Manzanarre al Reno,

non posso certo andare

con un mezzo sì leggiero!”

 

Si indigna il sommo sire,

avvezzo a comandare,

e nella cruenta polvere

pesta il piede suo regale.

 

“Sire, abbiate pazienza,

che è la virtù dei forti”

Replica al sovrano

Il Ministro dei Trasporti.

 

“Trovatemi un veicolo,

non lesino i denari!”

Proclama a tutto il mondo

il sovrano dei sovrani.

 

E subito la ricerca

di un mezzo un po’ più degno

partì da Scilla al Tanai,

in ogni angolo del regno.

 

Tutto ei provò: un SUV,

l’unico in tutta la nazione,

ma data la sua altezza

non arrivava alla frizione.

 

Allora prese una spider,

potente nel motore,

ma il sire dei francesi

non arrivava all’acceleratore.

 

Infine provò la smart,

veloce sul terreno,

ma il grande imperatore

non arrivava neanche al freno.

 

E sceso anche da questa

le braccia al sen conserte

“Ahi, qual sorte avversa!

Il mio progetto rimarrà inerte!”

 

“Sire, se permettete,

le diamo noi la soluzione”

Dissero Harley e Davidson

al nostro imperatore.

 

“Prenderò il vostro consiglio

come fosse cosa grata,

per quanto siate inglesi,

mala razza generata”

 

Gli inglesi non si offendono,

preme loro guadagnare,

e subito una motocicletta

di loro costruzione fan portare.

 

“Osservate questo veicolo

di nuova concezione.

Desso è velocissimo

e non soggetto a tassazione”

 

La procellosa e trepida

gioia di un gran disegno

aveva già concepito

l’intrepido suo ingegno.

 

“Acquisto tutto questo,

lo faccio seduta stante!

Non curatevi del prezzo:

io pagherò in contante!”

 

E congedati i due

neanche troppo gentilmente,

Bonaparte provò il mezzo

per partire immantinente.

 

Lui folgorante in sella

L’imperator che tutto sovrasta,

lui che con vece assidua

accese, sgasò e… basta.

 

“Dannato macinino!

Tu dovrai pur partire!”

Grida al velocipede

nelle sue imperiali ire.

 

E quando fu partita,

rovina a raccontare,

mandò l’eccelso sire

a terra a rotolare.

 

Ahi, qual disfatta ed onta

per il suo spirto anelo

quando sbagliando marcia

si schiantò contro un pero!

 

Poi anche l’equilibrio

non era già il suo forte

ma Bonaparte, senza arrendersi,

gridò “Vittoria o morte!”

 

Cadeva il sommo sire,

non riusciva ad imparare.

Due volte nella polvere

Due volte all’ospedale.

 

E poi tutto ingessato

levando alti lai

ripeteva disperato  

“Partir non potrò mai!”

 

Ma costanza e pazienza

tutto possono aggiustare

così appena dimesso

Napoleone tornò a provare.

 

Finché un bel giorno a Maggio

esattamente un anno dopo

quel primo tentativo

che era andato a vuoto

 

Il re riuscì a capire

come si doveva fare

e percorse ben cento metri

senza andare a rotolare.

 

Lo osservano i dottori

scommettendo che cadrà al suolo

ma ei silenzio e rapido

fece inversione in mezzo a loro.

 

E sparve oltre la curva

a cercare nuove imprese

oppur nuove battaglie

oppur nuove contese.

 

Procedeva assai spedito,

più veloce del baleno,

col suo spirito ardito

ma non vide l’autovelox.

 

E qui frenò di colpo

lasciò una striscia sull’asfalto

ma ci fu il lampo della foto…

Ormai il danno era fatto!

 

Terribile, immortal, malefica

Stradale ai trionfi avvezza

Scrivi ancor questo, allegrati,

che più superba altezza,

a pagarti una multa

giammai non si inchinò.

 

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