Il cinque Maggio
Ei fu,
siccome immobile,
salì
sull’automobile,
e scese
dall’altra parte
Napoleone
Bonaparte.
Voleva
girare il mondo,
vedere il
suo reame,
ma il mezzo
di trasporto
non era che
un rottame.
“Dalle Alpi
alle Piramidi,
dal Manzanarre al Reno,
non posso
certo andare
con un mezzo
sì leggiero!”
Si indigna
il sommo sire,
avvezzo a
comandare,
e nella
cruenta polvere
pesta il
piede suo regale.
“Sire,
abbiate pazienza,
che è la
virtù dei forti”
Replica al
sovrano
Il Ministro
dei Trasporti.
“Trovatemi
un veicolo,
non lesino i
denari!”
Proclama a
tutto il mondo
il sovrano
dei sovrani.
E subito la
ricerca
di un mezzo
un po’ più degno
partì da
Scilla al Tanai,
in ogni
angolo del regno.
Tutto ei
provò: un SUV,
l’unico in
tutta la nazione,
ma data la
sua altezza
non arrivava
alla frizione.
Allora prese
una spider,
potente nel
motore,
ma il sire
dei francesi
non arrivava
all’acceleratore.
Infine provò
la smart,
veloce sul
terreno,
ma il grande
imperatore
non arrivava
neanche al freno.
E sceso
anche da questa
le braccia
al sen conserte
“Ahi, qual
sorte avversa!
Il mio
progetto rimarrà inerte!”
“Sire, se
permettete,
le diamo noi
la soluzione”
Dissero
Harley e Davidson
al nostro
imperatore.
“Prenderò il
vostro consiglio
come fosse
cosa grata,
per quanto
siate inglesi,
mala razza
generata”
Gli inglesi
non si offendono,
preme loro guadagnare,
e subito una
motocicletta
di loro
costruzione fan portare.
“Osservate
questo veicolo
di nuova
concezione.
Desso è
velocissimo
e non
soggetto a tassazione”
La
procellosa e trepida
gioia di un
gran disegno
aveva già
concepito
l’intrepido
suo ingegno.
“Acquisto
tutto questo,
lo faccio
seduta stante!
Non curatevi
del prezzo:
io pagherò
in contante!”
E congedati
i due
neanche
troppo gentilmente,
Bonaparte
provò il mezzo
per partire
immantinente.
Lui
folgorante in sella
L’imperator
che tutto sovrasta,
lui che con
vece assidua
accese,
sgasò e… basta.
“Dannato
macinino!
Tu dovrai
pur partire!”
Grida al
velocipede
nelle sue
imperiali ire.
E quando fu
partita,
rovina a
raccontare,
mandò
l’eccelso sire
a terra a
rotolare.
Ahi, qual
disfatta ed onta
per il suo spirto anelo
quando
sbagliando marcia
si schiantò
contro un pero!
Poi anche
l’equilibrio
non era già
il suo forte
ma Bonaparte,
senza arrendersi,
gridò “Vittoria
o morte!”
Cadeva il
sommo sire,
non riusciva
ad imparare.
Due volte
nella polvere
Due volte
all’ospedale.
E poi tutto
ingessato
levando alti
lai
ripeteva disperato
“Partir non
potrò mai!”
Ma costanza
e pazienza
tutto
possono aggiustare
così appena
dimesso
Napoleone
tornò a provare.
Finché un
bel giorno a Maggio
esattamente
un anno dopo
quel primo
tentativo
che era
andato a vuoto
Il re riuscì
a capire
come si
doveva fare
e percorse
ben cento metri
senza andare
a rotolare.
Lo osservano
i dottori
scommettendo
che cadrà al suolo
ma ei fé silenzio e rapido
fece
inversione in mezzo a loro.
E sparve oltre la curva
a cercare
nuove imprese
oppur nuove
battaglie
oppur nuove
contese.
Procedeva
assai spedito,
più veloce
del baleno,
col suo
spirito ardito
ma non vide
l’autovelox.
E qui frenò
di colpo
lasciò una
striscia sull’asfalto
ma ci fu il
lampo della foto…
Ormai il
danno era fatto!
Terribile, immortal, malefica
Stradale ai
trionfi avvezza
Scrivi ancor
questo, allegrati,
che più
superba altezza,
a pagarti
una multa
giammai non
si inchinò.
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