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Autore: Diana924    19/05/2010    0 recensioni
Sonja deve passare la notte in una casa disabitata. Scoprirà qualcosa che non dovrebbe esistere...
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fin da bambino Filip Choszcz era stata dominato da due cose: un genio incredibile e un’enorme ingenuità. La prima gli era servita per terminare l’università ad appena vent’anni, in genetica. La seconda gli aveva fatto incontrare Anatol Zalesky. Aggiungiamo a queste due un ego spaventoso e manie di persecuzione.

Appena finiti gli studi tutto sembrava andare per il verso giusto: si sarebbe sposato di lì ad un mese, aveva trovato lavoro. Si sentiva felice e appagato. Almeno finchè non incontrò Anatol al bar dell’università dove di tanto in tanto si recava. Dopo avergli parlato un po’ Anatol gli disse: << Le sue facoltà sono sprecate in un luogo come questo, so io che cosa le servirebbe fare, le do appuntamento a questo indirizzo >>. Fu in quel momento che la severa moralità inculcata in Filip  fin dall'infanzia cominciò a sgretolarsi? Nemmeno lui se ne rese conto, ma il giorno dopo si presentò all’appuntamento. Cosa accadde non fu in grado di raccontarlo ad anima viva, ma qualcosa in lui s’infranse. Dopo un mese ruppe il fidanzamento e sparii dalla scena accademica, in molti parlarono di un crollo nervoso o di stress, ma solo Anatol Zalesky sapeva la verità. Nel frattempo Filip si dedicava a studi di genetica sui serpenti, Anatol l’aveva convinto che era possibile ricreare in laboratorio “ la signora delle vipere ”, un insieme di vipere apparentemente immortale. Per anni cercarono un modo, ma ogni tentativo falliva. Poi ebbero un’idea: cominciare con qualcosa di facile e poi aumentare la difficoltà. La prima creazione fu pronta dopo appena tre mesi: era un serpente con due teste e due paia di zampe. Tutto ciò creò a Filip il suo primo delirio di onnipotenza: si sentii Dio, o almeno più vicino a Lui di chiunque altro. La creazione purtroppo morì dopo sette mesi, la trovarono dilaniata da un cane che spaventassimo l’aveva presa a morsi fino a ucciderla. Dopo averla bruciata in una stufa che tenevano in cantina decisero di ricominciare. Negli anni produssero altre deformità, la cui creazione sarebbe stata considerata da chiunque altro un abominio. Più gli anni passavano più Filip aveva dei dubbi, la cosa gli appariva sempre più orribile, e il comportamento di Anatol ripugnate:  infatti ogni volta che un serpente era considerato superato e si doveva passare a una “ versione migliore ” Anatol li legava da qualche parte, preferibilmente alle scale o alle porte e poi aspettava che morissero di fame. Dopo dieci anni Filip aveva tentato di ribellarsi, aveva detto ad Anatol che aveva bisogno di una vacanza per schiarirsi le idee. Era stato a Stettino, dove da bambino passava le vacanze, due mesi invece delle due settimane previste. Aveva fatto il bagno nelle gelide acque del Baltico, aveva fatto molte passeggiate, ma aveva constatato due gravi problemi. La prima cosa era che soffriva di una forma latente di agorafobia, sicuramente sviluppata negli anno in qui non si era mosso dalla casa. La seconda era un’insoddisfazione quasi generale di ciò che prima era stato il suo hobby preferito: collezionare francobolli. Pensava di poter ricominciare la sua collezione, ma ogni volta tornava con il pensiero a Varsavia e a quello che poteva fare Anatol di quelle che lui chiamava “ le mie creature ”. Così era tornato. Ma di lì a poco qualcosa lo avrebbe indotto di nuovo a cambiare idea. Infatti l’anfesibena, la sua creazione preferita era da confidarsi, secondo Anatol “ superata, ha due misere teste, ciò che ci serve è la signora delle vipere, e ci riusciremo ”. Detto questo Anatol l’aveva incatenata alla porta  d’ingresso e poi l’aveva lasciata morire di fame. Una settimana dopo la sua morte, avvenuta dopo sei mesi e tre settimane, Filip aveva avuto il coraggio di affrontare Anatol. Avevano discusso per ore, addirittura Anatol lo aveva minacciato con una pistola. Mentre la riponeva sul tavolo era partito un colpo e si era sentito un rumore, il proiettile aveva colpito qualcosa, Filip aveva aperto la porta. Videro una ragazza, di circa vent’anni, mora e alta un po’ più di Anatol che correva verso le scale. Nonostante fosse più anziano, Anatol in poco tempo superò Filip, ma accadde. La ragazza aveva preso il contenitore in vitro e lo aveva spaccato per terra. L’ultimo gesto del serpente fu quello di mordere Anatol. Filip sapeva che il veleno avrebbe impiegato due ore per uccidere un uomo della corporatura di Anatol, così prese la pistola, si era attardato un minuto per prenderla, e lo colpì al cuore con un colpo solo, finendolo.

Dopo riprese a correre e vide la ragazza che prendeva la bici di Anatol e se la filava. Corse subito nella sua macchina e la seguì. La ragazza si reco in una casa, dove alcune persone, Filip pensò a familiari o amici stretti, si presero cura di lei. Il giorno dopo, aveva dormito in macchina, la seguì nuovamente. Abitava in un pensionato per studenti. Dopo sei giorni già sapeva a memoria tutti i suoi orari, così dopo altri tre giorni le scrisse su un biglietto che fece scivolare sotto la porta “ so chi sei, so dove abiti, a mezzanotte ”.  Era mezzanotte e doveva andare da lei e ucciderla, lei sapeva tutto e lui aveva i proiettile, uno per lei e uno per sé.

 

***

Non si era mai resoconto di una cosa: la vita meritava di essere vissuta solo per quel momento. Era bellissimo, non riusciva a trovare le parole. All’inizio aveva provato un provato un po’ di freddo, come quando si entra in una stanza con la finestra aperta. Dopo anche quella sensazione era svanita, lasciando il posto a un’altra: sentiva il sangue che lo abbandonava, e con lui la vita. Cercò di  pensare a un buon ricordo, ne aveva molti, tutta la sua vita fino ai ventun’anni era sta piena di buoni ricordi. Ma non ci riuscì. Gli tornava in mente invece quella ragazza, e ciò che aveva scorto, o creduto di scorgere, nei suoi occhi nel momento in cui il suo proiettile l’aveva colpito. Mentre questi pensieri lo tormentavano disse qualcosa “ allora è così ”, poi più niente

   
 
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