Anime & Manga > Detective Conan
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Autore: charliotta    19/05/2010    5 recensioni
".......è una trappola! vattene!" urlò infine.
In un secondo sentì alle sue spalle un rumore di metallo, con tutta la forza che aveva in corpo Conan la scagliò a terra, mezzo secondo più tardi uno sparo.
La camera cominciò a girare, sentiva i suoni svanire, il dolore della botta la inondò.
Un tonfo, poco più il là, ruppe il silenzio. Si alzò sui gomiti, cercando di mettere a fuoco la scena, non avrebbe mai voluto farlo.....un urlo strozzato e acuto le uscì dalla gola eccheggiando in tutto il magazzino.
La sagoma era accasciata a terra, immobile, una chiazza nera si disegnava intorno a lui rapidamente.
"No!no!" gridò lanciandosi su di lui e prendedogli la testa tra le mani "no...vi prego...non lui!vi prego,no lui!"
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Holmes, Moriaty....  EVVIVA!!! ANCHE QUESTO CAPITOLO E' ANDATO...UFF...CHE FATICA, HO FINITO ESATTAMENTE ALLE..*GUARDA L'ORA* 23:24 DI NOTTE^^
SPERIAMO CHE NE VALGA LA PENA, E DI NON AVER SCRITTO UNA SCHIFEZZA xD
COME SEMPRE RINGRAZIO TUTTI VOI PER IL VOSTRO CALORE E IL VOSTRO SOSTEGNO, SIETE TROPPO BUONI!!!
E VEDO CHE UN'ALTRA HA VOTATO LA MIA FIC PER  "MIGLIORI PERSONAGGI ORIGINALI" GRAZIEEEEE!!!! SONO COMMOSSA T^T
BE' VI LASCIO AL CAPITOLO ORA, BUONA LETTURA!!
CHARLIOTTA


                                                    HOLMES, MORIARTY, E LE CASCATE DI REICHENBACH



"Tu non meriti di vivere" sibilò il bambino a denti stretti.
Una smorfia di puro odio era disegnata sulle sue labbra, tanto dura che pareva essere indelebile da cancellare.
L'uomo arretrò, trovandosi con le spalle contro la fine della balconata. Dietro di lui si poteva vedere un'immenso vuoto, abbracciato dal nero della notte.
Si voltò dunque a guardare in direzione del detective, in cerca di una qualsiasi via di fuga.
Doveva esserci un modo per poter scampare alla morte, o perlomeno ricevere la sua vendetta anche rinunciandovi.
In quale maniera poteva vincere quella partita?
Gli ci volle un'attimo, quando i loro due sguardi si incrociarono, per riuscire a scorgerla.
La sua vittoria si trovava proprio davanti a lui, riflessa negli occhi blu e profondi del giovane.
Non potè trattenere una risata folle e vittoriosa che gli uscì dalla bocca con un suono stridulo.
Conan lo osservò con sguardo interrogativo.
"Che ci trovi da ridere?" domandò irato.
"Non ne hai il coraggio" rispose Rum sghignazzando divertito. Dunque si alzò e si mise nuovamente in posizione eretta.
Fece pochi passi, quanti ne bastavano per ritrovarsi nella posizione in cui si trovava poco prima di perdere l'arma.
"Andiamo Shinichi, te lo si legge in faccia che non hai mai ucciso nessuno" disse il malvivente con la sua solita tranquillità inquietante.
Non poteva soffrire quel suo modo di fare, così calmo e pacato di fronte a situazioni di quel genere; sembrava quasi lo facesse apposta per farlo andare fuori di testa.
"Non sei in grado di spararmi" concluse mostrandogli un sorriso sghembo.
"Davvero? Sei disposto a fare una prova?" sibilò il bambino.
Rum si mosse nuovamente deciso in direzione di Conan, arrivando quasi a raggiungerlo.
Il detective strinse la pistola con entrambe le mani.
"Ci sto. Fammi vedere" rispose infine.
Il ragazzo sentiva che l'urlo silenzioso che gli riempiva la mente si stava facendo sempre più insopportabile, se solo avesse premuto il grilletto sicuramente sarebbe cessato.
Eppure.
Come si sarebbe sentito dopo?
Aveva visto con i suoi occhi centinaia di persone che avevano ucciso per ira o vendetta; volti colpevoli, addolorati, o ancora peggio soddisfatti e folli.
Sarebbe diventato così anche lui?
Un assassino?
"Allora, cosa aspetti?" gli disse Rum interrompendo per un attimo il suo flusso di pensieri.
Il detective digrignò i denti.
No.
Non doveva essere per forza così.
Quello che aveva davanti non era un essere umano. Avrebbe continuato ad uccidere se non lo avesse fermato.
Non aveva pietà per nessuno.
Avrebbe eliminato tutti.
Heiji, Ran, Kogoro, il dottor Agasa, i detective boys.....Ai.
Avrebbe ucciso Ai prima degli altri.
"Avanti, che ti prende? Sparami!" urlò l'uomo aprendo le braccia.
Rum era più che cosciente che continuando di quel passo l'avrebbe trasformato in un assassino.
Ecco qual'era il suo piano.
Se non poteva ucciderlo, allora avrebbe distrutto tutto ciò che lui era.
In entrambi i casi, avrebbe vinto lui.
Ma nonostante riuscisse a rendersene conto, la rabbia che aveva accumulato era e rimaneva comunque impossibile da trattenere.
Voleva ucciderlo anche a costo di finire in prigione, non gli importava.
Cancellare quell'aria soddisfatta dal viso di Rum era tutto ciò che voleva in quel momento.
L'uomo assunse una posizione pacata e tranquilla, osservando assillantemente i movimenti del detective di sottecchi.
"Lo sapevo che non ne sei capace. Guarda, ti tremano le mani" disse con divertimento.
Fino a quel momento non se n'era reso conto, ma aveva cominciato a sudare freddo.
Sentiva che le gambe non lo stavano più reggendo, parevano sul punto di cedere da un momento all'altro.
Perchè sentiva questo forte senso di oppressione?
Benchè la sua mente volesse più di ogni altra cosa premere il grilletto, il suo corpo gli impediva di farlo.
Si morse il labbro inferiore con nervosismo, cercando di riprendere lucidità.
"Proprio come pensavo. Sei un codardo" sogghignò l'albino.
La rabbia non era un motivo valido per uccidere qualcuno, non era forse quello che aveva sempre pensato?
Il fatto di essere stato coinvolto emotivamente gli aveva fatto dimenticare tutti i suoi ideali.
Era un detective....o un assassino?
"No" sussurrò Conan freddo, abbassando l'arma lentamente.
"Io non sono come te"
Le sue iridi color mare brillavano ancora di una rabbia violenta e oscura, ma a differenza di prima sapeva qual'era la cosa giusta da fare.
Lui era un detective.
Il suo compito era assegnare i malviventi alla giustizia.
"Se ora ti uccidessi, non sarei molto diverso da te. La cosa mi fa ribrezzo solo a pensarlo. Preferirei morire, piuttosto che diventare un assassino" ringhiò il bambino con disgusto.
"Non ti permetterò di sottrarti alle tue colpe facendoti gustiziare da me, sarebbe troppo facile. Haibara è andata a chiamare la polizia, tra breve saranno qui. Con accusa di sequestro, tentato omicidio, senza contare l'uccisione di innocenti cittadini, ti daranno come minimo l'ergastolo".
Il sorriso folle di Rum si spense lentamente, lasciando spazio a un' espressione misto paura e furia.
Sarebbe finito in prigione.
Chiuso in una cella, per il resto della sua vita.
Strinse le nocche con rabbia.
"Per colpa tua...sono stato costretto a fuggire per anni.....tu.....tu...Non mi mandarai in gattabuia!!" urlò.
Di scatto l'uomo si getto contro di lui, cogliendolo totalmente impreparato.
Conan alzò l'arma verso Rum e premette il grilletto.
La pallottola superò l'avversario, finendo nel vuoto.
"Merda"
Il tempo necessario per riuscire a prendere la mira e l'aggressore gli era quasi addosso.
Un pugno duro quanto la pietra lo colpì in pieno volto.
Il bambino cadde in terra, facendo cadere l'arma dalle sue mani e lasciandola scivolare lontano da lui.
Sentì una superficie fredda e affilata appoggiarsi sul suo collo.
Rabbridivì, alzando lo sguardo verso l'alto.
L'assassino era inginocchiato accanto a lui. Gli occhi neri come la pece si erano fatti due fessure, la bocca era contorta in una smorfia di rabbia.
Nella mano stringeva il coltello che in quel momento stava facendo pressione sulla gola di Conan.
"Sfortunatamente per te, io non ho i tuoi stessi ideali" sibilò pungente.
"La mia filosofia è che quando si ha un insetto tra i piedi l'unico modo per liberarsene è...schiacciarlo!!"
Il detective chiuse forzatamente gli occhi.
Era la fine.
Questa volta non sarebbe riuscito a cavarsela, non aveva più alcuna via di uscita.
Ironico, come il destino gli avesse fatto scoprire tutte quelle cose sul suo passato, proprio quando era a un passo dalla morte.
Per un'attimo vide nella sua mente quel volto da bambina che gli sorrideva sinceramente, guardandolo con quegli occhi dolci. Gli venne quasi da sorridere.
Peccato non essere potuto stare con lei un po' più a lungo.
Avrebbe voluto poter passare con lei più tempo.
Alle sue orecchie giunse un secco suono di metallo, seguito da un urlo di dolore.
La pressione sul suo collo diminuì, fino a sparire.
Riaprì le palpebre sopreso.
Era ancora vivo?
Davanti a lui vide una figura alta, magra e slanciata. Le braccia ambrate e muscolose reggevano saldamente un tubo di ferro, il suo respiro era affannato e irregolare.
Il bambino seguì quello sguardo duro e feroce fino a scorgere il corpo del suo aggressore accanto a lui, privo di coscienza.
Tornò dunque sbigottito con gli occhi sul ragazzo in piedi davanti a lui.
"He....Heiji.." sussurrò a mezza voce.
"Idiota!" ringhiò il detective di Osaka.
"Sarebbe questo il tuo piano per salvare Ai e arrestare Rum? Ma bravo, proprio un bel piano!"
"Ma...ma tu come...?" balbettò Conan confuso.
"Credi che basti una porta dell'altro secolo e divorata dai tarli per fermarmi?" commentò il giovane.
"Hai...sfondato..?"
All'affermazione dell'amico il liceale abbassò di un poco lo sguardo, portandosi la mano alla spalla destra e massaggiandosela.
"Aveva forse scelta?" sibilò.
Il detective di Tokio lo imitò, abbassando anch'egli la visuale fin che non si trovò a fissare il terreno.
Entrambi rimasero in silenzio.
Come poteva parlargli in un momento simile?
Ce l'aveva con lui, su questo non c'era dubbio. Nonostante ciò era arrivato fin lì per aiutarlo.
Era un vero amico.
"Hattori...io.."
"Tu sei un'idiota!!"gli urlò contro lo studente sbattendo il pezzo di ferro in terra con rabbia.
"Cosa avevi intenzione di fare? Farti ammazzare??" continuò a raffica.
"Io..."
"No, ora parlo io!" lo zittì.
"Credo di avere tutto il diritto per essere arrabbiato a morte con te. Io ti ho sempre aiutato, con le indagini, con l'organizzazione e la faccenda della doppia identità. Certo, a volte posso pure aver sbagliato, ma lo hai fatto anche tu e in quelle situazioni io ti ho sempre sostenuto, perchè è così che fanno gli amici, si aiutano a vicenda nei momenti di bisogno.
E tu come mi ripaghi? Urlandomi contro come un'ossesso e chiudendomi in uno sgabuzzino??" ringhiò Heiji.
"Mi dispiace" sussurrò Conan a testa bassa.
"Non avevo alcuna intenzione di dirti quelle cose, tantomeno rinchiuderti. In quel momento non ero in me. So bene di essermi comportato da stupido incosciente, e di averti deluso.
Per cui ti chiedo scusa, hai tutti i motivi per avercela con me"
Il detective di Osaka lo guardò serio, tenendo le braccia incrociate. Storse un poco la bocca.
"Perdonami, Heiji" ripetè il bambino.
Lo sguardo del giovane si rilassò di un poco, cercando di non fare intendere il suo stato d'animo all'amico. La sua maschera non riuscì a durare più di pochi secondi.
Mostrò all'interlocutore un timido sorriso.
"Và al diavolo, piccola calamita di disgrazie!" gli disse scherzoso, arruffandogli i capelli mori.
"Uff! E dai, falla finita" sbuffò il bambino scacciandolo con le mani.
Il liceale scoppiò a ridere.
"Per vendicarmi preparati ad essere trattato come un neonato per il resto della tua vita, oltre a spiegare a Mouri il motivo per cui la porta del suo sgabuzzino è sfondata"
Conan mostrò all'amico un broncio infantile.
Finalmente aveva davanti a lui un volto fidato, era una bella sensazione. Era quasi convinto di essere rimasto solo.
"Come facevi a sapere che ero qui?" domandò mentre Heiji si era voltato a controllare che Rum fosse ancora privo di coscienza.
"Dopo essere riuscito ad aprire lo stanzino ho ricevuto una chiamata anonima dal telefono fisso. La voce non ho saputo riconoscerla, era contraffatta. Ha solo detto "Haido city hotel" e poi ha riattaccato. Così mi sono precipitato qui, e mentre salivo le scale per perlustrare l'edificio ho incrociato la ragazzina che era con te. Aveva un'espressione davvero sconvolta, così le ho detto di mostrarmi dov'eri e infine sono arrivato quassù".
Conan ebbe un sussulto.
"Haibara? E' qui?" disse trafelato guardandosi intorno.
Il detective giunse con gli occhi sull'ingresso della balconata. Davanti alla porta spalancata era presente una piccola figura immobile.
Per un'attimo non seppe bene come comportarsi, rimase com'era, immobile e pietrificato a fissare quegli occhi color ghiaccio, fissi sui suoi.
Sembravano così tristi, spaventati. Come avrebbe voluto poterli rendere di nuovo gioiosi e splendenti come la prima volta che li aveva visti.
Le mostrò un dolce sorriso, nel tentativo di riuscire a vederlo risplendere anche sul suo viso pallido.
Gli sembrò che il suo cuore si fermasse quando lei lo ricambiò mostrando i suoi denti bianchi.
Entrambi cominciarono a muovere passi l'uno verso l'altra, dapprima lenti e dubbiosi, poi veloci e decisi.
Il bambino sentì le braccia minute e fragili di lei stringersi attorno alle sue spalle con forza.
Fece altrettanto anche lui, abbracciandola dalla vita.
Si lasciò sfuggire un sospiro.
"Ai...."sussurrò.
"Sei un'idiota!" rispose la bambina con tono infuriato.
Conan emise una risatina.
"Ti ci metti anche tu adesso?" commentò.
"Come puoi pensare che io possa salvarmi se tu ti fai uccidere?" continuò la scienziatina stringendolo con maggiore intensità.
"Io ho bisogno di te per riuscire a vivere, non l'hai ancora capito? Dopo tutto questo tempo..."
Fece una pausa prendendo un'attimo fiato. Sentiva il cuore batterle a mille.
"Io ti amo, idiota" sussurrò con le lacrime agli occhi.
Quanto poteva fare male quel sentimento?
Forse non esisteva un limite a quello che poteva provare, forse il suo petto non avrebbe mai smesso di bruciare così intensamente.
Ma ad ogni modo, non poteva più tenerlo dentro.
"I-io..." balbettò il detective.
"Non ho bisogno di spiegazioni, ok? So bene che tu sei legato a Ran e mi va bene. Prima credevo di non essere in grado di sopportarlo, ma ora....ora sono sicura di riuscirci" continuò la bambina bionda.
"A me basta...che tu non sparisca più, perchè quello davvero non potrei reggerlo. Quindi perfavore....non lasciarmi più sola"
La sua vista si era appannata, calde lacrime avevano preso a scenderle lungo le guance, inninterrottamente.
Appoggiò la testa sulla spalla di lui, senza riuscire a dire più nulla.
Sentì delle dita toccarle i capelli, per poi accarezzarli lentamente con delicatezza. Poteva sentire l'immenità di calore di quel gesto.
Arrossì.
Avrebbe voluto rimanere chiusa in quell'abbraccio confortante per sempre.
"Perdonami, Shiho, sono stato uno stupido" le disse il giovane.
"Tu sei la persona....."
"Attenti!!" urlò la voce di Heiji alle loro spalle.
Ai alzò la testa dalla sua posizione voltadosi a guardare in direzione del ragazzo.
Il detective di Osaka teneva con entrambe le mani le spalle del malvivente che fino ad un'attimo prima si trovava a terra svenuto.
I suoi occhi colmi di odio la fissavano con infinita violenza, mentre con le braccia si dimenava per liberarsi dalla presa del liceale.
Gli bastò uno strattone secco per poter sbattere in terra Heiji.
Mostro alla bambina un sorriso sadico.
"Siete morti" sogghignò correndo in loro direzione con tra le mani un pugnale.
L'abbraccio attorno ai fianchi di lei si sciolse. Prima ancora che riuscisse a rendersene conto Conan la afferrò per le spalle spintonandola lontano da lui.
La scienziata perse l'equilibrio e cadde in terra, sbattendo la testa.
Emise un gemito, toccandosi il punto colpito, dolorante.
A poca distanza da lei si potevano udire suoni confusi, che non era in grado di decifrare.
Tentò di alzarsi sui gomiti, aveva la vista offuscata. Tutto ciò che riusciva a vedere erano due sagome, confuse e sfocate che continuavano a muoversi, sempre più lontano da lei.
Sbattè le palpebre più volte, cercando di mettere a fuoco la scena.
Rum stava puntando il pugnale contro Conan, il quale si trovava vicino al bordo del tetto, con alle spalle la fine della balconata.
Il malvivente lo afferrò per la camicia, avvicinandogli il coltello.
Il detective rimase impassibile.
Perchè non reagiva?
Che intenzione aveva, si capiva nella sua espressione che aveva un piano, eppure lei non riusciva a coglierlo.
Un rapido, istantaneo scambio di occhiate le fu sufficiente per capire.
Trattenne il fiato.
Non poteva essere.
Gli occhi di Conan, no, quelli di Shinichi, si curvarono verso l'alto, brillando.
Il bambino le sorrise con malinconia.
"No!!" urlò Ai alzandosi di scatto e correndo in loro direzione.
Il giovane afferrò l'assassino per la maglia con entrambe le mani. Si lasciò cadere all'indietro, sbilanciando l'uomo, il quale in un misto di paura e sorpresa tentò di attaccarsi a qualunque cosa potesse capitargli a tiro, inutilmente.
Il detective cadde nel vuoto, portandosi dietro il suo aggressore.
I piedi dell'uomo si staccarono dal terreno, la figura rapidamente precipitò, sparendo nel nero della notte.
E poi...il silenzio.
Ai ricadde sulle ginocchia, fissando insistentemente il luogo dove fino a pochi secondi prima si trovavano i due.
La sua mente era svuotata da ogni tipo di pensiero, non riusciva più a formularli.
I suoi muscoli sembravano come intorpiditi, non aveva neanche la forza di piangere o reagire, come se qualcuno le avesse strappato via l'anima.
Non c'era più.
Due minuti prima la teneva stretta tra le braccia, e ora...ora non c'era più.
Fu un urlo, acuto e disperato alle sue spalle a riportarla nella vita reale, facendole prendere coscienza di ciò che era appena accaduto.
"SHINICHI!!"gridò la voce di Heiji.

"Se potessi distruggerti una volta per tutte e farla finita con te, sappi che accetterei volentieri la mote per il bene di tutta la comunità"
Sherlock Holmes a Moriarty- Arthur Conan Doyle.


EHM...SI....SO COSA STA PASSANDO PER LA VOSTRA TESTOLINA IN QUESTO MOMENTO E, NO! NON E' CONSENTITO UCCIDERE L'AUTRICE! FERMI!!
 * CHARLIOTTA SE LA SCAPPA DALLA PORTA DI SERVIZIO*




  
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