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Autore: Naomily    20/05/2010    3 recensioni
[...] "Il punto è che Andrea è nel suo letto."
"Se è nel suo letto." Precisò Allegra.
"E' nel mio letto!" esclamai io, offesa perchè non mi credeva.
"E com'è?" chiese Christinne, tutta curiosa.
"Ubriaco."
"Fico!" esclamò lei.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mancano pochi capitoli alla fine. Forse il prossimo è l'ultimo. Però non ne sono sicura. 
Comunque, ringrazio a chi ha recensito lo scorso capitolo e spero di vedere tante recensioni anche per questo capitolo!
Ah, vi avviso già che c'è il sequel di Situations; This Love. ^^
Ora vi lascio. 
Buona lettura!

15.
Come se finisse tutto.

 
“Ben svegliata, bellezza. Andiamo a fare un giro?”
Davide, l’infermiere, entrò nella stanza e aprì le finestre. Lasciò che il fresco di Dicembre si difondesse nella stanza e mi facesse rabbrivvidire.
“Non mi va.” Bisbigliai e mi misi la coperta sopra la testa. Lui sbuffò e mi scoprì completamente.
“Non vorrai marcire in questo letto!” e rise.
Non lo sopportavo. Quel Davide non faceva che rendermi la permanenza nell’ospedale un inferno.
Mi faceva camminare tutti i giorni, mentre io volevo solo dormire. Mi obbligava a mangiare quando non avevo appetito. Era uno schifo.
“Sei una mia paziente e fai quello che ti dico.”
“Non sono una tua paziente.”
“Sì, invece. Il capo mi ha detto di occuparmi di te.” Disse calmo e poi incrociò le braccia al petto, fissandomi dal fondo della stanza. “E io non ho intenzione di lasciarti crepare qui.”
“Dio, che delicatezza!” borbottai e affondai la testa nel cuscino.
Lui soffocò una risata e prese la sua cartelletta. Annotò qualcosa.
“Oggi come stai?” si informò.
“Come ieri. No. Peggio di ieri.” Gli risposi. Lui annuì e poi venne a controllarmi da vicino.
“Fuori nevica, bellezza, e..”
“Non chiamarmi bellezza, Davide.”
“E tu non chiamarmi Davide.” Ribatté e mi guardò offeso. Io lo guardai confusa.
Poi iniziai a ridere e lui con me.
“Prima, c’era il tuo ragazzo. Però gli ho detto di starti alla larga.”
Io sgranai gli occhi e poi mi alzai dal letto.
“Cosa hai fatto tu?!” urlai e lui si allontanò ridendo.
“Ora che ti sei alzata, possiamo andare a fare un giro.” Io lo guardai male, ma non dissi niente. Mi resi conto di aver bisogno di camminare, di sentire il vento in faccia e di provare qualcosa. Le medicine che prendevo mi facevano andare di matto. Troppo tempo chiusa in quella stanza d’ospedale.
“Seguimi, bellezza.” Aprì la porta e mi invitò a uscire.
“Non hai detto niente del genere ad Andrea, vero?” insistetti e lui rise, superandomi.
“Ehi, ehi! Mi hai sentita?! Rispondimi!”
 

“Senti, Matt.”
“Mhm.”
Mattia mi guardò curioso, mentre io tentavo di trovare una posizione comoda  in quello stupido e duro letto da ospedale.
Non mi ricordo di preciso da quanti giorni ero là dentro. I medici non erano riusciti a trovare ancora cosa mi faceva star male. Qualche volta mi capitava di avere una di quelle crisi. Ogni volta peggiorava. Quella cosa.. che avevo dentro.. mi divorava. Ne ero sicura.
Matt si passò una mano tra i capelli.
“Tu mi ami?” gli domandai, e lui sgranò gli occhi e iniziò a balbettare frasi sconnesse, senza senso. Sorrisi e cercai la sua mano.
“Perchè io lo so che tu mi ami.” Bisbigliai e lui smise di parlare. Mi guardava e mi stringeva la mano. Forte. Per non lasciarmi andare via.
“Andrea dice che sei innamorato di me. Ma io non gli credo. Tu mi ami come sorella, vero? Perchè se è così anche io ti amo, da impazzire. Ma come fratello. Il migliore al mondo.”
Faticavo a respirare. Però continuai a parlare. Parlare mi faceva distrarre dalla mia malattia.
“Jade, cosa stai dicendo?” Mattia si alzò e si avvicinò al letto. Il viso preoccupato. Mi scrutava.
“Matt, io non posso ricambiare.” Bisbigliai. E mi seri conto che avrei dovuto dirglielo tanto tempo. Io lo amavo, ma come fratello. E lui non doveva essere innamorato di me. Avrei voluto che mi avesse detto che Andrea si fosse inventato tutto.
“Lo so, Jade. Lo so benissimo. Ma io ti amo lo stesso. Cosa ci posso fare? Ma stai bene?” volle sapere e io annuì, mentre tentavo di sorridere.
Lui mi accarezzò i capelli. “Andrea ti ha detto la verità. Lui ti ama, sai.” Continuò, senza guardarmi negli occhi.
“Anche io lo amo, però amo anche te.” Balbettai e buttai per terra la coperta.
“Ma che fai?” mi sgridò Matt e mi coprì di nuovo. “Stai delirando, Jade.” Aggiunse poi.
Io, senza capire più niente, cominciai ad agiarmi. Era come se mille api mi pungessero all’infinito. Mi faceva male da tutte le parti. Volevo solo che smettesse di farmi male tutto.
“Jade!” sentì Andrea. E Christinne. Allegra mi chiamava disperata. E avrei voluto rispondere a tutti, anche a Marco che era appena entrato nella stanza.
Poi Mattia chiamò il dottore e io smisi di ascoltarli.

“Ben risvegliata, signorina.” Non risposi subito. Mi guardai intorno e mi resi conto che c’era qualcosa che mi dava fastidio. Provai a togliermi l’affare dalla bocca, ma il dottore mi bloccò.
Sentì due braccia avvolgermi e il profumo costoso di mia madre mi invase le narici.
Provai a dire qualcosa, ma lei non si spostò di un millimetro.
“Oh, Jade. Grazie a Dio!” continuò a blaterare, ma io non stetti ad ascoltarla.
“Ora è temporaneamente fuori pericolo, ma non è ancora stabile. Ha bisogno di riposo.. e di qualcuno che capisca cosa le faccia questo.”
Poi il signori lasciò la stanza e rimasi sola con mamma.
“Mamma, mi stai.. facendo male..”
Lei mi lasciò andare velocemente e si sedette, sistemandosi la gonna. Era incredibile quella donna. Fuori nevicava e lei girava con la gonna. Era pazza, completamente.
“Cosa mi è successo, mamma?” domandai e lei esitò.
“Una crisi, tesoro. Ma ora sei di nuovo stabile.” Si affrettò a dire e mi sorrise.
“Mamma, lo sai che non ho sette anni e so cosa mi sta succedendo, vero?” lei abbassò la testa e si guardò le unghie.
Poi nessuna delle due parlò.
“Scusi, signora, dovrebbe uscire un attimo.” Davide sorrise a mia madre, la quale uscì in fretta.
“Accidenti, ragazza.” Esclamò, mentre accendeva e spegneva qualche apparecchio. “Stavi per andare all’altro mondo. Cazzo, come fai ad essere ancora qui?!”
Davide era un tipo diretto, avevo imparato a conoscerlo in quelle settimane. Non ci girava intorno. Se voleva dire qualcosa lo diceva e basta.
“Davide, sai cosa ti manca?” gli domandai.
Lui mi guardò. “Cosa?”
Mi girai dall’altra parte. “La delicatezza.” E lo sentii ridere.
Poi fece il giro del letto. “No, sul serio. Sei forte, dolcezza.” E sorrise. Io chiusi gli occhi.
“C’è il tuo ragazzo fuori. Lo faccio entrare?”
Annuì e lui se ne andò.
Andrea entrò e rimase al centro della stanza. Poi sospirò e mi abbracciò forte. “Mi hai fatto morire dalla paura, incosciente.” Mi rimproverò e mi baciò la fronte. “Cosa faccio se ti perdo, eh? Me lo spieghi?” continuò e io lo strinsi forte al petto e lo costrinsi a distendersi sul letto, accanto a me.
Non protestò e dormimmo così.
Improvvisamente diventai agitata, come se in quel momento mi fossi resa conto che tutto sarebbe finito in pochi giorni.

 

   
 
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