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Autore: _ukarabati_    22/05/2010    1 recensioni
Post stagione 6. Tutto è difficile, soprattutto le cose semplici. Attenzione: spoiler 6x23-6x24.
Genere: Generale, Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Il ronzio del piccolo arereo bimotore non sembra dissuadere il giovane Russel dal desiderio di fare conversazione. Da quasi un'ora non fa che voltarsi indietro, si schiarisce la voce, alza gli occhi per abbassarli non appena il suo sguardo incrocia quello dell'unico altro passeggero. E' spaventato, ma non lo ammetterebbe mai a voce alta.

"Sa, tenente" mormora alla fine a mezza voce "dicono che, alla fine, questo posto rimanga nel cuore, che se ne possa sentire la nostalgia, nonostante tutto."

"Chi lo dice?" pensa Teddy, voltanto il capo verso il ragazzo senza rispondere.

"E' la prima volta?" domanda, pur non avendo alcun bisogno di ascoltare la risposta.

"Sissignore. Cioè, signora." si corregge. "Ero nell'aviazione civile, ma a causa di un’infezione ho perso tre decimi di vista, così ho dovuto mollare. Mi sono iscritto al corso per infermieri all'Accademia, e poco dopo la laurea sono stato indirizzato al 12 battaglione. E per lei?"

"Otto anni a Baghdad, con il 13 reggimento, ma è la prima volta che metto piede in Afghanistan."

"Ho famiglia. Negli Stati Uniti, intendo. Due bambini, sei e tre anni; avrei voluto rifiutare, ma ho bisogno di guadagnare. Sa, il grande ha iniziato la scuola, la retta è troppo cara per me e per mia moglie."

Teddy lascia che il suo sguardo indugi sul giovane più di quanto l'educazione consentirebbe. E' forte, anni di allenamento hanno temprato il suo fisico, ma il suo sguardo è così limpido, così ingenuo. Non sembra conoscere le brutture del mondo.

Increspando le labbra in un accenno di sorriso, si domanda se riuscirà a sopravvivere al dolore, alla sofferenza che quasi si può respirare, all'aria così greve e satura di lacrime che come cotone bagnato s'insinua giù per i polmoni senza recare alcun sollievo. Ha visto crollare spalle più solide e menti più salde di quella del giovane Russel, non le serve più tempo per comprendere che si farà schiacciare.

Eppure, qualcosa nello stupore con il quale fissa il suolo che si avvicina la trattiene dal formulare un giudizio definitivo. Chissà, forse i due anni da civile l'hanno resa troppo tenera, ma crede che forse, in qualche modo, anche lui troverà la sua via di fuga dall'orrore, se non permette al mondo di penetrare troppo in profondità.

"Voglia Dio che tu non smetta mai di stupirti." mormora tra sè e sè.

Mentre entrambi attendono che il sergente al posto di blocco del presidio di Herat li accompagni presso il generale Pratt, il giovane stringe nervosamente le mani l'una all'altra, guardandosi intorno.

"Tenente." chiama, a mezza voce "Tenente Altman, posso farle una domanda?"

"Dica, Caporale."

"Com'è? Voglio dire, è così... insomma, proprio come....?"

"Vuole sapere se dopo l'Afghanistan riuscirà ancora a dormire la notte, Caporale?"

"Una specie." ammette lui.

"No, se vuole la verità. Passerà settimane, mesi a chiedersi se tutto ciò abbia un significato, se tutto questo, prima o poi, porterà a qualcosa. Porterà con sè ogni uomo che ha visto morire, ogni addio che avrà raccolto. Poi, con il passare del tempo, i volti si faranno confusi, le voci indistinte, e come tutto il resto anche questo diverrà qualcosa che conosce, qualcosa che fa parte del giorno come il buio fa naturalmente parte della notte; avrà conosciuto la morte molto meglio della maggior parte delle persone, sarà coriaceo, resistente, crederà di potercela fare. Poi tornerà a casa, ed ogni sforzo per cancellare la memoria diverrà inutile.Il contrasto con la vita quotidiano del nostro mondo la avvelenerà lentamente, si chiederà di continuo perché, dove sta la differenza, dove stanno il merito o la colpa. Impazzirà, o non darà più alla vita lo stesso valore che le darebbe ora."

Russel le lancia un'occhiata preoccupata. Forse non avrebbe dovuto essere così sincera, in fondo.

"Da cosa dipende? Voglio dire, che io impazzisca o cambi prospettiva?”

Sorride. Bella donna, pensa il caporale Russel, ma così algida. Chi glielo farà fare, poi, di fare il soldato; lui è tradizionale, per certe cose, e pensa che ci siano lavori per gli uomini e lavori per le donne, a questo mondo. Comunque, i superiori non si discutono nell’esercito degli Stati Uniti d’America.

“Non saprei, Caporale. Non so cosa faccia sì che alcuni di noi sopravvivano ed altri no, non so cosa ci difenda dalla follia. Se vuole accettare, un consiglio, però, faccia attenzione ai prossimo giorni, a quanto registrerà nella sua mente come “normale”: la vita ha tante sfaccettature, si può conoscere molte volte in molti modi; la guerra, invece, si conosce una volta soltanto.”

Russel non è certo di aver capito; a dire il vero, si chiede se il tenente stesse parlando davvero a lui o se piuttosto non stesse comunicando solo con sé stessa.

Teddy nel frattempo si guarda intorno; il sole le brucia sulla pelle, l’aria bollente percorre tutta la gola fino ai polmoni, proprio come in passato, e come in passato risuonano a distanza colpi sordi di mortaio. Come Russel è spaventata, e come Russel non lo ammetterebbe mai ad anima viva.

Non credeva che avrebbe fatto ritorno, ma mai come allora le sue aspettative e le sue previsioni si erano rivelate quanto mai poco accurate.

Si alza per sgranchire le membra intorpidite dal viaggio mentre il generale Pratt si avvicina a passo svelto per darle il benvenuto, gli occhi del giovane Russel fissi sulla schiena.

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Derek cammina lentamente lungo il corridoio, assaporando lentamente il proprio ritorno a casa. E’ stata una lunga convalescenza, dopo lo sparo, una lunga sequela di solitudini immeritate, di serate a casa ad attendere i racconti di Meredith e del mondo fuori, di lunghe partite con Alex a scacchi ed a dama cinese.

Il suo matrimonio è la cosa più importante del mondo, per Derek, eppure in queste lunghe giornate ha compreso che, per permettersi il lusso di avere bisogno di Meredith, deve prima bastare a sé stesso, cosa che non può fare senza il suo lavoro. E’ come se, in qualche modo, potesse affidarsi completamente a lei solo nel caso in cui questa fosse una scelta, e non una necessità.

Ora a passo sicuro, entra nello studio di Richard- nel suo studio, a dire il vero, ma se tutto andrà come deve, ancora per poco.

La figura di spalle guarda fuori dalla finestra. Indossa la tuta blu scuro dei primari di Chirurgia; ha qualcosa di familiare, eppure è diversa da ciò che Derek attende.

“Possibile che Richard abbia perso tanto peso?” si domanda. Nello stesso momento, l’uomo si volta.

“Il Primario sta arrivando.” dice.

A quel punto, Derek rimande davvero senza parole.

“Preston?” domanda. “Preston Burke?”

 

  
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