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Autore: la Crapa    23/05/2010    2 recensioni
"La Giustizia è stata scaraventata oltre la carreggiata dell’autostrada di Capaci da cinque quintali di tritolo, è morta in silenzio, senza che nessuno l’ascoltasse."
[Sud Italia/Lovino Vargas!centric]
Genere: Drammatico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Lemon Tree.

Justice was thrown over the carriageway.

 

Strofina con poca convinzione la manica della camicia bianca sul labbro spaccato, per poi passarla sul mento, sporco di sangue rappreso. La camicia si imbratta, a lui non importa. Disteso sull’erba bruciata, sotto i rami carichi di limoni che lo riparano dai violenti raggi del sole, fissa il cielo plumbeo con gli occhi verdi spenti. Morti. Se qualcuno lo vedesse urlerebbe terrorizzato, scambiandolo per l’ennesimo cadavere in un fosso. Ma nessuno si accorgerà di lui: lontano dal giardino di limoni vi è una strada dissestata gremita di uomini atterriti, sporchi di cenere, che scossi da violenti singhiozzi si radunano attorno ai resti di una Croma bianca. Arrancano tra i brandelli di metallo e le schegge di vetro senza meta, lo sguardo assente lontano dalla realtà, proiettato verso l’orrendo futuro che intravedono tra le macerie e i cadaveri scomposti.
Quei poveri disgraziati hanno i suoi stessi occhi. Non è colpa sua, non può farci niente.
Con le poche forze rimaste si mette a sedere, poggiando la schiena contro il tronco dell’albero, gemendo al contatto con la corteccia nodosa. Sbottona lentamente la camicia macchiata di sangue e terra, la sua terra, ed esamina con occhio critico il petto martoriato dall’acido nitrico e dai colpi di lupara. La nuova ferita non è lì. Si concentra sul dolore pungente che sente alla schiena, e capisce che la corteccia non può davvero fare così male.
Romano sorride amaro: l’hanno colpito alle spalle. Senza preavviso, hanno ucciso uno dei suoi figli più cari. Questa volta la ferita non si rimarginerà in fretta, e farà male per anni, tormentando la sua coscienza fino a che il silenzio non riuscirà a mettere a tacere anche questo dispiacere.
Decide di alzarsi, ma vi mette troppa fretta e scivola nuovamente contro l’albero di limoni. Il dolore gli annebbia la vista, ma si rifiuta di urlare. Romano deve parlare a bassa voce, ancora meglio, stare zitto. Ciò che passa lui, gli altri non lo devono sapere; e non è nemmeno una questione di orgoglio: è solo codardia.

Seduto scompostamente, volge lo sguardo al suo mare, le onde cristalline che si infrangono sulle spiagge dell’Isola delle Femmine, e ancora oltre, verso la linea blu dell’orizzonte. Tende scioccamente la mano pulita al cielo, poi la ritrae, come scottato. È inutile sperare qualcosa di diverso, è inutile pensare di dare un senso alla sua vita. È inutile, se si ha paura di un fucile puntato sulla tempia. Romano non è coraggioso come suo figlio.
Sente dei passi che si avvicinano, piegando i fili d’erba dorata. Gira debolmente il capo e vede suo fratello che lo guarda in silenzio, sorridendogli debolmente. Feliciano tace: forse non sa cosa dire, forse, più semplicemente, non gli interessa affatto.
«Andiamo a casa, Lovi.» sussurra, poi lo aiuta ad alzarsi. Si allontana dall’albero, Romano lo segue esitante. Forse dovrebbe rimanere a dare conforto alla sua gente, forse dovrebbe fare qualcosa.
Ma cosa? Suo figlio è morto, e presto uccideranno anche l’altro.
La Giustizia è stata scaraventata oltre la carreggiata dell’autostrada di Capaci da cinque quintali di tritolo, è morta in silenzio, senza che nessuno l’ascoltasse.

«Andiamo a casa, fratello.» commenta stanco Romano. Guarda per l’ultima volta la Croma bianca sul ciglio della strada, prima di sorpassarla e chiedersi stancamente in quale posto lui possa andare, se la sua terra non è più la sua casa.

 

 

 

 

 

Note dell'autrice: Oggi è il 23 Maggio, il giorno in cui morì Giovanni Falcone. È questo il motivo per il quale sono di pessimo umore? Non saprei, ma avevo bisogno di scrivere. In realtà non avevo intenzione di pubblicare questa storia quando ho cominciato a lavorarci, stamattina, però sono discretamente soddisfatta del risultato. Certo, sono soddisfatta come un padre lo è del proprio figlio pluriomicida. Vi sono vari riferimenti alla canzone “Pensa” di Fabrizio Moro, sta a voi coglierli. Il titolo sembra idiota, ma l’ho scelto per non appesantire troppo. Giusto per far finta di dare qualche chiarimento: quando dico che presto anche l'altro figlio sarà ucciso, mi riferisco a Paolo Borsellino. Feliciano, il Nord Italia, non parla perché davvero non si interessa della situazione del fratello. Avanti, non facciamo i finti moralisti, lo sappiamo tutti che è così. L'ultima frase è riferita al fatto che la Sicilia non è più, ormai, un luogo vivibile, e che con ogni evidenza non è più quella che una volta Romano avrebbe chiamato "casa". Grazie per l'attenzione.

   
 
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