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Autore: pralinedetective    23/05/2010    0 recensioni
«Ma no, è lei il capo: faccia strada».
[Vongola VIII] Ha partecipato al contest "La finestra" di Darkrose86
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Autore: pralinedetective
Titolo: Casual affair
Fandom: Katekyo Hitman REBORN!
Numero scelto: 13
Personaggi/Pairing: Daniela, OC. (DanielaxOC)
Genere: Introspettivo; Drammatico, Nonsense.
Rating: Giallo.
Avvertimenti: What if?
Beta reading: raxilia_running

Note dell'Autore.
Mi annoiavo. Cercavo di dormire nella mia mattinata di bigiata approvata e ho avuto l’ispirazione per due flash e una che sono indecisa se rendere oneshot, bi-shot, chissà cosa. Boh.
Ve la ricordate Dani-chan, l’ottavo boss dei Vongola? Ecco. U___U Siamo nella seconda metà degli anni Quaranta, in barba al mondo e al canon :mki: E poi comunque Daniela muore, sì.
Buona lettura! (?)

Note post-risultati.
Be’, indubbiamente questa storia ha aspettato troppo. Io ho aspettato troppo – forse ho sbollito e ho metabolizzato la cosa, molto più probabilmente no, però boh. Sono molto arrabbiata con me stessa per come stanno le cose, però tengo a questa storia e mi dispiacerebbe non pubblicarla. Anche se non merita per nulla.
La finestra della fine è la stessa dell’inizio: dato che per ora ci hanno presentato tre donne che governano il Sereno e tutte e tre posseggono l’abilità di leggere nel futuro, ho voluto che anche Daniela, in questo momento, ne fosse capace. La storia è quindi riflessa interamente nella finestra, dal momento in cui “l’altro” le rivolge la parola sino alla citazione prima dell’epilogo; forse fa un po’ Final Destination XD, però bon.
Spero veramente che qualcuno riesca a comprenderla e apprezzarla. Veramente.




















«Boss?»
Lasciò cadere immediatamente la sigaretta ancora a metà e si voltò rapidamente, cercando di dissimulare lo spavento: non avrebbe dovuto farsi sorprendere così facilmente però, tentò di giustificarsi mentalmente, l’edificio era ormai stato messo in sicurezza. E comunque sapeva di avere Edoardo alle spalle.
«Andiamo» ordinò sfregando le mani per pulirle dalla polvere.
«Le faccio strada, Boss?»

 

Casual affair.
(I’ll pay you to shoot him now)

 

L’uomo sedeva in salotto e batteva freneticamente le dita sui tasti della macchina da scrivere poggiata sul tavolo basso che aveva di fronte. Le labbra schiuse su un respiro affannoso, alzava di tanto in tanto lo sguardo dal proprio lavoro per studiare la porta, quasi si aspettasse che questa venisse aperta da un momento all’altro; ed effettivamente successe, accompagnandosi a uno scenico cigolio e al vento che infuriava appena fuori.

«Da~nie~la!»
«Zitto scemo». La donna entrò e sparì subito, seminando per strada l’impermeabile fradicio, il cappello e la sciarpa scura di lana, a sua volta umida. Lui la seguì, sbirciando nella stanza da bagno giusto in tempo per vederla mentre tirava la tenda della vasca: circa venti minuti prima che arrivasse aveva telefonato, probabilmente dalla base, e aveva chiesto che le facesse trovare tutto pronto.
«Non mi chiedi che ho fatto oggi?» trotterellò dentro, puntando al coperchio del cesto della biancheria sporca come sedile provvisorio.
«Provaci e te lo faccio riparare con la carta di giornale e la colla» lo minacciò, ascoltando la sua risata e i passi che si muovevano in direzione del wc. «Allora... cos’hai fatto oggi, Battista

Lo sentì tossire un sorriso lieve, per poi riprendere con voce ora più allegra ed eccitata. «Sono deciso a convincere tutti che la televisione – s’interruppe probabilmente per fare qualche stupida smorfia – non ha futuro: tutto comincia con la radio e tutto finirà con la radio, a morte i novellini!»
La mano di Daniela fece capolino da dietro la tenda, domandò «shampoo» senza molta voglia di partecipare alla conversazione.
«Oh, cara moglie,» continuò lui offrendole la boccetta di vetro scuro, «sai cos’altro ho fatto? Ho preparato la cena. Cioè, ho riscaldato la pasta avanzata per pranzo, però ho preparato il pranzo quindi di conseguenza anche la cena. E si è raffreddata perché eri ancora in ritardo: cosa penseranno i vicini vedendoti arrivare alle undici e mezza di sera?»
«Perché mai i vicini dovrebbero guardare casa nostra alle undici e mezza di sera?»
«Non ne ho idea!» rise con una nota di disperazione nella voce. Sospirò, poi con il piede trascinò un angolo della tenda in sintetico, fino a svelare il volto stanco e irritato della donna: «Cosa è successo oggi?» domandò, quasi stesse implorando.
Lei sospirò, smettendo d’insaponare i capelli. Si aggrappò con le mani al bordo, scivolò un altro poco in acqua fino a immergere il mento.
«Nulla» mormorò. «Nulla d’importante» aggiunse qualche istante dopo guardando negli occhi Battista; lui si batté la mano sulla gamba e abbandonò il “campo di battaglia”.

«Lo scoprirò da solo!» La voce dell’uomo la raggiunse dall’altra sala: una particolare ombra nella voce la fece sorridere.

-

-

Sapeva di certo che la strada scelta da quell’uomo, Alessandra, non era la più breve né la più sicura per raggiungere l’aeroporto, soprattutto perché si muovevano verso Ovest, stessa direzione seguita durante il viaggio d’andata. Si era inoltre identificato solo con il cognome, che coincideva con lo stesso del primo uomo che aveva ucciso, anni (e vite) prima.
“Se si trattasse di un cospiratore,” ricordava di aver pensato la prima volta, “sarebbe indubbiamente una persona molto pigra, o poco intelligente”.

Le condizioni di quel che non era molto più di un sentiero erano disastrate – continuava ad andare a sbattere contro il sedile, la pistola nascosta nella cintura che la infastidiva a ogni sobbalzo. Non si lamentò, e fu probabilmente questo il primo segnale d’allarme per il traditore.
«Boss» si sentì infine chiamare; smise di cercare indizi nel rumore del motore, percependo chiaramente che stavano rallentando. «Avete intenzione di chiamare gli altri oppure...»
«Perché dovrei?» la mano sinistra s’irrigidì ulteriormente sulla maniglia della valigetta che teneva in grembo: «Dopotutto tu non stai per farmi del male».

-

-

Non aveva interesse nel vestirsi subito. Dopo aver accuratamente asciugato i capelli, si avvolse nel pesante accappatoio del marito e uscì dal bagno, accomodandosi al tavolo in cucina. «Allora, questa cena?» domandò tentando di risultare il meno brusca possibile. Più tentava di rilassarsi e meno ci riusciva.
«Allora, l’educazione?» fece in risposta lui mentre le metteva davanti una tazza piena per tre quarti. Di fronte allo sguardo interrogativo di lei, rispose: «È tardi per mangiare qualcosa di pesante come la pasta, vorrei che bevessi questo tè caldo e andassi subito a letto, sembri sconvolta».


“Boss,” un ghigno, “Daniela, desiderate che vi uccida subito o che vi faccia soffrire lentamente?”

Un lampo di luce improvviso la costrinse a chiudere gli occhi; una voce le tremò nel petto, al modo di coltello che affonda rapidamente e poi viene lentamente girato, più volte, straziando il corpo e uccidendo l’orgoglio.
Sensazioni familiari e spiacevoli si sovrapponevano: l’odore del sangue nelle narici, la pioggia nelle scarpe, le lacrime appese alle ciglia. In un tentativo di resistere si aggrappò alla gamba del tavolo, e questa divenne nella fantasia l’impugnatura della sua balestra: lo stesso calore innaturale dell’Ultima Volontà pareva solleticarla.

«Daniela?»
“Daniela...”
«Ehi, Dani-»
“Daniela!”
«DANIELA!»
Riacquisì il controllo, scoprendosi a puntare l’arma dritta contro Battista: a richiamarla, un fastidio nel sogno, le fiamme che realmente si dipanavano dalle sue mani. Sbatté le palpebre per scoprirsi sconvolta, sconfitta in maniera vergognosa.
«Io... Esco, non aspettarmi». Si alzò e si diresse a grandi passi verso l’ingresso, ricordando solo una volta sulla porta di indossare nulla oltre all’accappatoio. Fece per raggiungere la camera da letto quando s’accorse di tanti altri particolari che fino ad allora le erano sfuggiti.

Le tende avrebbero dovuto essere azzurre, non bianche. Detestava il colore bianco da quando l’avevano costretta a indossarlo il giorno della morte di Fabio.
Mancava il pianto di Timoteo e la telefonata che l’alleato dei Guastamacchia aveva annunciato.
La balestra era chiusa nella sua valigetta, ora rimasta... Dove l’aveva lasciata?

-

-

«Non penserai che risponda sul serio a una domanda del genere».
«Di quale genere? Non ho chiesto nulla». Si guardò intorno, cercando di ricordare il momento in cui erano scesi dall’automobile. E anche dove fosse finita.
Si trovavano in mezzo a una strada, forse la stessa che stavano percorrendo fino a qualche – minuto? Ora? – prima, ai piedi la ventiquattr’ore aperta e vuota. L’uno di fronte all’altra, a parlare al modo di due nemici sul punto di scontrarsi.

È la nostra ora incisa sull’anello.

Abbassò gli occhi sul simbolo del potere esercitato: la pietra riluceva di una nuova determinazione e, per una volta, la prima, l’unica, fu lei a donare il potere alla padrona.
«Io ti farò sparire... come se stessi per morire».
«Le faccio strada, Boss?»

 

(To make him drink from the same dried cup)

 

Affacciata alla finestra, le spalle al pericolo, Daniela mira al futuro.
Osserva un ragazzino dall’aria fragile che si professa essere decimo padrino dei Vongola, si rivela con il proprio titolo, riconosce nei compagni i volti degli antenati. Legge sul viso di quel piccolo sconosciuto i valori che ha seguito e mai assecondato, mentre sorride con incredulità a un Timoteo dall’aria stanca e serena.
«La tua determinazione è stata accettata all’unanimità».


«Ma no, è lei il capo: faccia strada».

  
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